Scrittori per sempre

Posts written by caipiroska

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    Ciao Esterella,
    hai scritto una storia molto tenera, dolce e sentita.
    Su qualche passaggio, forse, hai calcato un po' troppo la mano, arricchendolo di particolari che invece di agevolare la lettura la zavorrano.
    I termini originali che hai usato sono molto pertinenti, e aiutano, anche con la musicalità del loro suono, a immaginare una realtà che hai saputo ben descrivere.
    Non so quanto sia vicino alla realtà questo nonno: di certo le sue idee sembrano molto lontane (far studiare il bambino) da quella che è la realtà, ma nel sottile alone, quasi di fiaba, che avvolge il racconto ci sta anche questo.
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    Ciao Ecly,
    ho sempre pensato che mettere dell'ironia dentro un racconto sia una cosa molto difficile da fare, almeno per me: nel tuo racconto c'è quel modo intelligente e spontaneo di gettare una battuta, di descrivere un gesto all'apparenza "normale" e farlo diventare inconsueto che ho molto apprezzato. Riuscire a far sorridere, anche a denti stretti, per me è sempre un piacevole valore aggiunto.
    Un racconto ben scritto, scorrevole e senza complicati artifici narrativi: tutta la parte "losca" è ben rappresentata dal bipolarismo gravissimo del protagonista.
    Nicola viene presentato come egocentrico e antipatico ma, se all'inizio comunque risulta un povero diavolo come tanti, magari solo goffo e imbranato, suscitando una leggera pena nei suoi confronti, nella rivelazione della sua vera natura si rimane di stucco. La regia in questo senso funziona molto bene: da lettrice sono rimasta sorpresa e incuriosita a procedere.
    In cantina però succede qualcosa al testo: cala il ritmo, sembra quasi che il narratore sia distratto e abbia fretta di concludere: non mi convince l'incursione del fabbro e l'arrivo tempestivo dei carabinieri, quanto meno nei tempi.
    Qualche refuso e distrazione qua e là.
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    Ciao Kiriku,
    complimenti per questo bel racconto!
    Ci sono molti sentimenti dentro, ben amalgamati tra loro e si respira quella dolce aria di cose semplici e belle alle quali, purtroppo, non siamo più abituati, ma che lasciano dentro una sensazione positiva, quasi una nostalgia per qualcosa che sappiamo di aver perso.
    Tutto il testo è ben curato, la forma è quasi perfetta e il risultato è un testo scorrevole, facile da leggere e da capire.
    Ti segnalo solo questo passaggio:
    CITAZIONE
    ogni volta in cui lo aiutava a salire i due gradini che conducevano in veranda,

    Capisco la capriola grammaticale che ti sei inventata per ovviare ai due "che" ravvicinati: ti suggerisco un'alternativa Ogni volta che lo aiutava a salire gli scalini della veranda... o qualcosa di simile.
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    Ciao Achillu,
    un bel ritorno con il botto, non c'è che dire!
    Mi piace lo sguardo impassibile e senza filtri con il quale guardi, annoti e riporti i fatti della vita vera.
    Senza orpelli e senza sforzarti per smorzare gli angoli di una scomoda realtà, ci presenti Lucia e Massimo, Tiziana e Giorgio e una vecchia che passava di là per essere derubata. Ognuno nel tuo racconto recita alla perfezione la propria parte: così Tiziana è una mamma poco presente in modo che si possa "comprendere" l'atteggiamento di Massimo e Giorgio è un uomo manesco e burbero e di conseguenza Lucia è presentata come distimica.
    La vecchia invece è la vecchia.
    In un contesto di degrado fisico e mentale ci presenti dei personaggi che, ahimè, fanno parte del quotidiano di tutti noi e l'indifferenza, cioè il distacco con il quale riesci a narrare la storia, è una inaspettata fonte di disagio aggiunta.

    Con un astratto rigore formale molto pertinente, con la chiarezza espositiva che ti appartiene e con la mistica flemma inglese che hai, sembri dire al pubblico incredulo e attonito: "Questo è quello che c'è in giro. Buon pomeriggio."
    E te ne vai.
    Silenzio in sala.
    Applausi.
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    Ciao Tony,
    ma che bella vita arzigogolata che hai pensato per il tuo Michele! (deve essere un intenditore, eh, eh...)
    Un racconto molto dinamico, che non si ferma mai: nel testo sei riuscito a riportare quello che sembra un po' essere anche lo stile di vita del protagonista.
    Muoiono i genitori, ma non si deprime e inizia a far carriera, viaggia per il mondo, fa innumerevoli esperienze (e già qui avresti scritto un romanzo...), poi viene l'ora di mettere su famiglia, ma iniziano ad arrivare problemi su problemi.
    Una vita vissuta al massimo, senza risparmiarsi, quella del tuo protagonista!
    Dal momento che hai deciso di raccontare tante situazioni diverse, credo che la scelta di non inserire i dialoghi sia ben ponderata, perchè ti avrebbero fatto soffermare su alcune scene e questo non era nell'idea generale del racconto.
    A mio parere forse l'ingorgo di troppe scene compresse in poco spazio non ti ha permesso di far sentire la voce del protagonista come ci si sarebbe aspettati: le cose (belle e brutte) gli accadono e lui le subisce.
    Molto buono e gradevole il filo d'ironia che si legge tra le righe e simpatico l'ammiccare dell'autore qua e là: la narrazione può apparire frettolosa, ma sembra più un'urgenza espressiva.
    E niente, questo sembra un testo rock, e il rock non si ferma.
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    Ciao Stefia,
    che bel ritorno scoppiettante! Brava!
    questo è un buon racconto, scanzonato, divertente con una sottilissima critica ai tempi che viviamo, o meglio, alla gente che vive nei tempi in cui viviamo (mi sono annodata...).
    Piacevole e inaspettato l'accenno all'aurea da parte di Antonella: sembra proprio che veda l'aurea di Clara, tanto che la descrive, e una persona che intuisce (o vede) le aure altrui è affascinante a prescindere.
    La tua indole attenta e scrutatrice è riuscita a descrivere molto in poche righe: dallo stravolgimento dell'incipit che mi è piaciuto davvero molto, alle caratteristiche che rendono questi uomini delle "simpatiche" macchiette (ti confesso che mi sarebbe piaciuto leggere la descrizione di altri contendenti: chissà cosa ti saresti inventata!). In questi brani il testo prende il volo, diventando davvero originale, mentre in altre parti rimani più in ombra come effetto, non so se mi sono spiegata bene.
    Mi chiedo come mai Clara non abbia mai avuto il sospetto di dirigere le sue attenzioni verso il genere sbagliato, ma è funzionale alla storia la sua rivelazione e nel contesto spiazza e funziona.
    Bella, forte e squillante la tua voce, dal timbro unico e inconfondibile.
    Che non è poco!
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    Ciao Mangal,
    trovo che l'uso della prima persona sia molto funzionale al racconto perchè lo rende quasi una confessione dove il protagonista, con il capo coperto di cenere e un velo di vergogna, prova a esorcizzare gli eventi per giustificarli. Per provare a capirli lui per primo (che poi queste cose non si capiscono mai: si fanno e basta. Motivi? Mille e nessuno valido).
    Il racconto di conseguenza risulta un po' asettico e privo di quel pathos che la situazione richiederebbe ma, per come ho inteso io la funzione di questo brano, non è questo il punto d'arrivo prefissato e nemmeno il più importante. Lo scopo del brano sembra quello di esorcizzare un evento astratto: dandogli la forma di un racconto è più facile da visualizzare e rendere vero un evento che altrimenti parrebbe assurdo.
    Già, perchè il protagonista è presentato come una persona alla quale non manca niente, quindi perchè cade così in basso? Perchè mortifica la famiglia, se stesso e tutto l'universo che gravitava intorno a lui? Logicamente anche qui non c'è risposta.
    E' un racconto molto triste, senza risposte, senza la volontà di renderlo accattivante, ma solo un resoconto fedele della realtà.
    Quindi un racconto un po' spoglio, ma dove in realtà accade qualcosa di molto potente: è come se il protagonista si spogliasse e nudo, solo con la sua colpa, chiedesse pietà.
    L'altra figura importante, anzi, fondamentale è Cinzia.
    In questo Flash ci sono alcuni racconti di donne che subiscono violenza: alcune risorgono come fenici, altre soccombono. Leggendoli mi sono chiesta: e cosa fanno le donne durante? Dove per durante s'intende il periodo tra l'inizio di una situazione negativa e la sua conclusione.
    Io li chiamo "interventi da donna defibrillatore" dove la protagonista alza le piastre, grida "Libera!" e riversa un'infinità di watt sul torace dell'uomo smarrito. Sul cuore.
    Di base ci deve essere l'amore, certo, e in questo racconto c'è.

    Quello che si legge tra le righe di questo brano è bellissimo e struggente, una vera dichiarazione d'amore senza età: ti vengo a prendere nel baratro dove sei caduto, soffro con te la tua mancanza e insieme risaliremo piano piano in superficie.
    Altro che il vissero felici e contenti delle favole!
    Di più, molto di più, perchè questo è realtà!
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    Ciao petunia,
    complimenti per questo racconto!
    Hai descritto un rapporto un po' particolare usando dei passaggi che rimangono piacevolmente impressi e rimanendo sempre una voce fuori campo schietta e sincera, con il compito di riportare fedelmente la realtà, senza addolcirla in nessun modo: e quindi Mirna sembra cattiva, quando in realtà è solo malata e Livia appare una vittima, quando in realtà è solo inesperta e poco pratica per affrontare una situazione del genere. Ma questa è la realtà che salta agli occhi e l'hai riportata in maniera perfetta.

    Ho trovato un pò brusco e poco amalgamato nel racconto il momento dello scatto del flash back: Livia sta facendo una doccia, si rilassa sotto l'acqua e... si ricorda di quando da piccola ha vissuto quel magico momento. Non so, se magari vicino al pollaio c'era una piccola cascatella, o un ruscello gorgogliante o un richiamo all'acqua che scorre insomma, mi sarei sentita più soddisfatta, ma questo è solo il mio pensiero, che non intacca minimamente il racconto.

    Azzeccata la scelta di scrivere il flash back usando il presente: il trapassato sarebbe stato troppo ostico da gestire e forse, visto che è un passaggio lungo, anche noioso da leggere...
    CITAZIONE
    quando aveva quasi cinque anni e si era ritrovata catapultata a Bagni di Lucca.

    Quel catapultata mi suona strano, sembra che voglia raccontare un'altra storia, dove la bambina non è a suo agio in quella località, mentre quel ricordo particolare porta alla mente momenti felici.
    Forse più che catapultata direi semplicemente che era in vacanza a Bagni di Lucca.

    Un racconto veramente ben gestito e potente: due anime opposte che s'incontrano per caso nella vita e che non riescono a comunicare e aiutarsi a vicenda.
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    Ciao Mezzomatto,
    la tua vacanza è davvero disastrosa!
    Quello che in risposta a un commento precedente hai definito raccontino in realtà per me ha un gran pregio: quello di sottolineare l'incomunicabilità e la poca empatia che purtroppo vige in molte famiglie.
    Tutto questo viene subito messo in chiaro all'inizio:
    CITAZIONE
    Sandrone, il capofamiglia, avrebbe preferito andare al mare, a pensione, come tutti gli anni, ma di sicuro gli altri avrebbe gradito una variazione di programma:

    dove si scoprirà che questa sua intuizione non troverà nessun fondamento: in base a cosa crede che la sua famiglia non vuol fare la solita vacanza al mare?

    La vena ironica e la serie di sfighe che colpiscono la famiglia tendono a smorzare il testo e dargli quella sottile patina di distacco descritta dal narratore esterno che fa sorridere il lettore delle disavventure dei Broccolini.
    Dai per scontato che il lettore intuisca situazioni che in realtà non spieghi (come il fatto che Sandrone ha già visto la casa su Internet, o l'incontro con la donna), ma comunque si riesce ad avere il quadro completo della situazione.
    Non riesco a capire questo pensiero:
    CITAZIONE
    Cominciò a sudare copiosamente pensando alle pulizie che purtroppo sarebbero toccate a lui.

    quando qualche riga sotto scrivi:
    CITAZIONE
    Anna pensò con terrore all’infernale mese di routine quotidiana che l’attendeva: lavare, stendere, stirare, cucinare, rammendare, incessanti bucati di indumenti pesanti sudati, e scarponi che avrebbero portata in casa terra, erba e sporco d’ogni genere.

    ma a chi toccano, dunque, le faccende domestiche? Rammendare lo toglierei: va bene che Anna viene presentata come una donna che anche in vacanza non si rilasserebbe mai, ma che non riesca a non ricucire un paio di calzini mi sembra troppo...
    Qualche refuso e qualche distrazione (in alcuni punti compaiono maiuscole a caso, tipo qui)
    CITAZIONE
    Anna si rassegnò a stendere i panni ancora grondanti. Sui fili del giardino quando non pioveva

    ma il testo è squillante e ben scritto e rimane piacevolmente impresso.
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    Ciao Arianna,
    c'è tanto dietro a questo racconto, così tanto materiale che dopo averlo letto si rimane per forza colpiti e straniati.
    Sei riuscita a ricreare in un modo particolarissimo, la lotta interna del momento creativo, dove si rimane sempre in bilico sulla paura di sbilanciarsi da qualche parte. Nel testo tutto è asfissiante e claustrofobico: i personaggi, le scene spoglie e poco accoglienti, il ritmo deciso e quasi ipnotico.
    Mi piace il fatto che la protagonista rinneghi se stessa (l'uomo) perchè le rimanda una realtà che non riconosce come veritiera, poiché ormai si è assuefatta alla realtà imposta dal Supervisore. Ma in lei si accende un dubbio e la macchina creativa si mette i moto. E il percorso creativo è da sempre duro e impegnativo.
    Cosa fare, quindi? Lasciar perdere e tornare all'ordinario, soporifero vivere quotidiano privo di reali soddisfazioni, oppure proseguire e ribellarsi al modo di vedere la vita imposto?
    Sono riflessioni profonde e in qualche modo dolorose, che la protagonista, una volta insinuato il tarlo del dubbio, non si risparmia aa approfondire.
    Cosa sono le crepe nei muri se non uno spiraglio che si apre per sbirciare nei luoghi nascosti (o che abbiamo nascosto? O che vogliamo tenere nascosti?) della nostra anima?
    Il racconto parafrasa la lotta interna tra quello che siamo (la protagonista), quello che vorremmo essere (l'uomo in cella) e quello che c'impongono di essere (il Supervisore). In questo racconto sono tutti divisi in compartimenti stagni, impossibilitati a collaborare, quando in realtà è proprio il loro riallinearsi e cooperare insieme la vera soluzione per convivere la solita esistenza; quindi provare a essere tante persone diverse racchiuse nella stessa.
    Ma qui si sfiora il concetto tanto caro a Pirandello della maschera dove spesso siamo chiamati a essere ciò che non siamo, e a far trapelare di noi sfaccettature idonee alle circostanze. Uno, nessuno e centomila, insomma...
    Un gran bel testo, forte, intenso, molto mentale e sottile, che mi ha fatto molto riflettere.
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    Ciao Speaking-Flower,
    mi piace questo testo sospeso, questa cronaca di un pomeriggio tra nonno e nipote nella quiete di un parco, dove non accade niente di spettacolare, ma il miracolo è essere insieme anche in quel pomeriggio, a gustare il sapore perfetto del presente. Nonno e nipote hanno un rapporto invidiabile, fatto di stima e sincero affetto e già questo basterebbe, con i tempi che corrono, per far diventare questa cronaca un fatto eccezionale...
    Il registro narrativo ogni tanto si arricciola in maniera un pò pesante e prolissa: va bene che non ci sono mete prestabilite da raggiungere, nel senso che non c'è una vera e propria azione da perseguire, ma sottolineare troppo i vari concetti appesantisce inutilmente il testo.
    Avrei omesso l'informazione del passato da fantino del nonno: non serve e ti mette nella condizione di dover spiegare perchè un claudicante attenda con ansia di andare a fare una camminata. Non può essere la ricerca della natura (vive in campagna) e nemmeno la compagnia del nipote (potevano giocare a scacchi), quindi, dato che nel testo non ha seguito, depennerei il dato.
    Stesso discorso per Mariele: o mi dai un aggancio per giustificare la sua presenza (magari sono amanti...) oppure rimani sul vago: incontra una vecchia conoscenza e chiacchierano piacevolmente per rivangare i vecchi tempi. O qualcosa di simile.
    L'exicipit lo percepisco originale, ma un pò forzato. La forzatura, a mio avviso, sta nel fatto che Thomas sembra leggere un libro di favole al nonno e questo mi destabilizza l'idea che mi ero fatta di Gustave (un erudito a riposo). Per carità, ci sta benissimo la lettura di una favola, ma deve essere meglio giustificata.
    Molto inerente il titolo con il racconto: sei riuscito a rendere corposi questi granelli di felicità e a renderli importanti, quasi indispensabili per il vecchio. e Probabilmente anche per il nipote.
    Complimenti.
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    Ciao Gipoviani,
    bentornato!
    Il testo, nel complesso, lancia un messaggio un pò destabilizzante, ma una volta messa nei panni di Marcus mi sono inaspettatamente trovata a comprenderlo...
    Quello che traspare dal testo (o almeno quello che è arrivato a me...) è la profonda intesa tra i due coniugi.
    Nessuno dice niente, il problema non viene mai affrontato apertamente, ma a loro modo, sembra invece di sì.
    Ho percepito la forza di questa coppia nel linguaggio segreto che hanno usato per comunicare il loro disagio: lei lo mette al corrente in qualche maniera che ha un amante, lui dimostra di non essere d'accordo ubriacandosi, cioè facendo finta che non ci sia nessun problema.
    Non so come spiegarlo, la situazione è piuttosto sottile e tu lo hai detto meglio di me, ma il racconto sembra dire che Adele aveva bisogno di un Vronskij e lui glielo ha concesso: cioè le concede questa parentesi di follia sicuro del fatto che Adele la saprà gestire con intelligenza.
    Molte donne hanno bisogno di un Vronskij (mi piace questa definizione!), ma di sicuro non ne parlano con il marito.
    In questa coppia invece c'è la confidenza e il muto consenso del marito.
    Fa molto strano e ha un che d'inverosimile, ma l'espediente funziona e la coppia continua a stare insieme definendosi felice. e testimoniando che le basi su cui poggia il loro matrimonio sono davvero ben salde. A prova di corna.
    Buon racconto che tocca tasti molto delicati e lo fa da un punto di vista inatteso e interessante.
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    Ciao Dafne,
    complimenti per questa piacevole lettura!
    Il testo è scorrevole, curato e presenta fatti e personaggi con uno stile di scrittura leggero e semplice, e per questo molto efficace.
    Un bel racconto dove hai saputo descrivere molto bene una ragazza di quell'età alle prese con i problemi della vita: di solito, infatti, i ragazzi tendono a buttare tutto in tragedia, perchè si credono incapaci di poter sopportare le situazioni avverse... Non sanno che è solo allenamento per poter affrontare la vita.
    La tua protagonista l'ho trovata molto coerente con la sua età (chi meglio di una persona sensibile a contatto con i ragazzi può descriverli?), o almeno a quella fetta di adolescenti che riescono a trovare il piacere nella lettura: è inutile, sono diversi dagli altri, riescono a non prendersi sul serio e a ironizzare su stessi.
    Le scene dove menzioni il nonno e la mamma sono perfette: il nonno non appare nemmeno e la mamma fa una piccola apparizione, ma entrambi le scene sei riuscita a dare molta vitalità a questi personaggi, a farli essere veri e credibili (ho adorato quel nonno!).
    In effetti, riflettendo su uno dei commenti precedenti, lo scontro con il padre invece che con il ragazzo, avrebbe chiuso un cerchio perfetto su questa particolare famiglia, dove ognuno recita una parte e mostra agli altri quello che non è: un difetto di famiglia, diciamo...
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    Ciao B&S,
    c'è veramente tanto in questo racconto: descrivi il percorso difficile di Adelaide che, attraverso orribili situazioni, arriva a conoscere se stessa.
    A darsi meriti e valore.
    Il prezzo? Altissimo purtroppo.
    Ma la tua protagonista non si lascia schiacciare dal peso (per molti insostenibile) del senso di colpa, e risorge come una fenice, usando la consapevolezza acquisita per aiutare le donne che stanno vivendo il suo stesso dramma.
    L'altro protagonista del racconto è lo sguardo. Mi ha colpita la descrizione che ne fai e come sei riuscita a renderlo la chiave d'accesso a queste vite nell'ombra: sfuggente, mai diretto, impegnato a nascondere l'anima turbata. Manca qualcosa in quegli sguardi, e la sensibilità nel cogliere quell'assenza è un'abilità che, purtroppo, si acquisisce solo sul campo.
    CITAZIONE
    E per uscirne ha dovuto tradire se stessa, la sua mente e il suo cuore, ha dovuto forzare la sua mano e distruggerlo, quell'abisso, e insieme distruggersi un po' anche lei.

    Riformulerei la frase evitando le ripetizioni di ha dovuto e dei possessivi, toglierei anche lei:
    E per uscirne ha dovuto tradire se stessa, la sua mente e il suo cuore, obbligando la mano a distruggere quell'abisso, e insieme distruggersi un pò.

    Nel testo non c'è un vero e proprio messaggio di speranza, ma un'esortazione a fare qualcosa, a non lasciarsi sopraffare da una situazione che va nella direzione sbagliata, e che alcune, pur intuendone la pericolosità, si ostinano a percorrere.
    I perchè di questa scelta sono molteplici e, il più delle volte, incomprensibili.
    E' interessante notare che in natura questo comportamento non esiste: di solito è la femmina che sceglie il compagno e, se non va bene, gira la coda e se ne va.
    Cosa ci siamo dimenticate?
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    Ciao Molli,
    gran bella prova!
    Si respira tra le righe la tua passione per il genere storico: con lo scambio di battute iniziale tra Georgina e Arthur sei riuscito a farmi essere lì con loro.
    Confesso che all'inizio ho pensato che Lady Georgina e Lady De Ros fossero due donne distinte ( come Sir Wellesley e Arthur...), ma scorrendo ho capito che erano le stesse persone chiamate in maniera differente: senz'altro sono personaggi storici importanti, ma io non li conoscevo e non mi è venuto spontaneo alla prima lettura riconoscerli come la stessa persona.
    Colpa del lettore che ignora certe cose o dello scrittore che dà alcune informazioni per scontate?
    Su questo aspetto rifletto insieme a te, perchè (anche in questo contest!) commetto spesso questa leggerezza: nella mia mente è tutto chiaro e cristallino, ma spesso sorvolo sul fatto che, probabilmente per chi legge il testo, possa non essere così.
    Lo stesso discorso, forse, si può fare per l'ultimo paragrafo: essendo negata in storia non riuscivo a capire chi fosse quell'uomo crucciato sulla nave. A quattro righe dalla fine dici che è l'imperatore. Ok, quindi rileggo il testo visualizzando il soggetto.
    CITAZIONE
    Uomini che impavidi andavano incontro alla morte in una battaglia già vinta

    Qui ti parlo da ignorante, ma a Waterloo Napoleone non subisce una sconfitta? E allora perchè scrivi che la battaglia era già vinta?
    (temo un pò la risposta a questa domanda, perchè sottolineerà ancora di più la mia ignoranza in materia...)

    Hai proposto un bel testo diviso in tre frammenti: ogni brano mi è piaciuto molto, perchè evoca atmosfere, luoghi e personaggi del passato con una dimestichezza invidiabile e una scrittura decisa e convincente. A mio parere non si mescolano bene tra loro e non riescono a costruire una vera e propria storia: sembra che i tre episodi siano stati estratti da una storia più ampia e compressi tra loro.
    E se questa storia più lunga fosse già in cantiere? Non mi stupirebbe, perchè hai la tecnica e la sensibilità giusta per scriverla!

    Non è passato molto da TAS, ma questo Molli mi piace molto di più!
    Complimenti!!!
1085 replies since 30/9/2016
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