Scrittori per sempre

Posts written by Achillu

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    1) Scusami, mi sono spiegato da cani. Quando ho scritto "Chi, quando, dove, come, e di nuovo come... Tutto insieme e prima del verbo reggente." intendevo descrivere quello che hai scritto tu, non come io penso che debba essere scritto.

    Pensieroso, = Chi
    di primo mattino, = quando
    davanti alla finestra della cucina, = dove
    caffè fumante tra le mani, = come
    e con lo sguardo = di nuovo come

    Spero che sia più chiaro.

    2) Il periodo che tu hai scritto è troppo complicato proprio per tutti quei complementi che si trovano prima del verbo reggente. Hai messo tutte le informazioni in un unico periodo, aggiungo che le hai messe tutte in un'unica frase. Non c'è una regola per dire se un periodo è complicato o meno: però se ci sono tantissimi complementi e poche frasi possiamo dire che lo è.

    3) Se tu ritieni che "pensieroso" sia importante, prova a togliere qualcos'altro, per esempio "con lo sguardo": l'unico modo per seguire i raggi del sole è con gli occhi (a meno che tu non voglia scrivere un racconto di fantascienza) e quindi risulta pleonastico il complemento di mezzo. Per esempio:

    Davanti alla finestra della cucina, caffè fumante tra le mani, inseguo pensieroso i raggi di un sole che albeggia faticosamente tra le nubi scure e minacciose. (a)

    Oppure, se preferisci mantenere l'ordine che hai scelto per i complementi:

    Pensieroso, davanti alla finestra della cucina, inseguo, caffè fumante tra le mani, i raggi di un sole che albeggia faticosamente tra le nubi scure e minacciose. (b)

    Io preferisco la soluzione (a) che è più scorrevole perché ha meno incisi, ma è questione di gusti.
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    Sono stato interrotto. Allora: "pensieroso" si può togliere, perché dopo scrivi "rimugino"; "di primo mattino" pure, perché "albeggia"; spostando "con lo sguardo" otteniamo:

    Davanti alla finestra della cucina, caffè fumante tra le mani, inseguo con lo sguardo i raggi di un sole che albeggia faticosamente tra le nubi scure e minacciose.

    Che è sempre un periodo complicato, ma almeno è più scorrevole e dà le stesse informazioni.
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    CITAZIONE
    Pensieroso, di primo mattino, davanti alla finestra della cucina, caffè fumante tra le mani, e con lo sguardo, inseguo i raggi di un sole che albeggia faticosamente tra le nubi scure e minacciose.

    Già il primo periodo ha dei problemi. Troppo complicato. Chi, quando, dove, come, e di nuovo come... Tutto insieme e prima del verbo reggente.
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    Il secondo verso è un ottonario libero tronco: ca | rez | ze | sul | ma | re | blu | <vuota>
    Il primo e terzo verso sono quinari, le sillabe metriche coincidenti con le sillabe grammaticali.
    Questo significa che il totale, secondo la metrica italiana, sono 18 sillabe.

    Si può portare la poesia a 17 sillabe metriche senza cambiare le parole per esempio con una struttura quinario + trisillabo + novenario libero:
    raggi dorati-
    carezze
    sul mare blu prima di sera

    Il novenario, letto secondo la metrica, avrebbe accenti interessanti: sul mare blu prima di sera
    a mio avviso, "blu" atono sarebbe una forzatura.

    La cesura è messa esplicitamente dopo il primo verso.

    Non c'è un riferimento stagionale esplicito; invece c'è un riferimento temporale al tramonto che è un momento del giorno, a volte chiamato "haiku minore".

    Il cambio di prospettiva è lasciato al gusto del lettore, che può trovare nell'immagine delle carezze l'ultimo gesto del sole prima di lasciare spazio alla notte.
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    Questo è un racconto ma anche un gioco. Lascio il finale aperto e un sondaggio: cosa ti piacerebbe leggere nel prossimo episodio?


    Cristina chiuse la porta di casa, stando ben attenta a non sbatterla.

    «Ciao, ma’!»

    Appoggiò il trolley delle Winx senza farlo cadere. Si tolse il berretto col paraorecchie, il piumino giallo e la sciarpa; li appese in ordine all’attaccapanni. Sfilò le sneakers senza sciogliere i lacci e le sistemò nella scarpiera.

    «Ciao, Cris; va’ a lavarti le mani, che è quasi pronto.»

    «Ti aiuto ad apparecchiare?»

    Prese in mano il trolley e, senza trascinarlo, s’incamminò verso la cameretta.

    «No, ho già fatto.»

    Con stizza, lanciò il trolley tra i cuscini sul letto. Un bicchiere! Ho solo fatto cadere un bicchiere una volta. Ok, ok. Sta’ calma. Sta’-cal-ma! Respirò profondamente un paio di volte con le mani sulla faccia, poi si guardò allo specchio: provò a sistemarsi i lunghi capelli scuri, infine decise di mettere il cerchietto.

    Dopo essersi lavata le mani entrò in cucina; notò che sul tavolo mancava la bottiglia.

    «Cosa fai nel frigorifero, signorina?»

    La mano della madre era già sullo sportello, pronta a chiudere.

    «Ho preso l’acqua.»

    I loro visi stavano alla stessa altezza, ma lo sguardo della madre era quello di una persona abituata a guardare dall’alto in basso.

    Cristina non abbassò gli occhi; poteva reggere la bottiglia con una sola mano, ma mise l’altra sotto al fondo per far vedere che era stata attenta.

    «Appoggiala piano.»

    «Sì, ma’.»

    Eseguì con attenzione, poi si sedette. In televisione il TG2 era già alla cronaca di costume. Sua madre portò in tavola la pentola e le servì i tortellini in brodo.

    «Com’è andata a scuola?»

    «Inglese bene, italiano bene, scienze bene, disegno bene.»

    «La Giacomazzo ti ha portato le mappe?»

    «Sì.» Ma aveva ancora bisogno di quegli strumenti didattici? Ormai non li usava quasi più.

    Silenzio, oltre la voce della giornalista. Cristina era tesa; mandò giù una cucchiaiata per sciogliere il nodo in gola. Il calore le diede coraggio.

    «Ma’, voglio fare i Geometri.»

    La madre distolse lo sguardo dal televisore e sfoggiò il suo sorriso irridente.

    «Cos’è questa novità? No, tu vai a fare il professionale, abbiamo già deciso insieme.»

    «Ho cambiato idea, non voglio andare al Don Bosco.» Si sforzò di restare calma e imboccò un altro cucchiaio.

    «Ma proprio i Geometri, amore? Che c’è tanto da studiare e poi è roba da maschi, Gesù.»

    Inghiottì. «A me piace studiare.» Continuò a mangiare, cercando di mascherare il nervosismo.

    «Senza le mappe? Guarda che non è mica come alle Medie che c’è musica, disegno, tecnica… bisogna studiare tutte le materie. Pensi che avranno la pazienza di seguirti? La scuola giusta per te è il professionale, questa è la verità.»

    «Al Don Bosco ci va chi non ha voglia di studiare. Io voglio studiare.» Non stava piagnucolando, vero?

    «Amore, ma che discorsi sono? Anche l’Ilaria aveva tanta voglia di studiare ed è andata al Don Bosco, su.»

    «È andata al Marco Polo, ma’.»

    «Ma sì, Don Bosco, Marco Polo… E poi il Don Bosco è vicino alla fermata della corriera, dai, lo sai. Lo bevi il brodo?»

    «No.»

    Le mise davanti il secondo piatto. «Vuoi un’arancia per dopo? Te la sbuccio.»

    «No, bevo un succo.»

    «Sta’ attenta a non rovesciare.»

    «Sì, ma’.»

    «E fa’ piano quando sparecchi.»

    «Ok.»

    Cristina aveva appena terminato in silenzio la finta cotoletta di pollo quando la madre uscì. Terminò anche le patate, non si sa mai che rientrasse. Quando fu sicura d’essere rimasta sola in casa sbatté la forchetta sul tavolo e andò in camera.

    Col primo colpo di braccia buttò a terra alcuni cuscini.

    Col secondo grugnì, senza farne cadere altri.

    Allora ne prese due con le mani, «A-ah!» e li gettò oltre il letto.

    Uno per volta, i cuscini volarono per la stanza, accompagnati da un urlo soffocato tra i denti.

    Ansimava.

    Un senso di frustrazione l’assalì, per non essere riuscita a trattenere la rabbia. Pianse, singhiozzando, stringendo tra i pugni il copriletto.

    Tornata un po’ di serenità si sciacquò la faccia con l’acqua fredda. Gli occhi erano rossi; si tolse il cerchietto e lasciò cadere il ciuffo sul viso, per nasconderli; Mi preferisco così, mentì a sé stessa.

    Sistemò alla bell’e meglio i cuscini in cameretta e sparecchiò con calma e naturalezza. Poi bevve un succo alla pesca senza rovesciarne una goccia.

    Rimise le sneakers, il piumino giallo, la sciarpa e il berretto con i paraorecchie; si guardò soddisfatta. Controllò d’avere con sé l’abbonamento per Rovigo e uscì. La foschia del mattino s’era finalmente diradata e il sole splendeva nel cielo di Stanghella; eppure faceva freddo. Con le mani ben infilate in tasca si diresse verso la fermata della corriera. Sotto la pensilina erano sedute un paio di persone.
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    Grazie Daxcosti.
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    Grazie Paluca
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    Bello. Davvero.

    Sai cosa? In quest'anno strano le storie ci sono state, le sentivo, ma non avevo nessuna voglia di ascoltarle. Avrei preferito che se ne andassero da qualcun altro, che le sapesse raccontare meglio di me.
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    L'ho fatto. Ho messo le versioni a confronto, per lo meno di Accadde al Midnight e de Il cercatore di androidi :) Nei racconti lunghi.
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    Urca... Arianna, hai tirato fuori un argomento che meriterebbe un thread per conto suo. Allora, io ho editato per la pubblicazione, sempre con la stessa editor:

    Ewan (Castelli di Parole, volume 1)
    Il lago della Sposa (antologia mai pubblicata)
    Accadde al Midnight (Così amate - Storie di ragazze)
    Il cercatore di androidi (INK - Antologia)

    Magari ti stupisco facendoti notare che il racconto pubblicato in antologia INK non è lo stesso che ha vinto INK Fantascienza.

    Comunque sono sicuro che ti riferisci ad Accadde al Midnight e in effetti abbiamo messo pesantemente mano al racconto proprio per esigenze di genere; l'omosessualità delle protagoniste era tra le righe della versione che ha partecipato a INK, anzi ti dirò la verità: io che sono l'autore non avevo nemmeno capito che le due ragazze stavano insieme XD XD
    Per la pubblicazione, la curatrice ci ha chiesto di rendere più esplicito che le ragazze fossero fidanzate e abbiamo così rimaneggiato il testo e aggiunto l'epilogo. Se ho voglia e tempo, provo a pubblicare un confronto tra le due versioni, magari di tutti e quattro i racconti. Grazie mille per tutto.
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    Analisi tecnica:

    La struttura è quella classica quinario+settenario+quinario; senza difficoltà il conteggio delle sillabe, in quanto le sillabe metriche coincidono con quelle grammaticali.

    Il riferimento stagionale (anche se non richiesto dal gendai haiku) è l'inverno.

    Il cambio di prospettiva è al termine del secondo verso (a meno che l'autore non abbia pensato a una grotta nel cielo, ma dubito).

    Analisi artistica:

    Il contrasto è tra il rosso fuoco e la luce, due fenomeni luminosi che le metafore rendono molto potenti e imponenti forzando il lettore a guardare il fenomeno descritto sotto diversi punti di vista.

    Il cielo rosso fuoco può essere interpretato come tramonto o alba, a scelta del lettore che può interpretare la fine di un'era o l'inizio di quella nuova.

    "Strano Natale" fa pensare a quello presente (2020) e quindi il tutto porta a reinterpretare l'haiku come metafora di rinascita ma anche ritorno a un festeggiamento più vicino al significato originario.
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    Caro Molli.

    Ottima prova senza dubbio. Ma mi permetto di dire, ora che le bocce sono ferme, che il miglior Molli per me resta l'autore di Molli in Cina.

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    Chissà quali meraviglie erano presenti nella villa dell'ultimo ballo? Chissà se Lady Georgiana le avesse mai viste prima? Chissà...

    Quando avevo quattordici/quindici anni scrissi una canzone dal titolo L'ultimo ballo, chissà dove è finito il testo. Nonostante tutti i motivi che avevo per premiarlo, non da ultimo il genere che amo, mi è dispiaciuto non trovare un posticino per questo racconto che, tra quelli che hai mandato in gara, secondo me è quello che ti è riuscito meglio.

    Complimenti.
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    Grazie mille per la citazione; dalla vincitrice. Onoratissimo.

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    Grazie Stefia.

    Un punto inaspettato, graditissimo anche per questo.
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    Grazie Molli.
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    Non sognarti di acquistare qualcosa di mio! Mi raccomando, aspettati che te lo regalerò :) Fammi questo favore, se mai avverrà che pubblico qualcosa.
2563 replies since 29/9/2016
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