Scrittori per sempre

Posts written by mezzomatto

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    CITAZIONE (Achillu @ 29/11/2020, 11:45) 
    Statistiche parziali (31 racconti su 32 previsti in gara).

    Io ne vedo solo 29 di racconti, compreso quello fuori concorso. Dove sbaglio?
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    Della serie: "I pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati", o "Chi la fa l'aspetti".
    Nulla da dire sulla struttura, lineare, solida, ben equilibrata fra le varie parti. I backstory dei personaggi emergono naturalmente, al momento giusto, senza flash-back forzati.
    Sono invece un po' perplesso sul linguaggio usato, ricercato, aulico, troppo d'altri tempi. In fondo tu scrivi oggi, per i lettori di oggi. Perplesso vuol dire che non ho ancora trovato nè motivi per approvarlo né per criticarlo. Se mi si schiariscono le idee, posterò un altro commento.
    Altrettanto perplesso sull'excipit. Come le cose avrebbero potuto andare peggio?
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    Il tono iniziale, brillante, scanzonato è veramente indovinato, anche se il collegfamento con l'incipit scelto non è ben riuscito. troppo lo stacco fra frase iniziale e la ricerca seria dell'altra metà.
    Poi il tono cambia e si fa serio e, purtroppo monotono. Visto che la storia non ha modo di andare avanti di suo il mantenimento del tono diventa essenziale.
    Anche la conclusione è un po' debole, sarebbe stato auspicabile una trovata ironica su qualche cavillo legale, più che sul totalmente gratuito ritiro dalla causa degli stati lesi.
    Per mantenere i toni adatti sono necessarie molte esercitazioni di stile. Ti suggerisco di provare e riprovare a riscrivere frasi intere, con subordinate e senza, con coordinate e senza. E ricordati che il carbonio è ben diverso dal carbone. il carbonio è un elemento chimico (il diamante è il suo stato più puro), il carbone è un minerale costituito da carbonio, in forma diversa da quella del diamante, accompagnato da parecchie scorie, impurità e gas.
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    Affetto, questo è il dominante del racconto. E invece di vederlo una variante minore dell'amore, questo racconto lo eleva a sentimento totalizzante. C'è affetto reciproco nel rapporto fra Kofi e Zamani, appena velato dalle sovrastrutture sociali (la paga giornaliera); c'è affetto tra gli amici e Kofi, se no non l'avrebbero aiutato nel lavoro gratuito. Non c'è la minima attesa di una contropartita. E c'è molto pudore, nulla di ostentato, nè nella sostanza delle cose, nè nel modo di narrarle dell'autrice.
    Su improprietà e refusi altri hanno già parlato.
    Io ho notato qualche contorsione nelle prime due frasi, che non sono lineari come avrebbero dovuto. Ti do un esempio di cosa intendo per linearità: "Puntualmente Kofi lo pensò mentre posava i sacchetti della spesa...". Ho cancellato 'insolito' perchè contraddittorio con 'puntualmente' e sostituito 'lasciava' con posava perché il verbo lasciare sottintende che Kofi si allontani. Invece resta lì a parlare col vecchio.
    "Era la frase preferita del vecchio, che anche quella mattina, sedendosi in veranda sul dondolo cigolante, ci tenne a ribadirlo;..."
    "Kofi si sedette accanto al vecchio su una panchina senza schienale e affrontò l'argomento, invece di aggirarlo come di consueto. «Se ciò che dici è vero" chiese «perché tu non hai una moglie?»"
    «Storia lunga, di quando ero giovane».
    «Di quando vivevi a Milano?»
    Quell’uomo non aveva un nome, tutti lo chiamavano zamani, il vecchio. Di lui si sapeva solo..." eccetera.
    Per quanto riguarda il mal d'Africa noi di una certa età lo sappiamo benissimo cos'era. Il battaglione alpini del mio paese natio era stato mandato in Etiopia a conquistare l'impero e i reduci soffrivano tutti della nostalgia di quei paesi e lo raccontavano a ogni piè sospinto. Era proprio così, leoni e tramonti.
    Piuttosto ci sono due cose che non hanno soddisfatto la mia curiosità:
    - cosa vuol dire «Pole, pole.»?
    - cosa ha di così speciale una capanna masai?
    Comunque complimenti, hai una bella scrittura, efficace seppur semplice, e questo è un bel merito, perché puoi sempre sfoderare la ricercatezza per rinforzare i passaggi più importanti.
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    Interessante il trasformarsi del linguaggio man mano che procede la narrazione. Solenne, ricercato, aulico all'inizio, quando il narrante è solo. Fa da contrappunto all'amara ironia con cui descrive la sua vita, tutto sommato vuota.
    Poi, col procedere dal flirt con Marilena, il linguaggio si asciuga, passa a un lessico più usuale, più ricco di immagini (favolosa quella del barattolo di vetro sullo scaffale del laboratorio!), nessuna ironia negli accenni alle attività amorose, e si conclude con la secchiata di acqua gelida che spegne ogni fuoco. "penso che da oggi in poi noi resteremo buoni amici". Il narratore non l'ha detto, ma sono certo che lei si è allontanata proprio nell'istante in cui un immenso maroso si arrampicava sui massi frangiflutti e trasformava lui in un pulcino bagnato.
    Però in complesso ho avuto la sensazione che la costruzione dell'inizio fosse un po' troppo, come dire, artificiale, letteraria, non profondamente sentita, oppure rimossa (allora sì, maledetto Freud, ancora uan volta hai ragione tu).
    Lo testimoniano alcune contorsioni di pensiero, nella frase per esempio "Di queste felicità mi nutrivo in ogni perdizione ..." eccetera. e altre di lettura un po' faticosa. Quì, qualche punto fermo in più non avrebbe fatto male.
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    CITAZIONE (NovelleVesperiane @ 1/12/2020, 17:18) 
    Una curiosità da pignoletto: ma il free roaming europeo copre anche la Svizzera? ;)

    Non farmi domande tecniche, sono ignorante in materia. So solo che ero nelle vicinanze del confine svizzero. il mio cell ha agganciato una cella svizzera e mi sono trovato a pagare un casino di extra.In pratica ogni mia telefonata nazionale era diventata internazionale.
    Il tecnico a cui mi sono rivolto per svincolare il cell. dall'estero mi ha detto qualcosa a proposito del roaming, ma, francamente, non te lo so ripetere.
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    Esposizione brutale della feroce sopraffazione di genere che ha connotato la storia della nostra specie dall'origine (probabilmente) a oggi. Sono sempre in difficoltà a commentare storie di violenza sulle donne, perché mi assumo il carico di responsabilità del mio sesso come se fosse una responsabilità personale. E se mi estranio dal contenuto del racconto per analizzarne la sola struttura, mi sembra di respingere il carico di dolore che da esso prorompe.
    Cerco di trovare il giusto mezzo.
    L'attacco, la ricerca dei segni, è stupendo. C'è tutta l'ipocrisia della società maschile: la vittima deve nascondere di esserlo, quindi via i segni dal corpo. I segni li trovi negli occhi, le finestre sull'anima.
    E qui Adelaide è brava. "Forse perché è una donna. Forse perché è empatica, intelligente, accogliente. Forse solo perché in quell'abisso c'è stata." tu dici. Mi permetto un piccolo appunto: tutti quei forse mettono sullo stesso piano la donna, l'empatia, l'intelligenza, l'accoglienza. Direi di togliere i forse e mettere l'accento sul fatto che Adelaide ci è stata, in quell'abisso. Per esempio, così "E' empatica, intelligente, accogliente. E'una donna e in quell'abisso ci è stata". Certo, detta così sembrerebbe che allora, chi non è stato in quell'abisso non potrebbe nè capire nè aiutare. Purtroppo ogni medaglia ha il suo rovescio. Non riesco a trovare il modo di dire che TUTTI, indipendentemente dal fatto di averlo o non averlo provato, devono essere dalla parte della vittima.
    "...bisognava dimenarsi non per essere felici..." dimenarsi mi sembra un verbo molto debole, contorcersi, dibattersi, divincolarsi, mi sembrano più adatti, mantengono sempre la condizione di inferiorità del succube, ma preludono allo scatto di ribellione.
    L'efficacia della tua narrazione ha del tutto sospesa la mia incredulità, per cui, per me, è perfettamente plausibile che la ferocia dell'aggressore si trasformi di colpo in stupore di fronte a un fatto inaspettato. Per convincere le più ostinate incredulità occorrerebbe qualcosa di sottotraccia, di non detto, che suggerisca che la furia dell'uomo è rivolta solo alla capacità generativa della donna, non alle sue caratteristiche di oggetto di piacere. Il coltello risparmia la vulva, a quanto mi è dato di capire e quindi anche le mani della donna sono degne di rispetto perchè danno piacere.
    "un ventre secco contro un aguzzino morto". Quel "contro" suggerisce l'idea di un contatto fisico. Forse sarebbe meglio dire "in cambio di" o "per". O addirittura "un ventre secco e un aguzzino morto", perchè non c'è nessun prezzo di scambio per un ventre secco.
    Altro dirti non so, se non che il racconto mi ha scosso e quindi è ben fatto.


    ".
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    Stile pulito, esposizione gradevole, proprietà di lessico, sintassi, tempi verbali, punteggiatura. Il tono però è un po' cronachistico: ti dico come stanno le cose, vedi tu che conclusioni trarne. Non c'è una scena vera e propria, solo considerazioni. Rifacendomi all'abusato conflitto fra dire e mostrare, direi che qui sei rimasto nel dire.
    Come fare a mostrare, in questo caso specifico?
    Anzitutto scrivere una scena in cui la lista delle lamentele ("Ti sei lavaro le mani" eccetera) diventano elementi di un dialogo, anzi di un non dialogo, condito con gesti opportuni.
    Per esempio: descrivere il disagio nell'andare a prendere il pane, zig zag sui marciapiedi per evitare incroci ravvicinati con i rari pedoni, e anche per evitare le deiezioni canine che, dove abito io, abbondano (e non sono gli immigrati quelli che hanno i cani!). Coda davanti al panettiere (si entra uno alla volta) e chiacchere insulse nell'attesa. Un'ambulanza urlante che quasi ti travolge mentre passi un incrocio col verde. Un cretino che si toglie la mascherina per starnutire al vento. Insomma torni a casa per goderti la pace domestica e invece l'altra metà del cielo ti incalza con la lista delle lamentele.
    Lamntele che continuano quando vi mettete sul divano a guardare la TV, "mi si formeranno le piaghe da decubito", "mi si sta bloccando l'anca" a furia di restare seduta! eccetera.
    Poi occorre il colpo di grazia per immaginare la scena che mostri il "Soprattutto, non restando soli. Dandosi una mano a superare tutto quanto. Non potevano cedere proprio adesso, non quando mancava così poco alla fine".
    E' faticoso, sì, ma è questo che i lettori chiedono agli autori.
    Rimboccati le maniche e dacci dentro. La materia prima (la correttezza stilistica) ce l'hai.

    Stile pulito, esposizione gradevole, proprietà di lessico, sintassi, tempi verbali, punteggiatura. Il tono però è un po' cronachistico: ti dico come stanno le cose, vedi tu che conclusioni trarne. Non c'è una scena vera e propria, solo considerazioni. Rifacendomi all'abusato conflitto fra dire e mostrare, direi che qui sei rimasto nel dire.
    Come fare a mostrare, in questo caso specifico?
    Anzitutto scrivere una scena in cui la lista delle lamentele ("Ti sei lavaro le mani" eccetera) diventano elementi di un dialogo, anzi di un non dialogo, condito con gesti opportuni.
    Per esempio: descrivere il disagio nell'andare a prendere il pane, zig zag sui marciapiedi per evitare incroci ravvicinati con i rari pedoni, e anche per evitare le deiezioni canine che, dove abito io, abbondano (e non sono gli immigrati quelli che hanno i cani!). Coda davanti al panettiere (si entra uno alla volta) e chiacchere insulse nell'attesa. Un'ambulanza urlante che quasi ti travolge mentre passi un incrocio col verde. Un cretino che si toglie la mascherina per starnutire al vento. Insomma torni a casa per goderti la pace domestica e invece l'altra metà del cielo ti incalza con la lista delle lamentele.
    Lamntele che continuano quando vi mettete sul divano a guardare la TV, "mi si formeranno le piaghe da decubito", "mi si sta bloccando l'anca" a furia di restare seduta! eccetera.
    Poi occorre il colpo di ingegno per immaginare la scena che mostri il "Soprattutto, non restando soli. Dandosi una mano a superare tutto quanto. Non potevano cedere proprio adesso, non quando mancava così poco alla fine".
    E' faticoso, sì, ma è questo che i lettori chiedono agli autori.
    Rimboccati le maniche e dacci dentro. La materia prima (la correttezza stilistica) ce l'hai.
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    La storia è interessante, ma confusa. C'è un alternarsi di pregevolezze e di cadute di stile e di contenuto.
    Comincio con le pregevolezze:
    - la descrizione dell'incontro con Dean è ottimo, cattura il lettore e lo invoglia a proseguire nella lettura per ottenere le risposte alle domande che gli si accavallano in mente. Naturalmente è migliorabile nei tempi, per esempio anteporre la descrizione fisica e comportamentale di Dean (da: "Vestiva sempre elegante... a "...la promessa di una vita migliore.") alla accettazione delle proposte di Dean. Questa accettazione dovrebbe essere completata da un motivo positivo, Non basta dire: "... non tentò di persuadermi con ...oppure declamandomi...", occorre concludere con "ma mi convince con...".
    - la concitazione della descrizione della battaglia nello stabile è efficace, trascina il lettore dentro la stanza e dentro la confusione di un combattimento alla cieca.
    Però i punti di caduta sono altrettanto notevoli:
    - il brusco passaggio dalla narrazione in prima pèersona a quella in terza, con altrettanto brusco e imprepararto cambio di scena e di punto di vista.Io ne sono rimasto totalmente disorientato, e mi sono domandato: dove è finito il narratore? E' nella stanza a combattere a fianco della Resistenza o ha guidato i nazisti fino al covo?
    - il mancato ritorno alla narrazione in prima persona nel finale. Anche qui, non ho capito dove stia il narratore? E' tra i fucilati, o assiste? E chi ha aperto la porta sul retro?
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    Un ricordo dolce, perché la gioia dell'impegno laborioso dell'allineamento perfetto del taglio copre il disastro commesso. E il narrante non sembra rendersene conto nemmeno adesso che, probabilmente è adulto. Il focus della narrazione è infatti il lavoro meticoloso compiuto. La presa di coscienza del mal fatto è un po' troppo generica, un dispiacere dato alla mamma, che infatti piange. Non c'è la presa di coscienza della gravità del danno fatto.
    Comunque tutto ok, stile, lessico, sintassi, perfettamente adatti al tema. OK anche la punteggiatura, che è piuttosto avara, come deve essere. Il ritmo deve scaturire dall'architettura delle frasi stesse, non essere determinato dalla punteggiatura.
    Il finale è un po' enigmatico. Non si ha la sensazione di un preciso stacco di tempo. Anche all'inizio il fatto che il ricordo sia scaturito da qualcosa accaduto passa inosservato. Sembra che il ricordo scaturisca dai battibecchi con la misteriosa Daniela.
    In definitiva è da rivedere solo la cornice del racconto, l'attacco e la conclusione..
  11. .
    Un racconto di una tenerezza struggente, di ragazzi inesperti che si comportano con una grande maturità, di virtù solide che saltano fuori da uno sfondo piuttosto degradato, come altorilievi.
    Il racconto fluisce fra sentimenti di amicizia, piacere senza ingordigia, conflitti volti a superare le contraddizioni, a risolversi dialetticamente verso una sintesi che allarga gli orizzonti. Più che un racconto compiuto direi che è il primo capitolo di un romanzo di formazione. E' intrigante, promette molto, vale la pena di non essere abbandonato.

    Il ritmo è pressoché perfetto, ognuno dei momenti narrativi è preso con il respiro giusto, forse solo un po' affrettato il finale, mi sarei aspettato qualcosa di un po' più più pensoso (ma senza essere pedante o moraleggiante, per carità!).

    Bello anche l'inserire nel punto di vista di Andrea anche i gesti di Tony che rivela l'attenzione reciproca, e quindi l'amicizia, che c'è fra i due..

    Qualche nota stonata non poteva mancare (la perfezione non è di questo mondo). Io vedo una piccola contraddizione nelle frasi: "Che poi, noi una ragazza non l’abbiamo mai avuta" e 2Se penso a quanto tempo sono stato senza una ragazza". La seconda può essere formulata solo da chi ragazze ne ha avute.

    Avrei da ridire anche qualcosa sulla punteggiatura, le virgole mi sembrano eccessive. A titolo di esempio, metto tra parentesi le virgole che io eliminerei: "Chi vive dalle mie parti(,) non è fortunato. Gli tocca solo mangiare, dormire (,) e il supplizio di un bar..."

    Consiglio la lettura di Bice Mortara Garavelli - Prontuario di punteggiatura - ed.Laterza.

    Per quanto riguarda il lessico, mi sembra corretto e di alto uso (ma assolutamente non ricercato). Forse non appropriato l'uso di "combutta" (che significa alla rinfusa, o scopi equivoci) nel caso della fermata dell'autobus e di "frottola" con il significato di scusa.
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    Un bell'intrigo giallo, giocato tutto sulla ambiguità dei rapporti fra i vari personaggi.
    Però lo spazio (il numero di caratteri) e il tempo (la prima scadenza del concorso) sono tiranni e hanno giocato all'autrice un brutto scherzo, quello di rendere il racconto frettoloso, non editato a dovere, e quindi indebolendone il fascino.
    C'è poca accuratezza nei tempi verbali: passato e presente nello stesso capoverso, uso del passato remoto quando sarebbe stato necessario un trapassato prossimo. Qui di seguito i tempi errati e quelli corretti, scritti fra parentesi:
    -...raffigurante una scimmietta che (aveva fatto) il suo trisavolo Peter Carl.
    - Rammentò la prima volta che l'ammirò l'aveva ammirato)... Carl si alzò (era alzato) aprì (aveva aperto) la cassaforte e gli disse (aveva detto) che quel meraviglioso oggetto, sarebbe stato suo in caso di morte.
    Il trapassato prossimo si usa quando l'evento descritto dal verbo è anteriore a un altro evento già raccontato al passato.
    - e nonostante lo fece (avesse fatto) pedinare
    Ci sono anche alcuni refusi o frasi inconcluse, tipo:
    - Tanto che Carl
    - Dopo qualche mese
    Però queste incompletezze potrebbero essere una cifra stilistica dell'autore (a mio parere non disprezzabile) col piccolo accorgimento di mettere i due punti, cos' sarebbero frasi di introduzione della frase successiva, rendendo la narrazione agile e leggera.
    Per il resto concordo in toto con il commentatore precedente, Stefia.

    ongratulazioni, Solenebbia, hai una bell'immagine come logo.
  13. .
    CITAZIONE (tommasino2 @ 29/11/2020, 14:23) 
    La storia dell'avvelenamento da funghi l'avrei risparmiata, ma solo perché sono un esperto.
    Molto bravo.

    Grazie dei complimenti, ma ti chiedo una precisazione. La scena dei funghi nuoce al racconto o non è plausibile? Ti assicuro che a me è capitato un semiavvelenamento del genere descritto.
    Grazie dell'attenzione.
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    CITAZIONE (E©ly @ 17/11/2020, 22:24) 
    I racconti ancora non sono stati pubblicati, la scadenza per gli invii è fra dieci giorni, dopodiché il tempo di postarli sul forum e via alle danze.
    :super-onion-smiley-114.gif:

    Grazie. Ho mandato il mio.
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    Scusate la tontaggine, ma... dove trovo i racconti partecipanti? E entro quale data bisogna commentarli?
62 replies since 2/10/2012
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