Scrittori per sempre

Votes taken by asbottino

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    Urca, grazie! Bravissimi Aki e G.Leroux e via via tutti gli altri. E grazie Ecly e tutto SPS per questo ennesimo concorso geniale e così stimolante. Un abbraccio!
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    Un capitolo due, fatto di due flash, con quattro anni di salto temporale in mezzo e quel "firma leggibile" a dettare il ritmo e i "Io non sono mai sicura" di Nicoletta a chiudere le scene, quasi una battuta tormentone da comico. Anche il primo capitolo era fatto di flash, sequenze con salti temporali più o meno distanti. Chissà se quando li metterai tutti insieme ci sarà maggior distensione? Di nuovo una scrittura minimalista, essenziale, con tante cose non dette, ma questa volta essendo totalmente concentrata sui due personaggi principali lascia più spazio all'empatia. Essenziale, quindi, ma meno freddo del precedente. Come detto in altri commenti anche qui l'arco orizzontale è molto chiaro e solido mentre le trame verticali sono più esili e spesso restano sospese senza un finale. In uno dei tuo commenti a un altro racconto ho visto che hai citato L'impero colpisce ancora. Ecco quello per me resta il secondo capitolo in una trilogia più riuscito di sempre. Chiaro che ti lascia la voglia pazzesca di vedere il seguito, ma un finale con Solo imprigionato nella grafite e Luke che scopre che Vader è suo padre è tanta roba, davvero tosto, un vero finale.
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    Anche io come gli altri non posso che notare i miglioramenti dallo step precedente. La scrittura ha sicuramente più precisione e più controllo. Oltretutto una delle cose migliori del precedente era l'unica scena d'azione, quella dell'assassinio, e qui di azione ne abbiamo parecchia, gestita molto bene. Lo sforzo di tenere via l'attenzione del lettore c'è e non si vede, nel senso che lo stile è molto disinvolto e funzionale e in tanti passaggi non si nota quanto lavoro c'è dietro. AL di là della confusione verbale di certi punti, che ti hanno già fatto notare, per me il difetto, come già la volta precedente, resta solo uno: la quantità di materia condensata in uno spazio breve. Il fatto c'è che ci sia un romanzo dietro e che tu ci stia offrendo dei piccoli squarci di un disegno molto più grande in questo secondo step è ancora più evidente. Anche per via del finale sospeso. Tu conosci tutta quanta la storia e noi no. Un racconto di solito è appena la punta di un iceberg. Chi scrive sa quanto c'è sotto e lo fa intuire al lettore, ma se decide di non raccontarlo lo fa con consapevolezza e quello che mostra è sufficiente e chiuso in se stesso. Anche se singole parti di qualcosa di più grande ogni racconto può dire qualcosa di suo e non semplicemente portare avanti un arco orizzontale. Quello che nelle serie TV (quella di una volta, eh, mica quelle di adesso) viene chiamata trama verticale. Magari c'è un arco stagionale, una storia portata avanti puntata dopo puntata, ma ogni puntata è godibile e chiusa in se stessa e per assurdo può essere vista anche da uno spettatore occasionale. Ovviamente qui è diverso e TAS è comunque un concorso a step, ma tutto sto sproloquio (scusa) era per dirti che, proprio conoscendo tutta quanta la storia, forse potevi lavorare di più sulle trame verticali. Comunque un buon lavoro e un altro seguito da aspettare con interesse.
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    Un passo indietro rispetto al racconto precedente, che mi aveva sinceramente colpito per la qualità della scrittura e la gestione della trama, ma pìù di ogni altra cosa per la capacità di parlare al lettore tramite una lingua carica, complessa, elevata, eppure totalmente funzionale alla storia. Qui parti altrettanto bene, nei primi due paragrafi, poi ti ritiri in te stesso e il racconto smette di essere racconto e resta solo quell'ossatura di cui parli nei tuoi commenti, quell'indagine attorno alla quale avresti dovuto organizzare una storia ma che diventa più importante e urgente e necessaria di tutto il resto. "Ma questo è un racconto poi? O una storia vera? Oppure è un saggio?". Non a caso tu per primo ti poni le stesse domande. Anche lì scrivi molto bene e riesco a seguirti perchè hai un modo splendido ed elegante di organizzare i tuoi pensieri, però mi manca tutto il resto. Scrivere per se stessi è sempre il primo passo e credo che chiunque di noi lo abbia intrapreso. Cercare conforto a un'autostima traballante è quello successivo. Non ti dirò quale è il terzo: hai le qualità per arrivarci da solo. Bravissimo comunque.
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    Sembra di essere lì, è questo che ti colpisce di più all'inizio. Ed è quasi un'esperienza più coinvolgente di un film, perché ci sono dentro anche tutte le altre sensazioni e un occhio che si allarga e si restringe, mostra con la stessa precisione i dettagli più piccoli e la vastità che li racchiude. E poi la grande qualità di avere una voce tutta tua, che va oltre i cambiamenti temporali e se anche torni indietro di migliaia di anni resta fedele a se stessa e non si carica mai del peso della Storia. La parsimonia con cui dosi la parole antiche e in una lingua straniera, la delicatezza di non sopraffare il lettore offrendogli sempre qualcosa di umano e universale a cui attaccarsi perché la lettura sia prima di tutto un'esperienza emotiva.C'è sempre uno studio accurato dietro i tuoi racconti, ma la conoscenza è sempre funzionale, non è mai sfoggio di cultura, perché di nuovo è la storia, quella con la s minuscola, che alla fine prevale su tutto.
    Potresti raccontare qualunque cosa, amico mio, non mi stancherò mai di ripetertelo. Sei come una di quelle biglie: la luce ti attraversa e produci arcobaleni.
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    Scrittura molto semplice, diretta, sicuramente godibile. Si sente che sei alla ricerca di una voce tutta tua e che forse la fretta o forse la necessità di condensare tanta materia in uno spazio così breve ti costringono a ricorrere spesso a espressioni che suonano già sentite. Dalla tua hai una notevole capacità di "far vedere". Ecco perché la scena dell'assassinio della serva e di Lavinia è tra i passaggi più riusciti. Oltretutto mi sembra uno dei momenti in cui hai adottato uno stile più personale, dimenticando tante letture e romanzi che sicuramente hai letto e assorbito prima di arrivare al punto di decidere di avere una storia tua da raccontare. Del resto è un percorso che facciamo tutti, credo. Si tratta di assimilare quanto più possibile e poi dimenticare. La passione e il desiderio di scrivere sono evidenti. E le tue risposte ai commenti non fanno che confermarlo. Per come sono fatto io, se devo trovare un vero difetto al tua racconto è che non è un racconto (breve). Vero che abbiamo la possibilità di portare avanti una storia tra passato, presente e futuro, ma credo che sarebbe altrettanto importante che ogni momento nel tempo potesse vivere di vita propria ed essere completo e godibile in se stesso. Quando scrivi che questo racconto è la parte iniziale di un romanzo, ti credo, perché lo è davvero. Un racconto breve è un'altra cosa. Ed è una cosa che ripeto sempre, lo so, ma presuppone un modo completamente diverso di pensare la scrittura e non solo: inizia dalla materia stessa che decidiamo di raccontare. Qui ci sono vite e vicende dal 71 al 111: sono 40 anni. Sono davvero tanti. Come gli altri anche io sono curioso di leggere il resto, però, quindi continua così!
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    Grazie a tutti!!!!!!! Un grande abbraccio!!!
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    Si anche io!
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    Si, quoto Aki, questo Autore con la A maiuscola devi saperlo mangiare. E ne ho assaggiati di racconti suoi. E anche questo è delizioso, arguto, mai banale nella scrittura. Certe storie bisogna saperle raccontare e quando la narrazione passa attraverso mille piccoli dettagli che spalancano mondi, beh allora io salgo a bordo, perché il viaggio vale sempre il prezzo del biglietto.
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    Buffo. Forse sono i sei mesi senza una parola. Uno pensa di ricominciare da dove aveva smesso e invece va a finire che senza rendersene conto è cambiato un po’. Magari è così, chi lo sa. Spero non troppo. Wallace scriveva “mi manca chiunque”. Il più delle volte è così che mi sento, soprattutto verso me stesso.
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    Grazie a tutti. Sono contento di essere stato con voi in questo step. Erano sei mesi che non scrivevo una parola ed è stato difficile ricominciare. E come sempre è stato difficile finire. Il mio passato è un deposito di storie iniziate e mai finite. Non importa quanto una storia sia ben scritta se non la porti alla fine. La stanza dell’incoerenza non è fatta di successi, ma di opere incompiute. Mi dispiace che il racconto sia stato interpretato come maschilista. Non era mia intenzione. Avrei voluto raccontarvi la vita di Olivia e Dino insieme. Olivia vi sarebbe apparsa ugualmente estrosa e libera, ma ogni svolta dalla sua vita sarebbe stata la logica conseguenza della precedente, ogni successo il compimento di un percorso condotto fino al suo termine ultimo. Alle volte basta la persona giusta affianco. Non per vivere una vita sola, ma per viverle tutte fino in fondo. Magari un giorno, chi lo sa. Grazie ancora.
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    Davvero molto bello. Scrivere del Vietnam non è affatto facile, ma direi che lo hai gestito bene, senza eccedere negli stereotipi. Concordo con Aki che si poteva lavorare di più sulla morte di Ortega, dargli più spazio, e aggiungerei forse approfondire di più l'incoerenza, dargli delle motivazioni più profonde, perchè «Certo, è l'amore che muove il mondo, no?» non mi basta e la scollamento tra pensieri e azioni è davvero ampio e chiedi un salto al lettore che non è facile da fare. Però resta un racconto validissimo, scritto davvero bene. Complimenti.
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    Andatura a singhiozzo. Usi questa frase, ma è come una dichiarazione di intenti. Affascinanti le parti autobiografiche, forse meno efficaci quelle più visionarie e autoriflessive della bottiglia. Nel complesso il racconto funziona, ha uno strano fascino, un ritmo ben preciso che va oltre all'andatura a singhiozzo.
    "Ho fatto della contraddizione la mia arte, sono un essere vulnerabile, mi trasformo in quello che gli altri vogliono, per loro sono disposto a cambiare il colore della pelle, pur di piacere."
    Come la capisco questa frase. Davvero. La vulnerabilità come base di una metamorfosi continua con il solo scopo di essere apprezzato.
    "Mi chiamo Matteo Del Prete, ho trentanove anni e sto diventando pazzo". E poi più sotto: "Sono Matteo Del Prete, ho trentanove anni e sto diventando pazzo." Immagino che la differenza sia voluta, ma dopo un paio di letture mi sfugge. Se ci arrivo da solo bene, altrimenti me la spieghi.
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    Non so bene che dire. Avrei immaginato che arrivasse in fondo lo scrittore più versatile, mimetico. Un camaleonte. Capace di cambiare colore a ogni passo. Uno tutto diverso da me.
    Ho interpretato Ink come la possibilità di esplorare le mie sfumature e non credo di averne scoperte molte di più di quelle che pensavo di avere. Anzi, forse ho scoperto proprio di averne meno di quelle che speravo, come se questi due anni di racconti avessero agito per sottrazione, ridimensionando le mie aspettative invece di crearne di nuove.
    Ho avuto non poche difficoltà in tanti generi, inutile nasconderlo. Forse gli ultimi due racconti li ho sentiti in particolar modo, forse questo ha influito sulla loro portata emotiva, non lo so.
    Vi ringrazio, tutti, per l'affetto, per l'attenzione, la passione che hanno animato questi due anni.
    Ho sempre poche certezze riguardo la mia scrittura, ma dal 2012 ad oggi l'unica certezza che ho è che questo è il posto giusto dove provare a scrivere.
    Sono contento che ad Aki sia tornata la voglia di farlo, che Dalcapa e Arianna abbiano portato qui da noi le loro storie, che tanti di voi abbiano usato Ink per scoprire qualcosa di più sul proprio talento.
    Grazie
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    Leggo solo ora questa bella notizia. Bravissima!
106 replies since 3/2/2012
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