Camilla

aut. Paluca66

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    Una storia, questa, che tocca parecchi eccessi, alcuni plausibili e altri un po' meno.
    Per quanto possa sembrare incredibile che una ragazza di trent'anni circa vada in depressione per otto anni per un litigio che le ha causato la perdita di una persona, be', se tu me lo racconti io ci credo, non posso sindacare il contenuto di un racconto e si sa che certi tipi di depressione sono parecchio pesanti.
    Certo, Camilla sarà rimasta sconvolta una volta capito che non le guardava le tette solo perché era gay e non perché le interessasse ciò che aveva da dire.
    Fra le cose meno plausibili sarebbe stato il fatto, appunto, che un uomo parlando con una donna dal seno florido (cit) la guardi negli occhi invece che nelle tette. Una cosa impossibile, immorale, contro ogni etica, guardare una donna negli occhi se supera la seconda di taglia.
    Detto questo e ironia a parte, se i contenuti li decide lo scrittore e noi possiamo farceli piacere o meno, per la forma il discorso è diverso. In particolare il fraseggio e le virgole, non ho letto gli altri commenti ma non credo che nessuno te lo abbia fatto notare.
    Tipo la frase all'inizio che recita "Poi una sera a teatro con tre amiche, una compagnia poco più che dilettantistica, una di loro conosceva il regista, erano amici, andarono a cena dopo lo spettacolo, Camilla si ritrovò seduta di fronte a lui, Paolo, attore dilettante, parlarono per tutta la sera." mi ha fatto rizzare i capelli in testa perché non dà respiro, vuole dire troppo e finisce per non dire niente o a dirlo male.
    Poco più su in "A 27 anni, appena laureata, i genitori avevano lasciato in eredità a Camilla un piccolo impero economico" i soggetti si schiaffeggiano mentre un più fluido A 27 anni, appena laureata, Camilla aveva quindi (il quindi in riferimento alla morte di suoi che ci hai appena raccontato) ereditato un piccolo impero economico... suonerebbe meglio.
    Scrittori più bravi di me mi hanno insegnato e leggere i racconti a voce alta, per trovare la giusta musicalità anche in una prosa.
    Prova e vedrai che con i giusti accorgimenti e con il giusto respiro il tuo bel racconto diventerà ancora più bello.
     
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    Perentorio, il tono della storia è perentorio come la frase che introduce il vero inizio: "...e una donna non ha mai bisogno di niente e di nessuno...". E' un pensiero della protagonista o della narratrice? Sembrerebbe della narratrice (una donna anche lei, è evidente). E qui ti sei già giocato il lettore, perché, se non è d'accordo, non trova spazio per il dubbio e il contraddittorio.
    Be', proprio bisogno di nessuno, no. Perché la reazione di fronte all'outing di Paolo, tutto il suo bisogno di nessuno va in pezzi, e assieme al bisogno va in pezzi lei. E il lutto dura otto anni, mica bruscolini.
    Se devo condensare il tuo racconto in una frase direi: Camilla non accetta che un uomo la rifiuti, si immagina di non avere, lei, bisogno del maschio, e il suo ego si appaga nel servizio agli altri. Così può rimanere nella convinzione che siano gli altri ad aver bisogno di lei. Nessun arco di trasformazione del personaggio. Se questo coincide con il tuo concetto originario, OK, l'hai espresso bene, se il tuo concetto era un altro, vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
    Secondo me il tuo racconto parla solo alla parte razionale dei tuoi lettori, dimenticando che hanno anche una pancia (che sente le emozioni), dei genitali (che sentono gli istinti) e un'anima (che percepisce il bene e il male).
    Manca del tutto l'introspezione e, anche senza esasperarla nel flusso di coscienza, una minima spiegazione dei processi interiori è sempre necessaria.
    I mezzi espressivi li hai. Anche la criticatissima frase: "Poi una sera a teatro con tre amiche, una compagnia poco più che dilettantistica, una di loro conosceva il regista, erano amici, andarono a cena dopo lo spettacolo, Camilla si ritrovò seduta di fronte a lui, Paolo, attore dilettante, parlarono per tutta la sera." a me piace. Potrebbe diventare una tua cifra stilistica, lo spezzettare la frase in periodi incompleti, dà l'idea della leggerezza nel prendere la vita, della futilità dell'ambiente che ti sta attorno (la compagnia dilettantesca esclude impegno culturale), del disimpegno. Ovviamente non la devi usare in tutte le frasi, solo nelle circostanze simili a quella del racconto.
    Un sincopato di quel genere potresti usarlo per sommarizzare la sua vita in Camerun o per descrivere la sua aspettativa della festa dell'indomani. Si intonerebbe meglio all'excipit che, così come è messo, mi suona un po' stonato..
    Lo "... stipendio mensile di tremila euro vita natural durante..." lo trasformerei in :"consistente rendita vitalizia" e lo metterei a conclusione della frase, dopo la vendita dei beni di famiglia.
     
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    Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il mio racconto fino a questo momento, sia chi lo ha apprezzato e ne ha tessuto le lodi, sia chi lo ha criticato in maniera costruttiva dandomi interessanti spunti di riflessione.
    Il racconto era stato scritto in prima persona e solo quando sono arrivato in fondo mi sono accorto che l'excipit era in terza persona: a quel punto avrei dovuto riscirverlo interamente ma non ne avevo il tempo e la forza.
    Ho, perciò, semplicemente trasformato lo scritto alla terza persona, adattando qualche frase dove il cambio faceva perdere il senso.
    Molte delle critiche mi spingono a riprendere in mano il racconto e a elaborarlo facendolo "crescere", credo che ne possa valere la pena; il limite delle 10.000 battute mi ha limitato nella ricerca introspettiva del personaggio e soprattutto nella fase finale in Camerun che è poco più che un epilogo al racconto.
    Ho notato che a molti la protagonista è apparsa antipatica, indisponente e sono contento in quanto proprio così l'ho pensata e immaginata man mano che pensavo e facevo crescere la storia.

    Stefia scrivi a proposito della frase
    CITAZIONE
    Per la prima volta un uomo stava parlando con lei e gli occhi di lui, invece che cercare le sue tette o le sue cosce, si fissavano negli occhi di lei e non li lasciavano

    hai ragione, la frase originale era "Per la prima volta un uomo mi stava parlando e i suoi occhi, invece che cercare le mie tette o le mie cosce, si fissavano nei miei occhi e non li lasciavano"... Questo è uno dei cambi non riusciti al 100%

    Dafne, nel rito ambrosiano l'omelia viene dopo il canto dell'Alleluja.

    gipoviani, sono un narratore, non una narratrice

    G.Leroux so che devo lavorare sulla punteggiatura, non mi dispiacerebbe seguire un corso di scrittura creativa: chissà, forse un giorno quando sarò in pensione... Anch'io preferisco ventisette a 27, è un refuso

    Caipiroska scrivi
    CITAZIONE
    Hai condensato un intero romanzo in poche righe, riassumendo una vita solitaria e triste in una serie di azioni poco approfondite.

    : questo mi spinge a riprendere in mano il racconto e provare a farlo diventare qualcosa di più; io ci proverò e se vorrai leggerlo, commentarlo e criticarlo mi farà piacere.

    mezzomatto hai sbagliato, sono un narratore! Un ringraziamento particolare perché hai apprezzato la "criticatissima" frase: a me piace tantissimo e l'ho proprio voluta scrivere in quel modo (e forse nell'originale in prima persona risultava un pelo più chiara)

    Edited by Paluca66 - 20/12/2020, 21:45
     
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    Non mi ricordo più perché ti ho considerato narratrice. Forse perchè solo una donna può scrivere che una donna non h mai bisogno di niente e di nessuno. O forse perchè solo una donna può parlar così male di una donna.
    Comunque prendilo come un complimento perché le donne sono la parte migliore dell'umanità (non è un'ironia).
     
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    racconto gradevole, si legge con piacere senza problemi o intoppi.
    la storia è un po' surreale, ma non è detto non possa accadere.
    spesso la realtà supera le fantasie più assurde, quindi...
    non è scritto male, però farei una revisione generale cercando di sistemare alcune frasi per renderle più scorrevoli e magari modificare qualche parola, sostituendola con altre similari.
    buone le descrizioni e abbastanza buona anche la caratterizzazione dei personaggi.
    niente male.
     
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    Avevi iniziato benissimo con molta ironia che poi hai abbandonato (o forse nascosto) per farci credere che incontra un uomo e siccome è gay lo caccia via, incontra un frate e siccome non fa sesso lo prende come amico cercando di convincerlo fino a quando ha...ottanta anni? Poi c'è la faccenda dei tremila euro al mese. Ma come? Ho un impero immenso e lo mollo facendomi dare tremila euro al mese? E con quelli vado in Camerun e costruisco tre scuole? Questi sono i fatti poco credibili ma la storia non è male, potrebbe essere la bozza di un libro. I personaggi e le varie storie ci sono tutti e sarebbe interessante approfondirli. C'è da migliorare un po' lo stile ma è abbastanza scorrevole e senza grossi errori.
     
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    Questo racconto mi ha quasi dato l’idea della traccia di fondo per la stesura di un romanzo, credo soprattutto per le lunghe parti molto “raccontate” e spiegate.
    All’inizio, infatti, l’unico dialogo suona non molto naturale, non ben incastrato. Meglio forse il secondo, ma entrambi appaiono appunto come inseriti in una narrazione di genere diverso.
    Io credo che, appunto, potresti ricavarne un buon romanzo, passando dal “raccontare” al “mostrare”.
    La scrittura è corretta, manca solo qualche elemento di punteggiatura.
    Bene l’excipit, un po’ meno l’incipit.
    Trovo interessante che Camilla riesca a stringere relazioni vere solo con uomini con cui non può fare sesso.
     
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    Titolo nome di donna, forte e autoritaria. Lo sviluppo della trama è incantevole.
    Non amo il raccontato, preferisco che ci siano i dialoghi per riuscire a carpire meglio i caratteri degli attori, ma in questo caso hai dato una buona dose per entrambe. Il personaggio è solido e ben narrato. Donna che pensa solo al lavoro e dopo una grossa cantonata con un grande amico, si ritrova nuovamente sola e disperata anche per la perdita di quella sincera e limpida amicizia. Ma non finisce qui, mi prendi la mano e mi fai entrare in una chiesa, mi fai ascoltare l'omelia...poi capisco. VOLONTARIATO. Parola che indosso spesso. Ottimo racconto. In ed EX coinvolti perfettamente. Ottimo lavoro.
     
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    ciao

    Camilla: un altro nome di donna in questo flash! Che bello.

    Ti confesso una cosa: adoro i due punti, non so, mi stanno simpatici!

    Detto ciò, il tuo racconto mi è piaciuto.
    Ho apprezzato il seguito dell’incipit, inteso al contrario: una nubile se la cava benissimo da sola, ma può essere anche un buon partito!
    Se la delusione amorosa, accompagnata a depressione, è stata necessaria per stravolgere la vita di Camilla, allora ben venga!
    Sono stata, in gioventù aimè, proprio in una missione in Camerun, purtroppo solo per due settimane, ma quello che ho vissuto lo porto sempre dentro.

    Una scelta importante quella di Camilla, definitiva, ripagata dall'amore dei suoi piccoli alunni.
    il vuoto creato dalla mancanza di un uomo accanto, quell’amore che non era mai riuscita a trovare nella sua vita.
    in questa frase ci leggo una sconfitta, come se la missione fosse stato solo un ripiego.
    Ma non credo che per Camilla sia stato veramente così.
     
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    Mi stanno così in culo i francesi che: ci lavoro tutti i giorni (ci lavoravo, almeno, prima di 'sto cazzo di coronavirus), leggo abitualmente i loro grandi autori quali Hugo, Flaubert, Stendhal ecc., e, guarda un po', il racconto che ho scritto per flash ha tra i suoi protagonisti Napoleone!

    Per questo:

    CITAZIONE
    ca va sans dire

    "ça va sans dire". La C senza cediglia proprio no!

    CITAZIONE
    A 27 anni, appena laureata, i genitori avevano lasciato in eredità a Camilla un piccolo impero economico oltre a un seno florido e due gambe niente male che amava mettere in mostra con gonne che si allungavano o si accorciavano a seconda delle circostanze.

    Come ti hanno fatto notare, meglio "ventisette anni". Non vedo il nesso tra "l'impero economico", le gambe e le tette. Nel senso: le tettone e le gambe niente male le aveva anche prima della morte dei genitori, o no?

    CITAZIONE
    Per quasi sette anni la sua vita fu scandita da lunghe giornate lavorative che trasformarono ben presto l’azienda dei suoi genitori da piccolo a medio impero economico; e quando sentiva l’esigenza di soddisfare certi bisogni sapeva dove cercare e come fare, il tutto non durava mai più di una notte.

    Dopo "impero economico" toglierei il ; per dare continuità alla frase. Anche qui, come sopra, l'azienda di famiglia va di pari passo con l'istinto (sessuale). Questo accostamento, a mio gusto, è poco pertinente perché mi viene voglia di sapere cosa otteneva Camilla mostrando tette e gambe (vedi sopra) e dove andava a parare per "soddisfare certi bisogni". Non sono un lettore statico e con un po' di fantasia posso pure immaginarmi le situazioni. Ma se crei un'aspettativa nel lettore, poi la devi soddisfare, sennò è finita. Opinione mia s'intende.

    CITAZIONE
    Poi una sera a teatro con tre amiche, una compagnia poco più che dilettantistica, una di loro conosceva il regista, erano amici, andarono a cena dopo lo spettacolo, Camilla si ritrovò seduta di fronte a lui, Paolo, attore dilettante, parlarono per tutta la sera.

    La frase incriminata. Io te la riscrivo così: "Una sera Camilla andò a teatro con tre amiche, per vedere lo spettacolo di una compagnia poco più che dilettantistica. Una delle ragazze era amica del regista, Paolo, che le invitò a cena. Camilla si ritrovò seduta davanti a lui e parlarono per tutta la sera."

    CITAZIONE
    Per la prima volta un uomo stava parlando con lei e gli occhi di lui, invece che cercare le sue tette o le sue cosce, si fissavano negli occhi di lei e non li lasciavano.

    Ecco la prima avvisaglia che ci dice come la sicurezza della protagonista inizi a vacillare.

    Da qui in poi il testo risulta più scorrevole. A parte le maiuscole a "Messa", "Chiesa" e "Frate" che non ci vanno e i troppi puntini di sospensione nei dialoghi "...". Ma niente di che.

    Concordo con chi mi ha preceduto. Hai messo tanta carne al fuoco, senza però entrare nei particolari. Sicché mi sono ritrovato, a fine lettura, con tante domande senza risposta. E questo aspetto non mi ha permesso di apprezzare la storia come si dovrebbe, aldilà della sua forte o debole aderenza alla realtà. Ti sarebbero serviti molti caratteri in più. Un consiglio: sviluppa questo racconto, se non altro per rendere onore al tuo personaggio che, leggendo tra le righe, hai comunque ben caratterizzato.

    Incipit ed excipit aderenti al testo. Per me, discreto lavoro. Perfettibile.

    @tommasino2. Me li ricordo sì, i "Leoni d'Africa" del Camerun a Italia '90. Se non ricordo male furono eliminati ai quarti di finale dall'Inghilterra. E diedero filo da torcere nella partita del girone eliminatorio all'albiceleste di Maradona.
     
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    Lo stile con cui è scritto è semplice e scorrevole, non ci sono particolari errori ortografici. A parte qualche refuso, ci sono a volte periodi troppo lunghi e in alcuni passaggi la punteggiatura sbagliata non sempre permette di comprendere correttamente il testo.
    Per esempio, secondo me qualcosa non torna nel seguente passaggio: Poi una sera a teatro con tre amiche, una compagnia poco più che dilettantistica, una di loro conosceva il regista, erano amici, andarono a cena dopo lo spettacolo, Camilla si ritrovò seduta di fronte a lui, Paolo, attore dilettante, parlarono per tutta la sera."
    L'incipit e l'excipit sono ben inseriti nella storia, che però a mio avviso in certi punti dovrebbe essere rivista. Il fatto che all'inizio si parla di un incidente aereo per cui la protagonista rimane orfana e ricchissima, avrebbe potuto essere amalgamata meglio, sembra una storia a sé, così come l'incontro con l'attore gay.
     
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    Ciao!

    Il contenuto della storia c'è, ma concordo con gli altri nel dire che va approfondito; personalmente userei questo racconto come canovaccio per una storia di più ampio respiro. Senza il limite delle battute può venire davvero un ottimo lavoro.
    Anch'io non apprezzo molto Camilla, ma forse con maggiore introspezione si riescono a capire i cambiamenti del suo carattere (e comunque secondo me è più difficile rendere protagonista un personaggio istintivamente antipatico piuttosto che un "buono").
    A livello di punteggiatura sostituirei alcune virgole con dei punti e virgola o addirittura dei punti, in modo da rendere il testo più scorrevole.

    In generale, comunque, mi sembra che sia un buon presupposto per una storia più coinvolgente.

    Complimenti!
     
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    Ti sei azzardata/o a scrivere "RICCHIONE DI MERDA"!!! Beh, solo per questo ti rinchiuderanno in gatta buia, buttano via la chiave e per sempre!! :) Ovviamente spero che ti diano l'attenuante della licenza poetica!! Qui, nel Mondo, non si può proprio neanche pensare cose del genere figuriamoci scriverle! A parte questo la storia mi è piaciuta ed è scritta pure bene, unica cosa se posso fare un appunto e sulla grossa crisi dopo aver preso la delusione dal suo fidanzato mancato, mi sembra un po' troppo... però è la tua donna e l'hai voluta raccontare così fragile (anche se prima scrivi che se li tromb...a a uso e consumo) ;) complimenti comunque!
     
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    La trama del racconto è ben studiata e articolata, alcuni passaggi nelle proposizioni sono un po' "disarticolati" ma nel complesso la scrittura e godibile e di facile assimilazione per il lettore. Le vie del Signore sono infinite e questa trama lo dimostra tenendosi in alcuni tratti distaccata dal senso religioso e ponendo invece l'accento sul rapporto fra uomo e donna e su quanto determinati incontri possano influire per tutta la vita. Il destino in questo caso diviene benevolo per l'aiuto al prossimo e l'aver inserito le note del rapporto fra i due protagonisti apre la visuale verso altri orizzonti psicologici. Un buon lavoro, complimenti.
     
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    Ciao Paluca66.
    Hai scelto un compito non banale: raccontare in poche righe tutta la vita di Camilla. A me sembra che tu ci sia riuscito/a specialmente
    nella prima parte in cui la fissazione sul sesso da parte della protagonista è raccontata tramite un incontro, un dialogo, e non semplicemente
    descritto. La seconda parte scorre veloce, nasce anch'essa da un incontro, ma è forse troppo descritta: magari uno di quegli scontri verbali tra Camilla e
    frate Andrea potrebbero essere messi in dialogo diretto.
    Riguardo lo stile segnalo una personale fatica nella lettura delle frasi molto lunghe -tante coordinate unite da virgola- che usi nel racconto: mi distraggo per cercare un buon ritmo di lettura.
    Il bicipit è ben congegnato nel racconto. L'incipit prepara alla sorpresa di un protagonista donna. L'excipit segna, a mio modo di vedere, la conquistata accettazione da parte di Camilla della fragilità dell'opera umana e quindi della propria.
     
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