Scrittori per sempre

Votes taken by G.Leroux

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    Nome e cognome
    Thks
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    Ecco la mia scelta sofferta:
    1) Una luce negli occhi - Esterella
    2) La diga sul porto - G.Gravili
    3) Mirna, Livia e l'uovo a colori - Petunia
    4) Agnès alla laguna - Resdei
    5) Zamani -. Kiruku
    G.Leroux
  3. .
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    Si ha tempo fino a stssera x commentare; poi un.po di tempo per controllare quali sono i racconti ammessi e quali esclusi (nel caso ce ne.siano altri oltre a quello gia indicato) e poi apriranno il thread delle votazioni
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    Grazie mille, Stefia!
  4. .
    E' un racconto che, al di là dei refusi e delle imprecisioni, ha una struttura valida su cui c'era solo da fare le opportune correzioni. E' un peccato che sia fuori ed è un peccato soprattutto che ci si sottragga alle critiche. Non fanno piacere a nessuno ma il miglioramento passa anche di lì.
  5. .
    Non ripeto quello che puntualmente ti ha fatto notare chi mi ha preceduto. Piccoli difetti che è molto facile eliminare e correggere con una revisione più attenta.
    Non altrettanto facile è riuscire a scrivere così bene. Del racconto mi è piaciuto tutto: la scelta dell'ambientazione, la descrizione dei luoghi (Tanzania?), l'uso della parola mai forzata, l'utilizzo di incipit e soprattutto excipit (scelta non facile). Proprio su quest'ultimo punto sei stata molto brava a preparare il campo per finale, con quel delirio/racconto, così che l'excipit prescelto si inserisse in modo del tutto naturale. Questo è un punto in più, visto che proprio quella era la sfida.
    Aggiungo una riflessione personale, scaturita da questa tua frase:"una famiglia povera e infelice, ma negli occhi delle persone che vivevano in quella capanna non c’era rabbia o sconcerto per una misera condizione, anzi a volte sui loro volti spuntavano sorrisi e gli occhi si rivestivano di luce." Ho viaggiato abbastanza (almeno fino a quando l'avanzare dell'età e poi l'era del Covid me lo hanno consentito) e mi è capitato assai spesso di cogliere quella luce, oltre a una solida serenità in gente semplice che viveva una vita che noi, con le nostre comodità, non saremmo in grado di sopportare nemmeno per tre giorni.
    Per me sei da podio. '
  6. .
    Tutto bello e gradevole per me, fino alla svolta finale in chiave vampiresca, ma non è colpa tua. Il fatto è che non amo il genere e in questo tipo di letture mi sono fermato al vecchio Dracula/Nosferatu.
    La cosa che mi ha più colpito è lo stile di scrittura che ricorda i vecchi libri di un tempo ed assolutamente in linea con l'atmosfera del racconto. Non è facile mantenere coerente e costante questo tipo di scrittura, a meno che (e spero proprio di no) questa forma arcaica non sia il tuo modo abituale di scrivere.
    Da questo punto di vista lo ritengo un ottimo esperimento, ma sono certo che sai scrivere "in altra guisa" (oddio, sono contagiato!) e aspetto di leggere altro, visto che sono certo che sai scrivere comunque benissimo.
    Qualche piccola notazione:
    non avrei scritto Dei e Diavoli maiuscoli;
    con un incipit e excipit creati ad hoc e non obbligati il racconto ne avrebbe tratto ulteriore vantaggio;
    "...il che lo rendeva abilissimo nell’accordare le sue fandonie al luogo in cui fosse." Mi suona male questo congiuntivo finale. Per me poteva starci benissimo un "si trovava" ma forse mi sbaglio;
    non ho capito bene il significato del fazzoletto "arrossato dalla tosse"
  7. .
    Premetto che non ho esperienza del gioco d’azzardo, da cui sono stato sempre alla larga. Se qualche volta gioco (modestamente) di soldi in famiglia o con amici, se vinco mi sento in colpa e in imbarazzo e faccio il possibile per perdere quello che ho vinto. Ma forse non sono normale!
    Detto questo, il racconto mi è piaciuto molto e mette bene in evidenza le dinamiche di questa piaga che è molto simile alla dipendenza da droghe, pur non avendo gli stessi effetti diretti sul fisico.
    A differenza di altri, ho apprezzato molto Cinzia e la sua intelligenza. Credo che, proprio come per la droga, soltanto atteggiamenti “energici” e decisi possano causare il giusto shock a chi soffre di questi problemi, causando la giusta reazione.
    In questa ottica mi è parsa credibile anche la reazione di Alessio che trovo corretta come punto di rottura e ripartenza di quella brutta storia.
    Stile di mio pieno gradimento e forma perfetta. In e ex perfettamente integrati.
    Gli spazi ristretti della prova hanno un po’ penalizzato la storia che può essere ampliata a dismisura.
  8. .
    Non insisto sulle cose già ampiamente dette nei commenti precedenti e che condivido. Voglio dire solo una cosa. Indubbiamente il controllo del testo è una fase più noiosa e meno creativa del piacere di scrivere. Tuttavia è estremamente necessaria se si vuole evitare di compromettere una bella idea e una bella storia.
    La cosa importante è che le osservazioni fatte sui testi in questa sede, siano colte con il giusto spirito, come mi pare che tu stia facendo, poiché hanno il solo scopo di stimolare un miglioramento del proprio modo di scrivere.
    Al piacere di rileggerti presto.
  9. .
    Lettura veramente piacevole, piena di buoni sentimenti, cosa più che necessaria in questo strano periodo che stiamo attraversando. Ho apprezzato molto la ricerca dell'aderenza del racconto agli IN e EX prescelti, il primo più naturale, il secondo un po' più faticoso, ma era quella la sfida di questa prova e tu ci sei riuscito/a assai bene. Alcune frasi molto belle danno calore alla narrazione, come ad es. "occhi azzurri del vecchio, che aspettava quelle visite come un campo arido d'agosto aspetta la pioggia".
    Userei meno maiuscole in "Ricerca Internazionale in Medicina Molecolare..."
    Nella frase successiva "Mentre raccontava, Thomas preparò del the per sé e per suo nonno, poi si rilassò..." toglierei "per sé e per suo nonno" che mi pare superfluo.
    Mariele scompare troppo rapidamente. Ne avrei voluto sapere di più.
    Una frase un po'contorta, da rivedere mi pare questa "Anche quel pomeriggio fu distratto dalla contemplazione del cielo che lo rilassava e lo rasserenava allo stesso tempo, e rendeva il resto della giornata, quando rimaneva da solo, più sopportabile".
  10. .
    Comincio dai piccoli difetti, visto che sono veramente pochi. L'incipit è forzato perché non ho riscontrato riferimenti nel racconto a questo scapolo con un'ampia fortuna. Il finale invece è più plausibile.
    Detto questo non ho proprio altro da segnalare in questo racconto che mi è piaciuto molto, sia per l'idea, sia che per il modo ironico in cui è scritto, sia per l'uso della parola, molto semplice ma sempre efficace.
    Pur essendo basato sulla trasposizione di atteggiamenti e pensieri umani a un animale domestico, ho trovato il racconto molto più verosimile e realistico di tanti altri brani letti con personaggi del tutto umani. Penso che questo dipenda dal fatto che, da convinto animalista come sono, non faccio affatto fatica a immaginare che gli animali, domestici o no, abbiano sensazioni, per non dire, sentimenti, del tutto simili ai nostri.
    Sarebbe bello che di questa idea ne facessi un seguito che affronti, oltre all'amore, altri aspetti della vita umana sempre attraverso il filtro di Dustin.
    Complimenti!
  11. .
    Chi si contenta gode… si potrebbe dire al finale della storia, anche se effettivamente non c’è mai limite al peggio.
    Il racconto è scritto molto bene e lo stile è perfettamente coerente con i contenuti della storia che non è altro che una corsa frenetica e confusa verso il fondo, da cui risalire sarà sempre molto complicato.
    Il titolo è azzeccato: un saluto borghese molto convenzionale che accentua il contrasto con la crudezza della vicenda. L’incipit si giustifica come riflessione dell’autore, ma troppo profondo per la protagonista, devastata dalle droghe e dal disagio. Il finale mi piace fino a: “Ma così stavano le cose”. L’ultima frase un po’ meno, ma capisco; d’altra parte, prendere o lasciare. Il gioco era così.
    Ultima notazione sul color viola vomito: a me non disturba, visto che sono daltonico!
  12. .
    Leggendo i precedenti commenti sicuramente sarò ripetitivo, ma tant'è...
    Un bel racconto da cui traspira la freschezza dei sedici anni.
    Questa infelicità familiare mi ha particolarmente colpito perché ho incontrato tracce simmetriche di vicende familiari a me vicine in questo periodo. Il tuo racconto è però pieno di speranze, di spiragli, di vie di fuga e mi ha lasciato un gradevole sapore di ottimismo e di fiducia: quel nonno così vicino, con quella sua simpatica messinscena dei libri, quell'amica, così presente e così importante, il fiorire dei primi amori. Sono tutti elementi che ci fanno pensare che l'ultima cosa che accadrà nella storia sia un finala da Anna Karenina.
    Quando pensiamo in questi giorni al Natale e ci verrà in mente di dire "ma quale Natale?", cercheremo di guardarci meglio attorno alla ricerca di sprazzi di positività, come quelli della tua Anna.
    Lo stile di scrittura gradevole, come sempre.
    Qualche piccola nota insignificante:
    All'inizio ci sono due "in bella vista" troppo ravvicinati. Sostituirei uno dei due con qualcosa tipo "a portata di mano".
    "Una vicolo tra le case" da correggere
    "... un repentino dietro-front per tornare sui suoi passi, e, senza poterlo evitare..." toglierei la virgola prima della "e".
    Calorifero: mi dà l'impressione di termine un po' desueto. Mi suonerebbe meglio radiatore o termosifone, ma forse è una mia idea.
    L'incipit è inserito perfettamente. L'excipit mi è parso un po' "appiccicato".
  13. .
    Un bellissimo esempio di flusso di coscienza che affronta con crudezza e realismo uno dei temi principali dei nostri tempi e della nostra vita sociale. Il ritmo della scrittura contribuisce a dare drammaticità al testo, già di per se molto drammatico.
    Ho trovato quegli "occhi" i veri protagonisti della storia, "Occhi che non ricambiano mai uno sguardo, spesso rivolti in basso o spostati verso un qualsiasi remoto altrove".
    E sono quegli occhi che esprimono prima disperazione e disagio e successivamente il riscatto.
    Ho apprezzato molto anche il messaggio che "non è il dolore che ti infliggono che ti segna davvero, ma quello che infliggi tu".
    Non trovo difetti formali di alcun tipo. Per essere proprio pignoli avrei usato un'altra espressione al posto di "ci si è impanata": rende l'idea ma sa troppo di cotoletta.
    E nella frase "meglio, molto meglio, se fossi morta anche io in quella pozza di sangue e occasioni perdute”, avrei aggiunto un "di": "in quella pozza di sangue e di occasioni perdute".
    Incipit e excipit si sposano bene.
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    Bravissima! Insieme ai miei complimenti anche un ringraziamento particolare per i tuoi commenti ai nostri scritti che sono sempre molto accurati da tutti i punti di vista e estremamente utili per tutti noi.
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    Non so proprio da dove cominciare. Rischio di ripetere quello che è già stato detto da chi mi ha preceduto. Cercherò di soffermarmi sulle cose che ritengo più importanti.
    Ho ammirato la fantasia e la capacità di costruire suspense, attesa e emozioni e anche il ritmo del racconto, sempre incalzante. Mi sono piaciuti molti dialoghi e molte descrizioni, soprattutto quelle che illustrano le scene più cruente, come ad esempio: “Il sibilo di lame fu l’ultima cosa che udirono. Un forte dolore alla gola, i mitra caddero a terra seguiti dai loro corpi, il sangue zampillava dai colli fra i rantoli, nel tentativo inutile di respirare. Le pupille si dilatarono nell’ultima immagine della loro vita.”
    A fronte di questi enormi pregi che rendono godibile la lettura del racconto, ci sono alcuni elementi negativi che riguardano la forma e l’aspetto non meno importante dell’autodisciplina nella scrittura.
    Ribadisco l’uso del tempo dei verbi: un vero disastro. Ho cercato di trovarne una logica “letteraria” ma non ci sono riuscito. Quei passaggi repentini da passato a presente per poi tornare quasi subito al passato li ho trovati fuorvianti. Ma penso che questo sia facilmente rimediabile, così come le altre imprecisioni formali sulle citazioni che vedrei bene virgolettate , come sui dialoghi che dovrebbero essere più definiti visivamente perché mi sono trovato più volte a dover rileggere per capire chi stesse parlando fra i due interlocutori.
    L’altro aspetto riguarda lo sforzo che dovresti fare per evitare di mettere troppa “carne al fuoco” in un racconto che ha comunque un’estensione limitata. Ne è risultato un materiale che avrebbe potuto essere sufficiente per un romanzo (oppure come già osservato, come sceneggiatura di un film) di azione e di avventura, che mi ha ricordato molto (forse un po’ troppo) romanzi alla Dan Brown o film già visti di Indiana Jones.
    Scusa se mi sono dilungato un po’ troppo, di solito non lo faccio perché non mi sento l’autorità per poter dare consigli di scrittura a nessuno, ma penso che ne valga la pena perché sono certo che hai molte cartucce da sparare e hai soltanto da aggiustare la mira.
49 replies since 29/9/2018
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