Scrittori per sempre

Votes taken by caipiroska

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    Byron, mi hai beccato!
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    Ma dai!!!
    Che bel modo d'iniziare la settimana!
    Grazie a tutti!!!
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    Inizio con due considerazioni: ma il nome della signora non poteva essere scritto solo con le iniziali? M.S. per me erano sufficienti, invece l'autore ne puntualizza la lunghezza e le vocali finali. Perchè?
    E' un indizio per me, lettore? Vale come per il mini MM?

    Considerazione due: la frase "deducendolo dal punto di ritrovamento e dall’entità delle ferite," che a mio avviso stona un pò, poteva essere tranquillamente tralasciata in modo da avere altre 10 preziosissime parole da inserire in questo mini oscuro.

    Che poi oscuro non è...

    La signora (della quale non sappiamo niente: se era ironica, o burlona o matta o quello che era…) scrive quindi il biglietto dopo essere morta, facendolo confermare da un altro morto che ha assistito alla scena. Le serviva come testimonianza per accedere all'al di là.
    Ma lo ha dimenticato nell'al di qua.
    Quindi la signora rimarrà per sempre un'anima in pena che vaga sui terrazzi dei sesti piani a far seccare i fiori ( ecco perchè nonostante le vostre cure, essi muoiono…).

    A parte gli scherzi, non so come valutare un testo dove chi legge può interpretarlo come vuole...
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    Un 100 interessante.
    Una storia che inizia e finisce e vuole (forse) lanciare anche un messaggio.

    Le parole sono pesate e rimangono ingessate dentro il limite di battute. Avrei preferito sentire di più l'atmosfera lugubre della storia, ma, come si dice, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: difficile scrivere in 100 parole una storia e le emozioni che dovrebbe suscitare.
    Quindi la scelta di scrivere qualcosa di un pò "didascalico", ma comunque d'effetto.

    Sull'ultima frase mi sono soffermata un pò di più: al di là della leggenda (vera o inventata, ma presumo la seconda, o almeno lo spero…), sembra in realtà un monito verso tutti noi, visti i tempi che stiamo vivendo: anche noi un domani saremo avi di qualcuno. Sembra che l'autore lanci un disperato appello: guardatevi intorno, vedete… non voltatevi di là. Fate qualcosa, adesso.

    La scusa di un antica leggenda che rimane impressa per la sua crudezza, per parlare del terribile futuro che ci aspetta e che prospera in questo presente fatto d'orgogliosa indifferenza.
    In 100 parole.

    Interessante.
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    Questo 100 mi lascia perplessa perchè non capisco quali siano le intenzioni dell'autore…

    Il brano inizia con delle considerazioni ovvie: ma una madre ha bisogno di trovarsi in una situazione simile per capire cosa sia importante per suo figlio? Dopo tre anni passati insieme?
    Nel finale poi, sembra che la colpa sia addirittura del terrazzo: questa donna non è disperata, non dimostra di aver capito granché dalla situazione e, soprattutto, non si dà nessuna colpa.

    Se il brano vuole avere una parvenza di denuncia verso certi comportamenti sconsiderati da parte di genitori "distratti", il finale è uno solo: il bambino muore.
    Solo così il brano diventa indelebile e la donna forse un giorno capirà che dalle responsabilità non si scappa.

    Ma l'autore non ha questo intento.
    Rimane imparziale e non entra nella vicenda, lasciando la donna a guardare cosa accadrà, facendole pregare il suo Dio che, nella Sua infinita bontà, saprà fare la scelta giusta.
    Va da sè che se il bimbo si salva lei "la passa liscia", e francamente questo non mi piace.
    Domani, o dopo un anno, potrebbe trovarsi in una situazione simile...

    Forse, se l'autore non aveva intenzione di schierarsi, di condannare ( di sporcarsi un pò, insomma…) doveva confezionare il brano con un taglio giornalistico, come suggerito da altri.

    Così non so, il brano perde efficacia, e non capisco cosa devo capire.
  6. .
    ...peccato che non si riesca a capire da dove arrivi la sua certezza finale.

    In 100 parole si è voluto includere l'amore tra Enrico (probabilmente un anziano con enfisema polmonare) e una cantante stonata ma dagli occhi magnetici, la passione per la musica e il canto, una nave portatrice di cattivi presagi che transita lenta davanti al terrazzino di un hotel e la certezza di una morte imminente.
    Il tutto innaffiato di malinconia.

    Il progetto è ambizioso e geniale ma, a mio discutibilissimo parere, sono situazioni che si amalgamano male le una con le altre: il racconto infatti, si potrebbe dividere in due e una parte non sentirebbe la mancanza dell'altra.
    Il terrazzo poteva essere una finestra, e non sarebbe cambiato niente.
    Scadere come sinonimo di finire (che in questo contesto ci stava anche meglio).

    E poi, secondo me, scadere e finire non sono proprio sinonimi…

    E' un bel testo, che però gira su se stesso e non riesce a decollare, perchè frenato da uno strano clichè.
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    "la si vede come… una caduta verso l'ignoto".
    Togliendo "una scadenza" il racconto non cambia di una virgola, il senso rimane immutato e non si perde o aggiunge niente.
    E in un cento a tema "scadenza" questo fatto ha il suo peso.

    Il brano è gestito in maniera strana: in due righe si passa da "è brutto morire" a "dopo un pò non avremo più paura della morte" e il perchè si perde tra le righe.
    I punti di vista si mescolano un pò: forse era più corretto affermare che "è brutto veder morire gli altri", perchè, credo che l'esperienza del morire non si possa raccontare (magari è meravigliosa, eh…).

    In questo brano noto anche una certa "libertà" nell'uso del POV: si parte da un narratore sterno, per arrivare a un noi, e poi a un tu informale… C'è un pò di confusione…
    Esempio: siamo predestinati (noi, soggetto sottinteso)
    Non sai cosa ti aspetta (tu, soggetto sottinteso)
    Ecc...

    E poi troppe ripetizioni in un testo così breve: quattro morto/e, due ignoto, due soli. Troppi.

    Un testo un pò ambiguo: ma alla fine l'autore ha paura della morte o la vede come una liberazione?
    In più s'introduce il tema della solitudine come incentivo per desiderare la morte.

    Mi scuso con l'autore se questo intervento può risultare provocatorio, in realtà il messaggio arriva forte e chiaro, ma, a mio discutibilissimo parere, ci sono delle libertà che zavorrano il testo invece di renderlo libero e incisivo.

    Argomento ostico da trattare in cento parole...
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    Ma sì, diamoci all'occulto!
    Un messaggio riciclato,
    un cenone abolito,
    l'informatico a cui non sfugge niente,
    e 100 frenetiche ore per buttare giù qualcosa di decente…

    Insomma, come spunti non c'è male...
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    Auguri Mangal!
    Ce l'hai fatta prima della terza reincarnazione!!!

    pensione
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    Fuori tempo massimo, ma arrivano anche i miei Auguri!
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    Scorrevole, fresco e frizzante.
    Leggero, vagamente irriverente, con il pregio di strapparti quella smorfia di sorriso che t'incolla subito alla pagina.

    Il "povero" protagonista incalzato dal Despota e dagli ormoni scoppiettanti, intriso dai vapori sudaticci della palestra e distratto dalla fiammata di un'improbabile capigliatura, s'inoltra nel vicolo cieco dell'ennesimo round di uomo vs donna.
    Il Perseo del terzo millennio riuscirà a fronteggiare questa nuova Medusa?
    All'epoca intelligenza e astuzia ebbero la meglio sulla Gorgone: anche perchè si era appurato la pericolosità del soggetto.
    E adesso?
    Riuscirà il nostro eroe ad avere la meglio su uno degli esseri più pericolosi del pianeta (cioè la donna…)?

    Interessante l'approccio che dai alla situazione con la conseguente interpretazione in chiave comico-catastrofica: un bel quadretto contemporaneo che la dice lunga sul rapporto uomo-donna.

    Sfumature autunno in Narnia: bellissimo!
    La voce da velociraptor di gomma non me la so immaginare, ma ci sta bene…

    Questa è una (tra le molteplici!) qualità della tua scrittura: la capacità di descrivere con ironia le "disgrazie" dell'ordinario quotidiano.
    E questo pepe che sai infondere alle tue storie è una qualità che apprezzo molto.

    Perchè si presagisce già che finisce male…
    Magari tra cento pagine la cosa funziona, ma adesso (presumo…) si sfiorerà una tragedia (comica).
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    Grande Aki!
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    Povere mamme!
    Quando crediamo di sapere tutto è il momento di ricominciare da capo...
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    Tanti cari Auguri, Renè!
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    Un bel racconto, ricco di poetiche visioni e situazioni sospese.
    Mi è molto piaciuta la tua Venezia, suggestiva e monocolore, dove la sciarpa rossa guizza come l'abbaglio di qualcosa.
    Bello tutto, insomma...
    Ma...
    Se la stessa cura che è stata usata nelle descrizioni, si fosse allargata contemplando anche la struttura della trama, credo che il risultato, a mio modesto parere, sarebbe stato ottimo.
    Il tema ha imbrigliato la fantasia, l'incoerenza a tutti i costi ha tolto qualcosa al testo.
167 replies since 30/9/2016
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