Scrittori per sempre

Posts written by G.Leroux

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    Una storia triste, che arriva diretta, pur senza indulgere troppo sulla tragedia, scritta con parole semplici ma sempre efficaci, quelle giuste.
    La poesia, per i fortunati che sanno scriverla, non si abbandona mai, ma anche la narrazione mi pare che ti sia congeniale. Non mettere da parte nemmeno quella.
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    Lo stile di scrittura è certamente fra i miei preferiti e anche la storia mi è parsa molto credibile: letteratura americana batte matematica 2-0.
    A parte i troppi refusi, già evidenziati da altri, cito alcuni aspetti che mi hanno lasciato perplesso e che mi impediscono di mettere il racconto fra le mie primissime posizioni.
    "Era una sua impressione o prima che indossasse anche lei un caldo sorriso, un'ombra aveva attraversato...". La frase fila poco. Suggerisco: "Forse era una sua impressione ma, prima che indossasse anche lei un caldo sorriso, ecc.ecc."
    Come Byron.RN , nello stesso punto, ho capito troppo presto che si trattava della moglie.
    "A tavola durante la cena, non ascoltava completamente i racconti di Lisbeth..." Si poteva dire in modo migliore.
    La scoperta finale del diminutivo Addie mi è parsa un po' tardiva, quasi una corsa a giustificare il finale. Era sufficiente dirlo prima. Anch'io mi sono trovato allo stesso problema.
    L'excipit non mi pare calzante. Quel "Fa freddo lì stasera, tesoro?" presuppone che i due non siano fisicamente presenti. Io ho immaginato che stessero chattando, ma avrebbero potuto parlarsi al telefono. Sono d'accordo con l'interpretazione di TomaSgaia
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    NovelleVesperiane Grazie. Non mi hai annoiato affatto. Per quanto riguarda il fazzoletto rosso, avevo pensato a quelle due possibilità: la tisi oppure (dopo la fine della lettura) un piccolo indizio dell'autore sull'epilogo della vicenda. Direi che quella giusta è la seconda (a meno che anche i vampiri non siano di salute cagionevole). Immagino che quella prima descrizione della donna sia solo frutto del narratore esterno perché penso che quello "sciupafemmine" di Marcus, se avesse visto quelle macchie sul fazzoletto, si sarebbe orientato altrove per incrementare la propria collezione. =)
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    Tutto bello e gradevole per me, fino alla svolta finale in chiave vampiresca, ma non è colpa tua. Il fatto è che non amo il genere e in questo tipo di letture mi sono fermato al vecchio Dracula/Nosferatu.
    La cosa che mi ha più colpito è lo stile di scrittura che ricorda i vecchi libri di un tempo ed assolutamente in linea con l'atmosfera del racconto. Non è facile mantenere coerente e costante questo tipo di scrittura, a meno che (e spero proprio di no) questa forma arcaica non sia il tuo modo abituale di scrivere.
    Da questo punto di vista lo ritengo un ottimo esperimento, ma sono certo che sai scrivere "in altra guisa" (oddio, sono contagiato!) e aspetto di leggere altro, visto che sono certo che sai scrivere comunque benissimo.
    Qualche piccola notazione:
    non avrei scritto Dei e Diavoli maiuscoli;
    con un incipit e excipit creati ad hoc e non obbligati il racconto ne avrebbe tratto ulteriore vantaggio;
    "...il che lo rendeva abilissimo nell’accordare le sue fandonie al luogo in cui fosse." Mi suona male questo congiuntivo finale. Per me poteva starci benissimo un "si trovava" ma forse mi sbaglio;
    non ho capito bene il significato del fazzoletto "arrossato dalla tosse"
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    gipoviani
    “ poteva essere un pensiero della protagonista ma nessuno lo scriverebbe in chat, rivolgendosi al suddetto estraneo”
    Mi scuso per il corsivo un po’ fuorviante ma era effettivamente un pensiero e non una parte della chat, visto che non era virgolettato.
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    Premetto che non ho esperienza del gioco d’azzardo, da cui sono stato sempre alla larga. Se qualche volta gioco (modestamente) di soldi in famiglia o con amici, se vinco mi sento in colpa e in imbarazzo e faccio il possibile per perdere quello che ho vinto. Ma forse non sono normale!
    Detto questo, il racconto mi è piaciuto molto e mette bene in evidenza le dinamiche di questa piaga che è molto simile alla dipendenza da droghe, pur non avendo gli stessi effetti diretti sul fisico.
    A differenza di altri, ho apprezzato molto Cinzia e la sua intelligenza. Credo che, proprio come per la droga, soltanto atteggiamenti “energici” e decisi possano causare il giusto shock a chi soffre di questi problemi, causando la giusta reazione.
    In questa ottica mi è parsa credibile anche la reazione di Alessio che trovo corretta come punto di rottura e ripartenza di quella brutta storia.
    Stile di mio pieno gradimento e forma perfetta. In e ex perfettamente integrati.
    Gli spazi ristretti della prova hanno un po’ penalizzato la storia che può essere ampliata a dismisura.
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    Non insisto sulle cose già ampiamente dette nei commenti precedenti e che condivido. Voglio dire solo una cosa. Indubbiamente il controllo del testo è una fase più noiosa e meno creativa del piacere di scrivere. Tuttavia è estremamente necessaria se si vuole evitare di compromettere una bella idea e una bella storia.
    La cosa importante è che le osservazioni fatte sui testi in questa sede, siano colte con il giusto spirito, come mi pare che tu stia facendo, poiché hanno il solo scopo di stimolare un miglioramento del proprio modo di scrivere.
    Al piacere di rileggerti presto.
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    Brava! Proprio un bel racconto, sia come storia che come scrittura che mi è parsa veramente notevole, nello stile e nella forma. Alla faccia di quando dichiaravi di essere un'inguaribile produttrice di refusi!
    Ho trovato originale la scelta dell'uso dei tempi, in particolare l'uso del presente per il racconto del passato, mentre tutto il resto è narrato al passato.
    Alcune piccole osservazioni:
    "c'era qualcosa di magnetico in quella quarantenne sfiorita e lei non riusciva a sottrarsi a quel potere" Forse non serve nell'economia del racconto. E' sufficiente il fatto che Livia consideri una sfida con se stessa questo rapporto turbolento con Mirna.
    "refolo di polvere" avrei usato un sinonimo di refolo che ha il significato di soffio di vento.
    Incipit ottimo. L'excipit lo trovo un po' meno calzante visto che, per ciò che si era prefissa Livia, si tratta di un fallimento totale e le cose non potevano andare peggio di come sono andate.
    A parte queste sciocchezze, per quello che ho letto fino a ora, per me è un racconto da podio.
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    E‘ difficile dire qualcosa di sensato e di originale dopo che è già stato detto quasi tutto. Non mi resta che farti i complimenti per aver scelto di narrare fatti storici, affrontando il rischio di ridurre il racconto a cronaca e di annoiare il lettore. Tutto questo non è avvenuto perché, in ognuna delle parti, hai saputo umanizzare i personaggi, staccandoli dalle immagini statiche dei libri di storia, rendendo partecipe il lettore delle loro tensioni e dei loro sentimenti. Sei riuscito a rendere molto umano anche quella macchina da guerra di Napoleone, nella parte che ho più apprezzato.
    Non so se altri l’abbiano rilevato ma non avrei mai detto “la fronte era corrucciata”. L’aggettivo lo riserverei allo sguardo o all’espressione generale del viso. Al limite avrei detto “corrugata”.
    Pienamente d’accordo con chi ha detto che il finale senza le ultime due righe ne avrebbe beneficiato.
    In ogni caso, a due terzi delle letture, posiziono il tuo brano abbastanza in alto.
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    Se l’obiettivo era spiazzare il lettore, ci sei riuscito e già questo è un gran merito. All’inizio mi ero adagiato sulla tranquilla cronaca di uno scapolo apatico, noioso e annoiato, un Oblomov nostrano e mi ritrovo a tu per tu con un maniaco. Il passaggio è molto repentino ma ci sta.
    Il racconto è pervaso da una sottile ironia che credo sia un tuo talento naturale, una di quelle cose che si ha o non si ha.
    L’atteggiamento della ragazza in quella situazione non è molto credibile e il finale mi è parso un po’precipitoso e arzigogolato, ma nel complesso il racconto mi è piaciuto.
    Scelgo a caso un paio di espressioni, una in negativo, l’altra in positivo:
    “Grazie Nicola. Sei proprio ineffabile”. Ti giuro che non l'ho mai sentita dire in vita mia.
    “Mi ha chiamato amore”, ripetuta meccanicamente, rende straordinariamente l’idea della follia.
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    Comincio dal titolo che è bellissimo e spiega bene, senza anticipare, quello che verrà dopo. Incipit e excipit bene inseriti. La storia mi è parsa molto attraente e come narratore di storie hai veramente potenzialità notevoli. Certo è che questi salti improvvisi e del tutto casuali dei tempi fra presente e passato e l'uso (o non uso) della punteggiatura, mandano in confusione il lettore. Si tratta di difetti facilmente rimediabili con un po' di attenzione e seguendo anche i validi consigli di alcuni amici del gruppo, particolarmente dotati nell'analisi formale dei testi.
    Comunque, se sei alle prime armi, è proprio un bell'inizio!
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    Complimenti! Divertente e scritto molto bene. Mi ha ricordato l'infanzia, le mie vacanze marine in Versilia a cavallo fra gli anni '50 e i '60, in case in affitto sul mare per 7-8 persone in cui ci eravamo installati in una dozzina e molti episodi dell'epoca furono altrettanto divertenti.
    Mi pare originale quella tua idea iniziale dell'atteggiamento diffuso nella famiglia Broccolini. Se ne potrebbe trarre una morale: il politicamente corretto, imperante nella famiglia, porta inevitabilmente a una generale infelicità. Chissà che sarebbe successo se ognuno avesse scelto la strada della sincerità e di un po' di sano egoismo?
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    Arrivo in ritardo dopo una serie considerevole di osservazioni che hanno già detto tutto. Faccio solo una nota di metodo, ma senza pretese, visto che non mi riconosco alcun merito per poter dare istruzioni di scrittura a chicchessia.
    Penso che ci siano due modalità di scrittura diverse (a parte tutte le sfumature intermedie): c'è chi preferisce scrivere di getto quello che gli passa per la mente, rimandando a una fase successiva l'opera di controllo, di rifinitura, di limatura, ecc. C'è invece chi ha bisogno di uno schema, di un'ossatura abbastanza definita, prima di iniziare a scrivere e che, una volta iniziato, procede mano mano alla ripulitura e al controllo. Personalmente mi sento più vicino a questo secondo modo di operare, ma ognuno dei due metodi e ugualmente valido e corrisponde un po' a quella che è la nostra indole.
    Nel tuo brano si ha l'impressione che tu segua prevalentemente la prima strada e va benissimo. L'importante è che tu dedichi più tempo e cura al lavoro di rifinitura, più tempo di quello che hai impiegato a scrivere; questo almeno nelle prime prove. Altrimenti rischi di compromettere una bella idea come quella di questo racconto.
    Spero di rileggerti presto.
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    In due paginette ci vedo la carta d'identità dell'Autore (maiuscola non casuale).
    Si tratta di un episodio semplice di gioventù su cui io, tanto per fare un esempio, non mi sarei neppure sognato di costruirci una storia. Invece ha colto l'occasione per mostrare, con naturalezza, tutte le infinite strade che riesce a percorrere la sua scrittura. Così ci ho trovato il gusto dei ricordi senza nostalgia, romanticismo non mieloso, amore (quello spontaneo e impacciato delle prime cotte), pennellate di poesia pura e tanta ironia.
    Se devo scegliere una frase che più mi ha divertito, direi questa:"...i suoi occhi, in un fortuito istante durante lo struscio serale per negozi, incrociarono i miei e tutti e quattro più quattro lenti, due astigmatiche e due miopi, s’incrociarono tra loro in uno strabismo di venere per me e in un non so cosa per lei…" Mi sono visto la scena e non ho potuto fare a meno di ridere.
    Giudizio complessivo: molto alto!
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    Con questo bellissimo racconto hai voluto immaginare una possibile evoluzione di questi nostri giorni. Quello che hai prefigurato nella prima parte sembra voler chiudere il discorso su chi aveva detto troppo frettolosamente: "andrà tutto bene" oppure "ne usciremo migliori". La realtà potrebbe essere molto diversa. Invece ecco l'idea! La bottega della felicità che riaccende la speranza e la fiducia nel domani. Il racconto mi è piaciuto incondizionatamente in tutti i suoi aspetti a iniziare dallo stile di scrittura semplice, diretto e sempre molto efficace. Per me sta molto in alto fra quelli che ho letto fino ad ora.
    Proprio per pignoleria, trovo che il finale prescelto, pur avendo una propria logica, ha un tono che mi è parso in netto contrasto con quello del personaggio che avevo immaginato molto più sereno e equilibrato, nonostante la sua determinazione. Quell'espressione finale, con quella veemenza, mi è suonata un po' forzata..
484 replies since 29/9/2018
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