La cambiale

aut. Gianfranco39

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    Penna furiosa

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    Ho fatto ragioneria, sono un impiegato amministrativo pentito, ma pur sempre un impiegato amministrativo.
    Non mi ha stupito sapere che anche nel 1963 gli amministrativi si dovevano sbucciare le rogne mentre i commerciali, fatto il loro lavoro da paraculi, potevano grattarsi le chiappe. Forse parlo solo per invidia, avrei dovuto fare il commerciale.
    Detto questo il racconto è scritto bene, l'ho trovato interessante, ma anche un pò freddo, troppo nozionistico. Sarebbe stato più affascinante farci conoscere meglio Mauro e la situazione all'interno della ditta, con qualche dialogo, creando maggiore partecipazione.
     
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    Molli Redigano, è evidente che sei molto giovane.
    Ti assicuro che, almeno fino al 1968, a molti industriali, all'idea di non riuscire a pagare gli stipendi, gli si accapponava la pelle.
    Non parliamo poi di un eventuale sciopero! Fatti inauditi a quell'epoca, che avrebbero compromesso la credibilità presso le banche.
    E anche per i lavoratori, uno sciopero avrebbe rappresentato un'esperienza negativa, capace di compromettere i rapporti in azienda.
    Tieni presente che, fino al 1966, anno in cui fu promulgata la legge 604 sui licenziamenti individuali, il datore di lavoro poteva licenziarti impunemente 'ad nutum', cioè senza dover motivare il licenziamento.
    Poi, dopo il 1968, tutto è cambiato, da una parte e dall'altra, grazie anche all'opera 'meritoria' dei sindacati e di Donat Cattin & Co.; e così, grazie agli eccessi opposti, si è arrivati alla situazione che hai conosciuto anche tu e che hai così bene stigmatizzato.
    Ciao.
     
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    "Uno di questi granelli di felicità fu donato a Mauro il giorno in cui, trovandosi in seria difficoltà nella sua vita lavorativa e non ricevendo alcun aiuto da parte dei superiori e dei colleghi, decise di adottare un provvedimento che, infrangendo regole di prassi aziendale, non scritte ma consolidate, fece venire alla luce carenze che, una volta colmate, migliorarono alcuni aspetti gestionali dell’azienda." Aiuto, non respiro, troppe subordinate! Un punto fermo, per pietà.
    A parte una certa propensione per l'uso di frasi subordinate, l'italuano è rispettato, molto rispettato.
    Il racconto è un po' troppo resoconto. Manca di drammatizzazione. Ed è un peccato perché il materiale per renderlo drammatico c'è, e un poeta di haiku ha le capacità di cogliere i simboli nascosti. Probabilmente la paura che i lettori non conoscessero i tecnicismi nascosti nelle cambiali ha messo troppi scrupoli all'autore e gli fatto lasciare sotto traccia la ricetta del racconto: protagonista, antagonista, conflitto, mescolare bene e alla fine aggiungere lo scioglimento.
     
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    Mezzomatto, hai ragione. Il racconto è un po’ nozionistico ma, leggendo le recensioni, noto quante persone non conoscono la cambiale e, tantomeno, le sue variabili. Senza le spiegazioni credo che pochi avrebbero capito il racconto. Voglio anche far presente che il racconto era scritto in prima persona, ma la necessità di aderire all’excipit mi ha costretto a usare la terza persona che, a mio avviso, lo rende meno diretto
     
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    Sono andato a vedere se il 29 di settembre del 1963 fosse veramente un martedì e... lo era. Io credo che tu sia anche il protagonista della tua storia. E' talmente scritta bene che può essere solo accaduta. Non c'è un briciolo di fantasia. Non prenderlo come un insulto è semplicemente quello che è accaduta raccontato in modo asettico. Io sono del '40 e le cambiali le ho vissute sin dalla mia adolescenza quando ho acquistato la mia prima auto per cinquantamila lire: venticinquemila contanti e cinque farfalle da cinquemila. Grazie per avermi fatto ricordare i bei tempi e... anche tu sei con gli stessi finalisti. Non anticipo il podio ma quelli che hanno scritto lo stesso finale (io tra di voi). A rileggerti con qualche altra storia. Ti si legge molto facilmente.
     
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    Grazie Tony per le belle parole. Io, in verità, mi occupavo del personale. Questo episodio l'abbiamo riportato alla mente col Direttore Amministrativo di allora, che oggi ha novant'anni, ma è lucido come allora. Se ti interessa leggere qlc di mio, puoi trovare diversi racconti e qualche haiku proprio in questo forum. Ciao.
    P.S. - Dov'è finito il tuo racconto? Se ne vedono dolo 29 e, se vado alla pagina 2 trovo commenti, ma non i 3 racconti mancanti.
     
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    Il racconto è ben scritto, senza particolari errori e le frasi sono ben costruite nonostante ci siano talvolta periodi piuttosto lunghi.
    Lo stile risulta scorrevole, mi è parso essere uno stile particolare il tuo, pe il fatto che mancano completamente i dialoghi.
    Il contenuto è molto "tecnico", sicuramente hai un titolo di studio in ragioneria. Per questo, in diversi passaggi, mi sembrava di leggere un verbale piuttosto che un racconto. Per questo motivo non mi ha entusiasmato molto.
     
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    CITAZIONE (Gianfranco39 @ 6/12/2020, 17:02) 
    Grazie Tony per le belle parole. Io, in verità, mi occupavo del personale. Questo episodio l'abbiamo riportato alla mente col Direttore Amministrativo di allora, che oggi ha novant'anni, ma è lucido come allora. Se ti interessa leggere qlc di mio, puoi trovare diversi racconti e qualche haiku proprio in questo forum. Ciao.
    P.S. - Dov'è finito il tuo racconto? Se ne vedono dolo 29 e, se vado alla pagina 2 trovo commenti, ma non i 3 racconti mancanti.

    I commenti seguono un racconto: probabilmente quando entri in uno dei post della seconda pagina, ti posiziona in fondo, sugli ultimi commenti; devi tornare a pagina 1.
    Il racconto di Tony si chiama "imponderabile Destino" ed è nella prima pagina dei racconti.
    Saluti
     
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    Il titolo liquido. Il protagonista della situazione è stato molto astuto, e audace. Con la soluzione da lui presa, poteva mettere in gioco il suo ruolo di spicco nella azienda, e di conseguenza buttare all'aria tutta la sua vita. Sembra una storia vera, minuziosamente raccontata, forse troppo. Riflessioni Ho trovato troppi tecnicismi, se così possiamo chiamarli, e poco Mauro. Aveva una famiglia, dei figli, avevano intuito l'ansia del loro papà oppure impegnati a divertimenti e studi, insomma manca il cuore. L'ho trovata una storia fredda, solo con l'anima del "milanese imbruttito" se me lo concedi. Solo lavoro e basta. Comunque il racconto è sviluppato bene, e scorre fino alla fine senza scossoni di sorta. In ed EX pertinenti.
     
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    Si intuisce l'aneddoto dietro a questo racconto, troppo "preciso" per essere inventato.
    Considero l'aver preso spunto da un aneddoto per scrivere un racconto che debba stare nei limiti imposti sia un valore aggiunto dello scritto così come l'essere riuscito a incastonarlo perfettamente tra "incipit" ed "excipit" tra i quali il racconto nasce, si sviluppa e termina.
    La lunga descrizione della prima parte è sicuramente faticosa da seguire ma senza di essa il resto del racconto rischierebbe di risultare incomprensibile; quindi, faticosa ma indispensabile.
    Prova superata alla grande.
     
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    Ciao Gianfranco 39,
    leggendo il tuo racconto sono rimasta affascinata da come l'hai scritto: scivolavo giù, riga dopo riga, senza trovare intralci e rallentamenti, grazie alle frasi ben ponderate e a un uso della punteggiatura magistrale. Una bella prova e un ottimo esempio di come un testo possa rimanere impresso anche se non riesce del tutto a coinvolgere emotivamente il lettore.
    La vicenda narrata è un susseguirsi di azioni, di problemi da risolvere e situazioni da gestire.
    Il sangue freddo di Mauro trapela da ciò che fa e se ne può solo ammirare la correttezza e il rigore morale.
    Non nego che alla fine rimane una strana sensazione: la storia è iniziata e finita, ma lascia poco dietro di sè. Questo, a mio avviso, è l'unico difetto (se può avere un difetto un testo così curato!) che mi lascia perplessa: molta testa e poco cuore in un racconto dalla grandi potenzialità.
     
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    Un bagno di gioventù leggere questo racconto. Mi ha riportato agli studi di tecnica bancaria fatti a Ragioneria e a Economia e Commercio, quando ancora si parlava, nel mondo reale, di pagherò e di cambiali “tratte”, prima che venissero soppiantate dalle Ri.Ba.
    L’unico difetto del racconto è quello di sembrare un po’ troppo un libro di testo per le scuole. Forse si poteva sorvolare su certi tecnicismi e sviluppare un po’ più la parte emotiva di questo direttore.
    Formalmente il racconto mi sembra scritto molto bene.
    Per Tony: anch’io comprai la prima auto, una Mini minor, con svariate cambiali! 😂
     
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    Ciao!

    Ti ringrazio, come già hanno fatto altri, perché il tuo racconto ha fatto ciò che manuali di diritto ed economia non sono riusciti a fare in anni di università: farmi capire la cambiale.
    I protagonisti sono poco sviluppati e la storia è scarna, ma l'uso dell'italiano e della punteggiatura è molto buono.

    Complimenti!
     
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    racconto prettamente tecnico, spaccato di un probabile vissuto.
    pure io ho fatto ragioneria, e la cambiale la conoscevo, però hai spiegato bene tutto quanto, in modo molto comprensibile.
    e, per assurdo, a mio parere ciò fa scadere il racconto, trasformandolo quasi in un trattato.
    qualche dialogo sarebbe stato utile a spezzare il ritmo, purtroppo piatto, della storia.
    scritto bene, senza refusi, però, ripeto, troppo poco coinvolgente per il lettore.
    manca quel qualcosa che ti faccia entrare negli uffici con Mauro.
    complimenti per la stesura, in ogni caso
     
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    Sarà che non ho mai avuto una grande passione per Economia Aziendale (mi sono laureato in Economia, ma ho sempre preferito di gran lunga Micro e Macroeconomia), ma il tuo racconto, devo essere onesto, non mi ha appassionato più di tanto. Sembra un resoconto di un caso aziendale ed è sicuramente scritto in modo molto chiaro (più di alcuni manuali di economia che ho avuto per le mani, ad essere onesto), ma avrei preferito un approccio più narrativo, che ci facesse entrare più da vicino, ad esempio, nelle emozioni del protagonista alle prese con una situazione tanto complessa.
     
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