La bottega della felicità

aut. Byron RN

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    Penna d'oca

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    Bellissimo racconto. Leggendolo mi sono venuti in mente due sceneggiati TV andati in onda di recente: “Pezzi unici” con Sergio Castellitto e “Preferisco il Paradiso” con Gigi Proietti. È vero che la tua storia ha origini e svolgimento diversi ma, in qualche modo, ha come base il riscatto da una situazione negativa grazie a un’intuizione che porta all’agire. Belle e ben descritte le tre figure che animano il racconto: Davide, il motore, Don Fausto, la mente e Giuseppe, il risorto. Qualcuno ha fatto notare come il finale poco si sposi con l’excipit; io l’ultimo periodo l’avrei scritto così: ‘Pensavo a Gaia, alle parole di Giuseppe, alle persone della bottega della felicità, al mondo che galleggiava nel caos. Pensavo soprattutto a quelli che non facevano nulla per migliorare ed ero amareggiato. Avevo voglia di urlare…’
     
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    Penna stilografica

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    Leggevo proprio recentemente che in Giappone, paese tristemente noto per il numero di suicidi, in questo periodo di pandemia sono arrivati a 30.000 in un anno. Ci vorrebbe veramente la tua bottega da quelle parti. L'ho trovata un'idea semplicemente geniale. Sarebbe proprio da mettere in pratica. Per l'orto non so. Scusami se non ci sono ma se hai bisogno di un garzone di bottega: eccomi. Che ti dico a fare che il racconto è semplicemente fantastico. Tu ci sei abituato alle lodi. Sei un ottimo scrittore. Super.
     
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    Il racconto si legge volentieri anche perché è ben scritto.
    Non ci sono passaggi pesanti nonostante il tema drammatico con cui hai introdotto la storia, è palese che si riferisce al periodo che stiamo vivendo ora.
    L'unica cosa che toglierei è il riferimento ai suicidi.
    Originale l'idea della bottega della felicità: sicuramente non sarà la soluzione alla situazione difficile, ma è un modo per alleggerirla e dare un sorriso agli altri.
    L'excipit invece mi pare un po' forzato.
    Nel complesso scrittura discreta e storia convincente.
     
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    Fino ad ora non ho letto titolo migliore. Entro nel racconto felice di poterlo leggere. In effetti l'ho trovato umano, di uno spessore travolgente, emozionante e tanto profondo. Forse sarà il momento che credo che una bottega del genere nelle piccole realtà sarebbe un portento.Il vedovo poi ha dato una sferzata al racconto non da poco. Lo sviluppo e lo stile sono lineari, senza fronzoli di sorta. Riflessioni. L'eleganza di Davide, così compito, così corretto, mi stona un pochino con l'ultima frase Maledetti bastardi.....visto il personaggio mi sembra un po forzato. Per il resto è un brano stupendo In ed Ex perfetti
     
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    Con questo bellissimo racconto hai voluto immaginare una possibile evoluzione di questi nostri giorni. Quello che hai prefigurato nella prima parte sembra voler chiudere il discorso su chi aveva detto troppo frettolosamente: "andrà tutto bene" oppure "ne usciremo migliori". La realtà potrebbe essere molto diversa. Invece ecco l'idea! La bottega della felicità che riaccende la speranza e la fiducia nel domani. Il racconto mi è piaciuto incondizionatamente in tutti i suoi aspetti a iniziare dallo stile di scrittura semplice, diretto e sempre molto efficace. Per me sta molto in alto fra quelli che ho letto fino ad ora.
    Proprio per pignoleria, trovo che il finale prescelto, pur avendo una propria logica, ha un tono che mi è parso in netto contrasto con quello del personaggio che avevo immaginato molto più sereno e equilibrato, nonostante la sua determinazione. Quell'espressione finale, con quella veemenza, mi è suonata un po' forzata..
     
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    Byron, sei uno stronzo, ok?
    mi hai fatto piangere con questa storia. ve bene che mi commuovo con poco, ma mi hai davvero toccato dentro.
    la storia non è nulla di ecceionale, è di una semplicità disarmante, ed è questo che la fa penetrare.
    bella, chiara e, ripeto, semplice, ma carica di quell'umanità che oggi si fatica a vedere intorno a noi.
    mi hai trasportato in un mondo che esiste ma non è conosciuto, anzi, spesso è bistrattato.
    ottima l'idea, buone le descrizioni visive, molto buone quelle emozionali (credo si sia capito).
    i personaggi sono ben caratterizzati, nitidi.
    incipit ottimamente inserito, excipit un po' meno, ma comunque va bene
     
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    Bel lavoro, complimenti. Sinceramente hanno già detto quasi tutto coloro che mi hanno preceduto. La storia è semplice e toccante al tempo stesso, la scrittura è lineare e scorrevole, il tema è quantomai attuale e molto vicino alla mia sensibiità, il messaggio finale è un piccolo lume di speranza in questo periodo cupo. Se devo proprio cercare un pelo nell'uovo, l'inserimento dell'excipit è appena appena un filo forzato (nulla da dire, invece, sull'incipit, che calza proprio a pennello).
     
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    Penna d'oca

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    Allora, il racconto, mi è piaciuto, la storia è lodevole e tratta temi che tutti noi "subiamo" purtroppo, ogni giorno. I personaggi sono tutti carini, la lettura buona e scorrevole, ottima l'idea della bottega della felicità.
    Poi vado ad alcuni appunti, miei punti di vista chiaramente:

    Mi guardava con un'espressione bizzarra, uno strano mix di compiacimento e perplessità. Gli occhi gli brillavano di una luce intensa e un sorrisetto appena accennato gli decorava gli angoli della bocca.
    «Davide, oggi ho parlato con tua madre» mi disse prendendomi sottobraccio e accompagnandomi lentamente nel suo ufficio.
    La cosa non mi sorprendeva visto che mamma era un'assidua frequentatrice della parrocchia. Mio padre era morto da qualche anno e per lei la chiesa
    rappresentava una sorta di svago dai brutti pensieri.

    Questo passaggio, mi fa perdere, nel senso che mi aspetto, poi, qualcosa su tua madre che magari il Prete ti deve dire, invece finisce così
    Poi tra i momenti della narrazione trovo debole il legame, ossia, sembrano tutti momenti elencati più che "collegati" tra loro, in fine l'excipit non mi sembra centratissimo, troppo forte nei toni rispetto a tutto il resto del racconto.

    Spero di essere stato utile e complimenti!
     
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    Penna d'oca

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    Cari scrittori, cominciate a mettermi in difficoltà...
    Un altro racconto bellissimo e soprattutto scritto veramente molto bene, un altro candidato al podio ma ormai cominciano ad essere cinque o sei ma un podio ne prevede, necessariamente, soltanto tre.
    Il racconto, pur nella sua semplicità, emoziona e coinvolge; i personaggi, pur in uno scritto breve, sono tratteggiati perfettamente e alla fine del racconto sembra di conoscerli da tempo.
    Per quanto mi riguarda un'ottima prova sotto tutti i punti di vista.
     
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    Penna furiosa

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    ciao.
    Già il titolo mi aveva colpito.
    Molto invitante e, in questo momento provvidenziale, la tua bottega.
    Piena di cose “inutili”, come direbbe qualcuno, ma necessarie per affrontare le avversità e cogliere la meraviglia della vita.
    Hai raccontato in modo semplice e lineare la profondità degli scambi umani,
    dove senza monete si compra e si baratta solidarietà e amore.

    L’incipit è perfetto, l’excipit sarebbe tale per il contenuto (quanti vorrebbero vederci appiattiti e senza sogni!)
    ma non per il tono. Mi sembra troppo forte e non in sintonia con il tono pacato del racconto.
    Secondo me…
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Byron,
    bellissimo questo racconto pieno di buoni sentimenti!
    Ti segnalo giusto queste frasi:
    CITAZIONE
    In tutto questo io davo il mio contributo

    Toglierei io.
    CITAZIONE
    Non ci ho mai provato, e ora... Insomma, credevo che ora avrei potuto esaudire quel suo desiderio,

    Al posto di ora metterei qui, quella ripetizione stona.

    Ho trovato molto interessante l'uso che hai fatto dell'exicipit: "Va tutto bene, ma non benissimo" sembra suggerire...
    Leggendo il titolo La bottega della felicità e conoscendo l'autore, ho pensato subito a un altro negozietto, in quel di Castel Rock: anche lì si regalava benessere alle persone. Anche se c'era uno strano prezzo da pagare.
    Qui invece sembra che tutto sia gratis e scorrendo il testo mi chiedevo: tutto fila via in maniera perfetta, tutto è molto bello, tutto è molto easy, ma... Perchè nella mia testa ci doveva essere un ma, perchè le cose facili non esistono. E infatti alla fine il tuo protagonista sclera. Perfetto!
    Mi sono immaginata questo personaggio sostanzialmente solo (non gli hai dato una compagna, un passato felice a cui attingere, niente di niente che lo possa confortare nel tetro mondo che hai immaginato) e mi sono chiesta quanto potesse durare, quanto potesse essere reale il suo disinteressato altruismo.
    E sono soddisfatta che anche tu abbia avvertito il peso che questo personaggio deve sopportare: ai miei occhi lo hai reso molto più umano e verosimile.
    In una stesura più lunga (che spero farai perchè il racconto merita!), farei sentire meglio gli scricchiolii dell'anima, quei punti precisi dove sai che tra cento anni, quel trave si troncherà. Le debolezze che definiscono meglio dei pregi un uomo, insomma.
     
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    Ciao Byron.
    Cominciamo dal titolo, che è adorabile.
    La storia è semplice, il protagonista un personaggio nel quale tutti in modo più o meno profondo ci possiamo identificare, i sentimenti e le buone intenzioni sono il fulcro centrale.
    Penso che sia un racconto che ha bisogno di più spazio, spazio per inserire le sfumature che sono parte integrante degli essere umani, anche i migliori di loro. Vorrei leggere in questo pezzo un lavoro di approfondimento, perché so che puoi farlo e che questo pezzo lo merita, merita che tu ci scavi e che mi tiri fuori i personaggi al 100 per cento con tutte le loro umanissime sfaccettature.
    Nel finale fai un po' di questo lavoro ma io voglio vederne di più, liberali i tuoi personaggi, togli loro le briglie. Non avere timori.
    Un gran bel lavoro che ha un potenziale aggiuntivo notevole.

    Ele
     
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    Penna d'oca

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    Scritto bene, stile asciutto, che sembra semplice ma che è in realtà volutamente semplice. Perché questo era il registro che avevi scelto.
    Bravo.
    Dire che però mi abbia proprio impressionato, non posso.
    Forse troppi buon sentimenti
     
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    Penna d'oca

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    Ciao!

    Chi mi ha preceduto ha già detto quasi tutto, io mi soffermo su giusto una cosa che ho notato (ma è pignoleria allo stato puro, un po' mi do fastidio da sola):

    CITAZIONE
    «Cos'è che fate di preciso, qua?» mi chiese Giuseppe, grattandosi la testa.

    Davide sapeva già che l'anziano si chiamava Giuseppe? Io avrei aggiunto una frase del tipo "mi chiese Giuseppe, seppi dopo che questo era il suo nome, grattandosi la testa". Altrimenti non si capisce come Davide conosca il suo nome.

    Mi è piaciuto tantissimo l'excipit, che secondo me ci sta benissimo.

    Un'ottima prova secondo me, un italiano sempre pulito e scorrevole e una lettura piacevole.

    Complimenti!
     
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    Dio della penna

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    Sposo in toto il racconto, ho apprezzato il metro narrativo e nella trama miscelata dell'humus dei giorni attuali mi sono catapultato interamente. i hai fatto venire in mente un bel periodo della mia vita nel quale mi ritrovai immerso in un progetto di riqualificazione sociale e umana del territorio attraverso la creazione d'una struttura sportiva e ho riflettuto su quanto sia arduo creare una bottega della felicità. Forse ognuno di noi ne avrebbe bisogno perché attraverso la condivisione di essenze si curano i mali delle assenze interiori.
    Nella bottega della felicita si può ritrovare l'istante che tutti cerchiamo e che è differente per ognuno.
    Le peculiarità individuali lasciano dentro piccoli tasselli che forgiano la tempra dell'uomo che vuole vivere, quello che deve vivere la vita nella sua totalità, anche quando tutto sembra remare contro. Un pensiero di positività che, in questo periodo, conforta e risolleva dalla nube nera che avvolge la quotidianità e il futuro. Complimenti!
     
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