Scrittori per sempre

Posts written by vivonic

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    CITAZIONE (Akimizu @ 28/5/2018, 17:14) 
    E rosa sia!

    Questione risolta, direi ;)
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    Facciamo ordine.
    Ribadisco un concetto: è un concorso di genere, non a tema.
    Se fosse a tematica romantica, sarebbe bello come dice Aki che tutti scrivessimo una storia d'amore.
    Ma è un concorso di genere, e a meno che il grande admin supremo voglia andare, per l'ultimo step, in deroga al Regolamento e permettere un racconto di genere libero a tema romantico, stiamo sbagliando tutto.

    CITAZIONE
    A questo punto però dovrebbe parlare chi ha scelto i 20 generi dell'elenco e spiegare cosa intendesse con romantico

    Eccomi qua; mea culpa, non ho problemi ad ammettere la leggerezza utilizzata nell'abbozzare i venti generi. Avete notato tutti che ci sono stati piccoli aggiustamenti in itinere sui generi.
    Grazie al commento di Pier, è chiaro a tutti che ho sbagliato terminologia, perché il genere romantico non può che essere quello riferito al Romanticismo.
    Se parliamo di "romantico" come genere, ripeto - e non come tema - l'unica altra accezione possibile è quella di riferirci ai romanzi rosa.

    A questo punto, mi assumo la responsabilità di chiedere agli admin l'eventualità che il vincitore possa scegliere un genere diverso, se il "rosa" non era alla base della propria scelta.
    Ma se Aki intende mantenere questa come propria scelta, non si può intendere niente di diverso, a meno - ripeto - di permettere il genere libero e trasformare l'ultimo step in uno step a tema, invece che di genere.
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    CITAZIONE (Parnassius @ 28/5/2018, 15:03) 
    Credo che ci siano un po’ di punti da chiarire.
    Una precisazione preliminare:il romanzo romantico è, per definizione il romanzo scritto nel periodo romantico, è il romanzo del Romanticismo. Credo che qui invece si parli di romanzo rosa.
    Il romanzo rosa, propriamente detto ha una tradizione lunghissima in ambito americano e inglese. In Italia arriva, credo negli anni 30, con la famosa collana dei romanzi di Liala.
    Per quanto mi riguarda, un romanzo rosa ha delle caratteristiche imprescindibili:
    - ambivalenza tra mondo maschile e femminile, esagerandone spesso le differenze;
    - trama semplice, scorrevole e immediata (storia d’amore tra i protagonisti, i mille ostacoli a questo amore);
    - lieto fine (immancabile. Se manca il lieto fine a cosa servono tutte le peripezie che, da manuale, i due dovranno affrontare?);
    - ambientazioni e descrizioni accurate, per far immedesimare il lettore e renderlo partecipe. Spesso sono ambientazioni esotiche o lontane nel tempo (diffusissimi i romanzi rosa di stampo storico);
    - importanza dei sentimenti e delle emozioni

    Secondo me, se mancano questi elementi, non si può parlare di romanzo rosa. Il romanzo sarebbe monco e assolutamente fuori genere.

    Ti amo :)
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    Visto che in tag l'avete chiesta, riproponiamo la discussione qui.

    Ricopio quello che ho scritto io.

    CITAZIONE
    per genere romantico si intendano i rosa, non le tragedie di Shakespeare: Gli harmony di Liala, insomma.
    Se iniziamo a considerare in genere ogni storia che ci passa per la testa che contenga una storia d'amore, allora diventa vero che non esiste, come genere. Esiste solo se pensiamo a Delly, insomma.
    E, come dice Achi, il lieto fine è fondamentale. Anzi, è conditio sine qua non. Altrimenti scriviamo il cavolo che ci pare e poi giustifichiamo perché è una storia d'amore. I racconti horror di Fante e Buck, quindi, sarebbero romantici. Dai, va là, non scherziamo.
    È un concorso di genere, non a tema. Fosse il tema storia d'amore, sarei d'accordo con voi. Ma si tratta di genere rosa...
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    Complimenti ancora a tutti, davvero, ma soprattutto ad Aki per il suo meritatissimo primo posto!
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    :super-onion-smiley-111.gif:
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    Evviva! Sono contento di poter rileggere tutti i racconti altre diciotto volte :D
    E di votare nel fine settimana, soprattutto :P
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    Ci arriverai e ti divertirai un sacco :)
    Secondo anno quindi. Dai che ci serve un altro laureato in lettere nel forum. Sbrigati :D
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    CITAZIONE
    se in rima ho una parola tronca non devo avere 10 sillabe in quel verso per ottenere un endecasillabo? La punteggiatura influenza la sinalefe quindi il conteggio delle sillabe?

    La seconda domanda ha una risposta semplice: sì. Perché è proprio il segno grafico a interromperla: per esempio, non possiamo conteggiare due sillabe nel tuo verso 13: ve-roe diventa, per "colpa della virgola", ve-ro-e. Diciamo che la punteggiatura serve proprio a questo.
    Con la prima domanda invece riproponi una diatriba accademica che non avrà mai fine, soprattutto da quando gli italiani hanno deciso di scrivere haiku (ma questo è un altro discorso :D ).
    Effettivamente è come dici tu: se il verso finisce con una parola tronca, il latino ci permette di aggiungere una sillaba.
    Il problema nasce dal fatto, però, che l'endecasillabo ha di solito l'accento sulla quarta o sesta sillaba (quelli che si chiamano "a minore" o "a maggiore"). Quindi la musicalità è conferita tutta da come metti gli accenti, più che dalle sillabe in sé che, come sai, possono essere "modificate" dall'accortezza del Poeta.
    Spero di essere chiaro, in realtà non so neanch'io quanto si capisca, ma in caso chiedi pure.
    Ma tu cosa studi, o cos'hai studiato? Tanto per curiosità mia :D
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    Sempre tanto buona, con me.
    Comunque sì, vieni a tirarmi la giacchetta quando ti pare ;)
    Sempre tu non voglia tirarmi anche una coltellata sotto la giacchetta (siamo in tema horror...)
    Ema, ti sarai accorto che abbiamo un concorso di poesia in ballo. Perché non fai un salto a commentare? C'è molto tempo...
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    Ciao Ema.
    Provo a commentartela io, tanto se conosci Ginevra conosci anche me, sono sicuro :D
    Allora, ti dico proprio tutto tutto quello che mi passa per la testa, poi sta a te decidere cosa tenerti, cosa buttare e per cosa mandarmi al diavolo ;)
    Innanzitutto il titolo: togli l'articolo. Guarda come arriva più diretto e incisivo quello che stai per farci leggere: "Incubo di un sogno". Che poi in realtà è molto affascinante questa immagine ossimorica.
    Utilizzi un registro lessicale elevato; allora devi stare attento a non cadere nel desueto o nel pretestuoso: il vacuo me è un esempio del primo caso, le parole troncate senza ragioni metriche sono il secondo; il terzo rischio che corri è di utilizzare vocaboli palesemente fuori registro: è il caso di "ricordi". Ma tutte queste cose saltano all'occhio perché hai scelto di adoperare questo registro, che secondo me non è nemmeno subito di immediata fruizione per il lettore moderno (insomma, non credo che un sonetto necessiti di un linguaggio aulico e termini forbiti per poter arrivare a destinazione).
    Buono lo schema delle rime (anche se io preferisco le terzine in CDE EDC, ma sono problemi miei :D ); tuttavia una rima in e è davvero troppo rischiosa, e difatti se cfr. i vv. 2-8... :(
    La metrica invece è da sistemare. Innanzitutto, devi stare attento a non utilizzare la punteggiatura se non in tuo favore: qui è utilizzata davvero male perché impedisci la sinalefe che ti avrebbe salvato l'endecasillabo; tu devi impiegarla proprio per guidare la lettura con sinalefe o dialefe, all'occorrenza.
    Se cfr. i vv. 6 e 13 ti accorgi di quello che dico.
    Inoltre devi anche considerare che diventa difficile utilizzare la sineresi con tutti quei segni di interpunzione, perché il ritmo diventa schizofrenico, anche perché all'interno dei tuoi versi non c'è corrispondenza nell'accentazione della quinta o sesta sillaba.
    A tal proposito, sono da riconsiderare completamente i vv. 2, 4, 5 e 12 decasillabi; il 6 e il 13 dodecasillabi e il v. 8 addirittura novenario.
    Il v. 8, in particolare, è da rivedere proprio anche per la cosiddetta "rima identica".

    Nel complesso, come sonetto mi pare ancora un po' acerbo, ma non è che uno tutti i giorni si mette e diventa Foscolo ;)
    Ci sono molte buone potenzialità, come le immagini allegoriche che riesci a proporre e anche un uso appropriato delle figure retoriche proprie della poesia.
    Un abbraccio!
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    Un titolo inusuale, con un termine forse desueto, che poi non trova analogie nel testo della poesia, scritta con lessico semplice.
    Schema metrico ricercato, due strofe con tutti i versi in doppie cinquine: da apprezzare la sineresi al v.3 e l’episinalefe dei vv. 6-7.
    Schema rimico ABBAC DEEDC, ben costruito.
    Interessante la metafora al v. 8.
    Perfettamente in tema.
    Contenuti già ampiamente dibattuti in Letteratura, che non trovano d’accordo gli utenti di Sps ma hai il beneplacito di Pessoa e di Leopardi, quindi sei in buona compagnia.
    IN CONCLUSIONE: Sicuramente annoverabile tra le poesie. Da rivedere forse il titolo. Un componimento che comunque non mi ha entusiasmato, scusa…
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    CITAZIONE (Achillu @ 22/4/2018, 00:02) 
    Scheda tecnica:
    Cinque strofe di due versi, quasi tutti ottonari in metrica; nel terzo si può condonare la vocale iniziale, l'ultima strofa è composta da novenari liberi. Struttura rimica: AA Aa BC bC BC, il quarto verso è assonante, il settimo è consonante.

    Si può condonare anche se è in un'altra strofa? Condoniamolo, ma secondo me inceppa comunque.
    La terza strofa, invece, è novenaria: le due virgole impediscono, rispettivamente, sinalefe ed episinalefe; il v. 6 sarebbe ottonario, ma può diventare novenario se concediamo dialefe in "penne acuminate", cosa alquanto pretestuosa.

    Veniamo al commento. Se il ritmo, come già detto, si inceppa, anche a causa di una punteggiatura superflua ed errata, si può apprezzare lo schema, sia metrico sia rimico.
    Contenuto simpatico, che gioca con i partecipanti del concorso e invita a non prendersi troppo sul serio.
    Chiaramente in tema.
    IN CONCLUSIONE: una poesia senza troppe pretese che forse proprio per questa riscuote l'approvazione generale, compresa la mia. Anche se, probabilmente, non finirà in cinquina.
    Decisamente un buon lavoro.
    :)
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    Un titolo che non mi cattura, soprattutto perché non amo i titoli con la virgola. Il contenuto del componimento riprende poi il concetto, ma secondo me si poteva trovare un titolo più efficace.
    Trovo sgradevole il lessico del v. 9 (“le storie uscite da me”).
    Veri liberi, in cui si ritrova uno schema nelle prime due strofe (13-13-7, 12-12-7). La terza strofa diventa metricamente incomprensibile, e il Poeta pare aver sofferto l’obbligo di chiudere in dieci versi. In questa strofa si perde anche il ritmo, che si recupera nella conclusiva.
    Rime non presenti.
    Non ci sono particolari figure retoriche a impreziosire il componimento, che rimane quindi povero di finezze.
    Chiaro nei contenuti, perfettamente centrato nel tema.
    IN CONCLUSIONE: Un discreto lavoro che ha forza di poesia ma che non propone quel quid in più per poterlo porre nella parte alta della classifica.
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    Sorvolo sul fatto che sia scritta in dieci strofe perché tanto ormai si è capito (lo abbiamo ribadito anche troppe volte).
    Bellissimo il titolo, ripreso nei vv. 1-3: la trovo un’immagine forte, che cattura.
    Versi liberi, ma dal ritmo ben intuibile, anche perché cadenzato dai segni di interpunzione.
    Rimano i vv. 2-3 e 9-10 quindi in rima baciata, mentre vi è consonanza nei vv. 6-8- Difficile identificare una volontà precisa dell’autore in questo non definibile schema.
    Essendo i versi liberi, inutile la mancanza dell’articolo al verso 9, che crea una frattura nel linguaggio finora utilizzato.
    Interessante le personificazioni della penna al v.2, del foglio al v. 6 e delle visioni al successivo.
    Non amo invece l’immagine del verso di chiusura, che mi rimane anche alquanto incomprensibile nella scelta di immagini funzionali e originali per tutto il resto del componimento.
    Tema chiaramente centrato.
    IN CONCLUSIONE: Un lavoro che ha forza di poesia e al quale bisogna solo eliminare nove strofe per poterlo inserire in Antologia.
    Complimenti.
    :)
3643 replies since 30/1/2012
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