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E’ una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un’ampia fortuna debba aver bisogno di una moglie. Parafrasando si potrebbe anche dire che è una verità universalmente riconosciuta che una scapola… no, aspetta, com’è che si dice? Una zitella… oh Dio. Una… single! Ecco: che una single in possesso di un ampio paio di tette debba aver bisogno di un marito. Mi alzo dal pavimento e mi metto davanti allo specchio. Studio per un momento l’immagine riflessa poi tiro dentro la pancia, mi alzo sulle punte dei piedi e con le mani spingo il seno verso l’alto. Non male. Diciamo che l’offerta dovrebbe soddisfare la domanda. Adesso non mi resta che trovare il posto dove pascolano gli scapoli.
-E quello là in fondo al bancone?- Domanda Anna indicando con la testa un punto indefinito. Mi volto con noncuranza e scruto nella penombra del locale. - Ma chi, quello coi capelli neri tutti unti?- Lei ridacchia mordendo la cannuccia. - Ma che unti. Ha il gel. - Il gel andava negli anni 80. E’ rimasto indietro, il ragazzo. - Ma piantala. Quello non era nemmeno nato negli anni ‘80. E’ che ha uno stile un po’ retro. - Ma per piacere… Scrollo le spalle e lascio vagare lo sguardo sull’umanità che affolla il locale; i tavolini sono occupati da coppiette o da gruppi di amici e solo un paio di ragazzi sono al bancone con un bicchiere in mano a fare, apparentemente, quello che stiamo facendo noi: cercare compagnia. Il posto ha aperto da poco ed è abbastanza recente da attirare i “giovani bene” sempre in cerca di novità. Con l’arredamento moderno, asettico e musica inascoltabile ad alto volume è l’esatto opposto di un locale accogliente. Siamo qui da quanto basta per ritrovarmi con un drink annacquato dal colore indefinito che non ho il coraggio di finire, ma nessuno si è ancora avvicinato per attaccare bottone. Rimesto con la cannuccia nel bicchiere pensando di proporre ad Anna di andarcene, quando lei mi posa una mano sul braccio per attirare la mia attenzione. - Clara, dai, alzati. Stanno cominciando. - Stanno cominciando, cosa? - Questa è la serata ‘Speed Date’ e ieri ci ho iscritto. – Mi informa entusiasta saltellando sulle punte dei piedi. – Dai, andiamo.- Mi prende per mano e ci facciamo largo attraverso un gruppo di ragazzi accalcati davanti a una porta sul retro del bancone. Sulla soglia, due buttafuori spuntato i nostri nomi da una lista, ci porgono un paio di tesserini numerati e ci fanno entrare tra le grida e i fischi di chi è rimasto fuori. La stanza, illuminata con luce soffusa, è arredata come un’aula dei tempi che furono, con un grosso tavolo a un’estremità e una ventina di tavolini con due sedie contrapposte disposti in cerchio a distanza regolare. - Uno speed date? Ma come t’è venuto in mente? - Dai, sarà divertente! Pensa: venti ragazzi faranno la fila per conoscerci. Quando ci ricapiterà una cosa del genere? - Batte le mani entusiasta guardando la sala riempirsi lentamente. - Spero mai.- sospiro mentre lo stomaco mi si stringe per l’ansia. E’ proprio una brutta botta di socializzazione da mandare giù tutta in una volta. – Sediamoci là. – dice indicando due postazioni a circa a metà del cerchio. Poso il talloncino numerato sul tavolo e guardo i “fogli di valutazione” su cui dovrò recensire i candidati con un asettico “si/no/forse”. Sono sempre meno entusiasta di fare questa esperienza, ma ormai sono in ballo, e mi tocca ballare. All’orario convenuto i buttafuori ci chiudono dentro, gli chaperon prendono posto al grosso tavolo rettangolare e ci spiegano il regolamento: ogni “appuntamento” durerà solo 3 minuti e mezzo, ovvero il tempo necessario per farci una prima impressione, poi suonerà una campanella e gli uomini scorreranno di una postazione in senso orario. Quando il giro sarà stato completato consegneremo tutte le schede di valutazione e loro, entro 12 ore, forniranno a ciascun iscritto i contatti delle persone che hanno ricevuto un “Sì” reciproco. La campanella suona e un ragazzo sorridente prende posto davanti a me.
Non pensavo che chiacchierare fosse così impegnativo: stiamo cercando tutti di fare una bella prima impressione e ho la faccia indolenzita per il sorriso di circostanza che continuo a mantenere. Sta andando bene, ma non benissimo: fino ad ora ho segnato solo un un paio di “forse” e tanti “No”.
Driiin. -Ciao Sono Gianni. -Piacere, Clara.- Si siede a gambe larghe, si appoggia alla spalliera della sedia, osserva il proprio riflesso sullo schermo scuro del telefonino e si sistema una ciocca ribelle. –Tutto a posto?- chiedo. -Dato che sono una persona seria, ci tengo a informarti che le donne vengono anche da altri paesi per venire a letto con me. Come puoi immaginare, non sono un tipo monoclonale. - Vuoi dire che non sei monogamo? – Lui annuisce specchiandosi sul vetro dell’orologio. - Sei intelligente e anche abbastanza bella per stare con me: hai il naso un po’ storto, ma niente che un buon chirurgo non possa sistemare. Oggi do una svolta alla tua vita: per me sei un ‘Sì’.-
Driiin. -Ciao, sono Enrico. -Clara. -“Alla tua salute, bambina”- dice sollevando un drink davanti a me. Lo guardo corrugando la fronte. -Dai! Non la sai? Accidenti. “Quello che abbiamo qui è un fallimento della comunicazione”.- Aggiunge con un sorriso. Scrollo la testa e allargo le braccia. Capisco che sono citazioni ma non mi dicono niente. -Sono un cinefilo. Ho una tv da 70 pollici e una stanza piena fino al soffitto di DVD suddivisi per genere. “Nessun posto è bello come casa mia”. -Ah ecco. A me piacciono i film romantici: ho visto “C’è posta per te” almeno venti volte.- Enrico annuisce, fa un’espressione dolce, mi prende una mano tra le sue e dice: -“ Un giorno ti spiegherò tutto. Nel frattempo, sono qui. Parlami.”- scuoto negativamente la testa e lui si ritrae, deluso. – E’ una frase del film che hai visto almeno venti volte. Non sei stata molto attenta, vero?
Driiin. -Ciao sono Marco. -Clara. -E’ la prima volta che partecipo a una cosa del genere e non sono sicuro che mi piaccia. -Vero. Io preferisco conoscere qualcuno in un locale e fare due chiacchiere davanti a un cocktail o a un pranzo informale.- Lui storce la bocca e mi guarda di sotto in su. -Mmmm... per me invece mangiare insieme è un evento molto intimo che non riesco a condividere con chiunque. – Sorride, imbarazzato. – Devo conoscere molto bene una persona prima di condividere un pasto e anche in quel caso non mi piacciono i ristoranti pieni di gente che mangia tutta assieme. E’ una situazione molto volgare. Non trovi? - No, io non ho difficoltà in questo senso: tante volte, all’università ho mangiato gomito a gomito con perfetti sconosciuti, seduta su uno strapuntino, tra una lezione e l’altra. – Confesso con un sorriso. – Anzi, condividere un pasto è un modo per conoscere qualcuno: si mangia chiacchierando di tutto e di niente. - No, no. Durante il pasto non parlo. Sono concentrato sui sapori e mi godo il momento. - Accipicchia. I pranzi di nozze saranno un vero incubo, per te.- sdrammatizzo con una risata. - Eh sì. In genere li evito.
Driiin. -Ciao, sono Antonella, Anto per gli amici. -Clara. Scusa ma dovresti essere seduta, non spostarti da un tavolino all’altro. – Mi guardo attorno, confusa ma tutte le donne sono al proprio posto. Lei ride scuotendo una massa informe di capelli scuri che le ricadono sulle spalle. - Anch’io cerco compagnia, ma non maschile. - Ah d’accordo. Premetto che non sono omosessuale: non vorrei farti perdere tempo. - Non è detto. Sapessi quante non sapevano di esserlo..- mi dice facendo un occhiolino malizioso. - Dopo tanti uomini non mi dispiace fare due chiacchiere con una donna: oggi ho conosciuto davvero parecchi stramboidi. - Sono uomini che nessuna si è voluta accollare e che adesso vagano senza meta. “Una donna ha bisogno di un uomo tanto quanto un pesce ha bisogno di una bicicletta.” Raccontami di te: studi? Lavori? - Sono alla perenne ricerca di un lavoro stabile e mi mantengo con lavoretti saltuari. Tu? - Ho un lavoro stabile, ma non ti dirò altro: non vorrei che ti mettessi con me solo per i soldi – dice ridendo. - Tranquilla. Cerco l’ammore come dice la mia amica – e con una mano indico Anna intenta a chiacchierare con un tipo riccioluto. - Ho già parlato con lei e così adesso conosco anche te un po’ di più.- dice fissandomi intensamente. – Hai una bella aura: l’ho notata quando stavo parlando con la tua amica. - Grazie, ma io non credo a queste cose. - Non serve che tu ci creda: l’aura esiste a prescindere. Non è che se tu non credi alla forza di gravità, per questo te ne andrai in giro svolazzando a mezz’aria come un palloncino. La tua aura ha questi blu e gialli ben bilanciati con quel tocco di rosso che non guasta. Potresti essere una persona interessante. - Beh, grazie. Mi piace pensarlo. Tu cosa fai nel tempo libero? - Tante cose. La settimana prossima vado a una mostra d’arte al San Camillo. Ti andrebbe di venirci? Come amiche… - Perché no ?- rispondo marcando un ‘Si’ a fianco del suo numero sulla scheda di valutazione.
Driiin. Se Dio vuole è finita. Ci alziamo, portiamo tutti i nostri fogli compilati al tavolo rettangolare e usciamo alla spicciolata. - Allora, com’è andata? Hai segnato qualche ‘Sì’? – Chiede Anna prendendomi sottobraccio - Qualcuno. E tu? - Un paio. Eric e Giuseppe non erano niente male, no? Però c’era un tizio che voleva assolutamente che mi rifacessi le orecchie. - Sarà stato quello che voleva rifarmi il naso!- ridiamo insieme e usciamo dal locale.
Sono passati quattro mesi da quel pomeriggio allo ‘Speed date’ in cui ci siamo conosciute e abbiamo pensato bene di festeggiare con una gita a Firenze. Nella calda serata estiva siamo appoggiate a un parapetto sul lungo Arno, con le spalle che si sfiorano. Capita a volte che una persona ti piaccia a prescindere dalla religione, dalla nazionalità e dai pregiudizi che ci accompagnano. Capita che una persona abbia un fuoco dentro e una luce negli occhi in grado di sovvertire le leggi del caos. Per dirla come Anto, capita che due auree si integrino alla perfezione. E quando queste auree si integrano, il sesso d’appartenza è solo un inutile dettaglio perché quella è la persona che vuoi avere sempre vicino. Proprio lei, con i suoi difetti e i suoi pregi e ti rendi conto che l’involucro non ha importanza perché si tratta di una perfetta fusione di anime. Anto si allunga e mi bacia con un bacio lungo e appassionato che mi provoca un brivido lungo la schiena. Le poso la mano sul collo e la tiro più vicina. Forse non era così che dovevano andare le cose. Ma così stavano. "Nel complesso", rifletté, "sarebbero potute andare decisamente peggio".
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