Scrittori per sempre

Votes taken by Giancarlo Gravili

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    Tratto che rincorre l'essere dell'autore, forte e deciso e senza troppi fronzoli... il vivere viene fotografato nelle sue scene e queste cambiano nel divenire degli eventi. Ottima la scrittura che non s'appoggia sul classico svolgimento ma prende per il bavero il lettore e gli sputa la storia e lo fa talmente bene che il lettore dopo deve asciugare la coscienza per comprendere che le realtà della vita sono tante e non solo quella in cui vive la sua retorica. IL racconto si legge come vuole che l'autore venga letto e il suo obiettivo viene raggiunto. Abile osservatore e intercalato totalmente con la realtà che lo circonda il nostro autore riesce a trascinarci perfettamente nella scena che descrive e se poi il senso e la trama possono cambiare a seconda della sensibilità del lettore, questo non conta. Abbiamo davanti il mondo così com'è e tal quale lo descrive che scrive e non possiamo che fare plauso e complimenti.
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    Comincio a preoccuparmi... Mi chiamo Gian, a volte uso il gel per capelli, ho un tv 70 pollici e la mia aura e blu con riflessi verde smeraldo...
    Mah...
    Trama ben ideata e si percepisce nel finale dove conclude il suo vedere dal lato femminile, un connotazione voluta dell'universo maschile nel suo aspetto più superficiale che spesso appare sul davanzale dell'edonismo. Non so se questi uomini siano profondi o solo esteriormente colmi del loro vuoto oppure ragionino solo con attributi e contributi. La trama va deve deve e la narrazione scorre piacevolmente attraverso le scene che si susseguono e che mettono in risalto quanto si possa scoprire di se stessi... anche quei lati celati che nemmeno noi sospettiamo d'avere. Un bel raccontare che va premiato!
  3. .
    Corridoio, muri e crepe e muratori... siamo in una scuola, sì, ma quale? Io ero lì e mi chiamo vita e tu che scrivi sei così presa dal tuo lavoro che il corridoio non porta dove vorresti, non conduce ma ti conduce in modo quasi forzato, abulico, inerme e tu intanto cominci a chiederti, a cercare quelle crepe che qualcuno ripara in fretta, cerchi i tuoi sogni e li rendi vivi nel tuo io.
    Intanto il Supervisore decide che questa è la tua vita, ma tu cerchi la porta che sveli ciò che cerchi e ciò che cerchi è il sunto di tutto il pensiero scibile e non scibile, quello che genera sogni e mostri, quello che difficilmente mostri e del quale nulla vorresti mostrare... Sei chiusa tra corridoi e crepe e non apriresti facilmente porte che non esistono, eppure le vuoi aprire per sfuggire alla supervisione immateriale del tuo mondo materiale che ti confina spesso in stanze e corridoi e allora non resta che aprire quella porta, che la tua anima sempre aveva voluto nascondere alla tua visione interiore. È siamo con te... a percorrere corridoi, a veder turare crepe, a cercare porte dentro di noi...
  4. .
    L'infelicità è ciò che rende una famiglia infelice ancora più infelice... Sì, parlo dell'infelicità che ognuno di noi porta con sé riversandola spesso sulla vita comune degli altri e la famiglia può considerarsi il sunto delle singole infelicità di ognuno dei suoi componenti e a loro volta, come dice la parola stessa, l'infelicità è un età differente per tutti e infelice a suo modo nella differenza dell'esistenza singola.
    Nel racconto scritto molto bene il tratto che risalta è la condizione individuale dei componenti della famiglia che vengono caratterizzati nel modo in cui la trama stessa lo richiede. Uno spaccato che nasce dalle esperienze visive e vissute della protagonista che le rielabora e le dipinge con i giusti colori nell'elaborazione della narrazione. Eventi e pensieri vanno quasi a braccetto nel rincorrersi e l'espediente del piccolo incidente ad Anna serve per rendere esplicita tutta la morale del racconto. Piaciuto molto questo racconto bello e consone al canone narrativo dell'autrice.
  5. .
    Risalta nell'immaginario l'indole protettivo e forte dell'autrice che pervade ogni nota del racconto che nella sua trama si svolge con una cadenza che va pian piano ad aumentare la sua drammaticità. Si viene catapultati nel racconto un passo alla volta per darci la possibilità di capire chi è Adelaide e perché ora vive e agisce in un certo modo. Il male va superato alla fonte e per farlo bisogna aprire gli occhi dell'io cosciente su se stessi e poi su ciò che circonda. La donna deve essere consapevole di tagliare la miccia della bomba prima che esploda. Dietro la cruda esposizione della vita di Adelaide si nasconde la grande umanità dell'autrice che è forte e risoluta ma che nel suo agire pratico lascia spazio a tutta la femminilità che la contraddistingue. La lettura scorre senza pause e la costruzione del racconto fa in modo che il coinvolgimento sia totale siano alla fine. Quando l'abisso si mostra per quel che è il confine col baratro rimane invalicabile.
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    "Avevo una capanna in africa" ed elefanti e leoni e il cuore pulsava nei tramonti rossi e nelle distese... Un racconto che ci parla direttamente al cuore col cuore della scrittrice e di quello che è fissato nei suoi sogni. La storia fila e la trama appare articolata in un canone scorrevole ed equilibrato. La figura del vecchio sul dondolo dà molto l'immagine precisa di ciò che si vuol raccontare al di là del senso stesso del racconto: "la realizzazione dei sogni". Il resto dei personaggi e delle azioni deve necessariamente ruotare intorno a questo concetto e non serviva a tal scopo la caratterizzazione delle figure femminili oltre un certo standard descrittivo. Ottima capacità di dipingere le figure umane e in fondo l'occasionalità della vita s'evince nel modus operandi della scrittrice. Trama che si collega perfettamente con incipit ed excipit e quel senso di giusto finale per il vecchio migrante al contrario e per i sogni di Kofi appaga il lettore nel finale.
    Scrittura omogenea e lineare nelle proposizioni che seguono un andamento corretto, un ottimo lavoro in definitiva.
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    No, anzi ti ringrazio per il tuo commento che è giustissimo, ne ho approfittato per delineare il concetto anche per gli altri autori, la forza di sps sta proprio in questo scambio di annotazioni che aiutano enormemente a migliorare il proprio modo di esprimersi e soprattutto a comprendere se ciò che si scrive è percepito secondo i canoni da noi desiderati. L'esegesi è fondamentale proprio per questi motivi, grazie ancora.
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    Ciao e grazie ai primi commentatori, una piccola precisazione sulle giuste note rilevate. La frase «Resteremo amici» è inserita nei caporali bassi proprio per una sorta di immunità grammaticale nel riportare locuzione verbale tal quale pronunciata e che messa così dà tutta l'ironia della situazione in cui risulta ovvio che la decisione non è certo bilaterale nonostante il parlare risulta affermativo come se fosse una conferma a un accordo già preso tra parti.
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    Grazie Tom, in realtà il mummio è uno stato d'animo di chi pensa e agisce da morto ma è vivo e vegeto e non conosce la vera morte...
    L'arcano è in quel "sapere" di morte, infatti chi non è morto veramente non può "sapere" di morte.
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    Il poeta si rivolge a se stesso
    Ricercando una nuova genesi... Era un dialogo interiore
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    Ciao e grazie a te per l'esaustiva esegesi del testo

    Ciao Tom comprendo il tuo cuore in tutto ciò che fai, dici e scrivi...
  12. .
    La bellezza della scrittura risiede proprio nell'empatia che s'annida nel lettore, diversa e varia, guai se non fosse così.
    Se non esprimessi la volubilità umana sarei un bugiardo e non avrei "valore" in quello che scrivo, a volte sono nero, altre bianco, semplice o cupo e in ogni cosa trovo rinascita anche nelle più banali. Ciao Vlad!
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    Ol ola ho colletto la l scappata
    plima che a Tomocatzu sfugga pule 'na cag...
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    Ho voluto divertirmi con il cinese, aiuta molto a esercitarsi con la voce e con i muscoli facciali che devono essere allenati per recitare, grazie!
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    Ma Tom ha la criptonite con sé, mejo de superman...
259 replies since 30/5/2017
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