Scrittori per sempre

Posts written by _kiriku_

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    La prima parte del racconto mi ha fatto sorridere, in particolare il "non ci sei mai" in tutte le lingue del mondo.
    Poi, quella che sembrava una storia divertente e scanzonata sulla ricerca di una moglie si è trasformata in una serie di tragedie (l'aborto e la depressione della moglie, l'incarcerazione, il divorzio e persino l'incidente). Non sapevo che i detenuti venissero trasportati in quelle specie di gabbie, l'ho scoperto con il tuo racconto e mi sono informata un po'.
    Se non altro, alla fine si vede un bagliore di luce... Che poi, quale luce? Il protagonista alla fine è un delinquente.
    Ma sei riuscito a farmi tifare per lui.
    Bravo!
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    La storia non è male, anzi, ha tutti gli ingredienti di un buon noir.
    Forse la trama era troppo vasta per rientrare agevolmente nei caratteri consentiti ma sono certa che, senza limiti di sorta, ne uscirebbe un bel racconto lungo.
    Riguardo ai refusi, ciò che dovevo dire è già stato ampiamente esposto da chi mi ha preceduta.
    Si tratta comunque di un buon lavoro.
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    Un racconto dolce e delicato, in cui un nipote va a trovare suo nonno.
    E' un evento ordinario, uno spaccato di quotidianità, eppure per niente banale. L'affetto tra nonno e nipote e la gratitudine di Gustave nei confronti di Thomas si sentono tutti.
    Molto dolce che Thomas legga i libri a suo nonno, che non è più in grado di farlo, e che resti lì con lui a lettura ultimata.
    Storia scritta bene, con una trama che scalda il cuore.
    Un'ottima prova.
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    Una storia colma di oscurità in cui brilla una luce di speranza, la bottega della felicità, in cui chiunque può trovare riparo.
    Non so quanto una realtà di questo tipo possa prevenire una decisione di suicidio già presa. L'argomento mi tocca da vicino e penso che, una volta che l'idea ha preso forma e consistenza, ci sia poco che si possa fare.
    Ma la bottega della felicità potrebbe sicuramente prevenire, evitare che l'idea di morire prenda forma e si tramuti in qualcosa di più concreto di un'idea.
    La bottega della felicità può impedire che l'idea del suicidio diventi progetto e poi realtà.
    Le attività ricreative impegnano la mente e appagano. L'ortoterapia, ad esempio, che per Giuseppe è la realizzazione di un desiderio della moglie, a oggi è molto utilizzata per il trattamento della depressione e sembra che dia risultati soddisfacenti.
    Un bel racconto, scritto bene, che non nasconde problemi reali e sempre più diffusi.
    Bravo.
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    Questo racconto si presenta per quasi tutta la sua interezza come una storia dolce-amara di una donna tradita che si confida con uno sconosciuto.
    Ermes, questo il suo nickname, sembra un uomo gentile, premuroso, attento, ma poi quell'ultimo messaggio inviato per errore, in cui dice a un'altra donna di non poterle restituire dei soldi. Restituire, non dare.
    E allora l'immagine di Ermes ne viene macchiata.
    Quanto? Non si sa, ma di sicuro lascia un segno nel lettore, che continuerà a chiederselo.
    Una bella storia, scritta bene, con uno stile scorrevole e un buon lessico.
    Ho trovato solo una svista che ti è già stata segnalata.
    Ottimo lavoro!
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    CITAZIONE
    E' un racconto molto ben scritto, nel quale non ho rilevato errori o refusi, che invoglia a continuare a leggere per vedere "come va a finire".
    Incipit ed Excipit sono stati ben integrati nel racconto.
    Personalmente ho apprezzato in modo particolare l'inizio del racconto quando il giovane ascolta il vecchio "straniero" raccontare le sue storie:
    Mi è sembrata una situazione raccontata in modo realistico, inclusa la bottiglia di Braulio.
    Essendo fanatica di Tarzan e avendo letto tutti i 26 libri che ne compongono la collezione, ho ritrovato quelle atmosfere nel tuo racconto e mi ci sono immersa.
    Sì, forse manca un guizzo, come dice Byron; nei racconti brevi è una cosa che apprezzo anch'io, ma tutto sommato la ritengo una buona prova.

    Grazie mille!
    Sono felice che ti sia piaciuto e riconosco che guizzi e colpi di scena siano spesso assenti nei miei racconti.
    Dovrò lavorarci parecchio su, in futuro :)

    CITAZIONE
    In questo racconto c'è un incontro di culture e c'è l'amore per l'Africa che resta dentro come una malia.
    Nella prima parte le tre candidate al ruolo di moglie vengono descritte in maniera molto colorita dal vecchio che dopo aver vissuto tutta la vita in Kenya ne ha ormai ha assimilato gli usi e i costumi e si sente ormai parte di quel mondo che ha conosciuto da giovane e dal quale non si è più allontanato. Una scrittura chiara e godibile accompagna il lettore durante tutta la stesura del racconto.
    I due protagonisti sono ben delineati, mi piace pensare che Zamani , che significa vecchio in swaili rappresenti lo spirito del passato che condivide le sue esperienze con il giovane Tofu, che raffigura Sasha, lo spirito del futuro. L'amicizia tra i due è come la compenetrazione del passato nel futuro , dal vecchio il giovane attinge facendo tesoro della sua esperienza, e a sua volta il vecchio trova nell'energia del giovane la forza per reagire alla vita che scivola via.
    Il valore degli affetti si concretizza nella realizzazione della capanna masai e nel lascito dell'eredità,
    in qualche modo nel futuro ci saranno tracce del vecchio Zamani.
    Incipit ed Excipit risultano sono adeguati al racconto.

    Sono davvero contenta che tu abbia colto la compenetrazione tra passato e futuro, in cui l'eredità non è solo quella materiale ma anche, e soprattutto, quella data dall'esperienza.
    Grazie mille :)

    CITAZIONE
    Io ho notato qualche contorsione nelle prime due frasi, che non sono lineari come avrebbero dovuto. Ti do un esempio di cosa intendo per linearità: "Puntualmente Kofi lo pensò mentre posava i sacchetti della spesa...". Ho cancellato 'insolito' perchè contraddittorio con 'puntualmente' e sostituito 'lasciava' con posava perché il verbo lasciare sottintende che Kofi si allontani. Invece resta lì a parlare col vecchio.

    Su quell'"insolita puntualità" ci ho riflettuto parecchio, quando l'ho scritto, perché mi sono posta la stessa domanda ma, alla fine, ho deciso di lasciarlo, perché la frase preferita del vecchio è una frase che Kofi sente tutti i giorni ma sulla quale non si è mai soffermato. Per cui, dal suo punto di vista, è insolito che si trovi a pensarla proprio quando il vecchio è solito dirla.
    Hai ragione sul dire che è contorto e valuterò se lasciarlo o toglierlo, in fase di revisione, perché alla fine quella contraddizione di termini ragionata mi piace.
    Sono assolutamente d'accordo sul "posarla", invece. Quando riprenderò in mano il racconto, lo cambierò sicuramente.
    Grazie mille delle segnalazioni :)

    CITAZIONE
    Piuttosto ci sono due cose che non hanno soddisfatto la mia curiosità:
    - cosa vuol dire «Pole, pole.»?
    - cosa ha di così speciale una capanna masai?

    "Pole, pole" è un'espressione swahili che in italiano si potrebbe tradurre in "con calma", ma ha in sé anche una sfumatura affine al "take it easy" inglese. "Pole, pole" a volte scritto come "polepole" o "pole-pole" differisce anche dal semplice "pole" che invece si usa per chiedere scusa.
    La capanna masai, in sé, non ha nulla di speciale, è una capanna tradizionale fatta con acqua, terra e paglia. Il vecchio sogna di dormirci perché fa parte dei suoi primi ricordi d'Africa. Non è tanto la capanna masai, quanto la nostalgia della gioventù a essa legata.
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    CITAZIONE
    Questo racconto mi è piaciuto molto. Personalmente cerco sempre di scrivere delle storie profonde e spesso finisco per risutare solo pretenzioso. Questo racconto d'altro lato è leggero. Leggero non come può esserlo un cartone animato ma come lo è il tramonto. Il mal d'Africa, il vecchio e il giovane, l'excipit (chiaramente riconducibile al vecchio al mare e quindi al buon vecchio Hemingway) non mancano d'attirare sul tuo racconto tutta la mia simpatia. Ottimo lavoro.

    Grazie mille, Conrad! :)

    CITAZIONE
    Prima di commentare, una domanda: il tuo nick viene dal lungometraggio “Kiriku e la strega Karabà”?

    Sì, deriva proprio dalla fiaba africana da cui è tratto il lungometraggio :)

    CITAZIONE
    due volte, invece, ti è scappata la maiuscola:
    “Kenya?» Chiese Kofi”= chiese
    “questo?» Chiese”= chiese

    In questo caso non mi è scappato. Ho scritto questo racconto mentre stavo editando un manoscritto in lettura presso un editore che mi ha chiesto, nel caso di discorsi diretti conclusi con un punto, un punto esclamativo o un punto di domanda, di riprendere il discorso indiretto con la maiuscola.
    La settimana dopo, un altro editore mi ha chiesto di mandare lo stesso file ma con le minuscole, allegandomi un file con le varie formattazioni in uso tra le maggiori case editrici (ovviamente, tutte diverse tra loro XD )
    Non esiste un vero e proprio standard. Tendenzialmente, comunque, preferisco la minuscola, come hai suggerito tu.

    CITAZIONE
    Invece, non ho mai trovato in alcun libro pubblicato l’uso del trattino finale al posto dei tre puntini di sospensione, che mi sembrano più corretti:
    “turistici locali che-»”= che…
    “Signore, io-»”= io…

    Il trattino ha un significato di brusca interruzione data dall'esterno, mentre i puntini di sospensione sono un'interruzione volontaria o comunque meno brusca del discorso. L'ho sempre visto nei testi teatrali e mi sono abituata a usarlo, ma non ci ho mai fatto caso se nei libri venga effettivamente usato o se sia considerato un errore.
    Ho trovato alcuni articoli in rete in cui viene presentato come segno di interpunzione ammesso in narrativa nella stessa accezione in uso sui testi teatrali ma non ci sono fonti autorevoli che ne parlano.
    Nel dubbio, in futuro, ricorrerò ai soli puntini di sospensione ;)

    CITAZIONE
    Ti è scappata la punteggiatura del discorso diretto anche qui:
    “gli sorrise «un omaggio”= gli sorrise: «Un omaggio

    Questo sì, decisamente un refuso XD
    Grazie mille di tutte le segnalazioni! Gentilissima :)

    Edited by _kiriku_ - 1/12/2020, 09:14
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    CITAZIONE
    Grazie, sono qui per migliorare, mi ripeto lo so ma è la verità, il confronto mi interessa più di tutto.

    E fai benissimo! Sono qui per lo stesso motivo, per avere uno scambio di opinioni e migliorare.
    Ho aderito a questo concorso proprio in virtù della modalità forum :)
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    Che agosto di m... Letteralmente, a causa di un fungo bacato! XD
    Racconto frizzante e divertente, pieno di persone che, credendo ognuna di fare il bene altrui, si sono ritrovate a peggiorare la situazione.
    Non dubito che l'anno successivo sarà in riviera.
    Lo stile ironico si accorda benissimo al soggetto della storia.
    Ottimo lavoro!
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    "Aveva uno strano senso dell'umorismo, ma pensavo fosse un bravo ragazzo" direbbe la fioraia.
    "Era un uomo tranquillo, veniva qui tutti i giorni a comprare le brioches..." direbbe il proprietario della pasticceria.
    E lo direi anch'io, se mi fossi fermata alla prima metà della storia.
    Una svolta terrificante quella al termine del racconto, in cui uno scapolo perditempo e scansafatiche si rivela essere un pericoloso psicopatico.
    Da brivido il livello di malattia mentale raggiunto da Nicola che arriva a pensare che Laura lo ami davvero, mentre è evidente (a qualsiasi persona sana) che lo sta schernendo.
    Scritto bene, scorrevole e con delle tempistiche ben distribuite. Mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio in più sull'arresto, ma probabilmente Nicola era troppo preso dall'aver visto il suo amore (malato) finalmente corrisposto (nella sua mente).
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    In questo racconto ho ritrovato il volto sofferente, e al contempo sorridente, dell'Africa che, insieme ai tramonti fugaci, ai leoni e alle mandrie, rende l'Africa il luogo che più amo al mondo e in cui ho lasciato il cuore.
    Ho rivisto i colori del mercato, la vivacità della contrattazione, l'odore dolciastro della frutta lasciata al sole e le donne della Tanzania con i loro bambini fasciati alla schiena.
    Ho sofferto con Simba i brividi e le allucinazioni della febbre e ho tremato con Nyah nel buio della notte senza luna, territorio di prede ma, soprattutto, di predatori.
    Ho apprezzato tantissimo che il vecchio, la cui vita è stata segnata da un giovane leone maschio a metà tra sogno e realtà, si chiami proprio Simba.
    Non saprò mai se l'episodio del leone sia accaduto davvero, ma mi piace pensare di sì.
    Ci sono alcuni refusi, dati sicuramente dalla fretta, ma nulla di grave.
    E' un ottimo racconto.
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    Mi piacciono le storie di resistenza, per cui ovviamente la lettura è partita bene.
    Mi è piaciuta la descrizione confusa della scena conseguente al lancio delle granate. Penso che abbia ben reso la drammatica e frenetica scena di guerra.
    Sono certa che, con una disponibilità di caratteri maggiore, avrebbe raggiunto il suo apice di bellezza, secondo i canoni dello "show, don't tell".
    Discutibile il ragionamento di Dean, secondo cui delinquenti, puttane e quant'altro facciano parte di un disegno più ampio, nel quale ovviamente rientrano anche i nazi-fascisti coi loro crimini, ma mi rendo conto che è il punto di vista di Dean e che lui può pensare ciò che vuole, anche ciò che al lettore potrebbe apparire moralmente inaccettabile.
    Per questo, ti faccio i complimenti per il coraggio dimostrato nella caratterizzazione di Dean. Non è da tutti. Capita spesso che le parole o le credenze di un personaggio vengano proiettate sull'autore.
    Per quanto riguarda la parte meramente stilistica, a parte gli errori che qualcuno ti ha già segnalato, un consiglio che senz'altro mi sento di darti è di andare a capo, soprattutto quando ci sono i dialoghi.
    Questo racconto è stato scritto per un concorso in cui era noto che gli elaborati sarebbero stati pubblicati su un forum. Di conseguenza, è inevitabile che i partecipanti al concorso leggano su schermo del pc (il mio caso) o del telefono, salvo rare eccezioni, se ce ne sono, costituite da coloro che hanno deciso di stampare tutti gli elaborati.
    Trovarsi davanti a un muro di testo è sconfortante.
    Non ho una buona vista, è vero, ma anche su carta stampata, in genere, si cerca di andare a capo, per alleggerire la pagina e agevolare la lettura, come suggeriscono svariati manuali di narrativa.
    Oltre a questo, nulla da segnalare.
    Un buon lavoro.
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    Ammetto che ho fatto un po' fatica a comprendere il racconto e l'ho dovuto rileggere un paio di volte, sia per capire che Ariel è muta, sia per capire cosa Victor sia effettivamente stato per lei.
    Una volta rimessi insieme i pezzi (Ariel, capelli rossi, sedici anni, Belle), posso dire che è una storia geniale e brillante.
    Penso di non averla compresa al primo colpo perché il mio sforzo di intuire il legame tra Victor e Ariel e il motivo per cui solo Victor parlasse mi ha distolta dalla lettura vera e propria.
    Ottimo stile e assolutamente nessuna osservazione da fare.
    Una bella prova!
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    Che lettura scorrevole e travolgente.
    Senza accorgermene, mi sono trovata a vorticare nella mente della protagonista in un mondo surreale che, per certi versi, mi ha ricordato i dipinti di Escher, fino alla conclusione, fino a liberare ciò che si trova stretto tra i muri e che filtra attraverso le crepe.
    Bellissimo lo stile ritmato, talvolta frammentato e contorto, che ben rende il flusso di pensiero che si dipana attraverso la storia, da questo "Supervisore" metaforico che mette le briglie a ciò che briglie non ha: il pensiero, la creatività, il sogno.
    Un ottimo racconto, complimenti.
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    Che racconto simpatico, e che casi umani che la povera Clara ha dovuto incontrare...
    Molto realistico, lo riconosco.
    Dopo una lunga relazione finita male con un doppio tradimento, su suggerimento di un'amica ho provato tinder e più o meno il risultato è stato lo stesso XD
    Fin dalle ironiche prime righe ho capito che il tuo racconto mi sarebbe piaciuto e non posso che condividere il messaggio finale.
    Lo stile divertente e leggero funge da perfetta impalcatura per la storia.
    Grazie per la piacevole lettura.
70 replies since 11/11/2020
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