Scrittori per sempre

Votes given by vivonic

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    CITAZIONE (Tony-the-sub @ 5/5/2020, 11:36) 
    Spiacente. Il mio commento resta tale e quale. Piuttosto non capisco comme sia passato il racconto di Mangal quando voi stessi di Sos dichiarate di non ammettere la politica nel vostro blog. O mi sbaglio? Niente di personale contro il signor Mangal e le sue idee. C'è solo da rispettare il vostro stesso regolamento. Buona giornata.

    Tony, il forum è apartitico e apolitico e l'associazione culturale è apartitica e apolitica. Punto. È scritto nel regolamento generale del forum e nello statuto dell'associazione.
    Questo per consentire a chiunque di esprimere la propria opinione in maniera democratica, considerando noi la scrittura fra le forme d'arte più democratiche che esistano.
    Il regolamento è chiaro, non sono consentite opere che promuovano razzismo, pornografia e in generale violazioni della legge. Scrivere un racconto che simpatizza per la destra o per la sinistra non è reato, sono diversi i racconti in questo forum che hanno trattato di Silvio in maniera poco riverente ma rimuovere contenuti che non sono del nostro parere politico somiglia molto alla dittatura, di destra o sinistra non cambia molto.
    Il racconto del signor mangal è un'opera di sua proprietà ed è pubblicata come la partecipazione di un utente e non come forum o come associazione, e rispecchia unicamente l'idea dell'autore (e magari di altri ma non ci riguarda).
    Si basa su un fatto storico ed è ucronico, piaccia o non piaccia è in gara perché la libertà di espressione è un diritto inalienabile.
    Quindi ti chiedo di usare nei commenti lo stesso metro di misura che stai usando per gli altri racconti, sintassi, grammatica, fraseggio, esposizione e via dicendo, fermo restando il fatto ormai assodato che non ti piaccia l'idea, come hai ben esposto proprio in virtù della stessa libertà di espressione che ci chiedi di censurare.
    Stiamo chiedendo solo un commento costruttivo e il rispetto del regolamento, non un dibattito politico.
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    CITAZIONE (vivonic @ 10/4/2020, 11:06) 
    CITAZIONE (DaveDuck @ 10/4/2020, 10:43) 
    Adesso lo scrivo una volta per tutte: non commenterò più le riflessioni personali.
    Non me ne vogliano moderatori e autori, ma tanto finirò per scrivere sempre la stessa cosa: non è un racconto!
    Sono poi praticamente tutte uguali e non sono nemmeno sicuro che questa io non l'abbia già letta e magari pure commentata.
    Quindi, se verrò escluso per questo me ne farò una ragione, ma io da adesso in poi quando leggo una sorta di lungo aforisma passo oltre e non commento, perché possa esso anche essere scritto da Alexandre Dumas, non è un racconto!

    Dave, capisco il tuo punto di vista e ti assicuro che per molti aspetti è condivisibile. Però ti faccio notare una cosa: ci sono tantissimi nuovi autori che, magari, non hanno pensato di non stare scrivendo un racconto. Mi spiego: può darsi che per loro queste riflessioni siano il pensiero dei loro protagonisti, le trame dei loro 100, e così via. E tu, da Autore in concorso, hai la possibilità di essere loro utili, spiegando loro perché non hanno inviato un racconto.
    Se poi la frustrazione di ripetere sempre le stesse cose prevale, questo io lo capisco. Infatti, sarà sufficiente che tu rimandi a quanto già detto, purché ci faccia capire che hai letto il racconto. Ovvero: "Come già detto precedentemente, non considero questo 100 un racconto ma una mera riflessione personale", se vuoi aggiungendo brevemente il motivo (il che sarebbe preferibile).
    Così non ti inimichi nessuno e ci aiuti a finire i nostri controlli :)

    Compreso il concetto e chiedo scusa per lo sfogo. Allora commenterò in modo non troppe caustico ma diretto quelli che non considero racconti 🙂
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    Ciao Renata, mi intrometto perché, al contrario di te io ho apprezzato questo testo. Sono cattolica e non credo affatto che tu sia “troppo antiquata”. Rispetto quello che affermi. Solo che io apprezzo l’ironia di questo racconto un po’ alla “Mistero Buffo”. Anche Fo ebbe i suoi grattacapi con quell’opera...

    Edited by Petunia - 2/3/2020, 14:34
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    Invento sul momento: i cesaricidi non sono i cesaricidi, perché non uccidono Cesare. Tengono in cantiere il loro progetto. Nel frattempo si alleano subito con Ottaviano contro Marco Antonio. Battono Marco Antonio, che viene ucciso e non entra mai a fare parte del secondo triumvirato, che neppure si forma. Ottaviano porta avanti lo stesso tipo di progetto che aveva Cesare. A questo punto i cesaricidi diventano gli "ottavianicidi" e lo fanno fuori. Non nasce mai il principato, di Augusto, quindi non nasce mai l'impero. Per il seguito, non so...

    Perdonate, ho bevuto un po' di zibibbo a cena, e io sono astemia...
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    Cesare sbranato dai cani e non ucciso dai congiurati fa sì che poi magari non si scateni tutto il pandemonio che è seguito. Anche se poi il suo testamento sarebbe stato ugualmente letto, si sarebbe comunque scatenata la lotta tra Ottaviano e Marco Antonio e via dicendo… Però non ci sarebbe stata la caccia ai cesaricidi, ad esempio.
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    CITAZIONE (Achillu @ 10/1/2020, 18:34) 
    Quindi se mi invento che nel 1951 l'alluvione in Polesine causò 82 morti anziché 81 ho cambiato la storia?

    Più che altro, questo ti obbliga poi a spiegare tramite, che so io, spoiler o altro, che quell'uno che avrebbe dovuto morire e invece è sopravvissuto è diventato poi protagonista di qualche cosa su cui poi costruisci il racconto. Insomma, devi fare sì che la sua sopravvivenza diventi rilevante. Il problema è che, appunto, magari gli 82 morti erano degli sconosciuti, storicamente e socialmente parlando, quindi ti tocca spiegare e questo, direi, rende poco fruibile la narrazione.
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    Approfitto del tuo intervento, Vivonic, per ringraziarti del tuo commento al 100 che sebbene non positivo mi ha dato ottimi spunti per riflettere. È il tipo d critica che prediligo, del resto perfettamente in linea con le recenti indicazioni per i commenti futuri.
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    Ringrazio Achillu che con il suo video illuminante mi ha tolto dall’imbarazzo di non esser riuscito a far capire da subito il riferimento del mio 100. Ritenevo erroneamente che, se non la vita di Caruso, almeno la storia molto nazionalpopolare del meraviglioso pezzo di Dalla fosse più conosciuta.

    Ma il bello è venuto dopo, con il commento di Akimizu, al quale vorrei dire:
    1) Se avessi detto prima del post di Achillu che si trattava di Caruso, saresti stato perfetto.
    2) vorrei sapere dove hai letto nel mio 100 che che Caruso era morto in quell’albergo di Sorrento. Non l’avrei mai scritto perché sapevo che era morto a Napoli per una peritonite che non aveva niente a che vedere con l’intervento a un polmone per il quale era convalescente a Sorrento.
    3) mi piacerebbe sapere anche dove ho scritto che da quel terrazzo si sentivano i rumori della città di Napoli, effettivamente un po’ distante. Ho parlato in generale di rumori della città. È plausibile invece che Caruso potesse sentire i rumori di Sorrento che potevano essere all’epoca quelli della strada: le grida degli ambulanti, le voci del popolo, le ruote dei carri trainati dai cavalli, ecc.ecc. senza dover per forza scomodare Napoli.
    Narra la leggenda che Caruso cantava da quel terrazzo e che la sua voce si sentiva fino al porto, appunto di Sorrento. Quindi, poteva anche lui sentire voci e rumori di città oppure no?
    Tutte queste osservazioni fantasiose sono state raccolte automaticamente da alcuni commentatori successivi come oro colato e alcuni di essi hanno rincarato la dose con severi richiami all’uso più attento delle fonti.

    Per tutto quanto detto, a costo di essere antipatico, mi permetto di richiamare a una lettura più attenta, soprattutto trattandosi di sole 100 parole e non considerare vangelo quanto detto da altri.
    Per concludere vorrei anche dire, a sostegno della mia predilezione per il “non anonimato”, che giocando a carte scoperte, avrei potuto intervenire subito per bloccare affermazioni inesatte.
    Invece, me meschino, ho dovuto soffrire in silenzio, pena l’esclusione ...
    Ve voglio bene assaje
    Ma tanto tanto bene ... 😊😘
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    Commento fuori tempo massimo.
    Questo 100 l'ho letto una decina di volte. Ho odiato la penuria di virgole, anche se credo che l'autore l'abbia fatto per rendere il ritmo serrato. No, non è così che si fa: le virgole e gli a capo lo avrebbero reso meno confuso.
    Però, cavoli, l'idea è originale, anche geniale, peccato per la tecnica.
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    In questo caso il concetto scadenza secondo me non è corretto, perché si tratta di un evento imprevisto.
    L'"Io maschilista" non mi convince. Credo che tu intenda nel senso di machismo, il protagonista si crede troppo maschio per accettare le avances di una donna, che dovrebbe invece riceverle passivamente (da qui, l'imbecillità di averla rifiutata per un motivo futile, mi pare); non condivido, però, la scelta linguistica.

    La morte arriva senza pathos, a questo punto, se si fosse trasferita in un'altra città o si fosse sposata con un altro, sarebbe stato lo stesso, senza scomodare l'inflazionata mietitrice.
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    L'ho sentito così vero, nel suo piccolo, senza pretese, che questo 100 credo sia autobiografico.
    Correggimi, autore, se sbaglio.
    Però il Chi maiuscolo e il sottolineato no. Quelli difficilmente te li perdono: le parole hanno una loro potenza intrinseca; evidenziarle così, mi suona come mancanza di fiducia nel lettore, che non capirebbe quali sono le parole chiave, se tu non gliele porgessi sotto il naso.
    Mi capita spesso di discutere questa cosa, soprattutto riguardo le virgolette, ma anche qui è una cosa simile: la nostra lingua ha delle regole, anche su come usare il maiuscolo, perciò se non intendevi dire che Dio si affaccia alla tua terrazza, per me il maiuscolo è fuori luogo.
    Inoltre, "veramente" è un avverbi che serve a sottolineare quello che stai dicendo, sottolinearlo mi pare ridondante; a parte che trovo la sottolineatura una soluzione più adatta al linguaggio burocratico, che a quello artistico.
    Queste critiche comunque sono davvero delle sciocchezze, rispetto all'effetto complessivo del 100, che mi è piaciuto molto
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    Un 100 interessante.
    Una storia che inizia e finisce e vuole (forse) lanciare anche un messaggio.

    Le parole sono pesate e rimangono ingessate dentro il limite di battute. Avrei preferito sentire di più l'atmosfera lugubre della storia, ma, come si dice, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: difficile scrivere in 100 parole una storia e le emozioni che dovrebbe suscitare.
    Quindi la scelta di scrivere qualcosa di un pò "didascalico", ma comunque d'effetto.

    Sull'ultima frase mi sono soffermata un pò di più: al di là della leggenda (vera o inventata, ma presumo la seconda, o almeno lo spero…), sembra in realtà un monito verso tutti noi, visti i tempi che stiamo vivendo: anche noi un domani saremo avi di qualcuno. Sembra che l'autore lanci un disperato appello: guardatevi intorno, vedete… non voltatevi di là. Fate qualcosa, adesso.

    La scusa di un antica leggenda che rimane impressa per la sua crudezza, per parlare del terribile futuro che ci aspetta e che prospera in questo presente fatto d'orgogliosa indifferenza.
    In 100 parole.

    Interessante.
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    Mi ritrovo a fare una critica (tra l'altro già notata)che a suo tempo avevo "subito" su un mio 100: effettivamente qui non c'è trama, ma solo riflessioni, ancorché interessanti e pregne di spunti su cui discutere.
    Non so, se posso dare un modesto consiglio su come poterlo riscrivere senza scardinare la sua struttura: perché non provare a fare riflessioni dal punto di vista opposto, ovvero quello della morte? Come vede i mortali colei che li rende tali? Ridacchia o si preoccupa?
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    Sto cercando di capire di chi si parla, ma ancora non ci sono arrivato...credo che questo testo sia ben scritto, sottile e preciso allo stesso tempo, dice ma non dice, insomma per me è ben costruito.
    Aggiungo, se mi consentite, due cose: primo che condivido con il protagonista la libertà di scegliere quando porre fine alla propria vita, per qualunque ragione; secondo, come dice Vivonic, è bene parlarne sempre di certi temi, finché il legislatore non si darà una svegliata.
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    CITAZIONE (vivonic @ 2/10/2019, 00:02) 
    Per un 100, è davvero troppo: è decisamente il finale di Melancholia, soltanto che Lars aveva avuto a disposizione due ore (noiosissime, se vogliamo) prima di giungere a quei dieci minuti finali di puro capolavoro mondiale.

    Come noiosissime? Ti concedo lente, ma non noiosissime. È l'incedere lento verso l'inevitabile, la tragedia che non può che accadere e infatti accade. È l'inno alla fine della speranza. Se l'intento di questo 100 era lo stesso a parer mio non è stato raggiunto in pieno, se le immagini poetiche e cariche sono lo specchio letterario della fotografia di Melancholia manca completamente il pathos. Ma manca soprattutto la certezza della tragedia, della fine. Questa caduta della luna è reale o metaforica? A cosa è dovuta? Il 100 è troppo criptico per essere centrato in pieno, serviva qualcosa di chiaro e diretto, come un pugno, come uno scontro tra pianeti.

    Edited by Akimizu - 2/10/2019, 14:43
453 replies since 30/1/2012
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