Scrittori per sempre

Posts written by Arianna 2016

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    Che dici, Wiki, che si beve quando si è un po' malinconici? Niente di grave, sai, ma il covid è arrivato vicino: mio fratello positivo - per ora asintomatico - convivente con mia mamma anziana cardiopatica - per ora negativa. Insomma, niente di cui preoccuparsi, per ora, ma insomma... beviamoci su qualcosa...
  2. .
    Bel racconto, mi è piaciuto.
    Una storia dolce e anche raccontata in modo dolce. Sei riuscita a creare una particolare atmosfera.
    Complessivamente ben scritto. Ti segnalo qualche cosa da correggere:
    erano molto tempo= era
    definire: una= senza i due punti
    Simba nonostante l’età lavorava= Simba, nonostante l’età, lavorava
    non avere timore ci= non avere timore, ci
    Mamma che prepari= Mamma, che prepari
    poi rapito dal quello che stava raccontando aveva= poi, rapito da quello che stava raccontando, aveva
    giovane non= giovane, non
    Ero diventando= diventato
    molto chiara il più forte= molto chiara: il più forte
    Nonno ti ricordi= Nonno, ti ricordi
    niente accidenti= niente, accidenti
    raccontare devo= raccontare, devo
    Contento il ragazzo= Contento, il ragazzo
    fuori la capanna= fuori dalla capanna

    Davvero un buon lavoro.
  3. .
    Il racconto mi è nel complesso piaciuto. Scrivi bene, in modo corretto, chiaro e vivace insieme, tieni avvinta l’attenzione del lettore.
    Ti è solo scappato qualche refuso
    - Fausto guardò= senza il trattino di dialogo
    scoppio a ridere= scoppiò
    pagò e usci= uscì
    qualche metrò= metro
    natale= Natale
    Ogni tanto esci dal ruolo del narratore e fai fare una veloce comparsa alla mano di Ecly: mi riferisco alle similitudini ‒ scapolo povero come la merda, in un grembiule sporco come la coscienza di un nazista ‒ che secondo me stonano, anche se non so esattamente dirti perché mi suonino dissonanti; è come quando a teatro l’attore fa un ammiccamento al pubblico, quindi per un attimo mi fa uscire dalla finzione coerente che tu hai creato. Non so se sono riuscita a spiegarmi…
    Un’altra cosa che mi ha destabilizzata nella lettura è che i pensieri dei diversi negozianti su Nicola sembrano quasi alludere a una loro conoscenza di altri aspetti di lui, quelli nascosti che poi si manifestano alla fine. C’è un’antipatia o almeno un’insofferenza nei suoi confronti che emerge, che in me lettrice crea un’aspettativa di giustificazione, che però poi non arriva, dato che solo alla fine si scopre cosa sia Nicola in realtà.
    Non dico niente sul particolare della porta del garage lasciata aperta, perché la storia criminale è piena di disattenzioni, per cui anche questa può essere credibile.
    Incipit ed excipit sono ben integrati.
    Il racconto si legge molto bene, è ben costruito.
    Davvero un buon lavoro.
  4. .
    CITAZIONE (tommasino2 @ 3/12/2020, 09:51) 
    Sei stata coraggiosa a far leggere il tuo racconto a casa.
    Sogno o non sogno c'è disperazione, c'è sgomento.

    Felicità, infelicità. Perfezione, imperfezione.

    Non devi scegliere, non devi decidere.
    E questo è il vero dramma, tuo e di tutti.
    Perché il tuo flusso ci appartiene, è pure nostro.
    Se ti eri illusa che quelle crepe fossero solo tue.
    'Non esiste', si dice a Roma.
    Molla la presa.
    Dammi tutte le mie crepe.
    O almeno dividiamocele.
    Un po' a te, un po' a me.
    Così non ci scoraggiamo.

    Grande!

    :pazzo.gif: :pazzo.gif: :pazzo.gif:

    CITAZIONE (solenebbia @ 4/12/2020, 10:08) 
    Mi dico " titolo molto interessante." sembra un dei racconti di Carver, tipo "il frigorifero" . Cosa mai avrà scritto l'autore in merito a delle crepe? Inizio la lettura, arrivo in fondo. Lo rileggo e poi ancora. Probabilmente non ho quella finezza intellettuale per potelo commentare. Però ci provo con un filo di ironia. Secondo me l'autore deve aver probabilmente mangiato un dinosauro con i cetrioli e la panna, prima di scrivere questo racconto, e che l'uomo che è accasciato sul pavimento, quasi raggomitolato, non è nient'altro che il suo stomaco che chiede aiuto. Ecco è lui, il lui casomai fosse un lui, della storia il suo stomaco che si lamenta che vorrebbe creare una crepa per far uscire la cena che si è scofanato la sera prima con amici e parenti in vista del look down del giorno successivo. Scusa la battuta. Lo rileggerò, per poter entrare nel racconto, nell'abisso che hai descritto così minuziosamente, mi piacerebbe trovarne l'essenza, l'anima, la chiave. La teoria del caos, a volte sono solo crepe lungo la parete dei nostri "lego" mentali.

    XD XD XD
  5. .
    Forte, la svolta finale. Mi ha colpito perché, da quando sono su facebook, mi sono arrivate tonnellate di richieste di amicizia da parte di uomini sconosciuti, che sul loro profilo hanno una rassicurante foto con un gattino o un bambino. Mi sono informata e ho appunto scoperto questo mondo che non conoscevo, di uomini che abbordano donne online solo per truffarle.
    Triste il modo in cui la necessità di contatto umano e comprensione si scontra con la realtà.
    Una scrittura dolce e limpida. Non mi sono però orientata sempre bene nei tratti in corsivo.
  6. .
    Saranno l’orario serale e gli occhi stanchi, ma la lettura mi ha spesso destabilizzata. L’incipit e le righe immediatamente seguenti sembrano andare nella direzione di un racconto sentimentale. Poi invece si prende un’altra direzione, lasciando insoluta la prima parte (tanti chiodi a cui alla fine non vengono appesi cappelli).
    Vengono usati alternativamente nomi propri e titoli (due addirittura, per il personaggio maschile), motivo per cui sono dovuta tornare indietro per capire se fosse stato introdotto qualche altro personaggio o fossero sempre i primi due.
    La seconda parte vira decisamente verso il racconto storico.
    Poi il terzo pezzo, di nuovo racconto storico, dopo un salto temporale.
    Hai usato addirittura due excipit, e sinceramente mi chiedo perché: il secondo rovina l’effetto finale che avevi ottenuto col primo.
    Nel complesso, ho ricavato l’impressione di un racconto non bene amalgamato, con tre scene che tu avevi in mente ma che non si sono fuse come avrebbero dovuto. Anche l’uso dei due excipit, che trasmettono due stati d’animo davvero diversi, lasciano questo effetto.

    La scrittura di per sé è buona, chiara.
    Ti segnalo:
    risaltava la lucentezza= faceva risaltare
    di guardare di Arthur= di guardare Arthur
    rifletteva nei marmi= si rifletteva
    la cena fu assai gradita e il vino dette= hai usato il passato remoto, mentre invece occorre il trapassato prossimo: “era stata”, “aveva dato”
  7. .
    CITAZIONE (tommasino2 @ 2/12/2020, 20:33) 
    Questa sera offro io.
    Tutto a posto a casa.
    Un abbraccio.

    Che bello, Tom!
  8. .
    L’incipit prende, crea un senso di aspettativa. Ci si legge dietro una buona idea. Anche la presentazione di Dean regge bene.
    Poi, c’è quel salto improvviso, da “la promessa di una vita migliore.” a “Mi aggiorni”.
    Un secondo prima stavo leggendo un pezzo narrato in prima persona, che parla del protagonista e di un certo Dean. Il secondo dopo mi trova catapultata in modo illogico – sto parlando della logica interna a una narrazione – in un dialogo tra altri due personaggi.
    Certo, in una narrazione si trovano dei salti (delle ellissi), ma di solito costruite in modo da dare al lettore il modo di orientarsi in modo rapido nella nuova situazione, mentre invece in questo caso il lettore è del tutto destabilizzato.
    Anche solo uno stacco grafico, lasciando uno spazio, e qualche “a capo” al punto giusto avrebbero aiutato la leggibilità.
    “Lo sguardo del professore”= eri partito con una narrazione interna in prima persona e ora ci ritroviamo con un narratore esterno in terza.
    “Era per questo che Dean desiderava la pace, era per questo che Dean non odiava i nazisti.”= inserisci così all’improvviso una frase che sembra riferirsi a qualcosa che il lettore dovrebbe avere appreso dagli eventi precedenti, cosa che invece non è avvenuta.

    Scoprì= scoprii
    Finì= finii
    del attentato= dell’attentato
    fu immediatamente= era stato immediatamente
    modo contemplasse= modo con cui contemplasse, in cui contemplasse
    tristo= forse intendevi “triste”
    in quanto: l’imperatore,= via i due punti
    i bianco= in bianco
    lo guardo= lo guardò
    a loro “Il Reich= a loro: “Il Reich
    retro”= manca il punto fermo.

    Mancano delle virgole a indicare gli incisi e i vocativi:
    Arrabbiato= dopo, occorre la virgola
    Puttana isterica= dopo, occorre la virgola
    Ragazzi risparmiate= Ragazzi, risparmiate

    per molto= manca il punto finale

    Il racconto dà quasi l’impressione o di essere derivato dal taglio di una narrazione più ampia oppure di essere un montaggio di alcuni pezzi nati in maniera sparsa.
    Si sente comunque la mancanza di una revisione finale, che dia una percezione unitaria al lettore.
    La revisione richiede un po’ di pazienza, sentire come i pezzi, che emergono come bolle disordinate dal fondo del nostro inconscio, si collegano poi fra di loro.
    Anche io parto con la stesura in ordine sparso di ogni frase o immagine che mi viene in mente, poi però procedo a un montaggio, mi rendo conto che ci sono dei collegamenti “giusti”, che creano una sensazione di naturalezza e di ineluttabilità nella concatenazione degli eventi.
    In conclusione, una buona idea, realizzata in modo non sempre coerente e un po’ confuso.
  9. .
    Racconto strano. Costruito su un crescendo che poi si infrange nel finale in modo del tutto inaspettato, come il povero uovo. Un climax ascendente di dolcezza e aspettativa che poi precipita in un improvviso anticlimax, anzi, proprio in quella che potrebbe sembrare una catastrofe.
    C’è però tutta una sua logica, che si trova ben espressa nell’excipit: l’idea di come dovrebbero essere le cose e l’idea di come il mondo dovrebbe accogliere le nostre buone intenzioni si infrangono spesso sulla realtà, e forse, alla fine, l’unica scelta saggia è farsene una ragione; ci sono cose su cui non abbiamo il potere di intervenire, per quanto ci dispiaccia.
    Il finale comunque mi ha sorpresa.
    Il racconto è ben scritto, non ho trovato refusi o errori. Scivola via piacevolmente.
    Un buon lavoro.
  10. .
    Gianfranco, sei riuscito a farmi arrivare alla fine nella lettura di un testo che parla di cose che mi fanno venire l’orticaria solo a sentirle nominare e di cui capisco veramente pochissimo (anche se, purtroppo, ogni tanto devo averci a che fare, dato che in casa mi devo occupare di tutte le beghe burocratiche).
    Ce l’hai fatta perché scrivi bene, in modo corretto, chiaro, padroneggi la lingua italiana con una scrittura controllata e gradevole.
    Traspare la tua conoscenza di tutte le questioni finanziarie e aziendali di cui parli.
    Forse questo porta la narrazione ad assomigliare più a una relazione che a un racconto.
    Probabilmente sbaglio, ma a me sembra una storia vera. Non sarà autobiografica?
  11. .
    CITAZIONE (_kiriku_ @ 30/11/2020, 13:13) 
    Che lettura scorrevole e travolgente.
    Senza accorgermene, mi sono trovata a vorticare nella mente della protagonista in un mondo surreale che, per certi versi, mi ha ricordato i dipinti di Escher, fino alla conclusione, fino a liberare ciò che si trova stretto tra i muri e che filtra attraverso le crepe.
    Bellissimo lo stile ritmato, talvolta frammentato e contorto, che ben rende il flusso di pensiero che si dipana attraverso la storia, da questo "Supervisore" metaforico che mette le briglie a ciò che briglie non ha: il pensiero, la creatività, il sogno.
    Un ottimo racconto, complimenti.

    Il mio terribile Supervisore... che passa il tempo a dirmi che quello che ho in mente io non va bene. Grazie! :)

    CITAZIONE (TomaSgaia @ 1/12/2020, 22:13) 
    Ciao!

    Complimenti per il racconto, mi ha presa tantissimo. Devo dire che anch'io ero convinta di trovarmi in una sorta di "Never let me go" virtuale o simile; poi ho pensato a "joker" (non chiedermi perché), poi a qualcos'altro ancora...
    Non avevo pensato alla scrittrice, sono sincera, ma mi piaceva anche pensare (se me lo consenti, visto che il racconto è tuo :) ) solamente ad una persona semplicemente insicura, e a qualcuno di non meglio definito che viene a salvarla.
    Ci sono alcune frasi che trovo molto lunghe, ma questo è coerente con il tentativo riuscito di far scivolare il lettore nella storia.
    Aggiungo solo che prima di leggere che si trattava di una scrittrice non avevo capito bene il collegamento con l'incipit e l'excipit, soprattutto l'excipit. Ma, come ho detto sopra, mi piaceva anche così :)

    Complimenti!

    Belle, tutte queste associazioni che state facendo nei commenti: Escher, Joker, il mondo dell'inconscio - anche oscuro - che si manifesta; e di sicuro io sono - scusa la ripetizione - anche una persona insicura, che ogni volta, prima di fare il balzo verso l'accettazione del proprio mondo interiore, deve lottare parecchio. Aggiungo che in praticamente tutto quello che scrivo c'è un personaggio che rappresenta una funzione psichica che va a soccorrere e a salvare un'altra funzione (personaggio) in pericolo. E sento forte e chiaro la voce di mio marito/Supervisore: "Ma no! Non ci sarà anche qui qualcuno che cura qualcun altro?!".

    CITAZIONE (Stefia @ 2/12/2020, 10:30) 
    Mamma mia che storia.

    Bellissima ed originale. Complimenti. Il ritmo si adatta perfettamente e trascina con sè il lettore.
    Anch'io avevo pensato dapprima alla fantascienza distopica, ma poi, con le crepe nei muri che si aprono a macchia d'olio, ho virato su un "Matrix".. e più o meno c'inzertai.
    Hai usato uno stile narrativo che non pensavo ti appartenesse, e invece ecco che hai piegato le frasi ai tuoi voleri per ottenere l'effetto desiderato.
    Ricordo che hai detto che "Questo racconto non vuole usicre è peggio di un parto"... Eh sì: non è facile partorire una creatura del genere.
    Incipit perfetto e anche l'excipit, a me, non ha disturbato.
    Prova strepitosa.

    Mi sembra che tu e io abbiamo un comune background di film e telefilm :) A un certo punto, mentre stavo scrivendo, il mio Supervisore mi ha detto "Ma no, lascia stare! Ma non ti accorgi che stai usando lo stesso schema di Matrix?!". Così, mi sono resa conto finalmente cosa Matrix probabilmente voleva raccontare, in origine, qual è il vissuto interiore da cui nasce.
    La dura lotta che ho combattuto per arrivare ad accettare di scrivere questo racconto non è per fortuna stata senza frutto: avevo dovuto combattere così tanto con tutte le resistenze del Supervisore, che quando domenica ho dovuto scrivere il racconto per la venticinquesima ora, mi è uscito benino, dato che avevo passato i giorni precedenti a contrastare i vari "Ma no, un'altra storia in cui qualcuno salva la vita a qualcun altro/lo cura", "Ma no, non vedi che tutto quello che scrivi è banale e ripetitivo?", "Ma no, la tua idea è scontata e già letta/scritta innumerevoli volte".
    Sono contenta che ti piaccia il mio strano viaggio.

    CITAZIONE (Dafne @ 2/12/2020, 10:43) 
    Scusa Arianna, ma, sicuramente limite mio, non ho capito niente. E dopo la decima riga non capire chi è il Supervisore, se sto leggendo un racconto distopico oltre lo spazio, qual è il sogno e quale la "realtà" se sono nei labirinti del Tribunale di Josef k. o il protgonista è un pazzo in un manicomio... non è una bella sensazione, e da lettore abbandonerei la lettura. Invece sono arrivata fino in fondo e sì, la storia delle crepe è una bella intuizione, ma la costruzione così cervellotica e, a mio parere confusa, non giova al racconto. Bye :)

    Dafne, come ho già scritto sopra, a sorprendermi questa volta sono i commenti positivi e la constatazione che in tanti mi hanno seguito in questo strano viaggio. Quando scrivo un racconto, lo faccio leggere a mia mamma e a mio fratello. Questa volta erano imbarazzatissimi: "Sì, certo, scritto bene ma... insomma, vedrai che in pochi capiranno qualcosa...". Mia mamma, poi, non sapeva bene da che parte prenderlo, questo racconto.
    Per dire che comprendo benissimo la tua sensazione.

    CITAZIONE (Byron.RN @ 2/12/2020, 10:52) 
    Ciao Arianna,

    affascinante e interessante questo tuo racconto. Tra l'altro mi ha ricordato un pò un altro tuo lavoro, non ricordo bene il titolo, forse Il tessitore di sogni, dove anche lì i sogni, l'immaginazione o comunque l'universo onirico aveva il suo peso.
    Io mi sono immaginato il tutto come il processo della creazione, la descrizione dell'equilibrio instabile tra il mondo di sopra e quello di sotto, quello del razionale e quello dell'immaginazione.
    Il supervisore è il funzionario della razionalità, il conservatore che tenta di tenere il controllo della macchina uomo, farlo stare coi piedi per terra. Il fatto è che non può nulla e non ha neppure i mezzi e il potere di farlo quando si innesca il processo creativo. Il processo inevitabilmente sgretola le sovrastrutture, fa apparire crepe nei muri del reale, permettendo così di fare uscire quell'alito creativo che è intrappolato dentro ognuno di noi, qualcosa che non ha forma, è sola a livello embrionale, ma che ogni volta, stimolato e con un pò di fatica, riesce a trovare la propria strada.
    Non so, magari dico una stronzata, ma la tua mi ha dato il senso di una sorta di scrittura automatica, un fluire libero di pensieri che hai poi riadattato.

    Hai beccato tutto, Byron.
    I racconti che hai in mente in realtà sono due. Uno è quello - L'inizio della storia - di cui tu hai usato l'excipit per il tuo racconto sul pugile. L'altro - La tessitrice - è quello mio nato grazie all'excipiti di resdei. Hanno praticamente sempre queste tematiche. Un'altra dura lotta che ho dovuto combattere con il mio fiscale Supervisore è quella di accettare che evidentemente la mia mente gira attorno a delle tematiche ricorrenti, che per lei sono importanti.

    CITAZIONE (genoveffa frau 1 @ 2/12/2020, 11:14) 
    Mi hai trascinato nei tuoi sogni anche se a tratti pareva tornassi alla realtà osservando le crepe che via via si evidenziavano nonostante qualcuno cercasse di ripararle,
    cosi anche lo scrittore cerca di sanare le crepe dalle sue scritture e in questo caso molto ben riuscito il concetto.
    Grande abilità nella descrizione del sogno e del ritorno alla realtà, in fondo siamo anche nella vita reale circondati da numerose crepe che ci stanno condizionando l'esistenza.
    bellissima prova!

    Grazie, Genoveffa. Quando sono immersa nel sogno, tornare alla realtà a volte è una vera sofferenza.
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    Il racconto mi è piaciuto: l’ho trovato divertente e piacevole.
    Mi è piaciuto come hai manipolato l’incipit per fare portare il racconto nella direzione da te voluta.
    Mi ha fatto scompisciare la tua casistica umana maschile: spero si tratti di invenzione letteraria e non di persone vere.
    Queste due battute sono meravigliose: “ci tengo a informarti che le donne vengono anche da altri paesi per venire a letto con me”, “Oggi do una svolta alla tua vita: per me sei un ‘Sì”.

    Scritto bene, forse ti è mancata una revisione finale per quanto riguarda la formattazione.

    bancone?- Domanda Anna
    iscritto. – Mi informa
    Qui ti riporto pari pari quello che ho scritto ad Achillu: “Qui tu hai preferito la maiuscola dopo il discorso diretto, anche se hai due verbi con cui puoi usare la minuscola. Ho scritto la stessa cosa a Kiriku, e lei mi ha precisato che un editore le ha espressamente chiesto questo, cioè di usare la maiuscola se la frase del discorso diretto termina con un punto; un altro, invece, le ha mandato un prontuario di formattazione editoriale, con le regole seguite dai principali editori, in cui invece si usa la minuscola, se il termine appartiene al vasto campo del dire e affini. Io, sinceramente, preferisco e continuerò a usare questa modalità, che mi sembra in generale più coerente, però appunto forse tu hai seguito l’altra strada.”


    andiamo.-
    In questo caso, invece, il trattino di chiusura va tolto, dato che non è seguito da altro.

    esserlo..- mi= i puntini di sospensione sono tre


    Per quanto riguarda l’ortografia:
    E’= È
    Retro= rétro, per indicare quello che tu intendi
    si= affermazione, “sì”
    di “forse” e tanti “No”= hai usato una volta la maiuscola e l’altra la minuscola
    -Ciao Sono Gianni.= “Ciao. Sono Gianni.”, oppure “Ciao, sono Gianni.”
    Il plurale di “aura” è “aure”, con una sola “e”

    Hai con disinvoltura ignorato che, nell’excipit dato, il verbo è in terza persona e al passato remoto, mentre tu stai scrivendo in prima persona e al presente.

    Comunque, a parte questi particolari formali, il racconto è un buon lavoro e mi è piaciuto leggerlo.

    Edited by Arianna 2016 - 2/12/2020, 00:25
  13. .
    Non so dove tu sia stato, in questi mesi lontano da SPS, o che cosa tu abbia fatto, ma creativamente ti è stato utile, mi sembra. Il tuo racconto mi ha preso. Secondo me hai reso molto bene il disagio adolescenziale, che si manifesta in entrambi i ragazzi, pur nella differenza degli ambienti familiari, e hai reso bene in che modo si traduca in comportamenti. In particolare, certo, è drammatica la situazione di Lucia.
    Non ti sei lasciato andare a inutili fronzoli lessicali. Le emozioni le trasmetti al lettore con la semplice esposizione dei fatti.
    Nel caso tu dovessi fare una revisione futura, per presentare il racconto in altri contesti, l’unica cosa che cambierei sono gli agganci con l’incipit e l’excipit, che percepisco come non perfettamente integrati. Ad esempio, per quanto riguarda l’incipit, l’interrogazione avrebbe potuto essere in Letteratura, motivo per il quale Lucia avrebbe potuto avere in mente l’incipit di Anna Karenina. Invece, cambierei proprio l’excipit, perché il senso di drammaticità che hai costruito nel racconto si perde. Comunque, appunto capisco che l’esigenza, in questo contesto, era usare uno degli excipit.
    Il racconto è ben scritto.
    Ti segnalo solo:
    Si forzò a guardare= di guardare

    «Solo cazzate!» Sentenziò
    subito!» Urlò
    Qui tu hai preferito la maiuscola dopo il discorso diretto, anche se hai due verbi con cui puoi usare la minuscola. Ho scritto la stessa cosa a Kiriku, e lei mi ha precisato che un editore le ha espressamente chiesto questo, cioè di usare la maiuscola se la frase del discorso diretto termina con un punto; un altro, invece, le ha mandato un prontuario di formattazione editoriale, con le regole seguite dai principali editori, in cui invece si usa la minuscola, se il termine appartiene al vasto campo del dire e affini. Io, sinceramente, preferisco e continuerò a usare questa modalità, che mi sembra in generale più coerente, però appunto forse tu hai seguito l’altra strada.

    Bravo, Achille, un buon lavoro!
  14. .
    Prima di commentare, una domanda: il tuo nick viene dal lungometraggio “Kiriku e la strega Karabà”?
    Il che sarebbe in sintonia con il racconto ambientato in Africa.
    Racconto molto piacevole che, pur nel suo procedere in modo piano e senza scossoni, mi ha preso e mi ha fatto arrivare bene in fondo: in particolare, mi piace come hai realizzato il rapporto tra il vecchio e il ragazzo.
    Bene integrati incipit ed excipit, anche se decisamente preferisco il modo in cui è saltato fuori l’excipit.
    Scrivi bene, con padronanza e naturalezza.
    Hai un ondeggiamento in alcuni punti nella chiusura del discorso diretto; alcune volte hai usato l’ortografia corretta, che richiede la minuscola se la parola che viene dopo il segno di dialogo chiuso è un termine come dire, affermare, chiedere, esclamare e tutta la variegata casistica affine; due volte, invece, ti è scappata la maiuscola:
    “Kenya?» Chiese Kofi”= chiese
    “questo?» Chiese”= chiese
    Invece, non ho mai trovato in alcun libro pubblicato l’uso del trattino finale al posto dei tre puntini di sospensione, che mi sembrano più corretti:
    “turistici locali che-»”= che…
    “Signore, io-»”= io…
    Ti è scappata la punteggiatura del discorso diretto anche qui:
    “gli sorrise «un omaggio”= gli sorrise: «Un omaggio
    Comunque, ribadisco che mi piace come scrivi.
    Ottimo lavoro.
  15. .
    Con i suicidi hai toccato un tasto dolente. Ho letto da qualche parte che, sebbene alla cosa non venga dato risalto mediatico per tanti motivi (anche per il timore dell’emulazione), sembra che quella dei suicidi sia una vera emergenza, negli ultimi anni.
    Quando l’ho letto, ho fatto mente locale e mi sono resa conto che, negli ultimi anni, cinque persone che conoscevo (a diversi gradi di vicinanza) si sono suicidate. Non è poco.
    Davvero bella, l’idea della bottega dell’anima.
    Credo che questo sia un po’ un racconto che mette in scena il tuo mondo interiore: la tristezza, il senso di morte, poi il riprendersi, nel fare emergere una funzione psichica (don Fausto) che mette in luce l’importanza di riattivare le parti creative e vitali della psiche.
    Penso anche che nel racconto siano finiti tanti elementi autobiografici.
    Scritto bene. Mi sembra che, dopo anni di ondeggiamento, la tua scrittura abbia raggiunto una sua stabilità, per quanto riguarda correttezza, fluidità, coesione e coerenza.
    Avrei giusto aggiunto qualche virgola, ma niente di fondamentale ai fini della leggibilità.
    Incipit ed excipit sono ben integrati.
    Davvero un buon lavoro.
1491 replies since 27/9/2016
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