Scrittori per sempre

Posts written by Arianna 2016

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    All’incrocio dei mondi




    – Vedo che lei non capisce la situazione. Cominciamo da capo.
    No, io la situazione la capisco benissimo, e non ho nessuna voglia di ricominciare. Né voglia né forza. Non stramazzo a terra solo perché alla sedia mi hanno legato stretto, ma non riesco quasi più a tenere su la testa.
    – Le andrebbe un po’ d’acqua? – offre l’uomo accennando alla brocca fresca e lontana.
    Certo che la desidero, l’acqua, e lui sa quanto.
    – Allora parliamo, e dopo potrà bere. Hotel “All’incrocio dei mondi”. L’altro è durato meno di lei, ma ha fatto questo nome. Non che ne avessimo bisogno, in realtà. Dalle intercettazioni abbiamo ormai capito quasi tutto. Una tecnologia potente, in mano a pochi eversivi.
    Non ridergli in faccia. Non ridergli in faccia! Per rimanere serio mi obbligo a concentrarmi sui miei lividi e sul sangue. Nemmeno la prima volta che sono capitato all’Hotel “All’incrocio dei mondi” ero in ottime condizioni, in effetti. Il momento prima ero sdraiato nel vicolo, quello subito dopo ero sprofondato in una poltrona della luminosa hall dell’hotel.
    – Buongiorno. In cosa posso esserle utile? – aveva chiesto gentile il concierge, dallo sguardo giovane e antico insieme.
    Mi ero guardato stralunato attorno per qualche istante, poi: – Spiegazioni?
    – Lei si trova all’Hotel “All’incrocio dei mondi”. Come dice il nome, un hotel all’intersezione dei diversi mondi, o dimensioni, se preferisce – aveva illustrato con naturalezza il concierge.
    – Non capisco… Come posso essere qui?
    – Non mi chieda dettagli tecnici, non le direbbero niente. Sappia solo che per arrivare è necessaria una particolare configurazione di desiderio, necessità ed energia. Una combinazione del tutto unica per ogni ospite. Lei aveva per caso bisogno di una pausa?
    – Sì, decisamente avevo bisogno di una pausa.
    – Ora, quindi, in cosa posso esserle utile? Riposo, certamente, e… un medico, forse? – aveva suggerito con aria serenamente sollecita, osservando il mio sangue gocciolare sul folto tappeto.
    Avevo avuto un medico, cibo e riposo, notti serene affondato in morbidi piumoni, giornate di luminoso silenzio.
    – Dove siamo? – avevo chiesto una mattina al concierge.
    – È davvero importante?
    Allora avevo contemplato fuori dalle finestre il luccichio del sole infrangersi sull’acqua e la lieve risacca sulla spiaggia. – No, in effetti no. Rimarrò qui per sempre?
    – Rimarrà finché ne avrà bisogno, oppure finché il suo desiderio di andarsene modificherà in modo irrevocabile l’equilibrio di accesso.
    – Potrò tornare?
    – Dipende. Qualcuno riesce ad arrivare con molta facilità, qualcuno una volta sola. Molti mai.

    Vengo strappato al ricordo dalle urla dell’uomo: – Dove si trova?!
    Sussulto, e il sangue mi batte troppo forte contro le tempie che già mi fanno male. Come posso spiegargli che la sua domanda è assurda?
    – Si rende conto delle applicazioni militari?! La possibilità di portare eserciti interi in nuovi mondi.
    Tossicchio, sputo un po’ di sangue, poi rantolo: – Non ci arriverete.
    Anche a me erano venuti di questi pensieri, un giorno. Il concierge aveva sorriso lieve ai miei timori: – L’hotel si sa difendere. Seleziona da solo i propri ospiti.
    – Oh, sì, invece, ci arriveremo, perché ora lei ci mostrerà la strada.
    Lo fisso. Forse ha ragione, non è una cattiva idea. Non ci vado da molto tempo, e non so se ne sono più capace, ma ora sono davvero molto stanco e malandato. Forse questa volta posso riuscirci.
    Il mio cenno di assenso strappa all’uomo un gemito di esultanza.
    – Ho bisogno di… – mi crolla la testa.
    – Una carta geografica?
    Respiro a fatica: – No… Un libro.
    Una volta ce la facevo anche senza, ma oggi no, sono lontano da troppo tempo. Mi occorre un libro, e deve essere anche quello adatto.
    Nel giro di mezz’ora mi procurano il libro che chiedo. Mi batte il cuore solo a vederlo lì, su quel tavolo, in un luogo di violenza e crudeltà, il luogo più inappropriato che si possa pensare.
    O forse no.
    – È un codice?
    Annuisco lento: – Ora però mi occorre silenzio; è difficile.
    Alla mia richiesta mi slegano perfino le mani. Prendo il libro, lo scorro, trovo i punti giusti.
    Mi lasciano leggere per mezz’ora, poi l’uomo mi strappa il libro di mano.
    – Allora, come ci si arriva?!
    Giuro, pagherei solo per rimanere a vedere la sua faccia, quando fra un secondo la mia sedia rimarrà vuota, ma è ora di andare.
    Alzo gli occhi, che ormai vedono l’hotel oltre lui, e sussurro: – Così.






    Questo è uno dei primi racconti che ho scritto, quando SPS era molto in là da venire, quando ancora non avevo idea che avrei continuato a scrivere racconti, qualcuno dei quali sarebbe anche stato pubblicato, alla fine.
    L'idea della capacità dei creativi/scrittori di viaggiare tra le dimensioni è saltata quindi fuori in me fin dall'inizio, e spesso la ripropongo, tanto da avere l'impressione di diventare ripetitiva. Mi ha colpito che invece sia Molli che Stefia abbiano trovato un'Arianna inedita, nel Flash, così ho pensato di proporre qui il racconto.
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    Siamo arrivati alla fine del contest. Mi aspettavo tanta perplessità nei commenti (che c'è stata ed era naturale, dato il racconto), non mi aspettavo invece che in tanti si facessero prendere, sia dalla scrittura, che temevo fosse troppo caotica, sia dal contenuto della narrazione, tanto da offrirmi analisi, interpretazioni, letture, approfondimenti che sì, è vero, erano impliciti, ma non mi sono sembrati così chiari come quando li ho letti nelle vostre parole.
    Grazie per questo, per gli apprezzamenti, per le esternazioni di sconcerto: questi quattro anni di contest sono stati palestra di confronto e di senso della realtà.

    Mi ha stupito che Molli non mi avrebbe associato a questo tipo di racconto: in effetti l'immagine che diamo di noi in un determinato contesto è sempre parziale. Il commento, credo di mia cognata, è stato: be', sì, ci sono poi sempre tutte le tue tematiche. Addirittura, mentre lo scrivevo, continuavo a pensare che stavo riproponendo roba trita e ritrita, di cui parlo sempre. Insomma, la mia percezione era quella di ripetermi. Invece, vedi mo', non era così. Addirittura è suonato particolare il modo di scrivere.

    Molli, adesso posto un vecchissimo racconto, uno dei primi che ho scritto, il primo in cui ho parlato del viaggio tra i mondi, le diverse dimensioni, possibile non a tutti.

    Mangal ha detto che il forum probabilmente non chiuderà ma semplicemente si trasferirà su un'altra piattaforma. Attendo gli eventi. Ormai quest'anno mi ha insegnato che nulla è certo, tutto cambia continuamente, e non posso fare altro che seguire quello che accade.
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    Tanti erano i racconti di buon livello. Tra i 14 che alla fine se la sono giocata per il mio podio, ecco la cinquina:

    PRIMO: La vacanza
    SECONDO: Buon pomeriggio
    TERZO: Anna
    QUARTO: Zamani
    QUINTO: Adelaide


    Ho dovuto a malincuore lasciare fuori “La bottega della felicità”, “Canzoni”, “L’odore delle brioches al cioccolato” (che comunque è risultato non votabile), “Agnès alla laguna”, “Rose nere”, “Due auree”, “Mirna, Livia e l’uovo a colori”, “Dustin e l’amore”, “Una luce negli occhi”.
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    Sai com'è, Achille: le crepe nascono dalle ferite, e nelle ferite germoglia qualcosa... ;) Come diceva De Andrè? Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori... Credo che il concetto sia più o meno quello. Hai attinto dal tuo dolore, da cui hai tratto l'energia vera e potente che nasce dal profondo dell'inconscio, capace di prendere senza bisogno di grandi artifici. Hai trovato il modo di raccontare così il dolore di altri. L'apparente indifferenza che in realtà è sofferenza deformata, che non trova altro modo per esprimersi che la violenza.
    Mentre leggevo il tuo racconto, me li vedevo lì, non i tuoi protagonisti, ma i miei, i ragazzi più problematici che mi sono passati fra le mani, quelli che non riesci a raggiungere, perché il casino in cui vivono richiederebbe l'intervento di una specie di task force di adulti, assolutamente inattuabile nella vita reale.
    Le tue parole hanno dato voce al modo in cui io immagino la loro vita, al di fuori delle poche ore di scuola.
    In sintesi, toccare tua verità personale ti ha fatto raggiungere la verità di altri.
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    Certo, mangal.
    Ormai sono qui da alcuni anni, e di utenti a cui a volte prende un po' male ne ho visti alcuni, e ho sempre visto che voi, come amministratori, siete sempre andati con i piedi di piombo e con molta gradualità, nel cercare di rimettere le cose a posto, proprio per salvare il salvabile (perfino nell'ultimo eclatante caso dell'autunno).
    Ho anche visto che chi era veramente interessato a rimanere e a rimboccarsi le maniche lo ha fatto.
    Avendo visto tutto questo, e dato che ho il dubbio che magari l'autrice ogni tanto passi a guardare i commenti al suo racconto, vorrei anche che si rendesse conto che tutti stiamo ancora impiegando il nostro tempo per commentarla, anche se è già fuori gara, quindi teoricamente ci potremmo astenere, e che constatasse quello che è un po' il clima di lavoro che qui nel forum di solito c'è: persone disposte a mettersi in gioco, ad accettare le parole degli altri e a dare le proprie in maniera costruttiva.
    Io non frequento altri forum, ma, da quanto ho capito, ci sono nel web posti molto "pesanti" e persone molto aggressive. Se qualcuno ha avuto solo esperienza di quelli, magari le ci vuole un po' per capire che qui le cose vanno in modo diverso, per cui "importa" qui modi di fare che vengono da altri posti, dove magari si è dovuta difendere.
    Invece, in scrittoripersempre, almeno in questi quattro anni (e a parte alcune piccole eccezioni), le "critiche" hanno sempre un fine costruttivo e gli interventi degli amministratori sono volti a fare andare bene le cose e a spingere verso il miglioramento, nel caso ciò sia necessario, non a demolire qualcosa o qualcuno.
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    Non so cosa sia successo e perché tu abbia scelto di ritirare il racconto del contest, però mi dispiace che non te la sia giocata fino alla fine.
    Sì, è vero, nel tuo testo ci sono sia dei refusi ‒ che mi danno l’impressione o di una consegna frettolosa o di una mancata revisione finale ‒ sia alcuni errori; entrambe le cose non sono comunque più gravi di quanto si trovi in altri racconti in concorso: nel complesso, la lettura scorre, non si inceppa; la sintassi funziona, la consecutio temporum è rispettata.
    La cosa principale da sistemare mi sembra la gestione altalenante dei dialoghi, a livello di formattazione: a volte hai usato la punteggiatura da discorso diretto, a volte hai iniziato a farlo poi hai smesso a metà frase, a volte hai usato una sorta di discorso indiretto libero (credo che si chiami così, ma non ne sono sicura). Questo spiazza un po’ il lettore, che in alcuni punti deve tornare indietro per ricordarsi chi ha il turno di parola.
    L’incipit e l’excipit, pur se in tema, sembrano più giustapposti che integrati nella narrazione.
    Suona un po’ artificioso il soprannome “Addie”, per uno che si chiama Olmo. Come mai ci hai tenuto tanto a inserire per forza questo nome e il film “Novecento”? Forse perché anche lì si vive qualcosa di simile?
    Devi però tenere conto che, per cogliere un riferimento così puntuale, occorre avere visto il film.
    Se posso essere onesta, la situazione che tu hai creato non mi sembra così impossibile o irreale: non so se ad altri è capitato, ma a me sì, di confidare cose importanti e personali a perfetti estranei o quasi; non so se questo faccia solo parte della mia personalità (mio marito dice che mi piace “sbrodolare”) oppure sia semplicemente capitato in momenti in cui questi problemi erano molto pressanti oppure farlo sia dovuto al pensiero che un estraneo non lo rivedremo mai più, ma capita.
    Quello che forse è più forzato è che lui la accompagni fino a casa, però mi sembra che tu abbia costruito la situazione con naturalezza.
    Il maggior pregio del tuo racconto è l’atmosfera ‒ dolce, delicata, tenera ‒ che tu sei riuscita a creare.
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    Congratulazioni! :mazzate.gif: :mazzate.gif: :mazzate.gif:

    Ho visto che il romanzo è disponibile anche in ebook. Su Amazon se ne può leggere l'anteprima.
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    Bell'idea, brava e complimenti!
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    La scrittura fluisce, ma ci sono diversi errori di forma. Te ne segnalo solo qualcuno, gli altri li lascio alla tua revisione (in modo particolare, devi sistemare buona parte della punteggiatura):
    - Qualche “che” di troppo nelle frasi iniziali
    - Attento alle maiuscole
    - stavo li= lì, accentato
    - appannato, capii poi, che= appannato. Capii poi che
    - preciso, Gianluca il raccomandato, dovrà= preciso: Gianluca, il raccomandato, dovrà
    - punto elegante ma moderno e= punto, elegante ma moderno, e
    - fortunata quella= fortunata, quella
    - “sì” affermazione va accentato

    C’è qualche problema con l’utilizzo dei tempi verbali: tu hai scelto una linea narrativa principale al presente, e devi mantenerla. Ti faccio alcuni esempi, ma ci sono tanti altri verbi da sistemare:
    avevo un obbiettivo= ho un obiettivo
    erano anni che lavoravo= sono anni che lavoro
    mi sprofondava= mi fa sprofondare

    L’idea per un racconto c’è, ma la realizzazione non è ancora a posto: è necessaria una sostanziosa revisione formale e occorre rendere la struttura complessiva più omogenea.
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    Incredibile: la partenza del racconto è in perfetto parallelismo con “Camilla”, di Paluca66.
    Prende poi però in fretta un’altra direzione. Divertente il tono scanzonato e ironico di alcuni passaggi iniziali, ma non mi convincono alcuni “a parte”.
    Ho compreso la necessità di dare spiegazioni su un argomento che, sinceramente, io non conosco assolutamente, però queste parti risultano poco narrative e un po’ troppo didascaliche, in modo particolare proprio in confronto con il tono delle righe precedenti.
    Da questo punto in poi, tutto diventa quasi una cronaca. Io ho avuto quasi l’impressione che tu abbia avuto l’esigenza di condensare il contenuto di un romanzo in un racconto, che quindi è diventato quasi una sorta di lunga sinossi.
    Però, appunto, la storia è interessante, e forse meriterebbe uno spazio più ampio.
    Scritto complessivamente bene, con qualche imperfezione di punteggiatura.
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    Nel passaggio dall’incipit al tuo racconto sei passata dalla narrazione al presente a una al passato: secondo me, avresti potuto benissimo mantenere il presente, in modo coerente con l’incipit, il racconto avrebbe funzionato bene lo stesso.
    A parte questo, l’incipit è coerente con il resto, come tono e argomento.
    Bene integrato anche l’excipit.
    “la notte appena cominciata, come potevo prendere sonno con l'assillo della morte che alitava al mio fianco in attesa di portarsi via la ragione della mia vita.”= modificherei in questo modo la punteggiatura: “la notte appena cominciata: come potevo prendere sonno con l'assillo della morte che alitava al mio fianco in attesa di portarsi via la ragione della mia vita?”
    non ci darà risposte positive alle nostre speranze= senza il “ci”
    Racconto molto dolce, nella sua tristezza, ha il sapore della vita vera. Spero non sia autobiografico oppure, se lo è, che sia andato a finire bene.
    Ben condotto e fluido.
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    Il racconto parte in modo un po’ faticoso. Non sono molto chiari e fluidi alcuni passaggi: quello tra la prima parte, in cui si parla di Daniela, e quella successiva, in cui si parla del mare, e il passaggio dal mare al ricordo del tappeto.
    Una volta arrivati al tappeto, però, la narrazione prende il suo giusto ritmo, fin quasi alla fine.
    Di nuovo, ho trovato un inceppamento nel passaggio che porta poi all’excipit.
    La parte bella del tuo racconto è proprio quella centrale, del ricordo d’infanzia, del tappeto, il barbiere, le forbici, il mondo dell’infanzia che hai tratteggiato molto bene. Qui tutto funziona letterariamente bene (scusa la ripetizione, ma sono stanca e non trovo un’altra parola), è omogeneo, fluido.
    La scrittura è buona e complessivamente corretta.
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    Un racconto scritto da Caipiroska che si intitola “E vissero per sempre felici e contenti” mi fa venire in mente subito un ossimoro, per cui ho iniziato a leggere con un certo senso di attesa.
    L’idea è incredibile, bellissima e – mi sembra – davvero originale.
    La realizzazione non mi prende del tutto, per un annoso problema di enfasi linguistica di cui ormai ti sarai oltremodo stufata di sentirmi parlare, quando leggo i tuoi racconti.
    Comunque, non badarmi: evidentemente quello è il tuo stile e credo anche piaccia ai tuoi lettori, quindi non ti curar di me ma guarda e passa.
    Mi risulta oscuro questo pezzo:
    “Lei: e vide i suoi capelli e il suo sorriso.
    Lei: e tutto si tinse di una nuvola rosa.
    Lei: e il modo tutto strano che aveva di essere ironica.”

    “Pensa se tu fossi stato il figlio di Belle!” = Belle è un essere umano, per cui non ho capito bene cosa faccia ridere i due, e credo che non sia il pensiero che lui, così, sarebbe prima o poi rimasto orfano.
    La Bestia torna un essere umano, prima di sposare Belle, per cui immagino che non sia nemmeno una qualche battuta sul suo aspetto.

    La scrittura è corretta. Ti segnalo solo
    da l’eco= dall’eco
    chiudendo la porta alle spalle= alle spalle di chi? “Alle proprie spalle” oppure “si chiuse la porta alle spalle”
    e segnò= qui non avevo proprio capito cosa tu intendessi; avevo l’impressione che si trattasse di un pezzo rimasto da una precedente versione del racconto, poi ho capito, andando avanti a leggere, però secondo me è un passaggio da chiarire

    Alla fine, il titolo trova nel racconto il suo compimento e la sua ragion d’essere e, come un po’ mi aspettavo, è pure un po’ ironico.
    Incipit ed excipit sono integrati molto bene.

    Quanti dei tuoi racconti (per tacere del tuo romanzo) parlano di madri con figli maschi, nati o non nati! E dei sentimenti di queste madri verso i figli… Ora che ci penso, forse quasi tutti. Evidentemente, non sono l’unica la cui mente gira attorno a dei temi ricorrenti.
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    Oh, che bellino questo racconto! Lascia una bella sensazione: il libro, loro due, i laghetti azzurri degli occhi di lui, a lei che viene voglia di parlare insieme, invece di buttarsi sotto un treno (idea per fortuna forse già scartata grazie all’amica Valentina, in un’età in cui l’amicizia può essere una salvezza).
    Scrittura pulita, fluida e gradevole.
    Un racconto strutturato in modo ottimo, omogeneo. Incipit ed excipit perfettamente integrati.
    Ti dovresti dare alla letteratura per adolescenti: hai un modo scanzonato di scrivere che fa presa, e hai dipinto tutto molto bene, in modo realistico e letterario insieme.
    Hai provato a leggere questo racconto ai tuoi pargoli?
    Brava, ottimo lavoro!
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    Incipit ed excipit sono ottimamente integrati.
    Mentre la leggevo, pensavo che questa storia sa tanto di autobiografia, non tanto per l’argomento, ma per il modo in cui viene narrata: sembra proprio una cronaca di vita vera, tutto è molto realistico; ai personaggi manca la distanza letteraria che li renderebbe personaggi di un mondo inventato, hanno invece la vicinanza delle persone della vita reale.
    A questo punto, non ho resistito e ho scorso le tue risposte ai commenti, così ho trovato la conferma delle mie sensazioni.
    Tu e Tom avete scritto che ho avuto coraggio, a postare il mio racconto e a farlo leggere ai miei.
    Secondo me, tu sei stato molto più coraggioso: quello che racconti non è facile da dire e non è facile uscire da questo tipo di dipendenza.
    Il racconto è ben scritto e corretto.
1491 replies since 27/9/2016
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