Scrittori per sempre

Posts written by G.Leroux

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    Arianna 2016 Ti sei spiegata benissimo. Il periodo ci è debitore di molte cose :*
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    Un bagno di gioventù leggere questo racconto. Mi ha riportato agli studi di tecnica bancaria fatti a Ragioneria e a Economia e Commercio, quando ancora si parlava, nel mondo reale, di pagherò e di cambiali “tratte”, prima che venissero soppiantate dalle Ri.Ba.
    L’unico difetto del racconto è quello di sembrare un po’ troppo un libro di testo per le scuole. Forse si poteva sorvolare su certi tecnicismi e sviluppare un po’ più la parte emotiva di questo direttore.
    Formalmente il racconto mi sembra scritto molto bene.
    Per Tony: anch’io comprai la prima auto, una Mini minor, con svariate cambiali! 😂
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    Leggo vari dubbi sull’uso del corsivo e ne deduco che un po’ di casino devo averlo fatto.
    Nelle mie intenzioni volevo usare:
    il carattere normale per la narrazione in terza persona.
    il corsivo per le riflessioni della protagonista;
    il corsivo virgolettato per i dialoghi parlati o scritti.
    Evidentemente non sono stato troppo chiaro.
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    Una curiosità: dalle mie parti si dice: “Chi muore giace e chi vive si dà pace”, ma il senso è comunque quello…
    Come già detto da altri, ho trovato la prima parte più vivace, grazie alle citazioni della moglie. La seconda, con qualche dialogo in più, avrebbe preso più colore, ma ti capisco visto che anch’io sono piuttosto avaro di dialoghi in quello che scrivo.
    Per il resto il tutto è scritto molto bene e scorre che è un piacere.
    La frase: “Guarda che la moglie di Battistini pare sia positiva, puoi evitare di parlargli insieme se lo incontri?” Metterei un punto dopo “positiva” e toglierei quell’”insieme” che mi pare superfluo.
    “…curare l’orto o il giardino di qualche coppia di medici in pensione”. Sostituirei “una” a “qualche”.
    Bella l’espressione: “quel legame era rimasto a galleggiare al di sopra del mare di incomprensioni che si stendeva tra di loro”.
    Una riflessione scaturita dal tuo racconto e dai commenti letti: molti, me compreso, hanno riconosciuto che nelle pareti domestiche si assiste continuamente a questo diverso approccio al problema del Covid, con tutte le discussioni che tu hai raccontato cosi bene. Ma non sarà che questa diversità in fondo è uno dei segreti della resistenza di coppia?
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    Come Andrepoz anch'io avevo pensato alla Tempesta shakespeariana e ovviamente qualcosa mi sfuggiva. Anche il difetto di favella non mi era così chiaro, tant'è che avrei chiesto lumi su quelle espressioni "... e segnò" e "cercava di segnare ancora qualcosa", “lei disegnò nell’aria il segno più bello…” che se tu avessi espresso in forma meno ermetica mi avrebbero evitato una figuraccia. Per fortuna ho letto i commenti da cui ho capito qualcosa in più alla seconda lettura.
    Sorvolo sulla forma perché non ho trovato difetti (sarebbe veramente dura trovarne in Caprioska!).
    Per tutto il resto non ho che elogi da fare: bella l'idea, bello lo sviluppo della storia e notevoli alcune espressioni e descrizioni che nella loro suggestione, hanno il solo difetto di rivelare un po' di autocompiacimento.
    Bellissimo lavoro, comunque, come sempre.
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    Anche tu, come me, hai una certa avversione nei confronti dei dialoghi, ma è certamente un errore da correggere. Il dialogo rende più spontaneo il testo ed evita che un racconto assuma l'aspetto di un semplice resoconto o di un verbale. Il racconto è pieno di spunti interessanti e ci sarebbe materiale sufficiente per uno scritto più corposo. Con un più ampio respiro, un uso appropriato del dialogo e il mantenimento di quella sottile ironia che è nelle tue corde, ne potrebbe venir fuori proprio un bel lavoro.
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    Un racconto molto ben congegnato, con una svolta finale che non mi aspettavo e questo aumenta ulteriormente il mio indice di gradimento. Mi sono immaginato il protagonista, ormai in età adulta che affronta il dolore della perdita della madre, abbandonandosi ai ricordi d'infanzia, a quel curioso episodio che al momento gli era parso un dramma ma che oggi, di fronte a una vera tragedia, assume tutto un altro sapore.
    Mi hai ricordato il cavallino del barbiere, tirandolo fuori dall'angolo della mia memoria in cui si era nascosto. Mi era molto antipatico quel cavallino, sia perché non mi piaceva affatto farmi tagliare i capelli, ma soprattutto perché tendevo a tenere la testa alzata e il barbiere mi obbligava in modo fin troppo energico a tenerla abbassata per tagliarmi i capelli dietro al collo.
    Nel complesso una lettura veramente gradevole. IN e EX ben assortiti.
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    Lettura veramente piacevole, piena di buoni sentimenti, cosa più che necessaria in questo strano periodo che stiamo attraversando. Ho apprezzato molto la ricerca dell'aderenza del racconto agli IN e EX prescelti, il primo più naturale, il secondo un po' più faticoso, ma era quella la sfida di questa prova e tu ci sei riuscito/a assai bene. Alcune frasi molto belle danno calore alla narrazione, come ad es. "occhi azzurri del vecchio, che aspettava quelle visite come un campo arido d'agosto aspetta la pioggia".
    Userei meno maiuscole in "Ricerca Internazionale in Medicina Molecolare..."
    Nella frase successiva "Mentre raccontava, Thomas preparò del the per sé e per suo nonno, poi si rilassò..." toglierei "per sé e per suo nonno" che mi pare superfluo.
    Mariele scompare troppo rapidamente. Ne avrei voluto sapere di più.
    Una frase un po'contorta, da rivedere mi pare questa "Anche quel pomeriggio fu distratto dalla contemplazione del cielo che lo rilassava e lo rasserenava allo stesso tempo, e rendeva il resto della giornata, quando rimaneva da solo, più sopportabile".
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    Comincio dai piccoli difetti, visto che sono veramente pochi. L'incipit è forzato perché non ho riscontrato riferimenti nel racconto a questo scapolo con un'ampia fortuna. Il finale invece è più plausibile.
    Detto questo non ho proprio altro da segnalare in questo racconto che mi è piaciuto molto, sia per l'idea, sia che per il modo ironico in cui è scritto, sia per l'uso della parola, molto semplice ma sempre efficace.
    Pur essendo basato sulla trasposizione di atteggiamenti e pensieri umani a un animale domestico, ho trovato il racconto molto più verosimile e realistico di tanti altri brani letti con personaggi del tutto umani. Penso che questo dipenda dal fatto che, da convinto animalista come sono, non faccio affatto fatica a immaginare che gli animali, domestici o no, abbiano sensazioni, per non dire, sentimenti, del tutto simili ai nostri.
    Sarebbe bello che di questa idea ne facessi un seguito che affronti, oltre all'amore, altri aspetti della vita umana sempre attraverso il filtro di Dustin.
    Complimenti!
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    L’effetto è quello che ho davanti a un quadro astratto. Quasi sempre non riesco a coglierne il senso ma qualche volta ho la sensazione piacevole che ci sia qualcosa di profondo che l’artista è riuscito a trasmettere in qualche modo. Poi accade che qualcuno, più esperto di me nell’arte contemporanea (e non ci vuole molto), ti spieghi il senso dell’opera e finalmente riesco a comprendere meglio quella che fino a quel momento è stata solo una sensazione.
    Non hai resistito alla tentazione di spiegare i tuoi intendimenti e forse l’hai fatto troppo presto, altrimenti ci saremmo divertiti a leggere una trentina di interpretazioni diverse e probabilmente molto lontane dal vero.
    Il racconto è scritto benissimo ma è uno stile molto distante dal mio modo di scrivere, molto più “nazional popolare”, ma forse la crescita del lettore passa anche da questo tipo di scrittura. Sarebbe bello aprire (fuori da questo contesto) un dibattito sulla funzione della scrittura e sui diversi obiettivi che ognuno di noi si pone nello scrivere.
    Molto bello il titolo nel significato del racconto. In, e soprattutto Ex da discutere.
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    E' sempre più facile catturare l'attenzione del lettore con il dramma piuttosto che con la commedia. Non so perché ma è così, come se la leggerezza e l'humor non fossero un elemento fondamentale nella nostra vita. Nel suo genere non ho che elogi per questo pezzo in cui la ricerca dell'anima gemella avviene in un contesto molto particolare di cui (forse sarà l'età), non conoscevo l'esistenza. Insomma... sono rimasto al gioco della bottiglia sulle spiagge versiliane della fine anni '60.
    Un'amara constatazione di genere: la figura dell'uomo ne esce a pezzi, come troppo spesso accade oggi e purtroppo non ho sufficienti argomenti a difesa.
    Ho apprezzato la giusta dose di ironia che pervade tutto il racconto e che per me è un punto in più.
    L'unico difetto "serio" che ho riscontrato, da fiorentino, è quel "lungo Arno" che non si può proprio vedere: si chiama e si scrive "lungarno" =)
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    “Gli tocca solo mangiare, dormire, e il supplizio di un bar pieno di vecchi sciancati, ogni volta che ci entro per comprare il latte, inciampo a qualche gamba storta, per sbrigarmi a uscire.”
    Avevo pensato alla prima frase del racconto: “Finalmente, un racconto di Tom scritto male!” Quella virgola dopo “sciancati” non ci sta. Era meglio un punto … e poi “inciampo a qualche gamba” proprio no. Io ho sempre inciampato “IN” qualcosa e non “A” qualcosa.
    Poi invece, (che delusione!) il racconto, nella sua semplicità e freschezza mi prende, con il solito uso sapiente della parola che non mi annoia mai.
    L’excipit mi è parso un po’ forzato ma… quello era…
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    Premetto che il racconto mi è piaciuto molto, sia per la storia, sia per l’uso delle parole che ho trovato sempre appropriate, semplici ma efficaci. Tutte al posto giusto. L’unico periodo veramente caotico è quello già segnalato “Poi una sera a teatro … parlarono tutta la sera” che è indubbiamente da riscrivere.
    L’unico vero problema (del resto facilmente superabile) è l’uso anarchico della punteggiatura e soprattutto della virgola con cui hai sostituito spesso un punto o un punto e virgola, oppure l’uso dei due punti che talvolta mi è parso arbitrario. Sono stupidaggini ma penalizzano un bel racconto ed è un vero peccato.
    Ci sono dei periodi che iniziano con una congiunzione (E – Finché), cosa che eviterei.
    Per gusto personale preferisco “ventisette anni” a “27 anni”.
    Nel periodo “La travolse con una violenza tale che per quasi un mese vegetò a casa senza riuscire nemmeno a uscire per andare a lavorare” cambierei uno dei due: riuscire e uscire, che non suonano bene così vicini.
    Messa: preferirei “messa”.
    “Poi una domenica, passeggiava senza meta per la città, improvvisamente sentì delle persone che cantavano e fu attratta da quel suono” mi parrebbe meglio: “Una domenica, mentre passeggiava senza meta per la città, improvvisamente sentì delle persone che cantavano e fu attratta da quel suono”.

    Scusa se mi sono dilungato fin troppo, ma spero che qualcuna di queste osservazioni possa servirti.
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    Chi si contenta gode… si potrebbe dire al finale della storia, anche se effettivamente non c’è mai limite al peggio.
    Il racconto è scritto molto bene e lo stile è perfettamente coerente con i contenuti della storia che non è altro che una corsa frenetica e confusa verso il fondo, da cui risalire sarà sempre molto complicato.
    Il titolo è azzeccato: un saluto borghese molto convenzionale che accentua il contrasto con la crudezza della vicenda. L’incipit si giustifica come riflessione dell’autore, ma troppo profondo per la protagonista, devastata dalle droghe e dal disagio. Il finale mi piace fino a: “Ma così stavano le cose”. L’ultima frase un po’ meno, ma capisco; d’altra parte, prendere o lasciare. Il gioco era così.
    Ultima notazione sul color viola vomito: a me non disturba, visto che sono daltonico!
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    Leggendo i precedenti commenti sicuramente sarò ripetitivo, ma tant'è...
    Un bel racconto da cui traspira la freschezza dei sedici anni.
    Questa infelicità familiare mi ha particolarmente colpito perché ho incontrato tracce simmetriche di vicende familiari a me vicine in questo periodo. Il tuo racconto è però pieno di speranze, di spiragli, di vie di fuga e mi ha lasciato un gradevole sapore di ottimismo e di fiducia: quel nonno così vicino, con quella sua simpatica messinscena dei libri, quell'amica, così presente e così importante, il fiorire dei primi amori. Sono tutti elementi che ci fanno pensare che l'ultima cosa che accadrà nella storia sia un finala da Anna Karenina.
    Quando pensiamo in questi giorni al Natale e ci verrà in mente di dire "ma quale Natale?", cercheremo di guardarci meglio attorno alla ricerca di sprazzi di positività, come quelli della tua Anna.
    Lo stile di scrittura gradevole, come sempre.
    Qualche piccola nota insignificante:
    All'inizio ci sono due "in bella vista" troppo ravvicinati. Sostituirei uno dei due con qualcosa tipo "a portata di mano".
    "Una vicolo tra le case" da correggere
    "... un repentino dietro-front per tornare sui suoi passi, e, senza poterlo evitare..." toglierei la virgola prima della "e".
    Calorifero: mi dà l'impressione di termine un po' desueto. Mi suonerebbe meglio radiatore o termosifone, ma forse è una mia idea.
    L'incipit è inserito perfettamente. L'excipit mi è parso un po' "appiccicato".
484 replies since 29/9/2018
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