Due auree

aut. Stefia

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    Dio della penna

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    E’ una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un’ampia fortuna debba aver bisogno di una moglie.
    Parafrasando si potrebbe anche dire che è una verità universalmente riconosciuta che una scapola… no, aspetta, com’è che si dice? Una zitella… oh Dio. Una… single! Ecco: che una single in possesso di un ampio paio di tette debba aver bisogno di un marito.
    Mi alzo dal pavimento e mi metto davanti allo specchio. Studio per un momento l’immagine riflessa poi tiro dentro la pancia, mi alzo sulle punte dei piedi e con le mani spingo il seno verso l’alto.
    Non male. Diciamo che l’offerta dovrebbe soddisfare la domanda.
    Adesso non mi resta che trovare il posto dove pascolano gli scapoli.

    -E quello là in fondo al bancone?- Domanda Anna indicando con la testa un punto indefinito.
    Mi volto con noncuranza e scruto nella penombra del locale.
    - Ma chi, quello coi capelli neri tutti unti?- Lei ridacchia mordendo la cannuccia.
    - Ma che unti. Ha il gel.
    - Il gel andava negli anni 80. E’ rimasto indietro, il ragazzo.
    - Ma piantala. Quello non era nemmeno nato negli anni ‘80. E’ che ha uno stile un po’ retro.
    - Ma per piacere…
    Scrollo le spalle e lascio vagare lo sguardo sull’umanità che affolla il locale; i tavolini sono occupati da coppiette o da gruppi di amici e solo un paio di ragazzi sono al bancone con un bicchiere in mano a fare, apparentemente, quello che stiamo facendo noi: cercare compagnia.
    Il posto ha aperto da poco ed è abbastanza recente da attirare i “giovani bene” sempre in cerca di novità. Con l’arredamento moderno, asettico e musica inascoltabile ad alto volume è l’esatto opposto di un locale accogliente.
    Siamo qui da quanto basta per ritrovarmi con un drink annacquato dal colore indefinito che non ho il coraggio di finire, ma nessuno si è ancora avvicinato per attaccare bottone. Rimesto con la cannuccia nel bicchiere pensando di proporre ad Anna di andarcene, quando lei mi posa una mano sul braccio per attirare la mia attenzione.
    - Clara, dai, alzati. Stanno cominciando.
    - Stanno cominciando, cosa?
    - Questa è la serata ‘Speed Date’ e ieri ci ho iscritto. – Mi informa entusiasta saltellando sulle punte dei piedi. – Dai, andiamo.-
    Mi prende per mano e ci facciamo largo attraverso un gruppo di ragazzi accalcati davanti a una porta sul retro del bancone. Sulla soglia, due buttafuori spuntato i nostri nomi da una lista, ci porgono un paio di tesserini numerati e ci fanno entrare tra le grida e i fischi di chi è rimasto fuori.
    La stanza, illuminata con luce soffusa, è arredata come un’aula dei tempi che furono, con un grosso tavolo a un’estremità e una ventina di tavolini con due sedie contrapposte disposti in cerchio a distanza regolare.
    - Uno speed date? Ma come t’è venuto in mente?
    - Dai, sarà divertente! Pensa: venti ragazzi faranno la fila per conoscerci. Quando ci ricapiterà una cosa del genere? - Batte le mani entusiasta guardando la sala riempirsi lentamente.
    - Spero mai.- sospiro mentre lo stomaco mi si stringe per l’ansia. E’ proprio una brutta botta di socializzazione da mandare giù tutta in una volta.
    – Sediamoci là. – dice indicando due postazioni a circa a metà del cerchio.
    Poso il talloncino numerato sul tavolo e guardo i “fogli di valutazione” su cui dovrò recensire i candidati con un asettico “si/no/forse”. Sono sempre meno entusiasta di fare questa esperienza, ma ormai sono in ballo, e mi tocca ballare.
    All’orario convenuto i buttafuori ci chiudono dentro, gli chaperon prendono posto al grosso tavolo rettangolare e ci spiegano il regolamento: ogni “appuntamento” durerà solo 3 minuti e mezzo, ovvero il tempo necessario per farci una prima impressione, poi suonerà una campanella e gli uomini scorreranno di una postazione in senso orario. Quando il giro sarà stato completato consegneremo tutte le schede di valutazione e loro, entro 12 ore, forniranno a ciascun iscritto i contatti delle persone che hanno ricevuto un “Sì” reciproco.
    La campanella suona e un ragazzo sorridente prende posto davanti a me.

    Non pensavo che chiacchierare fosse così impegnativo: stiamo cercando tutti di fare una bella prima impressione e ho la faccia indolenzita per il sorriso di circostanza che continuo a mantenere.
    Sta andando bene, ma non benissimo: fino ad ora ho segnato solo un un paio di “forse” e tanti “No”.

    Driiin.
    -Ciao Sono Gianni.
    -Piacere, Clara.- Si siede a gambe larghe, si appoggia alla spalliera della sedia, osserva il proprio riflesso sullo schermo scuro del telefonino e si sistema una ciocca ribelle.
    –Tutto a posto?- chiedo.
    -Dato che sono una persona seria, ci tengo a informarti che le donne vengono anche da altri paesi per venire a letto con me. Come puoi immaginare, non sono un tipo monoclonale.
    - Vuoi dire che non sei monogamo? – Lui annuisce specchiandosi sul vetro dell’orologio.
    - Sei intelligente e anche abbastanza bella per stare con me: hai il naso un po’ storto, ma niente che un buon chirurgo non possa sistemare. Oggi do una svolta alla tua vita: per me sei un ‘Sì’.-

    Driiin.
    -Ciao, sono Enrico.
    -Clara.
    -“Alla tua salute, bambina”- dice sollevando un drink davanti a me. Lo guardo corrugando la fronte.
    -Dai! Non la sai? Accidenti. “Quello che abbiamo qui è un fallimento della comunicazione”.- Aggiunge con un sorriso. Scrollo la testa e allargo le braccia. Capisco che sono citazioni ma non mi dicono niente.
    -Sono un cinefilo. Ho una tv da 70 pollici e una stanza piena fino al soffitto di DVD suddivisi per genere. “Nessun posto è bello come casa mia”.
    -Ah ecco. A me piacciono i film romantici: ho visto “C’è posta per te” almeno venti volte.- Enrico annuisce, fa un’espressione dolce, mi prende una mano tra le sue e dice: -“ Un giorno ti spiegherò tutto. Nel frattempo, sono qui. Parlami.”- scuoto negativamente la testa e lui si ritrae, deluso.
    – E’ una frase del film che hai visto almeno venti volte. Non sei stata molto attenta, vero?

    Driiin.
    -Ciao sono Marco.
    -Clara.
    -E’ la prima volta che partecipo a una cosa del genere e non sono sicuro che mi piaccia.
    -Vero. Io preferisco conoscere qualcuno in un locale e fare due chiacchiere davanti a un cocktail o a un pranzo informale.- Lui storce la bocca e mi guarda di sotto in su.
    -Mmmm... per me invece mangiare insieme è un evento molto intimo che non riesco a condividere con chiunque. – Sorride, imbarazzato. – Devo conoscere molto bene una persona prima di condividere un pasto e anche in quel caso non mi piacciono i ristoranti pieni di gente che mangia tutta assieme. E’ una situazione molto volgare. Non trovi?
    - No, io non ho difficoltà in questo senso: tante volte, all’università ho mangiato gomito a gomito con perfetti sconosciuti, seduta su uno strapuntino, tra una lezione e l’altra. – Confesso con un sorriso. – Anzi, condividere un pasto è un modo per conoscere qualcuno: si mangia chiacchierando di tutto e di niente.
    - No, no. Durante il pasto non parlo. Sono concentrato sui sapori e mi godo il momento.
    - Accipicchia. I pranzi di nozze saranno un vero incubo, per te.- sdrammatizzo con una risata.
    - Eh sì. In genere li evito.

    Driiin.
    -Ciao, sono Antonella, Anto per gli amici.
    -Clara. Scusa ma dovresti essere seduta, non spostarti da un tavolino all’altro. – Mi guardo attorno, confusa ma tutte le donne sono al proprio posto. Lei ride scuotendo una massa informe di capelli scuri che le ricadono sulle spalle.
    - Anch’io cerco compagnia, ma non maschile.
    - Ah d’accordo. Premetto che non sono omosessuale: non vorrei farti perdere tempo.
    - Non è detto. Sapessi quante non sapevano di esserlo..- mi dice facendo un occhiolino malizioso.
    - Dopo tanti uomini non mi dispiace fare due chiacchiere con una donna: oggi ho conosciuto davvero parecchi stramboidi.
    - Sono uomini che nessuna si è voluta accollare e che adesso vagano senza meta. “Una donna ha bisogno di un uomo tanto quanto un pesce ha bisogno di una bicicletta.” Raccontami di te: studi? Lavori?
    - Sono alla perenne ricerca di un lavoro stabile e mi mantengo con lavoretti saltuari. Tu?
    - Ho un lavoro stabile, ma non ti dirò altro: non vorrei che ti mettessi con me solo per i soldi – dice ridendo.
    - Tranquilla. Cerco l’ammore come dice la mia amica – e con una mano indico Anna intenta a chiacchierare con un tipo riccioluto.
    - Ho già parlato con lei e così adesso conosco anche te un po’ di più.- dice fissandomi intensamente. – Hai una bella aura: l’ho notata quando stavo parlando con la tua amica.
    - Grazie, ma io non credo a queste cose.
    - Non serve che tu ci creda: l’aura esiste a prescindere. Non è che se tu non credi alla forza di gravità, per questo te ne andrai in giro svolazzando a mezz’aria come un palloncino. La tua aura ha questi blu e gialli ben bilanciati con quel tocco di rosso che non guasta. Potresti essere una persona interessante.
    - Beh, grazie. Mi piace pensarlo. Tu cosa fai nel tempo libero?
    - Tante cose. La settimana prossima vado a una mostra d’arte al San Camillo. Ti andrebbe di venirci? Come amiche…
    - Perché no ?- rispondo marcando un ‘Si’ a fianco del suo numero sulla scheda di valutazione.

    Driiin.
    Se Dio vuole è finita. Ci alziamo, portiamo tutti i nostri fogli compilati al tavolo rettangolare e usciamo alla spicciolata.
    - Allora, com’è andata? Hai segnato qualche ‘Sì’? – Chiede Anna prendendomi sottobraccio
    - Qualcuno. E tu?
    - Un paio. Eric e Giuseppe non erano niente male, no? Però c’era un tizio che voleva assolutamente che mi rifacessi le orecchie.
    - Sarà stato quello che voleva rifarmi il naso!- ridiamo insieme e usciamo dal locale.

    Sono passati quattro mesi da quel pomeriggio allo ‘Speed date’ in cui ci siamo conosciute e abbiamo pensato bene di festeggiare con una gita a Firenze. Nella calda serata estiva siamo appoggiate a un parapetto sul lungo Arno, con le spalle che si sfiorano.
    Capita a volte che una persona ti piaccia a prescindere dalla religione, dalla nazionalità e dai pregiudizi che ci accompagnano. Capita che una persona abbia un fuoco dentro e una luce negli occhi in grado di sovvertire le leggi del caos. Per dirla come Anto, capita che due auree si integrino alla perfezione.
    E quando queste auree si integrano, il sesso d’appartenza è solo un inutile dettaglio perché quella è la persona che vuoi avere sempre vicino. Proprio lei, con i suoi difetti e i suoi pregi e ti rendi conto che l’involucro non ha importanza perché si tratta di una perfetta fusione di anime.
    Anto si allunga e mi bacia con un bacio lungo e appassionato che mi provoca un brivido lungo la schiena.
    Le poso la mano sul collo e la tiro più vicina.
    Forse non era così che dovevano andare le cose. Ma così stavano.
    "Nel complesso", rifletté, "sarebbero potute andare decisamente peggio".
     
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    Non ho spazio per discuterne, ma immaginavo che sarebbe andata a finire così. Che non significa che il racconto sia prevedibile. È che gli uomini sanno trasformarsi in perfetti imbecilli come nessuno al mondo.
    Quaranta anni fa, stavo appoggiato al bancone di uno dei club più esclusivi della città, quando mi sfilò davanti la mia futura moglie. Seppi solo dire - dove vai? - al bagno, rispose. Dopo una breve riflessione chiesi con aria più maneggevole possibile - serve una mano?
    Questi sono gli uomini, e quelli che hai selezionato tu sono dei geni in confronto a me.
    Piaciuto molto, tra i migliori.

    Edited by tommasino2 - 29/11/2020, 17:23
     
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    Una storia divertente, fresca, contro le regole, raccontata con grazie e spirito. Hai saputo interpretare l'incipit ed excipit in maniera insolita. Il giochino delle presentazioni in tre minuti non mi ha mai attirata, come sottolinei in genere si incontrano tipi strambi e buffi, ma credo che sia legato tanto al genere maschile che femminile, il fatto poi che là in mezzo si riesca a trovare una persona con cui avere una comunione d'anime al di là del sesso dà senso a tutto. Ci sono alcuni refusi nel testo, cosa da poco. Mi ha fatto piacere leggerti di nuovo. Ciao Stefia. :noviolence.gif:
     
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    @Tommasino mi hai fatto morire dal ridere. Sei un signore a offrire aiuto a una signora ;) :D Grazie del commento. Due dei geni di cui parli erano racchiusi in un'unica persona con la quale ho avuto un solo appuntamento, come puoi immaginare ;)
     
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    Premessa: non è il mio genere, ma è decisamente uno stile che mi piace. Scanzonato, linguaggio semplice, scorrevole. Un bel racconto da leggere tutto d'un fiato col sorriso sulle labbra.
    Mi ha davverp divertito in alcuni momenti. Sopratutto, ha un ottimo ritmo che ti porta alla conclusione senza annoiare.
    Il finale è un po' prevedibile, ma ci può stare. In fondo, è necessario per il messaggio che si vuole comunicare nelle ultime frasi.

    Mi è piaciuto. Leggero, ma capace di mettere in luce l'aspetto più poliedrico dell'amore.
     
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    Che racconto simpatico, e che casi umani che la povera Clara ha dovuto incontrare...
    Molto realistico, lo riconosco.
    Dopo una lunga relazione finita male con un doppio tradimento, su suggerimento di un'amica ho provato tinder e più o meno il risultato è stato lo stesso XD
    Fin dalle ironiche prime righe ho capito che il tuo racconto mi sarebbe piaciuto e non posso che condividere il messaggio finale.
    Lo stile divertente e leggero funge da perfetta impalcatura per la storia.
    Grazie per la piacevole lettura.
     
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    Il racconto mi è piaciuto: l’ho trovato divertente e piacevole.
    Mi è piaciuto come hai manipolato l’incipit per fare portare il racconto nella direzione da te voluta.
    Mi ha fatto scompisciare la tua casistica umana maschile: spero si tratti di invenzione letteraria e non di persone vere.
    Queste due battute sono meravigliose: “ci tengo a informarti che le donne vengono anche da altri paesi per venire a letto con me”, “Oggi do una svolta alla tua vita: per me sei un ‘Sì”.

    Scritto bene, forse ti è mancata una revisione finale per quanto riguarda la formattazione.

    bancone?- Domanda Anna
    iscritto. – Mi informa
    Qui ti riporto pari pari quello che ho scritto ad Achillu: “Qui tu hai preferito la maiuscola dopo il discorso diretto, anche se hai due verbi con cui puoi usare la minuscola. Ho scritto la stessa cosa a Kiriku, e lei mi ha precisato che un editore le ha espressamente chiesto questo, cioè di usare la maiuscola se la frase del discorso diretto termina con un punto; un altro, invece, le ha mandato un prontuario di formattazione editoriale, con le regole seguite dai principali editori, in cui invece si usa la minuscola, se il termine appartiene al vasto campo del dire e affini. Io, sinceramente, preferisco e continuerò a usare questa modalità, che mi sembra in generale più coerente, però appunto forse tu hai seguito l’altra strada.”


    andiamo.-
    In questo caso, invece, il trattino di chiusura va tolto, dato che non è seguito da altro.

    esserlo..- mi= i puntini di sospensione sono tre


    Per quanto riguarda l’ortografia:
    E’= È
    Retro= rétro, per indicare quello che tu intendi
    si= affermazione, “sì”
    di “forse” e tanti “No”= hai usato una volta la maiuscola e l’altra la minuscola
    -Ciao Sono Gianni.= “Ciao. Sono Gianni.”, oppure “Ciao, sono Gianni.”
    Il plurale di “aura” è “aure”, con una sola “e”

    Hai con disinvoltura ignorato che, nell’excipit dato, il verbo è in terza persona e al passato remoto, mentre tu stai scrivendo in prima persona e al presente.

    Comunque, a parte questi particolari formali, il racconto è un buon lavoro e mi è piaciuto leggerlo.

    Edited by Arianna 2016 - 2/12/2020, 00:25
     
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    Grazie della tua analisi puntuale, Arianna. Fatto è che faccio.molto fatica a stare dietro ai dettagli: trattini chiusi,aperti, a volte civogliono, a volte no. Maiuscole, minuscole, chi dice si e chi dice no... è che non ho voluto scontentare nessuno ;)
    Eh si l'excipit ha un'altra persona. Vero, ma non mi andava di scriverlo in terza persona e ho glissato. Chiedo "avena" ;)
    Due dei tizi assurdi che ho descritto sono, in realta' un'unica persona con cui ho avuto un appuntamento.:D
    Felice che il racconto ti sia piaciuto, e di averti fatto sorridere.
     
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    Simpatico raccontino, che hai saputo sviluppare con grazia e ironia mettendo in luce atteggiamenti strampalati, ma verosimili, di molti maschi. Ben presentato anche lo sviluppo del rapporto con Anto. Da un iniziale «Premetto che non sono omosessuale: non vorrei farti perdere tempo», all’accettazione dell’invito, con l’unico ”Sì” posto sulla scheda, fino all’epilogo, quattro mesi dopo. Peccato per l’excipit. Forse il regolamento doveva consentire il cambio del soggetto, perché in molti casi il racconto in prima persona ha un impatto migliore. Anch’io ho dovuto adattarmi a tradurre in terza persona il racconto che, originariamente, era nato in prima persona. Comunque un bel raccontino. Brava!
     
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    Una lettura “non impegnata”, piacevolissima. Il tuo stile genuino rende credibile e divertente quello che scrivi. Mi hai regalato un quarto d’ora rilassante e questo è un gran pregio.
    L’unica cosa che avrei sfumato è il “fervorino” finale. Le due scoprono di stare alla grande insieme? non c’è necessità di sottolinearlo al lettore. Falle vivere con i dialoghi o le azioni.
    Una delle storie che mi sono divertita di più a leggere. Brava!
     
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    Ciao Stefia.

    Io parto avvantaggiato o svantaggiato, non si sa, perché conosco i difetti del tuo racconto per il semplice motivo che me li hai raccontati tu :D Ho aspettato a commentare, che magari qualcun altro li notasse, in modo da tirar fuori le cose che più mi colpiscono.
    A mio gusto l'inizio è un po' lento; alcune frasi sono corrette ma suonano contorte, come per esempio "Questa è la serata ‘Speed Date’ e ieri ci ho iscritto". Che poi proprio questa frase mi ha disturbato al punto che mi è venuto l'istinto di mandare Anna a quel paese. Però a partire da quel momento il discorso gira benissimo, le frasi sono scorrevoli come la storia e, tra parentesi, mi piace molto la satira di costume.
    Il bicipit non è centrato perché il finale è in terza persona. Peccato.

    Grazie e alla prossima.
     
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    ciao.
    Racconto delizioso, fresco e ironico con epilogo riflessivo.
    Trovo perfetto l’aggancio all’incipit, meno all’excipit.
    I dialoghi sono ben formulati e danno ottimo ritmo alla narrazione.
    Hai tratteggiato, in poche battute, i caratteri dei vari “pretendenti”.
    E poi mi piace come, nella stessa pagina, tu riesca a far esistere leggerezza e profondità.
    Per cui, complimenti!
     
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    Bel racconto, divertente e leggero. Trovo azzeccata l'impostazione che hai voluto dargli, si plasma perfettamente con l'andamento della serata che le due amiche si trovano a trascorrere. Sicuramente qualcosa di diverso, aspetto che a mio avviso dona una certa originalità al racconto. Non mi è mai capitato di partecipare ad eventi di questo genere e ormai sono sistemato. Credo che ciò che descrivi sia qualcosa di un po' vintage poiché adesso si fa tutto online, via social o altre robe simili. Però tutto ciò che descrivi è verosimile, in particolare i casi umani che si possono incontrare, sia maschili che femminili. E poi qualcuno può pure scoprire qualche lato sconosciuto di se stesso.

    Da tenere in considerazione.
     
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    Molto divertente: certo che esistono proprio luoghi orrendi dove trascorrere una serata. Il motto potrebbe essere: meglio soli che male accompagnati. :) Scrittura scorrevole e storia accattivante. Brava. :)
     
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    Penna d'oca

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    Titolo enigmatico. L'argomento è sempre il medesimo, trovare l'amore, ma il contenuto della storia è intrigante e curioso. La protagonista, vede la vita con occhi di
    disincanto, e non approva quegli incontri ultra moderni, 3 minuti e via. Tuttavia nonostante la riluttanza dell'attrice principale, trova, tra quegli incontri idioti, uno che fuoriesce dalle righe, che va contro corrente, e che la coinvolge, come ha coinvolte me, lettore, ad arrivare fino alla fine della storia. La quale è ben dipanata, lo stile è sobrio e scorrevole. Ho trovato dei refusi, maledetti, che però non alterano assolutamente la trama. In ed EX ottimo.
     
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