Scrittori per sempre

Votes taken by Otter Dan

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    Ho avuto la sensazione che in questo racconto ci fosse o poca o troppa storia. Poca perché non riesco a comprendere l'origine dei pensieri, troppa perché tanto spazio lo prendono dei dettagli narrativi più che emozioni e pensieri.
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    Ciao Cristina,
    personalmente quando scrivo sento sempre una sorta di esigenza, un'esigenza di conoscere, quasi inglobare una questione e poi risputarla fuori dandogli una forma. Dare una forma può essere un modo per sentire una maggiore controllo sulla questione, un modo per renderla visibile, un modo per farla esistere quando invece è lontana o irreale, ma in ogni caso è questa sorta di rito plasmatorio che mi da soddisfazione, e che spesso mi aiuta a capire meglio me e il mondo.
    Sono anche dell'idea che l'artista (inteso come fautore della propria espressione) debba allontanarsi il più possibile dal giudizio altrui e si possono trovare degli escamotage su come riuscirci perché spesso è difficile. Sono anche dell'idea che la forza di un'immagine di una persona sia tanto maggiore tanto meno essa si lasci influenzare dal giudizio, tante delle mie condizioni sono notevolmente migliorate da quando ho incominciato a non vergognarmi e sostenere le mie idee invece di difendere uno stato di apparenza.
    Sullo scavare dentro se stessi puoi solo sapere te se è il momento giusto, è come guidare una macchina con qualche problemino, a volte bisogna fermarla e aprire il cofano ma se si fa troppo spesso o troppo a lungo allora vuol dire che facciamo poca strada.
    Detto ciò in bocca al lupo, qualsiasi scelta fatta con coscienza non può che essere positiva.
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    L'idea di prendere dei maestri e metterti al tavolino è sempre interessante, anche perché ognuno ha i suoi maestri e le combinazioni sono infinite. In questo racconto però, forse per la grandezza dei personaggi, lo stile rimane un po' rigido e alcuni discorsi sono carichi di significato in maniera un po' pesante. Il finale e tutti i momenti in cui l'atmosfera si rilassa un po' sono invece assai carini.
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    Quanta fretta hai?
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    Molto carino questo racconto, che utilizza un stile un po' antico, di quando l'horror non aveva ancora un nome e si evitavano tante esagerazioni (e meno male).
    Il difetto più grande è però secondo me nel finale che arriva secondo me troppo rapido e ha una dinamica un po' costruita: il protagonista in un solo periodo scende le scale, scopre la veridicità della lettera, sale le scale e scopre il mistero della bestia. Secondo me puoi diluire un po' queste affermazioni, magari puntando sulle ansie del protagonista, oppure spostare il coltello di sopra e fare un finale col botto, ma meno "movimentato".
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    Uno dei racconti finora più belli fra quelli letti dello step, forse la prima parte da sola sarebbe già bastata mentre la lunga successione di brevi paragrafi tende forse un po' troppo a spezzare il ritmo. Titolo magnifico. Comunque vorrei spezzare una lancia contro le critiche: il piano è disperato tanto da essere sciocco ma l'autore non ci mostra un personaggio arguto e stabile, ma più uno che non sopporta più gli orrori della guerra e della deportazione. Per quanto una serie di azioni possa sembrarci inconsueta e lontano dal nostro modo di pensare fa parte della libertà del personaggio, e quindi non la definirei irrealistica.
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    Un argomento su cui è difficile ed è forse ancor più difficile commentare. Parlando di tragedie si rischia sempre di cadere nel patetico o di mantenersi troppo sulla cronaca e in questo racconto non ci sono eccessi dell'uno o dell'altro e per questo meriti un plauso. Però purtroppo sento i miei sentimenti toccati da questi avvenimenti smuoversi indipendentemente dal testo come se la tragedia si fosse mangiata le parole, perciò mi è difficile riconoscere un giudizio su quello che hai scritto.
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    Probabilmente se questo racconto fosse inserito in un antologia di autori affermati non sarei in grado di distinguere la sua amatorialità. Davvero complimenti: la narrazione è incalzante, i personaggi incredibilmente vivi, la storia interessante. Unica cosa che ho trovato stucchevole l'iniziale tentativo d'incuriosire il lettore, un po' forzato, ma alla fine fa molto americano e nel contesto ci sta.
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    Mi candido come tristone che non ha trovato la battuta così divertente. Almeno uno ci deve essere.
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    Secondo me non essendo il metaracconto propriamente un genere ma una strategia di scrittura non è possibile sbagliarsi perché fintanto che c'è una narrazione dentro una narrazione, non può trattarsi che di metaracconto. Il difficile magari è dargli la giusta importanza e non limitarsi, per esempio, ad una semplice rottura della quarta parete una tantum.
    Comunque ieri sera mi sono visto il film "The hateful eight" e lì c'è una doppia metanarrazione: la cornice più esterna si evince con un intervento diretto del narratore, poi c'è la storia principale e nella storia c'è la lettera di Lincoln.
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    Leggendo questo racconto mi è venuto in mente un'intervista di Lucio Dalla che, parlando di "Caruso" diceva: "Mi ero rotto i coglioni di avere sentire sempre la batteria nelle basi e volevo fare una canzone senza. Pensavo che sarebbe stata un flop." Questo racconto manca di "un'impalcatura" però proprio per questo è di una delicatezza e di un trasporto molto forti.
    Quindi consiglio mio ascolta i consigli ma mantieni il tuo personalissimo stile, che magari non piace a tutti ma quando piace lascia il segno.
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    Manzoni, nell'introduzione e varie volte più avanti, interviene spiegandoci di come e perché a realizzato il romanzo, sia dicendo che ha trovato il manoscritto, sia come si è documentato sulle "grida", sia perché ha scelto di mantenere innominato l'Innominato. Fondamentalmente sta trattando su come ha scritto il tutto (in maniera chiaramente romanzata), quindi in quei tratti sta raccontando del racconto.
    In 1Q84 uno dei protagonisti è un ghost writer che cerca di sistemare un romanzo di cui alcuni brani si ritrovano scritti. Lì è evidente il racconto nel racconto però ad esempio non c'è il racconto sul racconto.
    Non so se mi sono fatto intendere che alla fine mi si attriga il cervello pure a me.
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    Un racconto che anche a me non ha convinto, con una malvagità truce e totale tipica di alcuni fantasy trasferita ad una realtà non molto facile da conoscere e comprendere. Qualche particolare qua e là è lasciato un po' isolato anche se la cosa non mi dispiace molto.
    Solitamente mi piacciono i racconti che vanno esplorare lati oscuri dell'umanità ma questa cruda violenza mi è sembrata solo cruda violenza e non è riuscita a trasmettermi qualcosa.
13 replies since 4/10/2018
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