Scrittori per sempre

Posts written by Molli Redigano

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    CITAZIONE
    In una capanna come le altre, fatta di paglia e fango, viveva Nyah con il vecchio padre Simba e il piccolo Khamisi.

    Telefono. Dal nome di nonno Simba ho subito intuito l'excipit che avresti utilizzato.

    CITAZIONE
    Suo marito e i figli più grandi erano lontani a cercare fortuna in Europa, ed erano molto tempo che Nyah non aveva più loro notizie.

    "...ed era molto tempo che Nyah...". Credo lo abbiano già segnalato.

    CITAZIONE
    Indossò i suoi kanga colorati, uno come gonna e l’altro avvolto intorno al busto e si avviò al mercato aiutata da Khamisi. Spingendo insieme un carretto che avevano caricato di frutta e verdura, si avviarono al mercato.

    C'è una ripetizione, si avviò / si avviarono al mercato, ma anche questa credo te l'abbiano già segnalata.

    CITAZIONE
    I piedi nudi, ormai incalliti, sollevavano la polvere delle strade sterrate

    Qui, a mio gusto, poiché è comunque corretto, avrei scritto dalle strade sterrate anziché delle.

    CITAZIONE
    “Devo solo raggiunge la collina. Lì c’ è la luce dell’ospedale” si diceva.

    Spazio di troppo tra c' ed é.

    CITAZIONE
    Nyah aiuto suo padre a togliere i laceri vestiti zuppi di sudore e lo aiutò a indossarne di puliti e asciutti.

    Aiutò. Poi aiutò è ripetuto, stona. Il secondo lo toglierei, non altera il senso della frase.

    CITAZIONE
    Simba nonostante l’età lavorava in una risaia, poco lontana dal villaggio, guadagnando pochi scellini.

    Attenzione: io sono ignorante circa il continente nero e per di più sono novarese d'origine: una risaia in Africa?

    A parte tutto questo credo che la tua storia sia ben costruita attorno all'incipit, al suo sviluppo e alla conclusione che sfocia nell'excipit. Mi permetto di dirti che, in questo racconto, come in altri tuoi racconti e tue poesie che ho letto, traspare tutta la tua umanità, tutto il tuo amore per la vita e le cose semplici. Non è da poco, una grande qualità secondo me, che un poco t'invidio.

    Una bella revisione e tutto si sistema. Buon lavoro.
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    Racconto che definirei "bipolare" come il suo protagonista. Sebbene sia chiaro fin da subito come questo Nicola sia un personaggio particolare, la prima parte del racconto scivola via in maniera quasi anonima. Non intendo dire che annoia, tutt'altro. Ma Nicola è il classico fancazzista nullafacente che vive di rendita, per cui è odiato, forse più invidiato, da tutti. Non ci dici esplicitamente se i commercianti con cui ha a che fare sospettino qualcosa di lui circa la sua presunta pazzia, di certo nessuno sospetta (almeno, questa è l'idea che mi sono fatto io) del fatto che tenga una donna prigioniera in casa. E qui c'è il colpo di scena, dal giorno si passa alla notte, al buio della cantina pervasa dal profumo dei fiori. Il colpo di scena per me è riuscito. Per questo motivo mi sarei aspettato un altro finale: se Nicola è un pazzo psicopatico, facciamoglielo fare fino in fondo. Nella finzione narrativa, non sarebbe stato più bello che la facesse franca? Pace per Laura. Ecco il ferramenta che arriva a portare la catena nuova. Sa che il campanello è rotto e vede la porta aperta che da sulla scala che scende in cantina. Nicola, durante il suo delirio d'amore, comunque lo sente e avrebbe potuto intercettarlo prima che arrivasse in cantina. "Grazie, Fausto, ti auguro buona serata." Nicola ridiscese gli scalini verso la cantina con il cuore che gli batteva a mille. Guardò negli occhi Laura incatenata e sorrise. Forse non era così che dovevano andare le cose. Ma così stavano. "Nel complesso", rifletté, "sarebbero potute andare decisamente peggio".

    Il testo è ben scritto. Refusi già segnalati. In definitiva un buon lavoro.
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    L'apice di questo racconto è lo squaraus generale. A pensarci bene sembra che tutto ciò che avviene prima sia la preparazione di questo evento di merda. E pure Toffolino ha mangiato il risotto. Mi sono piaciuti tutti i tuoi personaggi: il grande Sandrone, che illumina tutti con l'idea di trascorrere le vacanze in montagna, un'intuizione da vero capofamiglia che riesce sempre e comunque a far incazzare la propria moglie; la moglie, che già pregusta la sua vacanza degna della peggiore desperate housewife; Luisella e Marco Mauro, che non mi sembrano così stupidi da non essersi fatti una santa camporella in mezzo alle montagne; il brufoloso Mino, dalle mani callose di taglialegna; Toffolino, che sembra la mascotte giusta nel posto giusto. Si, ci voleva un racconto ironico in questo flash.

    Divertente. :mazzate.gif:
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    Il regolamento ci costringe nostro malgrado ad evidenziare anche gli errori, tra l'altro già ampiamente segnalati. Per questo motivo non mi dilungo oltremodo in tal senso. Detto questo, trovo che il racconto sia molto originale e nel contenuto e nello sviluppo: Mantenendo il quadretto familiare da "famiglia del Mulino Bianco", hai saputo far emergere quanto nella realtà la felicità fosse soltanto di facciata poiché in effetti non è così. Marcus, come si direbbe qui dalle mie parti è un piciu: il professorone che non s'accorge dell'allontanamento "sentimentale" della moglie che è costretta (sì, costretta, io la vedo così) a mandagli messaggi cifrati per farlo ripigliare. E' chiaro, Marcus è cornuto, ma è la stessa Adele che vuole evitargli di essere anche mazziato. Perché in fondo a lui ci tiene e, sentendosi in torto, cerca di togliere il prosciutto dagli occhi del marito. Se leggendo ho conosciuto bene Adele e Marcus, ritengo verosimile che l'uomo non si sia accorto subito che la calligrafia utilizzata nei messaggi fosse la stessa del messaggio sul frigorifero, ovvero quella della moglie. Marcus ha vissuto e vive un po' sulle nuvole e non lo vedo così scaltro da accorgersi subito di ciò che non va nella sua vita di coppia. Gli basta la cenetta felice in famiglia. Non si fa troppe domande. Va bene così.

    Uno dei migliori racconti che ho letto.

    Welcome back Gipo!
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    Mi puoi credere sulla parola se ti dico che con le principesse ci vado a nozze. Del resto, solo loro sanno dare certe emozioni che, per fare un esempio vintage, He Man e i dominatori dell'universo se le sognano. Circa la scrittura, lo stile, non parlo, poiché ciò che ho letto è lo stile e la scrittura dell'autrice che tutti noi (almeno, chi c'è da un più tempo sul forum) conosciamo e a cui ci ha abituato. Quanto al contenuto, troviamo la favola che si sposta su un piano "più fantastico", passatemi la definizione, a cui non siamo abituati a pensare. Perché di solito certe fiabe finiscono lì, ci fanno commuovere sorridendo e mai ci chiediamo quale potrebbe essere la loro evoluzione. Mi spiego meglio: Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata; La Bella e La Bestia e la stessa Sirenetta, non hanno mai avuto un seguito cinematografico. Finivano lì: e tutti vissero felici e contenti. Soltanto le fiabe moderne continuano e Frozen, per esempio, avrà un seguito come La Piovra probabilmente. Cazzate a parte, dove ci porta questo sentiero che l'autrice ha iniziato a tracciare, a parte che in cima a una classifica? Io provo a cercarlo dentro di me.
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    Non so se qualcuno lo ha già detto o notato. In ogni caso: classifico questo testo come un flusso di coscienza che inquadra un particolare momento della vita del protagonista. Di conseguenza il lettore si trova di fronte a emozioni, stati d'animo, opinioni e ricordi spiattellati in successione. Il tutto risulta caotico e confuso, ma per il genere che hai scelto (e che io identifico), ci stanno perfettamente. Se dunque dal punto di vista del messaggio che vuoi comunicare, il tuo testo non ha pecche, dal punto di vista tecnico c'è molto da fare. Non mi dilungo oltre poiché non voglio essere ripetitivo, chi mi ha preceduto ha già detto tutto in merito.

    L'incipit è pertinente. L'excipit mi pare un po' forzato perché, se il soggetto di "rifletté" è Vittoria, non capisco come Matteo possa sapere, o comprendere, di ciò che pensa la moglie in quel momento. Ma potrei non aver capito io.

    Il titolo è azzeccatissimo.

    Come dissi a suo tempo a Viviana Monroy, che si è poi incazzata: complimenti per il coraggio di esserti messo in gioco. E' questa una delle linfe vitali del forum. Benvenuto su SPS.
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    Mi stanno così in culo i francesi che: ci lavoro tutti i giorni (ci lavoravo, almeno, prima di 'sto cazzo di coronavirus), leggo abitualmente i loro grandi autori quali Hugo, Flaubert, Stendhal ecc., e, guarda un po', il racconto che ho scritto per flash ha tra i suoi protagonisti Napoleone!

    Per questo:

    CITAZIONE
    ca va sans dire

    "ça va sans dire". La C senza cediglia proprio no!

    CITAZIONE
    A 27 anni, appena laureata, i genitori avevano lasciato in eredità a Camilla un piccolo impero economico oltre a un seno florido e due gambe niente male che amava mettere in mostra con gonne che si allungavano o si accorciavano a seconda delle circostanze.

    Come ti hanno fatto notare, meglio "ventisette anni". Non vedo il nesso tra "l'impero economico", le gambe e le tette. Nel senso: le tettone e le gambe niente male le aveva anche prima della morte dei genitori, o no?

    CITAZIONE
    Per quasi sette anni la sua vita fu scandita da lunghe giornate lavorative che trasformarono ben presto l’azienda dei suoi genitori da piccolo a medio impero economico; e quando sentiva l’esigenza di soddisfare certi bisogni sapeva dove cercare e come fare, il tutto non durava mai più di una notte.

    Dopo "impero economico" toglierei il ; per dare continuità alla frase. Anche qui, come sopra, l'azienda di famiglia va di pari passo con l'istinto (sessuale). Questo accostamento, a mio gusto, è poco pertinente perché mi viene voglia di sapere cosa otteneva Camilla mostrando tette e gambe (vedi sopra) e dove andava a parare per "soddisfare certi bisogni". Non sono un lettore statico e con un po' di fantasia posso pure immaginarmi le situazioni. Ma se crei un'aspettativa nel lettore, poi la devi soddisfare, sennò è finita. Opinione mia s'intende.

    CITAZIONE
    Poi una sera a teatro con tre amiche, una compagnia poco più che dilettantistica, una di loro conosceva il regista, erano amici, andarono a cena dopo lo spettacolo, Camilla si ritrovò seduta di fronte a lui, Paolo, attore dilettante, parlarono per tutta la sera.

    La frase incriminata. Io te la riscrivo così: "Una sera Camilla andò a teatro con tre amiche, per vedere lo spettacolo di una compagnia poco più che dilettantistica. Una delle ragazze era amica del regista, Paolo, che le invitò a cena. Camilla si ritrovò seduta davanti a lui e parlarono per tutta la sera."

    CITAZIONE
    Per la prima volta un uomo stava parlando con lei e gli occhi di lui, invece che cercare le sue tette o le sue cosce, si fissavano negli occhi di lei e non li lasciavano.

    Ecco la prima avvisaglia che ci dice come la sicurezza della protagonista inizi a vacillare.

    Da qui in poi il testo risulta più scorrevole. A parte le maiuscole a "Messa", "Chiesa" e "Frate" che non ci vanno e i troppi puntini di sospensione nei dialoghi "...". Ma niente di che.

    Concordo con chi mi ha preceduto. Hai messo tanta carne al fuoco, senza però entrare nei particolari. Sicché mi sono ritrovato, a fine lettura, con tante domande senza risposta. E questo aspetto non mi ha permesso di apprezzare la storia come si dovrebbe, aldilà della sua forte o debole aderenza alla realtà. Ti sarebbero serviti molti caratteri in più. Un consiglio: sviluppa questo racconto, se non altro per rendere onore al tuo personaggio che, leggendo tra le righe, hai comunque ben caratterizzato.

    Incipit ed excipit aderenti al testo. Per me, discreto lavoro. Perfettibile.

    @tommasino2. Me li ricordo sì, i "Leoni d'Africa" del Camerun a Italia '90. Se non ricordo male furono eliminati ai quarti di finale dall'Inghilterra. E diedero filo da torcere nella partita del girone eliminatorio all'albiceleste di Maradona.
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    Ti dirò, caro Tony, questa tua storia mi ha inizialmente appassionato come aveva fatto a suo tempo "L'anomalia del Baltico" in TAS. L'argomento, ovvero l'alta finanza con tutte le sue luci ed ombre, che hai utilizzato come sfondo alla vicenda è interessante e offre innumerevoli spunti curiosi. Ma anch'io non posso far a meno di notare come la trama sia progressivamente andata afflosciandosi, perdendo quella verve con cui era iniziata. Certo, l'assenza di dialoghi allontana il lettore, ma se questo è il taglio che hai voluto dare al racconto non posso che rispettare questa tua scelta, per cui il mio giudizio non cambia. Ciò che voglio dire, per spiegarmi meglio, è che mi sarei aspettato fuochi d'artificio viste le premesse, salvo poi trovarmi di fronte a una batteria di missili che una volta lanciati hanno fatto cilecca. Insomma, volevo (speravo) che Michele, squalo in un mare di squali, la facesse franca. L'avrebbero indagato e incarcerato, avrebbe perso la moglie (forse la scelta meno azzeccata tra le sue svestizioni), avrebbe visto il suo patrimonio sequestrato, ma ne sarebbe uscito pulito, pronto a far girare altri capitali e titoli nella sua rete di società off shore tra Lussemburgo e le isole Cayman. Scusa la mia divagazione, tra l'altro poco pertinente con l'excipit scelto. O forse no, a Michele sarebbe potuta andare anche peggio. Chissà.

    Discreto lavoro. Perfettibile nello stile e nella trama secondo me, senza però scardinare il personaggio e l'ambiente in cui opera.
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    CITAZIONE
    In quelle occasioni, Dustin si era sempre comportato da perfetta spalla destra di Stefano: sfruttando il suo musetto irresistibile ed il suo pelo morbido, il gatto aveva testato le pretendenti del cuore del giovane scapolo. Il piano di azione era assolutamente collaudato e perfetto: all’arrivo della nuova ospite Dustin si strusciava delicatamente sulle sue gambe, incurante del fatto che di solito la donna indossasse pantaloni neri aderenti (proprio quelli su cui il pelo di un gatto rossiccio si posa benissimo e quasi brilla), tastando fin da subito il terreno.
    La reazione della bella veniva accuratamente analizzata: c’era chi non lo degnava di uno sguardo (male); chi mollava tutto e, accucciandosi senza ritegno, cominciava a toccarlo e sbaciucchiarlo (probabilmente peggio, Dustin si era sempre chiesto sulla base di cosa ritenessero che a lui facesse piacere essere avvicinato da una persona che prima di accarezzarlo non aveva neanche avuto la decenza di lavarsi le mani. E poi, diamine, si erano appena conosciuti!); chi sorrideva dall’alto e, dopo aver chiesto a Stefano il permesso, gli concedeva una carezzina sulla coda (e questa era la reazione che Dustin in assoluto preferiva, misurata ma cortese e disinvolta); chi cercava di scansarlo con la scarpa senza darlo a vedere (malissimo, a quel punto era impossibile che Dustin esprimesse un parere favorevole sulla nuova venuta).

    In quelle occasioni, Dustin si era sempre comportato da perfetta spalla destra di Stefano: sfruttando il suo musetto irresistibile ed il suo pelo morbido, il gatto aveva testato le pretendenti al cuore del giovane scapolo. Il piano d'azione era assolutamente collaudato e perfetto: all’arrivo della nuova ospite, Dustin si strusciava delicatamente sulle gambe per tastare il terreno, incurante del fatto che di solito la donna indossasse pantaloni neri aderenti, proprio quelli su cui il pelo di un gatto rossiccio si posa benissimo e quasi brilla.
    La reazione della bella veniva accuratamente analizzata: c’era chi non lo degnava di uno sguardo, male; chi mollava tutto e, accucciandosi senza ritegno, cominciava a toccarlo e sbaciucchiarlo, il che era anche peggio, poiché Dustin si chiedeva sempre su quale base ritenessero gli facesse piacere essere avvicinato da una persona che prima di accarezzarlo non aveva neanche avuto la decenza di lavarsi le mani. Inoltre, diamine, si erano appena conosciuti! C'era poi chi sorrideva dall’alto e, dopo aver chiesto il permesso a Stefano, gli concedeva una carezzina sulla coda, e questa era la reazione che Dustin in assoluto preferiva, misurata, cortese e disinvolta. C'era invece chi cercava di scansarlo con la scarpa senza darlo a vedere: malissimo, a quel punto era impossibile che il felino esprimesse un parere favorevole sulla nuova venuta.

    Mi sono permesso un piccolo editing di questa parte del tuo racconto, l'unica che a mio modesto avviso presentava delle criticità in quanto a scorrevolezza, principalmente a causa delle parentesi. Ciò che ho modificato, oltre all'eliminazione delle parentesi, è in grassetto. Sia chiaro, non è detto che sia la soluzione migliore.

    Detto questo, nel complesso il testo è scritto correttamente e la lettura risulta facile e scorrevole. Ho anch'io qualche dubbio sull'incipit, nella misura in cui non capisco quale sia la fortuna di questo scapolo, Dustin a parte. L'excipit invece ci sta.

    Originale l'idea di raccontare qualcosa dal punto di vista del gatto. Un protagonista che si prende tutta la scena, come è giusto che sia.

    Non amo i gatti, ed è un problema mio, ma questo fatto purtroppo mi fa sì apprezzare il tuo racconto, ma con un certo distacco. Non me ne volere.

    In ogni caso, una buona prova.
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    Dopo una prima lettura non ci ho capito niente. Rileggendo, però, il senso di questo racconto è venuto a galla con tutta la sua verità. La storia è coerente con i personaggi e viceversa. Mi spiego meglio: sembra quasi che sia lo stesso racconto a essere drogato, per cui subisce la perdita di cognizione che è propria dei protagonisti a causa della droga. E come se non bastasse la Lucia ha pure un altro non trascurabile problema, ovvero la bulimia. Chissà, il vomito magari non è veramente viola, ma lei lo vede così. A furia di bombe di ero e coca, può succedere di tutto. Altro aspetto: è evidente il gap, inteso come distanza, tra i genitori e i propri figli, tipico (o quantomeno molto diffuso) delle famiglie attuali. 'Sti ragazzi sono fuori come balconi e i grandi fanno finta di non vedere. Veramente, peggio di così non potrebbe essere.

    Scrittura volutamente confusionaria ma, come ho detto, perfettamente coerente e corretta. Personalmente, lo rileggerei altre mille volte, fino a perdere i sensi.

    Un grande ritorno.
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    A fine lettura mi sono venute in mente tutte le paia di scarpe da donna che tristemente ornavano le piazze per ricordare ciascuna una vittima di violenza. Ecco apparire Adelaide che ne indossa un paio e comincia a camminare. Un simbolo, un'eroina sconosciuta, un raggio di luce nell'abisso di questa piaga dell'umanità. Credo sia proprio questa la forza di questo racconto: un modo di rinascere di una vittima che si riprende la dignità che la violenza subita le ha fatto perdere. Poco importa, a mio modo d'interpretare, se il suo riscatto avviene attraverso la violenza a sua volta. Come si fa a non intravederla come una violenza "positiva"? Del resto, poteva andare peggio, no? Allora avremmo bisogno di tante Adelaide, coraggiose, capaci di ribellarsi, di rinascere ed anche (e soprattutto) di aiutare chi non ha avuto la forza che ha avuto lei. Il racconto è un vero manifesto, attuale e diretto, che cancella le ombre che ancora incombono, purtroppo, su questo grave problema.

    Il testo è scritto correttamente. Il ritmo che l'autrice ha voluto imprimergli, anche per la sua brevità, è un pugno nello stomaco del lettore. Personalmente, una volta intuito l'argomento, era ciò che m'aspettavo. E non sono rimasto deluso. Credo sarebbe venuto bene anche se narrato in prima persona. Incipit ed excipit perfettamente plasmati.

    Bel lavoro. Arvedse.
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    Racconto che ho letto tutto d'un fiato. E mi è piaciuto. L'autore ha saputo ben dosare le situazioni e le emozioni del protagonista e dei suoi familiari. Credo sia questo il punto centrale su cui si debba riflettere. Alessio è caduto nel vizio del gioco e, quando tutto sembrava perduto (gli affetti, la famiglia), ha trovato la forza per reagire e uscirne. Come l'abbia fatto, che sia svenuto o meno, poco importa, ce l'ha fatta. Ma quanti Alessio ci sono che non hanno avuto nessuno da perdere per cui la rovina è stata solo personale, senza coinvolgere indirettamente nessun altro? E quanto è insondabile l'animo umano per cui la consapevolezza delle proprie azioni venga completamente offuscata da questo demone all'apparenza implacabile? Probabilmente le mie sono domande che resteranno senza risposta. E dico di più: probabilmente sono anche quesiti banali e inutili, poiché personalmente non ho mai vissuto in prima persona il disagio psicologico che provocano certi vizi, né ho avuto persone a me care con questo problema. Non so, l'argomento è spinoso e profondo, per cui non mi sento di sbilanciarmi in questo senso. O meglio, e mi scuserete, sono combattuto: a volte penso, cazzo, ma se non vuoi farlo non lo fai, se stai mandando tutto a puttane non lo fai. Altre volte penso che se è una malattia, in quanto tale il soggetto colpito non se ne rende conto. E se non viene aiutato è la fine. Mi scuso ancora per le mie riflessioni forse troppo "di pancia".
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    Un'utopia un direttore amministrativo alla Mauro. Diciamoci la verità: pagare gli stipendi alle maestranze è l'ultimo dei problemi. E sai cosa se ne fotte il presidente dello sciopero? Che si mettessero tutti in mutua e li pagasse l'inps! Nella realtà il buon Mauro sarebbe stato licenziato in tronco.

    Detto questo, che rimane un'opinione personale, il resoconto è scritto correttamente, una buona prova d'italiano come ha sottolineato l'autore. Dieci e lode per le nozioni spiegate, posso dire di aver imparato qualcosa. Avrei potuto annoiarmi ma così non è stato e questo all'autore va riconosciuto.

    Insomma, un "racconto" sul quale appongo la dicitura "senza spese". E stiamo tutti tranquilli.
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    Bel racconto, divertente e leggero. Trovo azzeccata l'impostazione che hai voluto dargli, si plasma perfettamente con l'andamento della serata che le due amiche si trovano a trascorrere. Sicuramente qualcosa di diverso, aspetto che a mio avviso dona una certa originalità al racconto. Non mi è mai capitato di partecipare ad eventi di questo genere e ormai sono sistemato. Credo che ciò che descrivi sia qualcosa di un po' vintage poiché adesso si fa tutto online, via social o altre robe simili. Però tutto ciò che descrivi è verosimile, in particolare i casi umani che si possono incontrare, sia maschili che femminili. E poi qualcuno può pure scoprire qualche lato sconosciuto di se stesso.

    Da tenere in considerazione.
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    Ringrazio gli amici che hanno commentato finora. Ogni osservazione, che sia puramente tecnica o semplicemente "di gusto", è da tenere in considerazione poiché volta a migliorare il testo e la sua resa finale.

    Ho voluto a tutti costi buttarmi sul genere storico, il mio preferito. Consapevole di tutti i vantaggi e gli svantaggi che comporta. Aldilà dei commenti arrivati fin qui e che arriveranno, non vi nascondo la mia soddisfazione per questo "ultimo ballo". E non mi capita spesso.

    In ogni caso: elogiatemi se volete e massacratemi se dovete. Sappiate che, in questo frangente, mi sento un po' come il mio Napoleone.

    L'ispirazione mi è venuta leggendo "I miserabili" di Hugo, quando Thénardier si aggira per il campo di battaglia di Waterloo rubando ai cadaveri denaro, orologi e preziosi. Ci tenevo a dirvi da dove è partito tutto.

    Grazie *_*
1155 replies since 16/10/2016
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