A spasso col fumetto 2

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    Dio della penna

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    GiancarloGraviliComics2018

    A spasso col fumetto


    Scuro, matita nera sul foglio che non sa cosa disegnare... ed ero prigioniero di me stesso, vagavo nei campi deserti dei fiori morti, quelli che li disegni come ti pare.
    Cercavo il tuo sguardo, mentre un gelo arido ricopriva ogni singolo lembo di pelle.
    Non esisteva l'esistenza, ognuno nella terra poteva vedere le vene aperte e scorrere il proprio sangue verso l'ignoto orizzonte del corpo umano.
    Dal fango spuntavano mani in rivolte al cielo e tornando indietro alla sguardo ognuno ci può stampare il proprio foglio sopra e va bene che a tirarti la lingua non diresti mai di chi sono quegli occhi.
    Nenie di sciacalli e cani accompagnavano i passi confusi, bevevo acqua dalle radici dei cactus, ma non basta a placare l'ira dei rimpianti, pensavo d'essere un fumetto, avrei superato quel posto d'inferno grazie al mio autore.

    «Ehi, non vedi che sto morendo, per favore disegnami una pozza d'acqua buona, dai sbrigati!»
    La marcia continuava ma quel cazzo di scrittore si divertiva a disegnare Canyon e tapee indiani.
    «Acqua accidenti... scrittoreeeeeeeeeeeeeeeee, acqua o per lo meno una fazenda dove ristorarsi, porca vacca»
    Ci mancava pure che mi disegnasse le pistole: «A cosa cazzo servono nel deserto le pistole se nessuno ti disegna le pallottole, meglio morire sbranato a questo punto»
    Finalmente da lontano s'intravide un piccolo villaggio di rinnegati.
    «Scrittoreeee deciditi a scegliere un tempo per la narrazione, presente, imperfetto, passato, insomma ma gira la testa...»
    Mi vengono incontro due tipi strani, accidenti brillano come cento monili d'argento.
    Ma io non ero un pistolero, a me piacevano le avventure di Salgari, perché mi ritrovo in questo fumetto?
    «Stronzo sai solo parlare o spari anche, abbiamo ritrovato nel deserto il cadavere del nostro compare, sei stato tu ad ammazzarlo, sporco bastardo»
    «Non sono stato io e non avevo nemmeno intenzione di attraversare questo deserto e non ci ho nmmeno le pallottole»
    «Non blaterare, puzzi come sterco di bisonte, prova a sparare se ti riesce prima che ti ficchi in gola un chilo di piombo fresco»

    Bang, bang, bang...!

    Qualche colpo di matita dopo…

    «Ma ora dove sono, sembra il paradiso questo! Sono morto, allora? E il resto della storia? Finito? Mah... sapevo che sarebbe andata così»
    Una pallida luna ricopriva le foreste del Cumba Jajja, un mamba brasiliano si nascondeva all'interno d'una felce tropicale, mentre Joe si faceva strada con il suo coltello nella fitta vegetazione, il tempio della montagna splendente attendeva nascosto da secoli di storia.
    Le pietre preziose del dio Mbarincot erano l'ultimo dei tesori del pianeta, molti lo cercavano e nessuno ritornava per raccontare l'impresa…

    «Orca la vacca, ma dove sono ora? Scrittoreeeeeee ma dove mi hai disegnato? Ho paura pure dei ragnetti, comprese ragnatele, ma dove sei scrittoreeeee, oh mamma mia, aiutoooooo»
    La tribù dei tagliatori di unghie incarnite viveva in quei luoghi e nessuno poteva attraversare la montagna della luna senza essere loro preda.
    Joe a fatica seguiva quella vecchia mappa del museo di Jonstonebridge, la fama lo spingeva in un'impresa più grande di lui.
    «Aiuto, ho finito lo spray per le zanzare, il tempio dovrebbe trovarsi a nord- nordest dalla mia posizione. Devo fare attenzione questa calma non mi piace»
    D'improvviso dalla foglie umide una marea d'uomini minuscoli si riversa su Joe, viene catturato, spogliato e legato.
    Il gran sacerdote Te Rutt Tutto s'avvicina a Joe, fa tre giri intorno alla pietra sacra dove è stato legato, spella una banana, la mastica e poi la sputa sul corpo inerme del malcapitato poi ingurgita un pezzo di radice di Catzumaru e compie lo stesso rituale, poi mastica ancora una miscela di fegato di CariBùestinto e stesso rituale poi... insomma una smerdata da nulla per l'avventuriero.

    «Scrittoreeeeeeeeeeeeeeeeeee, dove sei andato a finire? Aiuto, aiutoooooooooo mi senti imbecille, cambia finale cazzooo, ohi, ohi... no, fermo là stregone delle mie balle, no che fai aiutooooo!»

    La matita continua a tracciare solchi neri per fatti suoi...

    Spazio infinito, l'astronave Antares sfreccia alla velocità ipersonica fra la costellazione di Andromeda verso il pianeta Sirius 3000.

    «Comandante abbiamo un'avaria al motore principale, dovremo atterrare sul pianeta delle Amazzoni Perverse, ci disintegreremo fra due betaperiodi altrimenti»
    «Cosa ci faccio su questa poltrona e dov'è il sacerdote? No... così non vale io soffro il mal di spazio, ma possibile che mai s'ascolti il parere del fumetto, ma con chi parlo? Tanto lui se ne frega altamente, rincorre le sue storie e non pensa ai poveretti che le rendono reali»

    “Comandante lanciamo la navicella di salvataggio, presto!”
    «Ma io vedevo Star Trek in tv e mo che cazzo si fa in queste occasioni, dov'è il manuale d'uso della astronave»

    Un'esplosione tremenda illumina le stelle e la minuscola navicella atterra sul pianeta della Amazzoni Perverse.
    «Benvenuti stranieri io sono la regina Copuloniabona e queste sono le mie amazzoni»
    «Ammazza ste amazzoni, era ora finalmente! Ahhhhhhhhhh! Ma cosa succede, cos'è questa nuvola che m'avvolge?»

    E ancora quella cavolo di matita disegna…

    Un orso polare osserva la banchisa, mentre inesorabilmente i ghiacci invadono ogni lembo d'Artico.
    Amundsen con il suo aeronave dirige verso il centro del Polo Nord.

    «Augustesen rimuova le cinghie di sostegno degli ancoraggi, siamo troppo pesanti e perdiamo quota, presto buttare a mare le zavorre»
    «Agli ordini, eseguo immediatamente»
    Il dirigibile Norge risale lentamente il pericolo sembra passato.
    «Porca miseria ma e le tette di Copuloniabona? Questa me la paghi, scrittoreeeeeeeee, riportami indietro e poi soffro di vertigini, rivoglio le tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeee»

    “Ma chi è che urla in questo modo?”

    «Scrittoreeeeee, ti prego fammi morire in una storia, non resuscitarmi di continuo, non ce la faccio più, ho una certa età oramai»
    «Scusami me sei tu che parli?»
    «E chi altri se no? Sono anni che mi sbatti in tutte le epoche, per una volta che ero tra le braccia di Copuloniabona, me mandi pure via!»
    «Mi dispiace, non pensavo te la prendessi così, in fondo sono io che scrivo e invento»
    «E allora inventa meno, perché io non posso seguitare in questo modo, mi rivolgo al sindacato dei fumetti»
    «Ok, ok... prometto che ti mando in un posto d'incanto nella prossima storia, ma dimmi una cosa, era così bella la regina Copuloniabona?»
    «Una figa da sturbo!»
    «Aspetta cambio pagina e spostati un attimo che entro dentro pure io, uhmmmm, ecco ci sono quasi, accidenti sono ingrassato a furia di scrivere, ecco, ecco ce l'ho fatta! Ciao io sono lo scrittore e tu come ti chiami»
    «Ma se mi disegni e poi scrivi le mie storie, non mi riconosci, io sono il tuo fumetto»
    «Come si chiamava quel posto delle amazzoni?»
    «Se non lo sai tu, chi lo può sapere?»
    «Cazzo e ora che io sono di qua, chi è che scriverà di là? come faremo ad andare dalla regina?»
    «E bravo il coglione, ora siamo tutti e due prigionieri per sempre, ma chi me l'ha fatto fare di nascere per mano di questo stronzo, ohi, ohi… e tutto per due tette disegnate!»
     
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    fantastico
    domani lo commento come si deve
     
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1 replies since 19/12/2020, 19:21   38 views
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