Scrittori per sempre

Posts written by SuperRiccardo

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    Mi sa che parteciperò anche io.
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    Iniziato a scrivere stamattina. Ce la farò a rispettare la deadline!
    Non riuscirò però a comprare la trilogia usando il racconto dello step uno, the past. Ma se usassi invece un altro racconto inviato qualche anno fa per uno step di ink. Cioè: tas 2 + tas 3 + racconto ink. Si può? Altrimenti non potrò mandare nulla per l'ultima parte di tas. Grazie!!
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    Questa volta veramente bravi tutti e tutte. Che bel posticino sps.
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    Io avevo scritto bello.
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    Beh, mi è rimasto l'Ultimo da commentare per ultimo.
    Il racconto è splendido. L'avevo letto giorni fa e l'ho riletto ora e mi è piaciuto ancor di più. Ogni parola è perfettamente calibrata, le descrizioni e le similitudini sono eccellenti.
    Kostas è il Pescatore di De Andrè, mi ha commosso, come la canzone.
    E poi l'aver acceso un riflettore su una realtà drammatica come i campi in Grecia ti da altri cento punti.
    Nonostante tutto questo non so se ti metterò in cinquina. Perchè neanche io ho visto l'ucronia. Com'è cambiato il mondo per via del Past? Già secondo me il past non era proprio una Storia alternativa ma una spiegazione alternativa della Storia e ora non vedo neanche le conseguenze di quanto era successo duemila anni prima (circa),
    Mi dispiace perchè il racconto è proprio bello. Uffa.
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    Bel racconto, mi è piaciuto molto più del primo. Poche spiegazioni, tutto emerge bene dai dialoghi che sono ben strutturati e per la maggior parte credibili. I dettagli storici e artistici danno credibilità e spessore.
    Non ho ben capito la scelta di non far abdicare Benedetto XVI. Avrebbe avuto un senso se la "non abdicazione" fosse stata causata da un evento avvenuto nel tuo Past che si ripercuoteva in questo Present. Ma così mi è sembrata una scelta gratuita.
    Ti segnalerei quel "senza fronzoli", avrei messo senza indugi. Fronzolo è un "Ornamento d'abito o d'acconciatura, superfluo e pretenzioso, che rivela cattivo gusto", che lì non c'entra secondo me.
    Per il resto nulla da dire. Peccato solo che da solo il racconto non stia in piedi, ma comunque è un'ottima prova e ora aspetto molto volentieri il terzo.
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    Mi unisco al coro nel confermare quanto è bello questo racconto.
    Si sente l'amore per il cinema e l'ucronia non è altro che il riflesso dell'angoscia dell'autore per un mondo senza cinema.
    Il racconto sta in piedi anche da solo, ma solo con l'aggancio al precedente acquista un senso più completo, e crea le basi anche per un possibile futuro. Poi essere riuscito a infilarci dentro pure il covid è un colpo da maestro.
    Bello!
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    Un racconto da assaporarsi bevendo uno Stroh dal colore verdastro e ascoltando Einaudi che suona Oltremare. Parafrasando l'ultima frase, «Io non sono ancora pronto per leggere questo racconto»
    è un racconto che come una Matrioska racchiude mille altre cose che ne racchiudono altre mille ciascuna. Va letto, pensato e discusso. Non è un racconto da leggere e basta, e infatti hai fatto bene a rispondere e spiegare, perchè è questa la sua funzione: alimentare il pensiero e il confronto.
    Me lo rileggerò varie volte, insieme alle tue spiegazioni.
    Per ora mi sono segnato un paio di frasi su cui riflettere: "La tecnica è il mezzo che si fa fine, l’assenza di necessità che si fa necessità, e lascia svanire tutte le mete, che trasformano l’uomo e gli conferiscono un senso;"

    Ho una perplessità sull'ucronia, che c'è. Ma l'elemento fantascientifico che la scatena, i viaggi nel tempo, non so se siano perfettamente in tema.

    Quanto a Un'eterna ghirlanda brillante, per anni è stato tra i miei libri preferiti. Ora è un po' che non lo vedo in giro per casa, mi sa che l'ho perso, dovrò ricomprarlo, grazie per avermelo ricordato.
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    Incomincio dal finale che mi è piaciuto parecchio. La fantasia e i libri che influenzano la realtà non è forse ucronia ma è una bella suggestione e l'accenno al Covid è piazzato benissimo.
    Alcuni passaggi della trama, come evidenziato da tanti commenti prima, rimangono poco chiari (primo fra tutti quale genere di libertà spera di trovare a Cuba, sapendo che è tutto distrutto) ed è forte la curiosità di sapere come siano messi il resto degli Stati Uniti. Poi aver inciampato in mezzo al deserto radioattivo di Cuba proprio nell'entrata della botola di Kate è veramente un caso troppo fortuito.
    Mi è piaciuto tanto il papà e l'amore di lei. Soprattutto quell'ultimo, inaspettato momento di intimità e condivisione è toccante.
    La lettura scorre benissimo, non lascia dubbi e incertezze, e questo è un altro bel pregio.
    Nel complesso non male.
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    Ciao Real. Incomincio dall'incipit, come è giusto che sia. "Nella città eterna non è difficile incappare nella chiusura straordinaria di una strada per via di qualche ritrovamento archeologico." Non da nessuna informazione, non incuriosisce e non tira dentro il racconto. Meglio toglierlo. Così come tante altre informazioni sui personaggi: secondo me è meglio levarle e lasciare che siano le azioni e i dialoghi a svelarci le personalità e le storie dei protagonisti.
    Detto questo il racconto è incalzante, si cambiano scene, personaggi e punti di vista alla velocità della luce. Non si fa in tempo ad assimilare un passaggio che subito ci si trova catapultati da un'altra parte con un altro mistero e un'altra sparatoria. Un po' troppo per me, meglio ridurre, ma capisco la voglia di raccontare, e questo è fantastico.
    Poi la fantasia è tantissima, trabordante: è il bello del racconto. La coppia Indiana Jones mi è miaciuta e scondo me ma coltivata. Curiosissimo per il prossimo capitolo.
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    Subito dico che ho apprezzato sia il tema e il messaggio del racconto sia la forma. Un mix di cronaca e fatti che spiegano, descrivono e scavano in maniera convincente e avvincente. E anche il fatto che il maestro abbia usato il virus per liberarsi di un problema lo trovo quasi verosimile (io ho capito che non è che il covid sia stato introdotto nel mondo per far fuori il matteo, ma che sia stato sfruttato come copertura uffciale per il suo assassinio).
    Quello che mi lascia un po' perplesso è la caratterizzazione del matteo e l'introduzione del maestro. In un qualsiasi racconto
    ci stanno, ma in un'ucronia non credo. Sarò un purista, ma un racconto di storia alternativa non dovrebbe interpretare la Storia (secondo me nella realtà è andata o sta andando così), ma descrivere solo Cosa sarebbe successo se.... Qui c'è il Cosa sarebbe successo se... (gli spari del carabiniere contro i profughi), ma c'è anche il secondo me è andata così, che in qualche modo sporca il racconto. Se il matteo fosse stato identico a quello che vediamo in televisione (per fortuna oggi sempre meno...) e non ci fosse stato il maestro, avrei apprezzato il racconto mille volte di più. Ma anche così non è per niente male.
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    Benedetta e maledetta IKEA
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    Bello, tutta la prima parte è splendida. Quel «Col cazzo! Io lo voglio vedere, adesso!» esprime tutta la rabbia della mamma che non può essere fermata da nulla pur di avvicinarsi al suo cucciolo.
    Poi la parte centrale sembra un altro racconto, con quello stacco netto e la spiegazione dei fatti. Forse si poteva rendere in un altro modo, dare le informazioni da dentro la storia e non da fuori. Lì la tensione per me cala e purtroppo non si riprende più neanche nel finale che mi è parso un po' forzato: il misterioso salvatore, apparso dal nulla, il composto miracoloso. Non so. Poi l'accenno ai social mi ha lasciato un po' così (vd. clorochina).
    Comunque tutta la prima parte merita un premio.
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    Bello, sono del gruppo che ha apprezzato il racconto e che non conosceva l'anomalia del Baltico. Poi che il governo svedese sia stato fregato mi ha fatto godere. Lavoro per un'azienda svedese e ogni piccola rivicinta è una goduria.
    Belli i dettagli tecnici, ma troppi i personaggi e troppe le virgole. La mitica virgola tra soggetto e predicato appare più volte. Basterbbe toglierle quasi tutte e il racconto acquisterebbe in fluidità.
    Forse un po' ingenua la trovata della leva: trovata al primo colpo, riconosciuta al primo colpo, funzionante al primo colpo, ma in qualche modo bisognava pur entrare nel relitto....
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    Una scrittura di alto livello, matura e piena. Talmente importante che a volte prende persino il sopravvento sul contenuto. L'attenzione si sposta dal messaggio alla forma, almeno la mia. Il che può essere un pregio ma anche un limite.
    Detto questo la storia è affascinante, i personaggi sono interessanti, ricchi e sfaccettati e le descrizioni evocano ottimamente paesaggi e ambienti. E la curiosità sui misteri (cosa conteneva e che fine ha fatto la lettera? Come ha influenzato la Storia? Cos'è questo Zefiro Ascendente, solo un vento?)
    Perplessità: come gli altri, anche io non ho subito capito come Livio avesse intuito che Ennio era suo padre. Avevo in effetti immaginato per gli occhi, ma mi era sembrato un motivo un po' debole (ogni tanto in giro, al ristorante o simili, ci divertiamo con mia moglie a ipotizzare le relazioni famigliari dei gruppi di persone che vediamo intorno. Più che gli occhi, usiamo la forma del naso o delle orecchie o al limite il taglio delle labbra). Altra perplessità è quel "papà." che mi è sembrato troppo melodramma di una volta. Infine, dopo cinquant'anni nel deserto dubito che neanche più le ossa rimangano, spostate dal vento, mangiate dagli animali o erose dalla sabbia e dagli sbalzi di temperatura. Né tantomeno il sangue sulla cloche.
    Comunque gran bel lavoro, si sente che è parte di un progetto ampio e articolato.
769 replies since 26/10/2016
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