Scrittori per sempre

Votes taken by mezzomatto

  1. .
    Ho avuto un crash e, complici le feste, me l'hanno ridato solo ieri. Evidentemente col cell qualcosa non ha funzionato. Perchè ero sicuro di averlo fatto. Comunque, come dice tommasino2, non avrebbe cambiato le cose.
  2. .
    CITAZIONE (mangal @ 19/12/2020, 21:38) 
    CITAZIONE (mezzomatto @ 19/12/2020, 21:25) 
    Uno, col nome Giuseppazzo, aperto nel 1919

    nel 1919 sps non c'era, comunque va bene, vediamo di bannarlo
    *_* *_* *_*

    Ma va? Avete meno di un secolo di vita? E pensare che vi stimavo essere dei vecchi saggi!

    Mi sa che questo svarione rimarrà negli annali.

    P.S. - Stavo giocando a un gioco che si ispira a ritorno al futuro e...
  3. .
    Troppe domande si fa il lettore, quindi il racconto non è perfettamente riuscito. A meno che l'autore non sia uno che "se chi legge non mi capisce, peggio per lui".
    Cominciamo dall'inizio: "Allora, triste per triste, avrebbe scambiato volentieri la propria situazione con quella di Massimo, se non fosse che poi lui avrebbe dovuto stare lì… no, non glielo poteva augurare. E non c’era proprio nessuno al mondo che potesse prendere il suo posto!" Boh!?
    Proseguiamo con la ligerata del portafoglio e lo scippo della busta della spesa. Descrizione piatta, nessuna reazione della vecchia signora. Nulla, proprio nulla, nulla? Ma siamo sicuri che c'era una vecchia signora? O una borsetta e una borsa se ne andavano in giro sole solette?
    E finiamo con Giulio : Giulio, Giulio, chi carneade è costui? (cit)) e con: "Troia! e la sberla: per il lucidalabbra in offerta, il cinque nella verifica, le scarpe di Pittarello." Boh???

    OK, so' de coccio.

    Ciò non toglie che stile, tono e annessi sono eccellenti, vestono bene il nulla (i personaggi). Nullità assolute raccontate nel loro squallore che più squallido non si può. Nemmeno una cosa simpatica come prendere a sassate i lampioni (ho fracassate anch'io qualche lampadina, da ragazzino, dietro mancette degli innamorati che amavano limonare al buio) mi ha reso simpatica la culona.

    A rileggere Achillu su qualche storia con sostanza.
  4. .
    CITAZIONE (Stefia @ 1/12/2020, 10:29) 
    D'accordo che gli uomini con i colori non vanno molto d'accordo, ma è la prima volta che leggo "color viola vomito".
    Ho sentito di un verde vomito, ma viola? ;)

    A Milano lo chiamano "Trà su de ciucch" vomito di ubriaco.
  5. .
    Un bozzetto di un pomeriggio di tenerezza. Non posso definirla storia perché non c'è dinamica. I due personaggi rimangono fino alla fine quello che erano all'inizio, e il loro rapporto non muta. Ecco perché lo chiamo bozzetto. Il linguaggio è leggero, a tratti pensoso, adeguato. Io però l'avrei preferito ancora più leggero,

    "Il vecchio Gustave guardava fuori dalla finestra. Fissava il solito punto lontano, quello dal quale, .."
    Io ho sentito altre pesantezze in alcune frasi e un uso di analessi che rompono il fluire sereno dei sentimenti. Dovresti fare un lavoro di cesello per arrotondare quelle che io chiamo asprezze. Peccherei di saccenteria se te le elencassi e ti suggerissi modifiche, ma se ti fa piacere potrei provare a essere più specifico.
    In un bozzetto non è necessario che ogni elemento abbia una funzione narrativa (il famoso fucile di Cechov), possono comparire personaggi che rimangono sospesi. Però devono essere molto ben descritti, colorati, e Mariele è un po' troppo sbiadita, il lettore non riesce a vedere le caratteristiche del legame amicale fra le due coppie.
    Il racconto si chiude come si è aperto, nella tenerezza, molto bene. Vedo perfettamente coerente l'excipit.

    Edited by mezzomatto - 11/12/2020, 20:56
  6. .
    CITAZIONE (solenebbia @ 9/12/2020, 14:45) 
    mezzomatto
    tommasino2
    Ora che piano piano vi sto conoscendo, sarebbe un vero peccato perdervi.

    Corriamo il rischio di perderci? Ditemi, ditemi, io sono appena arrivato e non so nulla dei pregressi.
  7. .
    CITAZIONE (tommasino2 @ 29/11/2020, 15:44) 
    ... Dustin non è neppure geloso
    ....
    Il punto non l'ho dimenticato, se lo metto la g di geloso diventa maiuscola e una così bella famiglia di un registratore non sa cosa farsene.

    mammasantissima, che gelo!Hho dovuto aumentare a palla i termosifoni. Ma prima di quando bisogna essere nati, per sapere cosa erano i Geloso?
  8. .
    CITAZIONE (mangal @ 9/12/2020, 16:37) 
    racconto leggero e divertente, molto scorrevole nel testo.
    buone le descrizioni, soprattutto a livello visivo.
    la caratterizzazione dei personaggi è invece un po' scarsa.
    molto ben integrati incipit ed excipit.
    ci sono alcuni refusi, nulla di grave se nnon che Marco poi diventa Mauro.

    Sorry poer i refusi, evidentemente nessuno è un buon correttore di bozze dei propri scritti.
    Grazie per gli apprezzamenti
    Per i personaggi: una bella impresa caratterizzarli con quei pochi caratteri concessi. La prossima volta ci proverò.


  9. .
    Una serie di bozzetti di vita africana ben collegati fra loro diventano racconto che si legge facilmente. Un po' di suspense è dato dal buio che avvolge Nyah e dal delirio di Simba che sembra profetico, ma per fortuna non è. Per farne un vero racconto manca la tensione dell'obbiettivo che il protagonista (che non c'è) si propone di raggiungere. Questa mancanza di scopo e di conflitto fanno classificare lo scritto un bozzetto piuttosto che un racconto. Ben fatto, efficace, scorrevole.
    Stilisticamente non ci sono grossi rilievi da fare, qualche frase un po0 pesante, risolvibile con una attenta revisione. Piuttosto occorrerebbe variare il tono con la situazione. Nel deliro del nonno manca del tutto l'accento allucinatorio. Il suo è un racconto troppo da 'nonno e nipoti attorno al fuoco' Quì occorrerebbe concitazione, sincopi, animazione e anche incoerenza. E qui, in qualche modo, dovrebbe esserci l'elemento che induce a mandare Khamisi a scuola.
    Sono un po' stringato, non trovo altro da dire.
    Se l'autrice mi vuole fare domande specifiche, sono disponibile a rispondere, per quel che posso.
  10. .
    CITAZIONE (Paluca66 @ 2/12/2020, 22:54) 
    CITAZIONE
    Io ne vedo solo 29 di racconti, compreso quello fuori concorso. Dove sbaglio?

    mezzomatto devi andare alla pagina due per trovare gli altri tre: tutti in una pagina non ci stavano.

    Grazie per l'attenzione e scusate il disturbo.
    C'è qualcosa sul mio PC o sul monitor perchè tutte le schermate perdono la parte bassa, dove ci sono i bottoni delle pagine. Fortuna che ho anche un portatile, su cui tutto è OK.
    Cordialmente
    Giuseppe mezzomatto
  11. .
    Della serie: "I pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati", o "Chi la fa l'aspetti".
    Nulla da dire sulla struttura, lineare, solida, ben equilibrata fra le varie parti. I backstory dei personaggi emergono naturalmente, al momento giusto, senza flash-back forzati.
    Sono invece un po' perplesso sul linguaggio usato, ricercato, aulico, troppo d'altri tempi. In fondo tu scrivi oggi, per i lettori di oggi. Perplesso vuol dire che non ho ancora trovato nè motivi per approvarlo né per criticarlo. Se mi si schiariscono le idee, posterò un altro commento.
    Altrettanto perplesso sull'excipit. Come le cose avrebbero potuto andare peggio?
  12. .
    Esposizione brutale della feroce sopraffazione di genere che ha connotato la storia della nostra specie dall'origine (probabilmente) a oggi. Sono sempre in difficoltà a commentare storie di violenza sulle donne, perché mi assumo il carico di responsabilità del mio sesso come se fosse una responsabilità personale. E se mi estranio dal contenuto del racconto per analizzarne la sola struttura, mi sembra di respingere il carico di dolore che da esso prorompe.
    Cerco di trovare il giusto mezzo.
    L'attacco, la ricerca dei segni, è stupendo. C'è tutta l'ipocrisia della società maschile: la vittima deve nascondere di esserlo, quindi via i segni dal corpo. I segni li trovi negli occhi, le finestre sull'anima.
    E qui Adelaide è brava. "Forse perché è una donna. Forse perché è empatica, intelligente, accogliente. Forse solo perché in quell'abisso c'è stata." tu dici. Mi permetto un piccolo appunto: tutti quei forse mettono sullo stesso piano la donna, l'empatia, l'intelligenza, l'accoglienza. Direi di togliere i forse e mettere l'accento sul fatto che Adelaide ci è stata, in quell'abisso. Per esempio, così "E' empatica, intelligente, accogliente. E'una donna e in quell'abisso ci è stata". Certo, detta così sembrerebbe che allora, chi non è stato in quell'abisso non potrebbe nè capire nè aiutare. Purtroppo ogni medaglia ha il suo rovescio. Non riesco a trovare il modo di dire che TUTTI, indipendentemente dal fatto di averlo o non averlo provato, devono essere dalla parte della vittima.
    "...bisognava dimenarsi non per essere felici..." dimenarsi mi sembra un verbo molto debole, contorcersi, dibattersi, divincolarsi, mi sembrano più adatti, mantengono sempre la condizione di inferiorità del succube, ma preludono allo scatto di ribellione.
    L'efficacia della tua narrazione ha del tutto sospesa la mia incredulità, per cui, per me, è perfettamente plausibile che la ferocia dell'aggressore si trasformi di colpo in stupore di fronte a un fatto inaspettato. Per convincere le più ostinate incredulità occorrerebbe qualcosa di sottotraccia, di non detto, che suggerisca che la furia dell'uomo è rivolta solo alla capacità generativa della donna, non alle sue caratteristiche di oggetto di piacere. Il coltello risparmia la vulva, a quanto mi è dato di capire e quindi anche le mani della donna sono degne di rispetto perchè danno piacere.
    "un ventre secco contro un aguzzino morto". Quel "contro" suggerisce l'idea di un contatto fisico. Forse sarebbe meglio dire "in cambio di" o "per". O addirittura "un ventre secco e un aguzzino morto", perchè non c'è nessun prezzo di scambio per un ventre secco.
    Altro dirti non so, se non che il racconto mi ha scosso e quindi è ben fatto.


    ".
  13. .
    Stile pulito, esposizione gradevole, proprietà di lessico, sintassi, tempi verbali, punteggiatura. Il tono però è un po' cronachistico: ti dico come stanno le cose, vedi tu che conclusioni trarne. Non c'è una scena vera e propria, solo considerazioni. Rifacendomi all'abusato conflitto fra dire e mostrare, direi che qui sei rimasto nel dire.
    Come fare a mostrare, in questo caso specifico?
    Anzitutto scrivere una scena in cui la lista delle lamentele ("Ti sei lavaro le mani" eccetera) diventano elementi di un dialogo, anzi di un non dialogo, condito con gesti opportuni.
    Per esempio: descrivere il disagio nell'andare a prendere il pane, zig zag sui marciapiedi per evitare incroci ravvicinati con i rari pedoni, e anche per evitare le deiezioni canine che, dove abito io, abbondano (e non sono gli immigrati quelli che hanno i cani!). Coda davanti al panettiere (si entra uno alla volta) e chiacchere insulse nell'attesa. Un'ambulanza urlante che quasi ti travolge mentre passi un incrocio col verde. Un cretino che si toglie la mascherina per starnutire al vento. Insomma torni a casa per goderti la pace domestica e invece l'altra metà del cielo ti incalza con la lista delle lamentele.
    Lamntele che continuano quando vi mettete sul divano a guardare la TV, "mi si formeranno le piaghe da decubito", "mi si sta bloccando l'anca" a furia di restare seduta! eccetera.
    Poi occorre il colpo di grazia per immaginare la scena che mostri il "Soprattutto, non restando soli. Dandosi una mano a superare tutto quanto. Non potevano cedere proprio adesso, non quando mancava così poco alla fine".
    E' faticoso, sì, ma è questo che i lettori chiedono agli autori.
    Rimboccati le maniche e dacci dentro. La materia prima (la correttezza stilistica) ce l'hai.

    Stile pulito, esposizione gradevole, proprietà di lessico, sintassi, tempi verbali, punteggiatura. Il tono però è un po' cronachistico: ti dico come stanno le cose, vedi tu che conclusioni trarne. Non c'è una scena vera e propria, solo considerazioni. Rifacendomi all'abusato conflitto fra dire e mostrare, direi che qui sei rimasto nel dire.
    Come fare a mostrare, in questo caso specifico?
    Anzitutto scrivere una scena in cui la lista delle lamentele ("Ti sei lavaro le mani" eccetera) diventano elementi di un dialogo, anzi di un non dialogo, condito con gesti opportuni.
    Per esempio: descrivere il disagio nell'andare a prendere il pane, zig zag sui marciapiedi per evitare incroci ravvicinati con i rari pedoni, e anche per evitare le deiezioni canine che, dove abito io, abbondano (e non sono gli immigrati quelli che hanno i cani!). Coda davanti al panettiere (si entra uno alla volta) e chiacchere insulse nell'attesa. Un'ambulanza urlante che quasi ti travolge mentre passi un incrocio col verde. Un cretino che si toglie la mascherina per starnutire al vento. Insomma torni a casa per goderti la pace domestica e invece l'altra metà del cielo ti incalza con la lista delle lamentele.
    Lamntele che continuano quando vi mettete sul divano a guardare la TV, "mi si formeranno le piaghe da decubito", "mi si sta bloccando l'anca" a furia di restare seduta! eccetera.
    Poi occorre il colpo di ingegno per immaginare la scena che mostri il "Soprattutto, non restando soli. Dandosi una mano a superare tutto quanto. Non potevano cedere proprio adesso, non quando mancava così poco alla fine".
    E' faticoso, sì, ma è questo che i lettori chiedono agli autori.
    Rimboccati le maniche e dacci dentro. La materia prima (la correttezza stilistica) ce l'hai.
  14. .
    La storia è interessante, ma confusa. C'è un alternarsi di pregevolezze e di cadute di stile e di contenuto.
    Comincio con le pregevolezze:
    - la descrizione dell'incontro con Dean è ottimo, cattura il lettore e lo invoglia a proseguire nella lettura per ottenere le risposte alle domande che gli si accavallano in mente. Naturalmente è migliorabile nei tempi, per esempio anteporre la descrizione fisica e comportamentale di Dean (da: "Vestiva sempre elegante... a "...la promessa di una vita migliore.") alla accettazione delle proposte di Dean. Questa accettazione dovrebbe essere completata da un motivo positivo, Non basta dire: "... non tentò di persuadermi con ...oppure declamandomi...", occorre concludere con "ma mi convince con...".
    - la concitazione della descrizione della battaglia nello stabile è efficace, trascina il lettore dentro la stanza e dentro la confusione di un combattimento alla cieca.
    Però i punti di caduta sono altrettanto notevoli:
    - il brusco passaggio dalla narrazione in prima pèersona a quella in terza, con altrettanto brusco e imprepararto cambio di scena e di punto di vista.Io ne sono rimasto totalmente disorientato, e mi sono domandato: dove è finito il narratore? E' nella stanza a combattere a fianco della Resistenza o ha guidato i nazisti fino al covo?
    - il mancato ritorno alla narrazione in prima persona nel finale. Anche qui, non ho capito dove stia il narratore? E' tra i fucilati, o assiste? E chi ha aperto la porta sul retro?
  15. .
    Un ricordo dolce, perché la gioia dell'impegno laborioso dell'allineamento perfetto del taglio copre il disastro commesso. E il narrante non sembra rendersene conto nemmeno adesso che, probabilmente è adulto. Il focus della narrazione è infatti il lavoro meticoloso compiuto. La presa di coscienza del mal fatto è un po' troppo generica, un dispiacere dato alla mamma, che infatti piange. Non c'è la presa di coscienza della gravità del danno fatto.
    Comunque tutto ok, stile, lessico, sintassi, perfettamente adatti al tema. OK anche la punteggiatura, che è piuttosto avara, come deve essere. Il ritmo deve scaturire dall'architettura delle frasi stesse, non essere determinato dalla punteggiatura.
    Il finale è un po' enigmatico. Non si ha la sensazione di un preciso stacco di tempo. Anche all'inizio il fatto che il ricordo sia scaturito da qualcosa accaduto passa inosservato. Sembra che il ricordo scaturisca dai battibecchi con la misteriosa Daniela.
    In definitiva è da rivedere solo la cornice del racconto, l'attacco e la conclusione..
17 replies since 2/10/2012
.