Scrittori per sempre

Votes taken by Molli Redigano

  1. .
    CITAZIONE (tommasino2 @ 1/1/2021, 20:25) 
    Nome e cognome per me.

    Idem
  2. .
    CITAZIONE (Achillu @ 24/12/2020, 22:29) 
    Caro Molli.

    Ottima prova senza dubbio. Ma mi permetto di dire, ora che le bocce sono ferme, che il miglior Molli per me resta l'autore di Molli in Cina.

    :emoticons-saluti-6.gif?w=593:

    Chissà quali meraviglie erano presenti nella villa dell'ultimo ballo? Chissà se Lady Georgiana le avesse mai viste prima? Chissà...

    Quando avevo quattordici/quindici anni scrissi una canzone dal titolo L'ultimo ballo, chissà dove è finito il testo. Nonostante tutti i motivi che avevo per premiarlo, non da ultimo il genere che amo, mi è dispiaciuto non trovare un posticino per questo racconto che, tra quelli che hai mandato in gara, secondo me è quello che ti è riuscito meglio.

    Complimenti.

    Grazie di <3 Achillu.
  3. .
    Complimenti alle vincitrici e a tutti i partecipanti.

    Credo che questo ultimo flash abbia ancor di più dimostrato la grande vitalità del forum nonché l'immenso patrimonio di creatività e fantasia degli autori e autrici che ne fanno parte. Grazie e tutti e Buon Natale.
  4. .
    CITAZIONE
    C'erano state delle incomprensioni nel mezzo di una pandemia ma non ne avrebbe parlato con le ragazze, l'odore delle brioche al cioccolato le entusiasmava e non voleva turbarle,
    decise di portarne un vassoio al suo adorato vicino.

    C'erano state delle incomprensioni nel mezzo di una pandemia ma non ne avrebbe parlato con le ragazza, l'odore delle brioche al cioccolato le entusiasmava e non voleva turbarle, decise di portarne un vassoio al suo adorato vicino, un goffo tentativo di rilancio della loro antica amicizia.

    Mi sono permesso di aggiungere il pezzo in grassetto, così non manca davvero nessuno. Brava Genoveffa e BUON NATALE!
  5. .
    Benché questo tipo di racconti non siano nelle mie corde, devo ammettere che è scritto ottimamente e l'ottima scrittura è il magnete ideale che attira il lettore accompagnandolo nell'evoluzione della storia. Come già notato da mangal, anch'io trovo una forte similitudine, anche se dal differente epilogo, con la storia di Adelaide di B&S. Bella l'idea di utilizzare una lettera d'addio, struggente e drammatica, che ha il pregio di raccontarci di Agnés, anche se è ma non è (scusa il gioco di parole) rivolta ai lettori. Argomento purtroppo sempre attuale, che offre innumerevoli spunti di riflessione su una piaga dell'umanità, sicuramente peggiore del virus.

    Buon lavoro.
  6. .
    CITAZIONE
    Lei lo sapeva che il nonno la lasciava apposta da sola davanti all’ enorme libreria che occupava tutte e quattro le pareti del suo studio e arrivava fino al soffitto, e le metteva alcuni libri in bella vista che occhieggiavano invitanti, perché lei se li portasse via di soppiatto.

    Ogni giorno, più volte in un giorno, ogni volta che passo davanti alla mia libreria, il libri occhieggiano invitanti. Tutti. E io mi tormento con ciascuno di loro, pure con quelli che ho già letto. Insomma, questa frase vale tutto il racconto. Domani vado in libreria, pensa che a casa di Tolstoj, a Jasnaja Poljana, ci sono pure stato, nel 2015. Tormento.

    Racconto leggero, che forse definire tale, anche se è così, è riduttivo. E lo è ancora di più perché mi manca qualcosa: Anna Karenina.

    Il mondo di Anna (la tua) potrebbe essere quello di molte adolescenti della sua età. Ecco la portata generale della tua storia. Una storia, tra l'altro, senza tempo, come tu stessa noti in risposta a qualche commento precedente.

    Credo che la tua scelta di raccontare gli stati d'animo di una ragazza di questa età e del suo "difficile" contesto familiare faccia emergere veramente la profonda conoscenza che hai di questi giovani, grazie al tuo lavoro. E mi fa piacere sapere che nel mucchio ci possa essere una Anna qualsiasi, come la tua, particolare perché innamorata dei libri del nonno, ma anche "normale" perché "vittima" dei suoi fisiologici umori dovuti all'età. E lo dico perché quando vedo in giro certi ragazzi e ragazze di oggi, nel 95% dei casi li prenderei a pedate a prescindere.

    Anch'io non ho mai creduto a un epilogo tragico del racconto. Eppure certi pensieri restano pertinenti al personaggio descritto. C'è una duplice speranza che intravedo tra le righe: una natalizia, visto il Natale che ci apprestiamo a trascorrere. Giallo, arancione o rosso, sono comunque colori caldi, quindi buoni, positivi. Seconda, ma non meno importante: sotto forma di calorifero (caldo), a cui è azzeccato Nicola, un epilogo che in realtà è un nuovo inizio, per Anna. Il principio di qualcosa di nuovo che possiamo soltanto, per ora, immaginare.

    Bello.
  7. .
    CITAZIONE
    In una capanna come le altre, fatta di paglia e fango, viveva Nyah con il vecchio padre Simba e il piccolo Khamisi.

    Telefono. Dal nome di nonno Simba ho subito intuito l'excipit che avresti utilizzato.

    CITAZIONE
    Suo marito e i figli più grandi erano lontani a cercare fortuna in Europa, ed erano molto tempo che Nyah non aveva più loro notizie.

    "...ed era molto tempo che Nyah...". Credo lo abbiano già segnalato.

    CITAZIONE
    Indossò i suoi kanga colorati, uno come gonna e l’altro avvolto intorno al busto e si avviò al mercato aiutata da Khamisi. Spingendo insieme un carretto che avevano caricato di frutta e verdura, si avviarono al mercato.

    C'è una ripetizione, si avviò / si avviarono al mercato, ma anche questa credo te l'abbiano già segnalata.

    CITAZIONE
    I piedi nudi, ormai incalliti, sollevavano la polvere delle strade sterrate

    Qui, a mio gusto, poiché è comunque corretto, avrei scritto dalle strade sterrate anziché delle.

    CITAZIONE
    “Devo solo raggiunge la collina. Lì c’ è la luce dell’ospedale” si diceva.

    Spazio di troppo tra c' ed é.

    CITAZIONE
    Nyah aiuto suo padre a togliere i laceri vestiti zuppi di sudore e lo aiutò a indossarne di puliti e asciutti.

    Aiutò. Poi aiutò è ripetuto, stona. Il secondo lo toglierei, non altera il senso della frase.

    CITAZIONE
    Simba nonostante l’età lavorava in una risaia, poco lontana dal villaggio, guadagnando pochi scellini.

    Attenzione: io sono ignorante circa il continente nero e per di più sono novarese d'origine: una risaia in Africa?

    A parte tutto questo credo che la tua storia sia ben costruita attorno all'incipit, al suo sviluppo e alla conclusione che sfocia nell'excipit. Mi permetto di dirti che, in questo racconto, come in altri tuoi racconti e tue poesie che ho letto, traspare tutta la tua umanità, tutto il tuo amore per la vita e le cose semplici. Non è da poco, una grande qualità secondo me, che un poco t'invidio.

    Una bella revisione e tutto si sistema. Buon lavoro.
  8. .
    Dopo una prima lettura non ci ho capito niente. Rileggendo, però, il senso di questo racconto è venuto a galla con tutta la sua verità. La storia è coerente con i personaggi e viceversa. Mi spiego meglio: sembra quasi che sia lo stesso racconto a essere drogato, per cui subisce la perdita di cognizione che è propria dei protagonisti a causa della droga. E come se non bastasse la Lucia ha pure un altro non trascurabile problema, ovvero la bulimia. Chissà, il vomito magari non è veramente viola, ma lei lo vede così. A furia di bombe di ero e coca, può succedere di tutto. Altro aspetto: è evidente il gap, inteso come distanza, tra i genitori e i propri figli, tipico (o quantomeno molto diffuso) delle famiglie attuali. 'Sti ragazzi sono fuori come balconi e i grandi fanno finta di non vedere. Veramente, peggio di così non potrebbe essere.

    Scrittura volutamente confusionaria ma, come ho detto, perfettamente coerente e corretta. Personalmente, lo rileggerei altre mille volte, fino a perdere i sensi.

    Un grande ritorno.
  9. .
    A fine lettura mi sono venute in mente tutte le paia di scarpe da donna che tristemente ornavano le piazze per ricordare ciascuna una vittima di violenza. Ecco apparire Adelaide che ne indossa un paio e comincia a camminare. Un simbolo, un'eroina sconosciuta, un raggio di luce nell'abisso di questa piaga dell'umanità. Credo sia proprio questa la forza di questo racconto: un modo di rinascere di una vittima che si riprende la dignità che la violenza subita le ha fatto perdere. Poco importa, a mio modo d'interpretare, se il suo riscatto avviene attraverso la violenza a sua volta. Come si fa a non intravederla come una violenza "positiva"? Del resto, poteva andare peggio, no? Allora avremmo bisogno di tante Adelaide, coraggiose, capaci di ribellarsi, di rinascere ed anche (e soprattutto) di aiutare chi non ha avuto la forza che ha avuto lei. Il racconto è un vero manifesto, attuale e diretto, che cancella le ombre che ancora incombono, purtroppo, su questo grave problema.

    Il testo è scritto correttamente. Il ritmo che l'autrice ha voluto imprimergli, anche per la sua brevità, è un pugno nello stomaco del lettore. Personalmente, una volta intuito l'argomento, era ciò che m'aspettavo. E non sono rimasto deluso. Credo sarebbe venuto bene anche se narrato in prima persona. Incipit ed excipit perfettamente plasmati.

    Bel lavoro. Arvedse.
  10. .
    Racconto che ho letto tutto d'un fiato. E mi è piaciuto. L'autore ha saputo ben dosare le situazioni e le emozioni del protagonista e dei suoi familiari. Credo sia questo il punto centrale su cui si debba riflettere. Alessio è caduto nel vizio del gioco e, quando tutto sembrava perduto (gli affetti, la famiglia), ha trovato la forza per reagire e uscirne. Come l'abbia fatto, che sia svenuto o meno, poco importa, ce l'ha fatta. Ma quanti Alessio ci sono che non hanno avuto nessuno da perdere per cui la rovina è stata solo personale, senza coinvolgere indirettamente nessun altro? E quanto è insondabile l'animo umano per cui la consapevolezza delle proprie azioni venga completamente offuscata da questo demone all'apparenza implacabile? Probabilmente le mie sono domande che resteranno senza risposta. E dico di più: probabilmente sono anche quesiti banali e inutili, poiché personalmente non ho mai vissuto in prima persona il disagio psicologico che provocano certi vizi, né ho avuto persone a me care con questo problema. Non so, l'argomento è spinoso e profondo, per cui non mi sento di sbilanciarmi in questo senso. O meglio, e mi scuserete, sono combattuto: a volte penso, cazzo, ma se non vuoi farlo non lo fai, se stai mandando tutto a puttane non lo fai. Altre volte penso che se è una malattia, in quanto tale il soggetto colpito non se ne rende conto. E se non viene aiutato è la fine. Mi scuso ancora per le mie riflessioni forse troppo "di pancia".
  11. .
    Anche in questo racconto traspare tutta la grande capacità dell'autore di descrivere frammenti di vita vissuta. Attenzione: non si tratta di episodi "dozzinali", ma di momenti che bene o male tutti abbiamo vissuto a tempo nostro; personaggi in cui tutti noi possiamo riconoscerci. Ecco il grande pregio di questo racconto. Poi, d'accordo, qualche virgola si può limare, qualche espressione tipo "inciampare a qualcosa" si può correggere, ma sarebbe come scardinare l'essenza ultima per cui il racconto è stato concepito. Non si può.

    Per lo stesso motivo di cui sopra anche l'excipit utilizzato potrebbe risultare non troppo pertinente al racconto. Ma tant'è.

    Caro Tom, con i tuoi racconti ci porti a spasso in un mondo di situazioni e valori che forse oggi non esistono più. O se esistono è perché rivivono grazie alle tue parole. Qualcosa per cui non esiste pentimento, ma soltanto piacere e un buon ricordo per averli vissuti veramente.

    I tuoi personaggi ti ringraziano sicuramente. E anch'io.
  12. .
    Inizio dalla caccia al refuso:

    CITAZIONE
    «Ma così né il so nome né il suo volto saranno ricordati!»

    "...né il suo..."

    CITAZIONE
    Le rosse lenzuola in cui era disteso erano intrise dl soave profumo

    "...erano intrise del soave profumo"

    CITAZIONE
    Atnhon sussultò.

    Anthon

    Proseguo con il registro arcaico che hai deciso di utilizzare. Molto bene anche se è difficile mantenerlo. Esempio:

    CITAZIONE
    «Come si chiamava?»
    «Chi?»
    «Suo marito.»

    Anthon dava del voi a Isolde. Se dici "Suo marito" le da del lei. Stona. Oppure:

    CITAZIONE
    «Se di questo gioco sei stanco, ne conosco uno nuovo»
    «Si, ti prego. Uno che mi conceda ai tuoi baci»

    Durante il loro "gioco particolare" i protagonisti si danno del tu. E ci sta. Però poi:

    CITAZIONE
    «Anthon, sappiate che adoro il vostro collezionismo.»

    Isolde torna a dare del voi ad Anthon. Stona, secondo me.

    Quanto sopra evidentemente nulla toglie alla bontà del tuo racconto. Ti ho fatto notare quanto sopra per dovere di commento. Definirei questo testo un gotico rosa che brilla per la sua originalità. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal finale, dove Isolde si rivela una creatura assetata di sangue, per cui mi piace pensare che il buon Anthon sia soltanto l'ultima delle sue innumerevoli vittime. Se l'incipit è ben integrato con il racconto, non posso dire lo stesso, a mio gusto s'intende, per l'excipit. Non mi convince nemmeno la spiegazione che hai dato alla domanda precisa di mezzomatto. E lo dico perché non riesco a differenziare il modo di morire, nemmeno conoscendo la perversione di Anthon, aspetto che forse avresti dovuto approfondire.

    Comunque, un buon lavoro.
  13. .
    Intanto, una curiosità. All'inizio del racconto presenti la protagonista Adelaide, per tutti Addie. Adelaide è il titolo del racconto di B&S. E c'è anche la domestica Clara, come ne "Il viaggio di Clara" di Viviana Monroy.

    Dico subito che anch'io ho notato un solo refuso, peraltro già segnalato da Stefia. Scrittura corretta, lettura facile, scorrevole e piacevole.
    Anche in questo racconto (come in quello di Byron.RN), c'è un riflesso del periodo pandemico attuale. Un po' quello, un po' un rapporto di coppia ormai appassito dal tempo, ed ecco che la protagonista "si sfoga" sul web. Non è inusuale, anzi. Hai perfettamente centrato una realtà sicuramente molto diffusa tra giovani e meno giovani. Così come hai ben evidenziato il particolare del nickname/nome falso che molti utenti utilizzano per nascondere la loro vera identità. Uno spaccato della società attuale assolutamente verosimile.
    Il finale spiazza, ti lascia a bocca aperta. Io mi sono chiesto: ma cosa ho letto finora?
    Incipit ed excipit ben integrati nel racconto, ne fanno parte, come se non fossero stati indicati né scelti.

    E bravo G.Leroux!

    Ma quanti cazzo ne ho taggati in 'sto commento🤔😳?
  14. .
    Non male questo racconto. E' scritto correttamente, si legge bene. Incipit ed excipit calzano perfettamente, la trama è ben congeniata e costruita a pennello. Uno scapolo ricco fuggito dall'Italia perché innamorato del Kenya, della sua natura incontaminata e dei leoni. I personaggi sono ben caratterizzati e funzionali al racconto. Kofi appare come il giusto interlocutore per Zamani. Non solo, sembra quasi essere il figlio che non ha mai avuto. Tant'è che Zamani gli lascia in eredità la sua fortuna, aldilà del fatto che lo aiuta a realizzare il suo sogno di dormire ancora una volta in una capanna Masai.

    E' una storia che non t'aspetti, almeno per me, e questo aggiunge valore a un lavoro nel complesso più che positivo.

    Che botta di culo però 'sto Kofi XD !
  15. .
    CITAZIONE
    Lucciole pietose accendevano il buio, divampando qua e là come spiritelli dispettosi.

    Poverette le lucciole.

    CITAZIONE
    –Domani verranno i tuoi zii a prenderti e andrai a vivere con loro – disse la donna.

    E' l'unico dialogo che hai utilizzato. Vista l'impostazione che hai dato alla fiaba, non è molto funzionale. Un dialogo sta bene in mezzo ad altri dialoghi a mio parere. E' anche vero tuttavia, che il dialogo da più forza, più peso, a questo passaggio cruciale della vita di Bettina.

    CITAZIONE
    La donna accettava con gratitudine i sacrifici della sua bambina, ma con le lacrime agli occhi e il cuore in pena, purtroppo da quando suo marito era morto era stata costretta a lavorare e quella povera creatura aveva dovuto patire insieme a lei. Aveva dovuto lasciare la scuola, troppo lontana dalla loro casa di campagna, prima l’accompagnava il padre, ma ora che lui non c’era più, non poteva mandarla da sola a piedi per chilometri, né poteva permettersi di pagare l’abbonamento dell’autobus. Per questo lavorava febbrilmente da mattina a sera facendo anche doppi turni, da un podere all’altro e da un padrone all’altro. Sperava di poter mettere qualcosa da parte, per poter rimandare la bambina a scuola.

    "Con le lacrime agli occhi e il cuore in pena, la donna accettava con gratitudine i sacrifici della sua bambina. Dalla morte del marito, la giovane madre fu costretta a lavorare e la povera creatura dovette patire la sua assenza. Lavorava febbrilmente da mattina a sera facendo anche doppi turni, da un podere all'altro, da un padrone all'altro. Sperava così di mettere qualcosa da parte per mandare la bambina a scuola. La loro casa di campagna era molto distante e nessuno poteva accompagnarla. Non poteva permettersi l'abbonamento dell'autobus, né poteva far andare la piccola sola, a piedi, per quel lungo tragitto."

    Mi son permesso un editing. In punta di piedi eh.

    CITAZIONE
    Dovendo stare sempre fuori casa, Elsa aveva raccomandato alla sua vicina di tener d’occhio Bettina. La donna aveva accettato con piacere, ma, avendo cinque figli a cui badare, aveva chiesto che la ragazzina andasse a casa sua, nelle ore in cui Elsa era al lavoro nei campi. Bettina era andata dalla vicina una volta sola, dopo di che non aveva voluto più allontanarsi dal suo vecchio casolare e a volte passavano giornate intere senza che la donna, che doveva prendersi cura di lei, avesse la più pallida idea di come trascorresse il suo tempo.

    In questo passaggio utilizzi molto il trapassato prossimo: "aveva raccomandato", "aveva accettato" "aveva chiesto". Secondo me appesantisce. Potresti sostituirlo con il passato remoto.

    Mi hai incuriosito: come trascorreva il tempo Bettina nelle sue giornate di solitudine?

    CITAZIONE
    Aveva paura Bettina, una paura che non capiva, ma che le era apparsa all’improvviso, quando il figlio maggiore della vicina, quattordicenne, l’aveva guardata con un’aria da ebete. La prima volta che era stata a casa loro, a tavola, si era seduto accanto a lei e lo aveva sorpreso a guardarla e ad annusarle i capelli, poi aveva accostato il gomito al suo senza farsene accorgere dalla madre, affaccendata ad allattare l’ultimo nato. Da allora si era rifiutata di andare a casa della vicina e preferiva stare da sola a sbrigare le faccende di casa.

    Un giorno mentre tirava su l’acqua dal pozzo col secchio aveva sentito un rumore. Era il figlio della vicina che di nascosto la stava osservando, impaurita aveva cominciato a correre verso casa e nella corsa l’acqua si era riversata dal secchio, bagnandola tutta.
    Lui era uscito allo scoperto e aveva cominciato a rincorrerla, allora la ragazzina aveva gettato via il secchio e raggiunto l’uscio di casa si era chiusa dentro, infilando la spranga di ferro dietro la porta. Sua madre la sera l’aveva rimproverata per l’acqua caduta. Lei aveva chiesto scusa, tacendo le sue paure, non voleva turbare quella poveretta che tornava a casa stremata di fatica.

    Era per questo che ora che sua madre era morta aveva pregato la Madonna che trovasse per lei un rifugio sicuro e che non la facesse rimanere in quel luogo che la intimoriva.
    Le candele attorno alla morta si erano quasi spente e la vicina, che si era svegliata, aveva cominciato a recitare il rosario.

    Questa è la parte più efficace della tua fiaba. Nel senso della psicologia del personaggio. Bettina rimane traumatizzata dall'approccio dell'arzillo quattordicenne figlio della vicina, ambizioso e guardone. Ne consegue un altro valido motivo per allontanarsi da quella casa e cercare un rifugio sicuro. E' in atto un profondo cambiamento nella vita di Bettina, piccola, orfana e innocente. Eventi che lasciano il segno nella protagonista e che penso ritroveremo nel prosieguo.

    CITAZIONE
    Era per questo che ora che sua madre era morta aveva pregato la Madonna che trovasse per lei un rifugio sicuro e che non la facesse rimanere in quel luogo che la intimoriva.
    Le candele attorno alla morta si erano quasi spente e la vicina, che si era svegliata, aveva cominciato a recitare il rosario.

    "Per questo motivo, morta sua madre, Bettina aveva pregato la Madonna affinché trovasse per lei un rifugio sicuro, lontano da quel luogo che la intimoriva. Le candele attorno alla defunta erano quasi spente e la vicina, appena ripresasi dal suo assopimento, iniziò a recitare il rosario."

    (:

    La vita che aspetta Bettina non sembra possa diventare, da come descrivi gli zii, spensierata e felice come dovrebbe esserlo per una bambina. Insomma, le premesse non erano buone. Nel finale però cambi le carte in tavola: quegli zii sconosciuti non sono poi così estranei e il luogo dove abitano è la natura che Bettina non ha mai visto.

    Mi scuso se ti ho fatto un po' di pulci. Mi sto allenando per bicipit dove spero di leggerti. ;P

    Attendo dunque il seguito della storia di Bettina con curiosità.

    Grazie
141 replies since 16/10/2016
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