La diga sul porto

aut Giancarlo Gravili

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    Penna d'oca

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    Bello. Ironico e tagliente, forse troppo. Usi un registro dissacrante per sfuggire alla retorica in cui noi scrittori dela domenica spesso tendiamo a cadere. Temo però che ogni tanto esageri.
    Comuque una gran bella lettura.
     
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    Penna d'oca

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    Raccontino divertente, che fa tornare col pensiero all’età dei brufoli, quando capitava talvolta di trovare una ‘stronza’ che, dopo averti illuso per qualche tempo, un giorno se ne usciva con la fatidica frase della tua Marilena. E tu ci rimanevi come una merda.
    A parte qualche periodo un po’ troppo lungo e mancante di punteggiatura, come quello ‘Figlio degli anni sessanta… la sua impreparazione era nei riguardi degli alunni…’ (che tra l’altro non ho ben capito), e qualche refuso come: ‘…al termine del rodeo degli strabici riuscì (riuscii)’ e ‘L’apoteosi della fine di quello stato ipnotico amoroso non tardo (tardò)’, dovuti alla mancata rilettura, il racconto è scritto in un buon italiano.
     
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    Penna furiosa

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    Se avessi letto un racconto "normale", avrei potuto pensare che non fosse tuo. Ma quando ho deciso di leggere questo racconto, ho ritrovato l'autore che ho sempre apprezzato. Gran maestro delle parole, che sa ben dosare ironia e verità, in un turbine di avvenimenti che pur essendo ben collocati nel tempo sono senza tempo. Se c'è qualche errore tecnico, qualche refuso, come segnalato, quasi non te ne accorgi tanto la narrazione ti strega prendendoti per mano dall'inizio alla fine. Almeno, per me è così ogni volta che leggo un tuo racconto, una tua poesia. E faccio una fatica porca ad immaginare l'autore che scrive qualcosa fuori dal suo stile. Sarebbe come spellarlo vivo. E non sarebbe più lui.

    Dopo tante Marilena con cui si rimane soltanto amici, prima o poi, quella giusta arriva, o no?
     
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    Titolo nella norma. Il racconto l'ho trovato abbastanza scorrevole, con tante belle parole, frasi architettate son stile, ma a me non ha lasciato nulla. I personaggi sono raccontati e non agiscono con dialoghi. Peccato. Dopo tante frasi fatte, a volte ironiche e simpatiche a volte inutili riempi righe, sono arrivata alla fine. A bocca asciutta. Forse, come ho scritto in un altro commento non ho quella finezza intellettuale da poter afferrare bene il racconto. Mi chiedo, come mai non ho letto del perché si sono lasciati? Forse lei aveva un ragazzo più intelligente e più profondo? Come si chiamava il protagonista? Comunque dietro ad ogni lavoro c'è tanto impegno, quindi grazie.
     
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    Oh eccoci qui.
    Un amore giovanile finito male (la richiesta di rimanere amici penso sia una delle peggiori in caso di chiusura di una storia, fa il pari con "non sei tu, sono io") del quale ci racconti la storia.
    Divertendo e regalando immagini ironiche e nitide.
    Vivere con un po' di ironia è una delle poche armi che ci rimane per non soccombere. Sapersi prendere in giro, che si traduce anche nel saper prendere in giro la propria vita e le proprie esperienze, è la chiave per passare a un nuovo livello di evoluzione. Bravo :).
    Piaciuto.
    Ele
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Giancarlo,
    dì la verità, ci volevi uccidere per asfissia con questa frase, vero?
    CITAZIONE
    Di queste felicità mi nutrivo in ogni perdizione della vita stessa in cui sprofondavo nei miei giorni cupi di odio per me stesso e nei quali raggruppavo i pensieri distrutti da un orologio fasullo spennellandoli con argute argomentazioni sulla bellezza imprescindibile e unica del momento che istantaneamente vivevo.

    Un paio di virgole qui sono necessarie.
    CITAZIONE
    Figlio degli anni sessanta in quegli ottanta mi districavo tra Le Corbusier e il più classico Sallustio
    cercando di non finire nelle grinfie di quel tavolo da biliardo che ospitava alcune mattinate in cui la mia preparazione architettonica e latina era alquanto scarsa e vi confesso che in quella bettola del porto,

    Anche qui...

    Bello, malinconico e velatamente triste questo racconto, quella tristezza che ti prende nel ricordare le cose passate, ma non per i fatti, ma per la semplice constatazione che il tempo è passato troppo in fretta e con esso la tua gioventù.
    Inizi il racconto con notevoli e profonde considerazioni, che appesantiscono però un pò la lettura. Andando avanti nel testo, questa veste cade e il racconto si alleggerisce e migliora, catturando su di sè tutta l'attenzione.
    In questo testo si sente tutta la tua vena poetica: ci sono molte sensazioni intense, immagini vive e tocchi un pò il cuore di tutti regalando situazioni nelle quali ci si può riconoscere, riuscendo a evocare la goffaggine e l'ingenua dolcezza di un'età tutta particolare.
    Tuttavia un racconto non è una poesia e si sente un pò la mancanza di qualcosa di saldo, di una sorta di spina dorsale che tenga su la narrazione: non dei veri e propri perchè (che non guastano...), ma la sensazione che ho avuto è un pò quella di un testo sospeso, un amarcord ben presentato che sfiora appena dei tasti lasciando una musica debole dietro di sè.
     
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    Penna d'oca

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    Ben scritto e ben si legge, ironico ma pungente dove serve, il finale dovevi farlo così e in effetti alla fine hai centrato tutto nel bicipit, complimenti!
     
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    Grazie a tutti per i vostri accurati commenti.
     
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    Un Gravili è per sempre. Sei uno degli ultimi autori in lettura e mannaggia a te devo rivedere la mia classifica. Allora per vendetta ti segnalo due enormi errori che non ti posso perdonare: riuscì/riuscii; con con me stesso /con me stesso. Ci sarebbe anche la mia delusione per non aver fatto volare in mare la Marilena da quella diga ma questa essendo solo una mia speranza non posso affibbiartela! In conclusione non si può giudicare un GG o si ama o si odia e io amai.
     
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    Penna furiosa

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    ciao
    bello! Poesia, ironia, sentimento, azione, ambientazione, stile e che classe.
    che altro, non manca nulla, mi sembra.
    Abbiamo utilizzato gli stessi in e ex, tu l’hai usati benissimo.
    Delusione amorosa giovanile vista e ricordata dall’uomo maturo, con amore e tenerezza.
    L’importante credo sia innamorarsi piano piano di noi stessi e questo avviene con il tempo.

    Complimenti, bravo davvero!
    piaciuto anche il titolo
     
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    “Di queste felicità mi nutrivo in ogni perdizione della vita stessa in cui sprofondavo nei miei giorni cupi di odio per me stesso e nei quali raggruppavo i pensieri distrutti da un orologio fasullo spennellandoli con argute argomentazioni sulla bellezza imprescindibile e unica del momento che istantaneamente vivevo.
    Ero dotato di un inferiore io e guardavo con disprezzo il super e tutto ciò che lo raffigurava, persino i supereroi dei fumetti, ai quali il loro creatore aveva concesso poteri soprannaturali che invece io non possedevo per una distrazione fortuita del mio autore o creatore se la parola vi piace di più.”
    Un po’ pesantino da leggere, però andando con calma e tornandoci su, ci si riesce e trovo la riflessione molto universale.

    “Figlio degli anni sessanta in quegli ottanta mi districavo tra Le Corbusier e il più classico Sallustio
    cercando di non finire nelle grinfie di quel tavolo da biliardo che ospitava alcune mattinate in cui la mia preparazione architettonica e latina era alquanto scarsa e vi confesso che in quella bettola del porto, al piano interrato, spesso ci si poteva incontrare il professore di matematica e mi sa che la sua impreparazione era nei riguardi degli alunni...”
    Di nuovo un periodo molto lungo che, spezzato, si leggerebbe meglio.


    Una sistematina alla punteggiatura aiuta la lettura. Ecco qualche esempio, gli altri punti li lascio a te:
    Ecco questo= Ecco, questo
    Marilena,= per rendere più fruibile la frase, qui occorre il punto fermo
    sessanta in= sessanta, in
    Sallustio cercando= Sallustio, cercando
    tant’è mi= tant’è, mi

    riuscì= riuscii

    Non so se il racconto è autobiografico, ma lo sembra molto. È sempre interessante leggere questi ricordi adolescenziali dal punto di vista maschile, mi mostra un mondo che non avrei modo di raffigurarmi.
    Racconto tenero.
    Apprezzo che tu provi a tenere parzialmente imbrigliata la tua foga espressiva, in modo che il lettore riesca a seguirti.
     
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    Ciao!

    Il racconto nel suo contenuto mi è piaciuto, soprattutto perché anche qui mi sembra che le immagini siano evocate molto bene.
    Avrei aggiunto qualche virgola e messo dei punti di qua e di là, mi sembra che alcune frasi siano eccessivamente lunghe, ma a parte questo mi è piaciuto molto!
    Soprattutto il finale, ovviamente :)

    Complimenti!
     
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    In due paginette ci vedo la carta d'identità dell'Autore (maiuscola non casuale).
    Si tratta di un episodio semplice di gioventù su cui io, tanto per fare un esempio, non mi sarei neppure sognato di costruirci una storia. Invece ha colto l'occasione per mostrare, con naturalezza, tutte le infinite strade che riesce a percorrere la sua scrittura. Così ci ho trovato il gusto dei ricordi senza nostalgia, romanticismo non mieloso, amore (quello spontaneo e impacciato delle prime cotte), pennellate di poesia pura e tanta ironia.
    Se devo scegliere una frase che più mi ha divertito, direi questa:"...i suoi occhi, in un fortuito istante durante lo struscio serale per negozi, incrociarono i miei e tutti e quattro più quattro lenti, due astigmatiche e due miopi, s’incrociarono tra loro in uno strabismo di venere per me e in un non so cosa per lei…" Mi sono visto la scena e non ho potuto fare a meno di ridere.
    Giudizio complessivo: molto alto!
     
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    Penna d'oca

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    Un altro racconto ambientato in età adolescenziale capace di evocare ricordi più o meno dolorosi e raccontato con una sottile ironia che serve, forse, a celare la malinconia e l'arrabbiatura che Marilena deve aver lasciato nel cuore del protagonista (autobiografico?)
    Ottimamente inseriti incipit ed excipit, personalmente non amo particolare l'utilizzo di frasi molto lunghe spesso senza punteggiatura ma questo più che una critica è l'espressione di un mio gusto personale.
    Un paio di refusi nell'utilizzo del passato remoto "riuscì" al posto di "riuscii" e "tardo" al posto di "tardò"
     
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    Il racconto è coerente con l'incipit ed è ben scritto, l'unica cosa ho trovato alcuni periodi un po' troppo lunghi (specialmente all'inizio). Lo stile è particolare: in certi momenti è ricercato, in altri è molto spiccio e senza mezzi termini.
    La storia è semplice e rimanda a un passato di adolescenti. MI è piaciuto per il fatto che a tratti l'ho trovato anche ironico.
     
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