L'odore delle brioches al cioccolato

aut. ecly

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    Racconto spaccato in due, non solo per il colpo di scena, ma proprio a livello stilistico e di resa. La prima parte è scritta davvero bene, ci sono solo alcune minuzie qua e là e qualche refuso:

    QUOTE
    - Fausto guardò il suo interlocutore negli occhi, per cercare di capire se dicesse davvero o lo stesse perculando.

    (Qui ti è scappato il trattino iniziale)

    Si seminano indizi senza calcare troppo la mano, c'è una buona cura dei dettagli, tutto ottimo. Con l'ingresso in scena della donna iniziano i problemi, a mio parere. I dialoghi tra lei e l'uomo non sono credibili, non credo che una persona tenuta in quelle condizioni reagirebbe in quel modo. Anche il colpo di scena finale è troppo accelerato, non solo per come si svolge ma anche per come viene descritto, con una frase che mi sembra buttata lì al fine di far tornare i conti:

    QUOTE
    Aveva trovato la porta del garage aperta e sapendo che il campanello non funzionava aveva chiamato il 112.

    Incipit ed excipit sono integrati perfettamente. Un buon lavoro, ma migliorabile mettendo mano alla seconda parte
     
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    Titolo delicato gentile e golosissimo. Il racconto mi sembra tranquillo, un tizio che certa moglie, e compra fiori e brioche, casomai ne incontrasse una sarebbe già a posto. La storia procede pacata, anche quando entra dal ferramenta, qualche battuta ironica e spiritosa, poi arriva a casa. Qui lascia i panni di brav'uomo e indossa quelli del carnefice, come un destro in pieno viso, capisco che nasconde in cantina una creatura femminile ridotta alla schiavitù.
    Piano piano conosciamo il protagonista fino a capirne anche l'altra faccia,svelandoci la sua cattiveria e la sua pazzia, ma per fortuna è un racconto di quelli felici, che al momento giusto arrivano i carabinieri e liberano la donna. Riflessioni Ho trovato questa frase fantastica "pulendosi le mani sporche di cioccolato in un grembi.Mi è piaciuto anche se, ad un certo punto sembra che quando l'uomo scende ad accendere la caldaia la scrittura accelera, ed alcuni dialoghi non li ho afferrati proprio in pieno.
     
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    ciao
    Già il titolo era nelle mie corde.

    Poi introduci quest’uomo oserei dire perfetto!...troppo bello per essere vero.
    infatti si rivela uno psicopatico.

    Bello il passaggio volutamente graduale ma d’impatto.
    Lo stile mi è piaciuto, il racconto scivola che è una bellezza. gradevole anche quel pizzico di macabra ironia.

    Non conoscevo l’espressione …povero come la merda…a cui associavo solo la puzza.

    ...con l’entusiasmo di chi aveva mancato un terno per un numero dai, bellissima, rende perfettamente lo stato d'animo.

    L’uomo di cui mi sono invaghita è il padre di mio figlio,… il marito: l’ha mai cercata? chissà

    riusciti anche gli agganci all'incipit ed excipit.
    ottima prova
     
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    Ciao a me il racconto è piaciuto, lo trovo scorrevole e il colpo di scena funziona, ho dovuto rileggere un paio di volte quel passaggio che mi ha colto giustamente di sorpresa! Qualche errore forse di correzione ma queste cose per me non hanno alcun valore, unico mio consiglio è sulla donna legata, l'avrei rispettata di più nella descrizione e nell'identificazione del carattere, ma credo che si possa sviluppare meglio fuori dai limiti del concorso, complimenti.
     
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    Se l’obiettivo era spiazzare il lettore, ci sei riuscito e già questo è un gran merito. All’inizio mi ero adagiato sulla tranquilla cronaca di uno scapolo apatico, noioso e annoiato, un Oblomov nostrano e mi ritrovo a tu per tu con un maniaco. Il passaggio è molto repentino ma ci sta.
    Il racconto è pervaso da una sottile ironia che credo sia un tuo talento naturale, una di quelle cose che si ha o non si ha.
    L’atteggiamento della ragazza in quella situazione non è molto credibile e il finale mi è parso un po’precipitoso e arzigogolato, ma nel complesso il racconto mi è piaciuto.
    Scelgo a caso un paio di espressioni, una in negativo, l’altra in positivo:
    “Grazie Nicola. Sei proprio ineffabile”. Ti giuro che non l'ho mai sentita dire in vita mia.
    “Mi ha chiamato amore”, ripetuta meccanicamente, rende straordinariamente l’idea della follia.
     
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    Ciao!

    La prima parte mi è piaciuta molto, sei riuscito nel farmi odiare praticamente fin da subito il protagonista.
    Ti segnalo solo alcuni dettagli che secondo me sono migliorabili, ma prendili come spunti e nulla di più!

    CITAZIONE
    I suoi genitori avevano un negozio di ottica, ai tempi d’oro facevano affari d’oro e alla loro morte gli avevano lasciato una bella casa, con un giardino, una cantina e più stanze di quelle che avrebbe mai utilizzato. I risparmi che avevano accumulato in banca gli consentivano una rendita più che sufficiente a vivere senza lavorare, a comprare fiori tutte le settimane e le brioches preferite la domenica.

    A parte la ripetizione di "oro" già segnalata, a me quest'uomo non sembra affatto povero, anzi. Non ho capito se nella sua psicosi è lui a credersi povero, ma questa non è la descrizione di una persona povera.

    CITAZIONE
    Aveva trovato la porta del garage aperta e sapendo che il campanello non funzionava aveva chiamato il 112.

    Questo passaggio mi sembra forzato: se vedo che il garage è aperto e so che il citofono non funziona non chiamo il 112, al massimo entro io o mi metto a urlare per farmi sentire da fuori; soprattutto se conosco la persona da cui sto andando. Forse sarebbe potuto entrare direttamente il ferramenta, che sarebbe stato in grado di placcare Nicola in quanto più corpulento e forte.

    CITAZIONE
    Guardava come in un sogno due carabinieri che trascinavano via il suo carceriere e in fondo alla stanza il proprietario della ferramenta che l’aveva vista crescere, immobilizzato dallo shock.

    Può che essere che siano mancati dei riferimenti causa limite massimo di lunghezza del testo, ma da come presenti Laura immagino che la donna fosse rinchiusa già da un po'. E' allora poco verosimile che nessuno la stesse cercando per la città/paese in cui la storia è ambientata, mi sarebbe sembrato più verosimile che fosse una persona "a caso" e che il ferramenta non la conoscesse. Devo dire però che la conoscenza rende meglio lo stato di sorpresa dell'uomo.

    Non so, prendili come spunti! :)

    Nel complesso, ribadisco che il racconto mi è piaciuto e che l'ironia della prima parte è davvero buona.

    Complimenti!
     
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    Mi piace il doppio registro del racconto. Da commedia la prima parte, drammatica la seconda.
    Ho trovato tuttavia la seconda parte ben poco credibile. La necessità, vista la brevità del racconto, di usare il dialogo per spiegare la situazione ha impoverito e banalizzato lo scambio fra carceriere e carcerata.
    Che poteva invece essere la parte più interessante.
     
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    Il racconto è scritto con uno stile semplice e scorrevole. Non ci sono errori particolari da segnalare, ma alcune espressioni secondo me andavano riviste.
    Per esempio:
    - scapolo povero come la merda (non è una similitudine efficace, non trovo che la merda sia povera)
    - ai tempi d'oro facevano affari d'oro (c'è una ripetizione)
    - ho un pelo un problema ??
    L'inizio è piatto, poi già a metà racconto c'è un colpo di scena che capovolge la storia: il tranquillo scapolo Nicola, che ha appena comprato dal fioraio un mazzo di viole per una presunta fidanzata (a dire della fioraia, molto fortunata), in realtà si rivela uno psicopatico.
    MI fa piacere leggere il lieto fine, per cui alla fine la vittima riesce a liberarsi, ma le modalità di liberazione sono poco credibili.
     
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    Racconto che definirei "bipolare" come il suo protagonista. Sebbene sia chiaro fin da subito come questo Nicola sia un personaggio particolare, la prima parte del racconto scivola via in maniera quasi anonima. Non intendo dire che annoia, tutt'altro. Ma Nicola è il classico fancazzista nullafacente che vive di rendita, per cui è odiato, forse più invidiato, da tutti. Non ci dici esplicitamente se i commercianti con cui ha a che fare sospettino qualcosa di lui circa la sua presunta pazzia, di certo nessuno sospetta (almeno, questa è l'idea che mi sono fatto io) del fatto che tenga una donna prigioniera in casa. E qui c'è il colpo di scena, dal giorno si passa alla notte, al buio della cantina pervasa dal profumo dei fiori. Il colpo di scena per me è riuscito. Per questo motivo mi sarei aspettato un altro finale: se Nicola è un pazzo psicopatico, facciamoglielo fare fino in fondo. Nella finzione narrativa, non sarebbe stato più bello che la facesse franca? Pace per Laura. Ecco il ferramenta che arriva a portare la catena nuova. Sa che il campanello è rotto e vede la porta aperta che da sulla scala che scende in cantina. Nicola, durante il suo delirio d'amore, comunque lo sente e avrebbe potuto intercettarlo prima che arrivasse in cantina. "Grazie, Fausto, ti auguro buona serata." Nicola ridiscese gli scalini verso la cantina con il cuore che gli batteva a mille. Guardò negli occhi Laura incatenata e sorrise. Forse non era così che dovevano andare le cose. Ma così stavano. "Nel complesso", rifletté, "sarebbero potute andare decisamente peggio".

    Il testo è ben scritto. Refusi già segnalati. In definitiva un buon lavoro.
     
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    Divertente e scorrevole, una lettura che ho trovato piacevole e ben congegnata.
    Gli indizi della "stranezza" di Nicola sono seminati in tutto il racconto, di questo però il lettorese ne accorge solo quando scopre la pazzia di Nicola. Allora torna indietro nella lettura e dice "ah ecco, ma guarda, qui un po' già si capiva".
    Forse il finale è un po' frettoloso, è vero.
    Ma la storia ha un contorno di surrealismo che mi fa accettare la situazione per quella che è, con Nicola che insomma è un po' pazzo e prima o poi dovrà farsi beccare, e casualmente noi lettori siamo presenti proprio quando capita :). Ci starebbe un bell'ampliamento della seconda parte, dello scambio tra Laura e Nicola, anche attraverso pensieri oltre che dialoghi, per calare meglio il lettore nella testa di Nicola.
    Resta un ottimo lavoro, a mio avviso. L'ironia e il registro narrativo fanno perdonare le piccole imperfezioni.
    Ele
     
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    Un racconto che parte con il piede floreale e par raccontare una vita qualunque in un anno di pandemica disgrazia e di vissuto singolo tra il vivacchiare e il paesano mondo che culla l'anima e vive ognuno nei ca... suoi. Fiori e cioccolato e la fama di scapolo e la fame...
    Sì quella fame che in modo ancestrale è follia per l'individuo e qui... le catene legano e spezzano, possono essere per gli altri o per te stesso. Insomma se sei un pazzo fuori di catena, prima o poi ti ritrovi in catene equivalenti a un buon paio di manette. Crudo e nudo il racconto nel non lasciar trasparire il finale, nello sbatterti contro il mondo interiore che va oltre la sanità e viola gli altri e se stessi... Una catena che magari nessuno si sarebbe mai chiesto a cosa potesse servire... già quella catena che ha legato le sevizie per tanto tempo, finalmente si svela al mondo e di colpo tu protagonista paghi colpe forse non tue ma fatte tue completamente dall'insana essenza del voler possedere corpo e mente di altri e sullo sfondo il dramma di chi forse nella vita prima di divenire ciò che abbiamo scoperto non ha mai ricevuto un vero dono d'amore. Ma l'amore nessuno può comprarlo con la violenza...
     
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    Scrivano supremo

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    Ciao E©ly.

    Ho scoperto che non sopporto il narratore onnisciente inaffidabile; non mi riferisco al colpo di scena, che in realtà è preparato benissimo, ma all'affermazione iniziale in cui il narratore si riferisce a Jane Austen con un aggettivo maschile (fiero). Un pensiero sbagliato che può starci in un personaggio ignorante come Nicola (anche se dubito che possa aver mai toccato un libro, quindi men che meno un tomo come Orgoglio e Pregiudizio) ma che non accetto dal narratore che, in quanto onnisciente, tendo a identificare con l'autore. Ho dovuto fare un giro altrove per scaricare la delusione e poi sono tornato qui per rileggere.
    Tutto fila liscio; mi è piaciuta molto la descrizione dei negozianti che sono obbligati a far buon viso anche a clienti antipatici (mi ricorda molto quando mia moglie aveva il negozio). Il colpo di scena è preparato molto bene, perché qualcosa di strano in Nicola (oltre all'antipatia) lo troviamo anche nella prima parte.
    Nella seconda parte trovo poco credibili le parole di Laura, ma qui sospendo il giudizio perché non mi sono mai trovato in una situazione del genere. Ottima la risoluzione del racconto, preparata in modo perfetto e complimenti al personaggio Laura per il sangue freddo dimostrato.
    Molto bene lessico, grammatica e sintassi.
    Perfetto l'aggancio con incipit ed excipit.

    Grazie e alla prossima.
     
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    Il racconto nel complesso è scorrevole, ma (secondo me) manca il bersaglio. Credo che questo sia dovuto alla gestione dei tempi. Mi sembra che la parte iniziale occupi troppo spazio (senza però dire granché) e per questo la seconda (quella di maggiore tensione) ne risente, annacquandosi quasi(es. la fulminea comparsa dei carabinieri, quasi fossero piovuti dal cielo o in generale la caratterizzazione di Nicola che non riesce ad essere uno psicopatico così riuscito). Una cosa che ho apprezzato molto è l'immagine di tutti quei vasi nel garage che ho trovato suggestiva.
     
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    Ciao ecly,
    il racconto mi è piaciuto per tutto quello non detto, ma lasciato trasparire.
    Non bastano i dialoghi ascoltati tra il protagonista e i vari commercianti per fare pensare loro:
    CITAZIONE
    T’avissunu affugare, pensò Pier in puro dialetto siculo, sorridendo con l’espressione di chi ha trovato l’auto ripassata con un chiodo.

    CITAZIONE
    Se quell’uomo avesse potuto abbracciarsi da solo lo avrebbe di certo fatto, pensò Fausto, cercando di controllarsi per non schiaffeggiarlo.

    Ci deve essere una quotidianità di incontro dei commercianti con il protagonista per cui conoscono il vero animus di Nicola Argento, specialmente
    in quella che mi immagino come una piccola cittadina, o un quartiere.
    Quindi, benché il racconto si sviluppi in un paio di ore scarse, c'è il talento della scrittura che fa emergere molto altro, accumulato negli anni, senza dirlo.
    Proprio per questo in un primo momento faccio fatica ad accettare che il segreto di Nicola non sia già stato svelato. Poi ripensandoci
    è proprio il giudizio che i vicini hanno di Nicola a proteggerlo. Quindi ben scritta la sorpresa:
    CITAZIONE
    in fondo alla stanza il proprietario della ferramenta che l’aveva vista crescere, immobilizzato dallo shock.

    Tre segnalazioni. Un errore "tipografico": discorso diretto dove esso non c'è.
    CITAZIONE
    - Fausto guardò il suo interlocutore negli occhi, per cercare di capire se dicesse davvero o lo stesse perculando.

    Poi un abbraccio:
    CITAZIONE
    - Oh, ma lo so amore mio – rispose Nicola, abbracciandola con tenerezza – al buio può capitare.

    Un gesto che mi sembra non coerente con il personaggio -tutto precisino che abbraccia la donna malnutrita e seviziata- e anche il fatto che
    la donna avrebbe potuto cogliere quel momento -che forse si ripeteva spesso- per aggredirlo.
    CITAZIONE
    Un rumore che a Laura apparve come una corda lanciata a una donna immersa nelle sabbie mobili fino al collo.

    :
    qui mi pare stonato il sentire le sensazioni di Laura che invece vediamo sempre con gli occhi di Nicola. Certo introduce la "trappola"
    in cui Laura attira Nicola, ma troverei una forma diversa.

    Bicipit: Bene. L'excipit lo trovo un po' forzato, a meno che voglia suggerire che Nicola sia impazzito.
     
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    Penna furiosa

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    Ciao Ecly,
    ho sempre pensato che mettere dell'ironia dentro un racconto sia una cosa molto difficile da fare, almeno per me: nel tuo racconto c'è quel modo intelligente e spontaneo di gettare una battuta, di descrivere un gesto all'apparenza "normale" e farlo diventare inconsueto che ho molto apprezzato. Riuscire a far sorridere, anche a denti stretti, per me è sempre un piacevole valore aggiunto.
    Un racconto ben scritto, scorrevole e senza complicati artifici narrativi: tutta la parte "losca" è ben rappresentata dal bipolarismo gravissimo del protagonista.
    Nicola viene presentato come egocentrico e antipatico ma, se all'inizio comunque risulta un povero diavolo come tanti, magari solo goffo e imbranato, suscitando una leggera pena nei suoi confronti, nella rivelazione della sua vera natura si rimane di stucco. La regia in questo senso funziona molto bene: da lettrice sono rimasta sorpresa e incuriosita a procedere.
    In cantina però succede qualcosa al testo: cala il ritmo, sembra quasi che il narratore sia distratto e abbia fretta di concludere: non mi convince l'incursione del fabbro e l'arrivo tempestivo dei carabinieri, quanto meno nei tempi.
    Qualche refuso e distrazione qua e là.
     
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