Scrittori per sempre

Posts written by Giancarlo Gravili

  1. .
    Oggi a Natale ho visto cose...

    Oggi ho aperto il supermercato prima dell'invasione barbarica per colpa dello scellerato decreto che chiude i comuni in Veneto alle 14 e che in mattinata mi causa caos per strada e assembramenti nei maggiori iper...

    Visto che alle due tutti a casa...
    Visto che, si ma che?

    E poi vedo una frenesia anormale nella gente, automobili che sfrecciano a duecento km orari in centro, alieni col carrello pieno di barattoli di nutella, marziani con dieci pacchi di lenticchie a testa, un babbo natale su una motoslitta munito di autocertificazione e certificato di vaccinazione delle renne.

    Babbo di Natale (un mio amico) che compra patatine bio riscaldate per i nipoti, uomini nudi che fanno la fila per vestirsi di luci a led, pupazzi di Natale che comprano donne da appendere all'albero, bambini che scartano le mamme prima ancora dei pacchi, ho visto cose che voi umani nemmeno immaginate...
  2. .
    Ecco chi sei…

    Ed ecco che arriva Lui
    nella sua sgargiante cuffia di paraculo
    Egli che è virtù cartesiana di rette infognate
    Opalescenza di gas sonoro
    Guida un’auto vinta dalla madre in un lupanare di Pompei.
    Figlio segreto mai avuto
    dell’imperatore Caligola.
    Indossa sandali di cuoio
    Le mani mostra a salutare,
    incatramate di tasti e pasti
    Ecco che arriva lui
    «Sì, ma lui chi è»
    Sgomma con la sua barca a stecchini vogatori
    egli che ausculta e occulta,
    occulto e liquame refluo.
    Oggi pioggia
    prevede il meteo…

    Ma egli è immarcescibile retaggio di putridume ideologico
    «campeon de furtaglia entregada»
    Un mamma-lucco dipendente
    che ancor gnoca co è bambole
    e ghe xe ‘n povero baucco.

    Egli è colui che è
    quando non è
    egli sempre è
    ovunque e dovunque.

    Cartaigenizza il mondo dei pescatori
    pullula e ulula d’amore
    e altro non fa che tombinare le tope
    e fottere i versi
    Fotte notte
    fotte dì
    e sul muro…
    Una madre che viveva in prostitudine
    Egli stesso si prostitudinisce
    facendosi cavalcare da nomi e luoghi
    Incinto della follia
    partorisce vomiti e pesci fritti.

    Orsù
    Alza le vele stupido nocchiero.

    Ed ecco…
    Che arriva lui
    «Sì, ma lui chi è?»

    Uno scrittore indegno
    Come me e te...
  3. .
    Ringrazio tutti per l'esegesi del racconto, ho voluto rendere vicende passate perno d'un racconto che molto fonda le sue radici sul vissuto... Quel vissuto che spesso aiuta lo scrittore a rielaborare accadimenti e trasporre sensazioni ed emozioni all'esterno del proprio io ponendole sul foglio bianco del web sperando che qualcuno entri in sintonia col raccontare personale. La scrittura va dal tipico raccontare di natura romantica in stile quasi ottocentesco al melanconico osservare che non vuol essere in alcun modo retorica fine a se stessa e infatti non lo è. Accanto alla descrizione della natura, come spesso accadeva nella metà del diciannovesimo secolo, vi è la trasfigurazione della sofferenza interiore in toni "amari". Il romantico non sarà mai colui che esalta l'amore o il lieto fine, romantico è colui che vive la vita intrecciandola intensamente con ogni elemento vicino al suo sentire. Il fulcro su cui ruota il racconto è la strada all'interno della diga che spesso viene inondata dal mare in tempesta, questo elemento da me spesso vissuto ha fatto da genesi a tutto il racconto. Pubblico sotto alcune foto della diga dove spesso andavo e che esiste realmente... La bocca di porto a Brindisi è abbastanza alta rispetto ai blocchi di cemento ma quando il mare urla...

    Le_onde_scavalcano_la_diga_di_Bocche_di_Puglia

    onde_sul_molo_al_porto_di_Brindisi_0
  4. .
    1° Agnès della Laguna di Resdei
    2° Canzoni di Tommasino
    3° Mirna, Livia e l'uovo a colori di Petunia
    4° Rilancio di Mangal
    5° Infelicità virtuale di Leroux
  5. .
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    GiancarloGraviliComics2018

    A spasso col fumetto


    Scuro, matita nera sul foglio che non sa cosa disegnare... ed ero prigioniero di me stesso, vagavo nei campi deserti dei fiori morti, quelli che li disegni come ti pare.
    Cercavo il tuo sguardo, mentre un gelo arido ricopriva ogni singolo lembo di pelle.
    Non esisteva l'esistenza, ognuno nella terra poteva vedere le vene aperte e scorrere il proprio sangue verso l'ignoto orizzonte del corpo umano.
    Dal fango spuntavano mani in rivolte al cielo e tornando indietro alla sguardo ognuno ci può stampare il proprio foglio sopra e va bene che a tirarti la lingua non diresti mai di chi sono quegli occhi.
    Nenie di sciacalli e cani accompagnavano i passi confusi, bevevo acqua dalle radici dei cactus, ma non basta a placare l'ira dei rimpianti, pensavo d'essere un fumetto, avrei superato quel posto d'inferno grazie al mio autore.

    «Ehi, non vedi che sto morendo, per favore disegnami una pozza d'acqua buona, dai sbrigati!»
    La marcia continuava ma quel cazzo di scrittore si divertiva a disegnare Canyon e tapee indiani.
    «Acqua accidenti... scrittoreeeeeeeeeeeeeeeee, acqua o per lo meno una fazenda dove ristorarsi, porca vacca»
    Ci mancava pure che mi disegnasse le pistole: «A cosa cazzo servono nel deserto le pistole se nessuno ti disegna le pallottole, meglio morire sbranato a questo punto»
    Finalmente da lontano s'intravide un piccolo villaggio di rinnegati.
    «Scrittoreeee deciditi a scegliere un tempo per la narrazione, presente, imperfetto, passato, insomma ma gira la testa...»
    Mi vengono incontro due tipi strani, accidenti brillano come cento monili d'argento.
    Ma io non ero un pistolero, a me piacevano le avventure di Salgari, perché mi ritrovo in questo fumetto?
    «Stronzo sai solo parlare o spari anche, abbiamo ritrovato nel deserto il cadavere del nostro compare, sei stato tu ad ammazzarlo, sporco bastardo»
    «Non sono stato io e non avevo nemmeno intenzione di attraversare questo deserto e non ci ho nmmeno le pallottole»
    «Non blaterare, puzzi come sterco di bisonte, prova a sparare se ti riesce prima che ti ficchi in gola un chilo di piombo fresco»

    Bang, bang, bang...!

    Qualche colpo di matita dopo…

    «Ma ora dove sono, sembra il paradiso questo! Sono morto, allora? E il resto della storia? Finito? Mah... sapevo che sarebbe andata così»
    Una pallida luna ricopriva le foreste del Cumba Jajja, un mamba brasiliano si nascondeva all'interno d'una felce tropicale, mentre Joe si faceva strada con il suo coltello nella fitta vegetazione, il tempio della montagna splendente attendeva nascosto da secoli di storia.
    Le pietre preziose del dio Mbarincot erano l'ultimo dei tesori del pianeta, molti lo cercavano e nessuno ritornava per raccontare l'impresa…

    «Orca la vacca, ma dove sono ora? Scrittoreeeeeee ma dove mi hai disegnato? Ho paura pure dei ragnetti, comprese ragnatele, ma dove sei scrittoreeeee, oh mamma mia, aiutoooooo»
    La tribù dei tagliatori di unghie incarnite viveva in quei luoghi e nessuno poteva attraversare la montagna della luna senza essere loro preda.
    Joe a fatica seguiva quella vecchia mappa del museo di Jonstonebridge, la fama lo spingeva in un'impresa più grande di lui.
    «Aiuto, ho finito lo spray per le zanzare, il tempio dovrebbe trovarsi a nord- nordest dalla mia posizione. Devo fare attenzione questa calma non mi piace»
    D'improvviso dalla foglie umide una marea d'uomini minuscoli si riversa su Joe, viene catturato, spogliato e legato.
    Il gran sacerdote Te Rutt Tutto s'avvicina a Joe, fa tre giri intorno alla pietra sacra dove è stato legato, spella una banana, la mastica e poi la sputa sul corpo inerme del malcapitato poi ingurgita un pezzo di radice di Catzumaru e compie lo stesso rituale, poi mastica ancora una miscela di fegato di CariBùestinto e stesso rituale poi... insomma una smerdata da nulla per l'avventuriero.

    «Scrittoreeeeeeeeeeeeeeeeeee, dove sei andato a finire? Aiuto, aiutoooooooooo mi senti imbecille, cambia finale cazzooo, ohi, ohi... no, fermo là stregone delle mie balle, no che fai aiutooooo!»

    La matita continua a tracciare solchi neri per fatti suoi...

    Spazio infinito, l'astronave Antares sfreccia alla velocità ipersonica fra la costellazione di Andromeda verso il pianeta Sirius 3000.

    «Comandante abbiamo un'avaria al motore principale, dovremo atterrare sul pianeta delle Amazzoni Perverse, ci disintegreremo fra due betaperiodi altrimenti»
    «Cosa ci faccio su questa poltrona e dov'è il sacerdote? No... così non vale io soffro il mal di spazio, ma possibile che mai s'ascolti il parere del fumetto, ma con chi parlo? Tanto lui se ne frega altamente, rincorre le sue storie e non pensa ai poveretti che le rendono reali»

    “Comandante lanciamo la navicella di salvataggio, presto!”
    «Ma io vedevo Star Trek in tv e mo che cazzo si fa in queste occasioni, dov'è il manuale d'uso della astronave»

    Un'esplosione tremenda illumina le stelle e la minuscola navicella atterra sul pianeta della Amazzoni Perverse.
    «Benvenuti stranieri io sono la regina Copuloniabona e queste sono le mie amazzoni»
    «Ammazza ste amazzoni, era ora finalmente! Ahhhhhhhhhh! Ma cosa succede, cos'è questa nuvola che m'avvolge?»

    E ancora quella cavolo di matita disegna…

    Un orso polare osserva la banchisa, mentre inesorabilmente i ghiacci invadono ogni lembo d'Artico.
    Amundsen con il suo aeronave dirige verso il centro del Polo Nord.

    «Augustesen rimuova le cinghie di sostegno degli ancoraggi, siamo troppo pesanti e perdiamo quota, presto buttare a mare le zavorre»
    «Agli ordini, eseguo immediatamente»
    Il dirigibile Norge risale lentamente il pericolo sembra passato.
    «Porca miseria ma e le tette di Copuloniabona? Questa me la paghi, scrittoreeeeeeeee, riportami indietro e poi soffro di vertigini, rivoglio le tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeee»

    “Ma chi è che urla in questo modo?”

    «Scrittoreeeeee, ti prego fammi morire in una storia, non resuscitarmi di continuo, non ce la faccio più, ho una certa età oramai»
    «Scusami me sei tu che parli?»
    «E chi altri se no? Sono anni che mi sbatti in tutte le epoche, per una volta che ero tra le braccia di Copuloniabona, me mandi pure via!»
    «Mi dispiace, non pensavo te la prendessi così, in fondo sono io che scrivo e invento»
    «E allora inventa meno, perché io non posso seguitare in questo modo, mi rivolgo al sindacato dei fumetti»
    «Ok, ok... prometto che ti mando in un posto d'incanto nella prossima storia, ma dimmi una cosa, era così bella la regina Copuloniabona?»
    «Una figa da sturbo!»
    «Aspetta cambio pagina e spostati un attimo che entro dentro pure io, uhmmmm, ecco ci sono quasi, accidenti sono ingrassato a furia di scrivere, ecco, ecco ce l'ho fatta! Ciao io sono lo scrittore e tu come ti chiami»
    «Ma se mi disegni e poi scrivi le mie storie, non mi riconosci, io sono il tuo fumetto»
    «Come si chiamava quel posto delle amazzoni?»
    «Se non lo sai tu, chi lo può sapere?»
    «Cazzo e ora che io sono di qua, chi è che scriverà di là? come faremo ad andare dalla regina?»
    «E bravo il coglione, ora siamo tutti e due prigionieri per sempre, ma chi me l'ha fatto fare di nascere per mano di questo stronzo, ohi, ohi… e tutto per due tette disegnate!»
  6. .
    Un chiarore dentro
    Pulsa il sangue
    Sono giovane e vecchio
    Non importa
    Nulla importa
    Se non lasciare appesi i miei pensieri sui tuoi occhi

    Lasciare che questo infame desiderio non si avveri
    Sarà mia cura
    Per vomitarlo ogni giorno
    Per cercarlo ogni dannato giorno della mia vita

    Sì,
    Per te farò così
    E sarò vivo
    Ogni volta che mi guarderai
  7. .
    Il segno del comando

    Trama
    Prima puntata

    330px-Segno_del_comando_I_puntata_0
    Lancelot Edward Forster è un professore di letteratura inglese presso l'università di Cambridge. Ha scoperto per caso un inedito diario di Lord Byron, scritto durante il soggiorno romano del 1817, ed è alle prese con la sua pubblicazione, di cui ha già fatto uscire la prima parte su una prestigiosa rivista letteraria inglese. In un passo del diario, Byron ha annotato: «21 aprile 1817, notte, ore 11. Esperienza indimenticabile, luogo meraviglioso, piazza con rudere di tempio romano, chiesa rinascimentale, fontana con delfini, messaggero di pietra, musica celestiale, tenebrose presenze».
    La pubblicazione del diario attira l'attenzione di George Powell, addetto culturale dell'ambasciata inglese a Roma, che invita Forster a tenere una conferenza presso il British Council in occasione della settimana byroniana. Il professore riceve anche un secondo invito a recarsi nella Città Eterna, da un misterioso pittore, un certo Marco Tagliaferri, che gli invia una fotografia della piazza citata da Byron, che Forster ritiene invece un luogo inventato, sfidandolo a trovarla. Incuriosito dalla coincidenza, Forster si precipita nella capitale italiana.
    Appena arrivato, fa visita allo studio di Tagliaferri, in via Margutta 33. Ad aprirgli è Lucia, la modella del pittore, che, scalza e semisvestita, lo tiene sulla porta e rimanda l'incontro con l'artista a quella stessa sera in una locanda di Trastevere, la Taverna dell'Angelo. Su consiglio di Lucia, Forster va ad alloggiare all'Hotel Galba, dove gli assegnano la stanza 33. Vi incontra la direttrice, la signora Giannelli, che nega di conoscere la modella, e una sua vecchia fiamma, Olivia, anche lei ospite dell'albergo insieme al compagno Lester Sullivan, detto il Barone rosso, antiquario irlandese a Roma per affari.
    Forster cerca di contattare telefonicamente Tagliaferri. Con grande sorpresa scopre che il pittore è morto. Recatosi al British Council, incontra Powell e ha occasione di conoscere la sua segretaria italiana Barbara, studentessa di archeologia, che si offre di individuare la fantomatica piazza.
    Si fa sera e arriva l'ora dell'appuntamento con Lucia. La modella conduce Forster per i vicoli di Trastevere fino alla Taverna dell'Angelo, dove però Tagliaferri non si presenta. Forster, dopo aver bevuto del vino, inizia a sentirsi strano e, in preda a spaventose allucinazioni, perde i sensi. Svegliato da una prostituta, si ritrova solo, riverso nella propria automobile: la sua valigetta, contenente la riproduzione in microfilm del diario byroniano, è sparita. Frastornato, rifiuta l'aiuto della donna e raggiunge il più vicino commissariato. Il maresciallo di polizia, trasteverino, non ha mai sentito parlare di una Taverna dell'Angelo e, incredulo, lo invita a sporgere denuncia per un tipico furto con raggiro.
    Deluso e sempre più confuso, Forster torna alla sua automobile, dove trova il medaglione con l'effigie di una civetta indossato da Lucia. Un fischio lontano, che si spegne tra i vicoli deserti, attira la sua attenzione, ma della taverna sembra non esserci più traccia. Fatto giorno, Forster torna allo studio di Tagliaferri, dove l'attende una rivelazione sconcertante: il pittore romano è sì morto, ma un secolo prima.

    Seconda puntata
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    autoritratto_del_pittore_tagliaferri

    L'autoritratto del pittore Marco Tagliaferri, somigliante al prof. Lancelot Edward Forster.
    È un anziano colonnello in pensione, discendente del Tagliaferri nonché suo omonimo, a dare al professore la notizia. L'uomo, che abita accanto allo studio del pittore e colleziona orologi antichi, gli racconta la storia del suo antenato, morto giovane in circostanze misteriose, e della sua amante e modella Lucia, che si uccise disperata il giorno dopo. Leggenda vuole che il fantasma della modella si aggiri ancora per le stanze dello studio abbandonato.
    Forster rivela di aver incontrato Lucia: non un fantasma, ma una ragazza in carne e ossa. Quando chiede che aspetto avesse il pittore, il colonnello lo esorta a visitare l'Antico Caffè Greco, che conserva un autoritratto di Tagliaferri: Forster rimane di stucco per la forte rassomiglianza con sé stesso. Tornato in albergo e rassicurato da Powell, il professore riceve la telefonata di un misterioso anonimo: potrà ritrovare la sua valigetta al Cimitero degli inglesi.
    Tra i viali del cimitero gli sembra di scorgere nuovamente Lucia. Seguendo la ragazza, giunge nei pressi di una tomba, su cui gli appare appoggiata la figura di un uomo che sembra Tagliaferri. La tomba è quella del pittore: leggendo le date impresse sulla lapide, Forster scopre che Tagliaferri era nato nel suo stesso giorno un secolo prima, il 28 marzo 1835, ed era morto nello stesso giorno, il 28 marzo, del 1871. La conferenza su Byron è fissata per la sera del 28 marzo 1971: stesso giorno, un secolo dopo. Turbato, Forster si confida con Olivia, che gli confessa di essere spaventata da tutta questa storia.
    Forster fa esaminare il medaglione di Lucia da un esperto d'arte, Prospero Barengo. L'antiquario riconosce il manufatto come la rara opera di un orafo del 1700, Ilario Brandani, noto per le sue attività negromantiche. Mentre Barengo va a chiamare Sullivan per mostrargli il medaglione, Olivia, in preda al terrore, scongiura Forster di sbarazzarsene, convinta che sia maledetto come tutte le opere di Brandani. Sullivan rivela inoltre che anche Brandani è nato e improvvisamente morto il 28 marzo, ma di due secoli prima: 1735-1771.
    Intanto Barbara ha scoperto che la foto della piazza è il fotomontaggio di un quadro. Forster si reca alla Biblioteca Angelica, per cercarne notizie. V'incontra uno stravagante principe, Raimondo Anchisi, che si dichiara uno studioso dilettante dell'opera di Byron e che lo invita nel suo palazzo, dove conserva un'aggiornatissima collezione di studi byroniani. Forster non si sbilancia, ma quando scopre che il quadro Fantasia architettonica con motivi romani, opera di Tagliaferri, appartiene alla collezione Anchisi, raggiunge nottetempo il palazzo del principe. L'edificio sembra disabitato, quando una figura di donna appare a una finestra, recando un candelabro, e dal buio spunta Lucia, più inquietante e sfuggente che mai.

    Terza puntata

    Segno_del_comando_III_puntata
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    Un momento della seduta spiritica.
    Forster torna al British Council e si confida con Powell, che al solito minimizza. Barbara non crede ai fantasmi, ma ricorda che secondo la leggenda chi vede il fantasma di Palazzo Anchisi è destinato a morire entro il mese e il 28 marzo 1971 è sempre più vicino.
    Il professore torna da Anchisi, che lo accoglie calorosamente mentre sta cacciando in malo modo Sullivan, che cercava di convincerlo a vendere la sua collezione. Il principe invita Forster nel suo studio, pieno di scritti su Byron e di volumi su esoterismo e occultismo. Anchisi affronta il tema della misteriosa annotazione di Byron: a suo dire, descrive un'esperienza esoterica, vissuta dal poeta inglese in un palazzo, che si affacciava sulla piazza dipinta da Tagliaferri. Nel palazzo, due secoli prima, secondo Cagliostro, abitava un potente negromante, la cui identità può essere svelata solo da un predestinato.
    Ancora turbato, Byron aveva fatto seguire alla sua annotazione dei versi in italiano: «Voltai le spalle al Signore e camminai sui sentieri del peccato. Voltai le spalle al Signore, ma quando il tempo finì, seppi che ero giunto dove non dovevo giungere...». Forster si mostra scettico. Quando chiede notizie del quadro, Anchisi lo informa che sta per essere venduto all'asta e che il colonnello Tagliaferri ha avuto un malore.
    Forster raggiunge la clinica dov'è ricoverato il colonnello, ma le sue condizioni non consentono visite. La nipote del colonnello gli consegna la chiave dello studio del suo antenato. Lasciando la clinica, il professore non si accorge dell'arrivo di Sullivan. Entrato nello studio di Tagliaferri, si rende conto che è pericolante e disabitato almeno dalla morte del pittore. Un rumore di passi annuncia l'arrivo di Powell, là convocato da una telefonata anonima. Insieme salgono fino al soppalco, dove, superato il bassorilievo di una civetta, ritrovano la valigetta del professore con i microfilm del diario di Byron.
    Forster cerca di aggiudicarsi l'asta del quadro, ma è battuto da un intermediario, che agisce su incarico di un cliente incognito.Tornato in albergo, incontra Sullivan, al quale tutta la faccenda sembra una specie di caccia al tesoro, la cui mappa è nel diario di Byron. Li interrompe la signora Giannelli, che reca un biglietto con un indirizzo in città: se è ancora interessato all'acquisto del quadro, il professore vi si dovrà trovare alle 22. Giunto al civico, vi vede entrare la stessa signora Giannelli. Accompagnato in una stanza del palazzo, trova la signora e altri strani figuri, che lo attendono per iniziare una seduta spiritica.
    La medium, una donna vestita di nero con il volto coperto da un lungo velo che ne dissimula i lineamenti, apparentemente posseduta dallo spirito di Tagliaferri, rivela che il quadro si trova in una nave a remi e che la piazza del quadro esiste. Quando Forster le chiede com'è morto Tagliaferri, la medium invita gli altri partecipanti a uscire; poi rivela che il pittore era già morto da un secolo e che anche Forster è già morto. Alzatasi, lancia un urlo spaventoso e sviene. Forster la soccorre e si accorge che è Lucia. Adagiatala su un divano, si volge per cercare aiuto, ma sembra che ogni via d'uscita sia stata serrata. Quando torna a guardare il divano, anche Lucia è misteriosamente scomparsa, lasciando però aperta una delle porte della stanza. Forster si trova a vagare per il magazzino della sartoria teatrale Paselli.
    Scosso, fa ritorno in albergo: il portiere lo informa che Olivia e Sullivan sono improvvisamente partiti. Dalla finestra della sua stanza scorge la signora Giannelli e Lucia che rientrano in hotel da un ingresso secondario. Il professore si precipita nella camera della signora Giannelli, che insiste di essere sola. Lo squillo del telefono interrompe la tesa conversazione. La signora Giannelli esita a rispondere. Appena sollevato il ricevitore, il professore glielo strappa di mano: all'altro capo, un uomo cerca di Sullivan per avvertirlo che il colonnello Tagliaferri è morto.

    Quarta puntata
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    Lucia al violoncello

    Forster fa visita alla nipote del colonnello e scopre che, nell'esatto istante in cui è morto, ha smesso di funzionare un pezzo importante della sua collezione: un orologio del '700, opera dell'orafo Ilario Brandani. All'interno dell'orologio ci sono l'effigie di una civetta e il nome di un santo: Onorio. Il professore si reca alla chiesa di Sant'Onorio al Monte, ma non vi trova nessun apparente collegamento con Tagliaferri o con Brandani.
    Deluso, torna a studiare i microfilm del diario di Byron a casa di Barbara, quando riceve una telefonata di Sullivan. Il Barone rosso parla di un ingranaggio di morte che si è messo in moto e che ha già mietuto la prima vittima nel colonnello Tagliaferri. Se Forster non vuole essere la prossima, deve risolvere un mistero, che è come una banconota strappata in due parti: Sullivan ne ha una, l'altra è nel diario di Byron. La telefonata, a cui assiste Powell nascosto nel giardino della residenza di Sullivan, è interrotta da due spari.
    La mattina dopo Forster va da Powell per metterlo al corrente degli ultimi sviluppi, che il diplomatico inglese finge di non conoscere. Il professore ricorda che, all'arrivo all'Hotel Galba, aveva trovato Olivia intenta ad ascoltare alla televisione l'esecuzione per orchestra del Salmo XVII di Baldassarre Vitali. Torna con Powell alla chiesa di Sant'Onorio al Monte, dove sono custoditi i salmi musicati dal compositore, ma nella collezione manca proprio il XVII.
    Insieme raggiungono la Basilica di Massenzio, dove l'orchestra del concerto televisivo sta provando. Forster, per un momento, crede di vedere Lucia tra i violoncellisti. Il direttore d'orchestra conferma che non c'è traccia dello spartito originale con il testo del Salmo XVII e accenna a una leggenda, per la quale il salmo è legato a un segreto e tra i suoi versi si cela un messaggio criptato. Stavolta è Powell a mostrarsi scettico. Per lui la chiave del mistero è nel quadro e l'asta era una trappola per far uscire allo scoperto Sullivan.
    Forster e Powell pranzano con Barbara. Vengono a sapere dalla ragazza che a Roma è rimasta una sola nave a remi: è l'isola Tiberina, che ne ha la forma e, secondo la leggenda, sorge nel luogo in cui ne affondò una. Nell'unico appartamento sull'isola, con stupore e sollievo, il professore ritrova Olivia e il quadro di Tagliaferri. La donna, terrorizzata, lo scongiura di lasciare Roma per sfuggire ai personaggi occulti e terribili che manovrano i fili di tutta la storia. Forster inizia a sospettare di Powell e di Anchisi. Tra le cose di Sullivan il professore trova un metodo per l'apprendimento della musica. Olivia spiega che serviva al Barone rosso per studiare la partitura del Salmo XVII di Vitali.
    A sera Forster accetta un nuovo invito del principe Anchisi. Dopo cena, il nobile rievoca una seduta spiritica di qualche anno prima, durante la quale lo spirito di Tagliaferri aveva parlato di un tragico mistero, nascosto nelle pagine del diario sconosciuto di un grande poeta: quello di Byron scoperto dal professore. Il principe rivela a Forster che Tagliaferri, oltre che un pittore, era anche un noto spiritista che, convinto di essere la reincarnazione di Brandani, teneva le sue sedute all'Hotel Galba.
    Nel suo studio, Anchisi mostra a Forster un libro del '700, appartenuto al colonnello Tagliaferri. L'anonimo autore scrive di un maestro, che affidò un segreto lascito a familiari fidati, affinché lo nascondessero, custodito «da un messaggero con corpo ma senz'anima», in una piazza, dov'erano un rudere romano e una fontana con delfini. Oltre non si può leggere: le pagine del libro sono devastate, come da furiose pugnalate. Il lascito è noto come il segno del comando, anche se nessuno sa cosa sia: può essere ritrovato solo da un predestinato.
    Improvvisamente Forster precipita in una dimensione onirica. Mentre passeggia sulle tombe di Brandani e di Tagliaferri, accompagnato ora da Lucia ora da Barbara, incontra Anchisi, il sarto Paselli, l'antiquario Barengo e la signora Giannelli che, con altre persone, stanno preparando la sua sepoltura per il 28 marzo. Arriva Sullivan, che lo scongiura di salvare Olivia; infine gli appare la stessa Olivia che, legata, terrorizzata e sofferente, invoca il suo aiuto prima di morire. Forster si risveglia nel suo letto all'Hotel Galba, destato dalla cameriera che gli porta la colazione.

    Quinta puntata

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    Il diplomatico Powell e Barbara l'assistente

    Olivia è davvero morta: apparentemente si è tolta la vita. Forster, che non crede al suicidio dell'amica, affronta Powell: il diplomatico, per conservare la fiducia del professore e garantirsi la sua collaborazione, gli rivela di essere un agente dell'Intelligence Service.
    È il 24 marzo e a Forster non resta che immergersi nello studio del diario di Byron alla ricerca di un qualche indizio. Si imbatte nella frase: «Notte indimenticabile in casa di O. Ch'io possa essere dannato, se accetto di nuovo un suo invito». Si convince che O., unico personaggio incognito del diario, sia la chiave del mistero. Insieme a Barbara, setaccia le biblioteche di Roma e i registri parrocchiali, finché non lo identifica: O. sta per Oberon, soprannome affibbiato da Byron a Sir Percy O. Delaney. Nel 1817 abitava in un palazzo di Via delle Tre Spade, al numero 119. È il 28 marzo.
    All'ingresso del palazzo, Forster ritrova l'effigie della civetta. Sceso nella cripta, sotto un'edicola con un'icona del Cristo, scorge la tomba di Sir Percy. All'improvviso sente un organo eseguire il Salmo XVII di Baldassarre Vitali. Il suono della melodia lo guida a un appartamento nel palazzo. Gli apre un anziano cieco: è lui a custodire lo spartito del Salmo, detto "della doppia morte", che Vitali non aveva voluto affidare a Sant'Onorio, perché la riteneva una musica maledetta. Leggendo lo spartito, Forster scopre che i versi «Voltai le spalle al Signore e camminai sui sentieri del peccato...» non sono di Byron, ma di Vitali. L'anziano gli racconta che la piazza, su cui guarda l'edificio, un tempo era quella descritta da Byron e dipinta da Tagliaferri: affacciatosi alla finestra, il professore vede Lucia nella piazza e si precipita in strada.
    La modella si lascia inseguire per le vie di Roma e conduce Forster alla sartoria Paselli, fino alla stanza della seduta spiritica. Poi scompare. Nel palazzo entrano anche Sullivan, che aveva solo inscenato la sua morte e stava seguendo Forster, e Powell, che a sua volta stava alle calcagna di Sullivan per proteggere il professore. I due si affrontano pistole alla mano: Powell rinfaccia al Barone rosso di aver eliminato in Olivia un testimone scomodo e gli chiede conto del carteggio von Essen. Sullivan, nel tentativo di fuggire, apre la chiusura provvisoria di una finestra in restauro, cade nel vuoto e muore. Powell si mostra convinto che il professore sia stato vittima delle trame di Sullivan, interessato alle sue ricerche, ma non dice di più.
    Viene il tempo della conferenza. Al British Council si presentano l'antiquario Barengo, la signora Giannelli e il principe Anchisi, che si qualifica come proprietario dell'Hotel Galba. Forster espone le sue scoperte: nel palazzo di Via delle Tre Spade, che fu di Oberon, nel Settecento abitava Baldassarre Vitali, anch'egli un negromante. Il suo spirito apparve a Byron nel corso della seduta spiritica citata da Anchisi, confessando di aver ucciso Ilario Brandani per carpirgli il segno del comando. Il compositore aveva poi criptato nel testo del Salmo XVII l'indicazione del luogo in cui lo aveva nascosto.
    Dopo la conferenza Forster cerca di rintracciare il luogo, ma è preceduto da Powell che, ai piedi della statua di un angelo (il «messaggero con corpo ma senza anima») gli rivela finalmente la sua missione: recuperare un compromettente dossier segreto tedesco. Un ufficiale delle SS, durante la guerra, aveva alloggiato nella casa del cieco: appassionato di musica, aveva decifrato il testo di Baldassarre Vitali e aveva usato per il dossier lo stesso nascondiglio del segno del comando, che intanto è scomparso.
    Il 28 marzo sta finendo e Forster sembra dover andare incontro al suo ineluttabile tragico destino, lo stesso di Brandani e di Tagliaferri. Addentratosi nei sotterranei, che si aprono dietro la statua dell'angelo, alla vana ricerca del segno del comando, si ritrova nel cantiere della metropolitana di Roma: sta per essere schiacciato da una macchina scavatrice, quando, a mezzanotte, i lavori vengono fermati, appena in tempo. La predestinazione è stata smentita. Al contrario Powell, dopo un'accesa discussione con il principe Anchisi e la sua confraternita, muore in un incidente stradale alle luci dell'alba.
    Forster si ritrova tra i vicoli di Trastevere. Per caso riconosce la Taverna dell'Angelo. Entrato, vi trova Lucia. La ragazza gli confida che la predestinazione non si è compiuta, perché il segno del comando è già in suo possesso: è il medaglione di Lucia con l'effigie della civetta, lasciato sul sedile della sua automobile dopo il loro precedente incontro nella taverna. Ma Lucia è una ragazza assunta da Anchisi per impersonare la modella di Tagliaferri o è il fantasma della vera Lucia?



    E questa è la colonna sonora dello sceneggiato reinterpretata da me...
  8. .
    Un racconto che parte con il piede floreale e par raccontare una vita qualunque in un anno di pandemica disgrazia e di vissuto singolo tra il vivacchiare e il paesano mondo che culla l'anima e vive ognuno nei ca... suoi. Fiori e cioccolato e la fama di scapolo e la fame...
    Sì quella fame che in modo ancestrale è follia per l'individuo e qui... le catene legano e spezzano, possono essere per gli altri o per te stesso. Insomma se sei un pazzo fuori di catena, prima o poi ti ritrovi in catene equivalenti a un buon paio di manette. Crudo e nudo il racconto nel non lasciar trasparire il finale, nello sbatterti contro il mondo interiore che va oltre la sanità e viola gli altri e se stessi... Una catena che magari nessuno si sarebbe mai chiesto a cosa potesse servire... già quella catena che ha legato le sevizie per tanto tempo, finalmente si svela al mondo e di colpo tu protagonista paghi colpe forse non tue ma fatte tue completamente dall'insana essenza del voler possedere corpo e mente di altri e sullo sfondo il dramma di chi forse nella vita prima di divenire ciò che abbiamo scoperto non ha mai ricevuto un vero dono d'amore. Ma l'amore nessuno può comprarlo con la violenza...
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    Immagini di vita vera che vengono raccontate e scorrono come in un film e nel loro andare veloce la scrittura accompagna e rende giustizia alla semplicità regina della comprensione. Il dramma del gioco è forte nel nostro paese e tanti ci hanno lascito penne e panni casalinghi...
    Il mio bisnonno materno era un nobil uomo aquilano che se la godeva con carrozze, gioco e bella vita... un giorno perse tutto, compreso anche il castelletto che aveva ai piedi dell'Aquila, andò via dalla città, sparendo nell'oblio per la vergogna.
    Una storia raccontata con giusto canone di scrittura che mai devia l'attenzione del lettore che s'approccia con il gusto del sapere come va a finire la storia.
    Ecco come dovrebbe essere un racconto, ciò che vuoi raccontare lo esprimi in un modo che non allontana l'attenzione di chi legge, anzi lascia liberi i neutroni d'organizzare il senso dello scritto. Ciao e alla prossima!
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    La mia Africa... qui si sente tutto l'amore per ciò che è oltre noi stessi, luoghi della realtà o dell'anima.
    L'autrice nella sua trama trova il giusto gancio per prendere visivamente il lettore e fargli vivere la storia nell'immaginifico interiore.
    Vedo la capanna, i frutti dell'orto, i volti di madre e figlio, i colori sgargianti e figli del sole africano, i modi d'essere e di vivere... il tutto attraverso una descrizione e caratterizzazione ottima dei personaggi e io mi godo in toto questo film e osservo con attenzione quegli occhioni del nonno e la sua canuta figura esaltata dal bianco senile.
    Vedo una madre correre nel buio della savana sfidando i predatori padroni pur di salvare l'anziano genitore, e qua emergono i valori fondanti del nucleo familiare che s'associa all'accenno del dramma che l'Africa deve subire con l'immigrazione e lo sfaldamento dei nuclei familiari.
    Un racconto di vita vissuta e una morale che vuol trovare nel "sapere" una giusta collocazione in un mondo ancestrale dove vivere vuol dire vivere secondo le tradizioni della tribù, ma la storia in realtà insegna altro, ciò che va oltre le convenzioni occidentali e che nel suo passato vede tesori, arte e scienza... Ecco questo io ho letto, grazie autrice!
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    Un povero ricco che dopo aver assaggiato un panino al pro asciutto torna a vedere la luce perché un avvocato sangue e suda mangerà qualche polpetta di quel patrimonio accumulato con il carbone... insomma una vita da befana a trasportare certificati ripuliti di minerale nero che dritto dritto lo trasportano in minute celle a vedere le stelle e pure le stalle.
    Bella la trama e articolata in modo adeguato al raccontare, scrittura scorrevole e racconto che si fa leggere con gusto.
    Ottima penna che sa descrivere e riportare senza molti fronzoli colpisce dove deve e non devia. Autore accurato nel comporre e nello strutturare, si tange a pelle l'esperienza del vissuto e che vissuto!
    Un ottima prova che ho apprezzato!
  12. .
    L'idea c'è e il racconto in sé è un bel racconto con la sua esperienza di premorte e ritorno alla vita e agli affetti. Una trama che si svolge bene forse penalizzata un po' dalla discontinuità della scrittura che appare a volte ridondante nelle sue espressioni. Una revisione certamente gioverebbe al racconto che resta comunque una buona prova. Il personaggio principale è ben caratterizzato e le descrizioni delle sua azioni e delle scene che gli ruotano intorno sono buone. Hai descritto realtà attuali e modi di vivere con quel tocco di extra che va oltre la vita e che ci fionda nelle verità che ognuno di noi cerca nell'esistenza, morale del racconto nell'importanza dei veri valori, quegli affetti che non devono mai considerarsi persi per sempre, la vita nel bene e nel male ci da la possibilità di prendere quel piccolo pezzetto di cielo che può fornire la ragione per vivere la propria esistenza. Una buona prova direi nel complesso, fermo restando l'opportunità d'una revisione nella stesura.
  13. .
    Suona un po' alla Basic Instinct ma questo racconto scorre in modo autonomo e molto attraente. Bella l'idea della trama e di quel qualcosa che lascia di stucco colui che si crede avere in mano le chiavi del Paradiso. Ben scritto e ben strutturato scorre nella lettura che è un piacere e molto gradevole risulta l'ambientazione della storia. Tra antico e moderno, è questo il punto di forza del racconto stesso che analizza alcuni dettami della nostra società e li trasporta in verbi antichi a dimostrare che l'uomo non cambia nei secoli è la società che si presenta in maniera evoluta... In fondo a ben vedere nulla è mai cambiato nell'uomo e nella società. Apprezzato molto nelle descrizioni e nella caratterizzazione dei personaggi che ci consente di percepire ironia e bellezza del raccontare. Complimenti.
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    Un racconto lineare, pulito da fronzoli, secco e diretto a spiegare il perché della storia. La trama si svolge in maniera automatizzata, quasi meccanicamente e si beneficia delle proposizioni ben gestite e per nulla arzigogolate. Quando si sceglie di narrare in questo modo tale tipo di scrittura necessità assolutamente di chiarezza e facilità di lettura e tutto ciò è ampiamente rispettato.
    Spesso nella chiarezza d'esposizione risiede il pregio maggiore e non sempre la semplicità è sinonimo d'incapacità, anzi...
    Che bei tempi quelli delle cambiali e di coloro che rincorrevano il creditore per un rinnovo, pregandolo di non scontare sta benedetta cambiale.
    Un intera generazione ha vissuto con questo metodo di pagamento che in fondo aveva la sua ragione anche nelle marche da bollo che parevano quell'accento di poesia che allo Stato non manca mai quando si tratta di suggere del buon sangue dal cittadino probo e pure dal cittadino improbo.
    Complimenti bella prova!
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    Atmosfera fiorentina ed è bello tuffarsi in questa immaginazione poi inizia il racconto e tu lo leggi d'un fiato cercando i perché di Addie e conosciamo un po' della sua vita che sboccia come una favola moderna per poi finire nella normalità dell'uomo o nel vissuto normale degli uomini.
    Scopriamo una donna infelice che cerca rifugio nella modernità di questa condivisione sul web e pare che tutto conceda quel ristoro all'anima che Adelaide cerca e poi... ecco la sorpresa dell'autore che ben conosce i rischi delle chat moderne dove a new born non sempre corrisponde a vita nuova e nove nuovo, il rischio del blind date esiste, eccome se esiste e allora? Si rimane così senza parole senza fiato insieme alla protagonista.
    Scrittura lineare, bella e pulita che ti trasporta nella scorrevolezza dei periodi grammaticali e nella bravura dell'autore nel saperli articolare nel verso della lineare comprensione che non abbisogna di voli pindarici... Complimenti!
3255 replies since 30/5/2017
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