Il tappeto

aut. Vittorio Veneto

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    Ciao Vittorio Veneto.

    Non mi è piaciuto il cambio di persona nella narrazione. All'inizio il narratore protagonista si riferisce a sé stesso bambino in terza persona, ma poi vira di nuovo in prima persona per tutta la durata del flashback. Alla fine il narratore si rivolge alla madre in seconda persona, ma per tutta la durata del flashback si è riferito a lei in terza persona. Il tutto era evitabile, perché incipit ed excipit non hanno obbligato né l'una né l'altra virata. Un'altra cosa: a cinque anni si è bambini, i ragazzini sono quelli in età di "secondaria di primo grado" cioè prima media, come si diceva presumibilmente al tempo del flashback.
    Mi è piaciuta moltissimo la narrazione del flashback, secondo me calzante nel riportare memorie di un bambino, con tanto di esagerazioni. Un po' meno la parte drammatica che apre e chiude il racconto, forse perché non cambia il tono della narrazione. Mi sembra calzante il collegamento con incipit ed excipit.

    Grazie e alla prossima.
     
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    Chissà che tu non l'abbia combinata davvero questa marachella perchè tagliare le frange di un tappeto persiano in casa mia dove di tappeti così, vista la passione del babbo, ne avevamo parecchi, avrebbe portato a una punizione terribile (d'altri tempi visto che oggi son tutti impauriti dagli assistenti sociali). Quell'arrampicarsi sulla poltrona mi è parso un po' esagerato per un bimbo di cinque anni. Il tuo racconto è comunque molto ben scritto, scorrevole e divertente a parte ovviamente lo stacco finale col quale sei rientrato alla grande per l'utilizzo del excipit. Bravo.
     
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    ciao
    racconto delicato e tenero, almeno nella prima parte.
    Sprizza gioia e ricordi piacevoli di un’infanzia che deve essere stata serena, tra nonni zii e sorella.

    Mi è piaciuta molto l’immagine della madre che lo scopre sotto il letto dei nonni,
    il volto che rimane impresso nella memoria del bambino e quello che lo stesso bambino ricorda poi, da adulto, sopra un letto di morte.

    Incipit ed excipit ben allineati.

    Alcuni passaggi risultano frettolosi e poco chiari, avresti potuto usare qualche battuta in più
    (ne avevi altre a disposizione, mi pare).
    Ma forse l’emozione e il coinvolgimento personale alla storia hanno deciso, a un certo punto, di mettere un punto.
    Domanda: ma il nonno non si è arrabbiato o stravedeva per il nipotino...?

    Insomma, nel complesso il racconto è ben riuscito. Prova superata

    A rileggerti presto
     
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    Un racconto molto ben congegnato, con una svolta finale che non mi aspettavo e questo aumenta ulteriormente il mio indice di gradimento. Mi sono immaginato il protagonista, ormai in età adulta che affronta il dolore della perdita della madre, abbandonandosi ai ricordi d'infanzia, a quel curioso episodio che al momento gli era parso un dramma ma che oggi, di fronte a una vera tragedia, assume tutto un altro sapore.
    Mi hai ricordato il cavallino del barbiere, tirandolo fuori dall'angolo della mia memoria in cui si era nascosto. Mi era molto antipatico quel cavallino, sia perché non mi piaceva affatto farmi tagliare i capelli, ma soprattutto perché tendevo a tenere la testa alzata e il barbiere mi obbligava in modo fin troppo energico a tenerla abbassata per tagliarmi i capelli dietro al collo.
    Nel complesso una lettura veramente gradevole. IN e EX ben assortiti.
     
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    Racconto molto tenero e malinconico che ci riporta tutti alla nostra infanzia e alle marachelle che si facevano da bambini.
    La scrittura riesce a rievocare i ricordi di un'infanzia passata al mare insieme ai nonni, ma oltre alla questione del tappeto forse avrei aggiunto qualche altra cosa.
    Lo stile è semplice e lineare, non ci sono particolari errori grammaticali a parte qualche ripetizione.
    La parte dialogata è nettamente minore rispetto a quella narrata, ma va bene così: quelle poche frasi rendono bene quello che succede e sono inserite al punto giusto, non interrompendo lo scorrere degli eventi. La tenerezza del bambino è evidente. La fine però lascia un po' di amarezza e tristezza insieme a causa del ricordo della morte della mamma.
     
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    Ciao Vittorio Veneto,
    molto bello e toccante il racconto che hai proposto! Scorrevole, corretto e riesce a tenerti incollato allo schermo per la delicatezza delle parole scelte e la leggerezza del testo che scivola senza risultare mai pesante.
    Attingi a un ricordo particolare dell'infanzia del protagonista dove, con le più nobili intenzioni, riesce a combinare un disastro: ottima traccia!
    La struttura del testo è stata pensata come circolare: si passa da un'incipit che contiene una riflessione corrente (presumo), per spostarsi al ricordo d'infanzia e per finire ancora con una riflessione sul dolore attuale del protagonista.
    Ecco, a mio avviso questi passaggi non sono chiarissimi. Provo a spiegarmi meglio.
    Con questa frase:
    CITAZIONE
    Guardai fuori dalla finestra cercando il mare che mi accoglieva ogni giorno. Correre alla spiaggia e tuffarmi nel mare: nascondermi. Era quello che volevo, come quella volta da ragazzino dai nonni, in quel piccolo appartamento che appariva gigantesco ad un bambino di 5 anni.

    Io capisco che come quel giorno, il protagonista cerca il mare per tuffarsi e nascondersi.
    Con questa frase dell'ultimo capoverso (per me) sottolinei ancora il bisogno che ha il bimbo di nascondersi, forse perchè si rammarica del trambusto che ha creato in casa (d'altronde questo era il collegamento iniziale che avevi fatto tra il protagonista ai giorni nostri e il suo ricordo da bambino):
    CITAZIONE
    Volevo andare alla spiaggia. Gettarmi in acqua e nascondermi. Nascondermi al dolore che provavo.

    Ma la frase successiva stravolge tutto:
    CITAZIONE
    Ti guardai ancora una volta, mamma, distesa sul letto grande. Vicino il tuo corpo silenzioso Daniela riusciva a fare qualcosa, pregare qualcuno. Io no.

    Dunque, nella riga precedente la mamma lo stringe forte, adesso è su un letto di (presumo) morte.
    A me non è bastato il salto di una riga per farmi capire che erano passati gli anni, perchè questo espediente lo avevi già usato per raccontare il ricordo d'infanzia lasciando la narrazione nello stesso frangente temporale.
    Quindi ricapitolando: all'inizio lui guarda fuori e cerca il mare, il posto dove amava nascondersi, come quella volta che... come quella volta che fece un bel danno ma non cercò il mare per nascondersi?
    Rileggendo il testo capisco cosa vuoi dire, ma in realtà, nero su bianco, hai scritto quello che ti ho fatto notare io.
    Quindi la destabilizzazione finale del lettore (almeno la mia) è comprensibile: il salto temporale non è chiarissimo, Daniela l'abbiamo lasciata a brontolare all'inizio e la ritroviamo a pregare alla fine, e il cordoglio finale non lo ritrovo nella parte iniziale dove il protagonista mi sembra più che altro alterato con Daniela.
    Un buon testo, con una buona scrittura: da rivedere un pò la struttura del brano per renderlo più convincente.
     
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    Ciao Vittorio,
    ho trovato aspetti molto positivi nel tuo pezzo.
    La struttura circolare mi piace, è nelle mie corde e mi è capitato di utilizzarla ma, come ti ha fatto notare Caipiroska, in questo caso sono presenti piccole incongruenze che destabilizzano il lettore.
    Quindi sicuramente ti consiglierei di lavorare sulla parte iniziale e su quella finale. Definire meglio Daniela, introdurre meglio il passaggio tra presente e ricordo del passato e amalgamare meglio il tutto.
    La parte del ricordo è piacevole, credibile e davvero ben condotta. Meno stringati capo e coda, dai al lettore la possibilità di capire anche il protagonista presente, non solo il suo ricordo bambino.

    A rileggerti
    Ele
     
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    Il racconto è molto carino e ben scritto... se si tolgono incipt ed excipit.
    Scusa se vado direttamente al punto ma sinceramente faccio un po' fatica a collegarli al resto del racconto, appaiono un po' "appiccicati" perché questo richiedeva il concorso.
    Peccato perché il racconto è molto carino, estremamente realistico (chi di noi, da bambini, non ha fatto almeno un'impresa simile a quella del protagonista?) tanto da riportarmi alla mente più di un episodio della mia infanzia.
    Insomma, dal mio punto di vista, un'ottima prova come scrittore, un po' meno se inserita nel contesto specifico del concorso: spero tu non me ne voglia per questo.
     
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    Brutto disgraziato, mi ha fatto commuovere.
    Leggendo i commenti, almeno quelli della prima pagina, resto stranito. O sono io che oramai vecchio decrepito che non capisco più nulla.
    La vita è un gioco che finisce con la morte. Ci vuole una vita per capirlo dalla morte del nonno a quella della mamma.
    Una storia splendida. Per ora sei in cima alla mia lista.
     
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    Ciao!

    Un racconto tenero, che rivedo nella mia testa perché il salotto dei nonni della tua storia è molto simile a quello dei miei nonni; e mio nonno - come penso qualunque nonno - dopo pranzo va a dormire su una poltrona che è solo sua.
    L'unica cosa che mi sembra un po' stonata sono le lacrime della mamma e della nonna dopo il taglio delle frange: capisco il dispiacere, ma mi sembra un po' forzato.

    Complimenti!
     
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    Intanto dico che per me Daniela è la sorella di questo bimbo senza nome. Concordo con solenebbia: è un peccato che il protagonista non abbia un nome. La resa della parte centrale è certamente alta: ben scritta, scorrevole e capace di suscitare tutte le emozioni che vuole trasmettere. Il tuo bimbo ha tagliato le frange del tappeto mentre tutti noi ne abbiamo combinata almeno una di grossa marachella, proprio come lui, per cui il ricordo non fa altro che evocare la nostra infanzia semi sepolta. Almeno per me è stato inevitabile. Questo è il pregio del racconto. Per contro, a mio modestissimo parere, allargando l'incipit e l'excipit imposti alla tua introduzione e conclusione, purtroppo la resa non è la stessa: ciò che pensa Daniela sul fratello sembra quasi superfluo, mentre il finale è criptico nel senso che avrebbe meritato qualche spiegazione in più per agganciarlo meglio al flashback d'infanzia così ben descritto. Spero di aver spiegato bene cosa intendo.

    Discreto.
     
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    Il racconto sia pur carico ed evocativo, mi risulta un po' slegato tra la parte iniziale dove inserito l'incipit, poi un corpo centrale sul ricordo del bambino coi nonni (la parte migliore sicuramente) e infine, ultimo capitolo, il momento probabilmente che si riunisce all'inizio l, tragico di una fresca perdita(così ho capito) l'excipit è il frutto conseguenziale dell'incipit. Mi spiego meglio...ho avuto.l'impressione leggendo che, tu avessi scritto il tuo ricordo da bambino coi nonni a cui hai seguentemente attaccato un inizio e una fine, che ci sta come cosa, ma io la intuisco come un po' slegata... ovviamente il mio è un parere personale, in ogni caso come dico sempre,complimenti!
     
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    Il racconto parte in modo un po’ faticoso. Non sono molto chiari e fluidi alcuni passaggi: quello tra la prima parte, in cui si parla di Daniela, e quella successiva, in cui si parla del mare, e il passaggio dal mare al ricordo del tappeto.
    Una volta arrivati al tappeto, però, la narrazione prende il suo giusto ritmo, fin quasi alla fine.
    Di nuovo, ho trovato un inceppamento nel passaggio che porta poi all’excipit.
    La parte bella del tuo racconto è proprio quella centrale, del ricordo d’infanzia, del tappeto, il barbiere, le forbici, il mondo dell’infanzia che hai tratteggiato molto bene. Qui tutto funziona letterariamente bene (scusa la ripetizione, ma sono stanca e non trovo un’altra parola), è omogeneo, fluido.
    La scrittura è buona e complessivamente corretta.
     
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    Racconto che sa "raccontare"... l'autore riesce a coinvolgere il lettore tenendolo per mano nel proseguire della trama che a parte alcune scarne caratterizzazioni risulta ben omogenea nel suo scorrere. I periodi sono allineati senza intoppi e le proposizioni rendono semplice e scorrevole la lettura. Bello questo ricordo che "taglia il cuore" come quelle frange del tappeto e riporta in vita chi non c'è più dando una positività dell'esistere anche quando l'avvenimento non è bellissimo. Il ricordo diviene leggera carezza anche nel momento tragico dell'addio ai propri cari. Un velo melanconico che ci porta a vedere realmente lo scorrere del tempo e come i nostri ricordi possano alleviare e addolcire la crudezza della vita. Ben scritto, grazie per questa commovente pagina di vita.
     
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    Il racconto è molto carino, l'episodio è narrato con grande bravura, uno stile pulito e scorrevole che rende piacevole la lettura. Il mio problema è proprio con incipit ed excipit che mi sembrano molto forzati, forse perché ci sono molte cose non spiegate e solo alluse (a parte l'identità di Daniela, per quale motivo il protagonista ha una vita "che non conosceva il dolore"?). Un bel lavoro, che paradossalmente guadagnarebbe proprio togliendo la prima e l'ultima frase
     
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