Scrittori per sempre

Posts written by caipiroska

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    Ciao Tommasino,
    un racconto scritto con il cuore, dove riesci a descrivere una situazione intensa e credibile, con i magnifici imbarazzi dell'adolescenza.
    Tre personaggi diversi e ben caratterizzati: emozionarsi e riuscire a nasconderlo è un'impresa difficile a quell'età e i tre (più i maschietti, in verità...) vivono quell'incontro indimenticabile con una disinvoltura malcelata, dalla quale traspare tutta la loro sensibilità.
    A quell'età si è ghiotti di avventure e sempre alla ricerca di emozioni forti: la visita a casa di Vida segna una tappa importante nella vita dei tre.
    In questo racconto descrivi sensazioni e stati d'animo con un filo di parole, ma in quel filo inserisci delle frasi perfette, che mirano e centrano il cuore.
    Alcune frasi credo che me le ricorderò per sempre!
    Nel tuo modo personale di raccontare, non ingabbi il lettore in nessuna struttura rigida e in nessuna forma imposta, ma lasci libero sia il lettore che i personaggi di muoversi e venirsi incontro. E trovarsi (e ritrovarsi!) nei protagonisti è una magia che non passa inosservata.
    Una piacevole lettura, dolce e amara insieme, con un commovente sapore malinconico.
    Complimenti!
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    Ciao NovelleVesperiane,
    ma che bella sorpresa il tuo racconto!
    Ma lo sai che sto proprio leggendo un libro sui Vampiri?
    Quindi davanti a una donna in lacrime, inginocchiata su una tomba senza nome e con delle rose nere in mano mi si sono drizzate subito le antenne.
    Il fatto che si conceda subito allo sconosciuto è stata una conferma (è risaputo che il sesso tra i vampiri va alla grande...).
    "Stai a vedere che..." mi sono detta. E così è stato.

    Questo racconto ripropone molto bene le atmosfere nere e gotiche che ben si addicono alla trama, il tutto tratteggiato con un'accurata scelta delle parole (azzeccatissimo il parasole al posto dell'ombrello) e in poche battute costruisci un contesto storico credibile e calzante.
    Anthon è odioso, da subito, e sei riuscito a tratteggiarlo molto bene: le sue brame primitive sull'indifesa ragazza sono davvero disturbanti. E poi quel taccuino così infantile... Merita proprio di fare una brutta fine!
    Isolde, la predatrice, viene presentata come una fanciulla inerme. In realtà scopriamo poi che è in grado di riconoscere dove si annida il male e si muove di conseguenza.
    Molto interessante come hai strutturato la trama: costruisci il testo in modo e maniera che il lettore percepisca Isolde in pericolo e faccia il tifo per lei. Quando si capisce che in realtà è capace di difendersi bene da sola si rimane un pò interdetti su chi sia il vero cattivo della storia.

    Il linguaggio che usi è adatto al momento storico, anche se non credo riuscirei a leggere un romanzo contemporaneo scritto con questo registro.

    Rivolgersi all'altra/o usando il voi l'ho trovata una scelta adatta al periodo storico in cui è inserita la vicenda, anche se qui ti è sfuggito un lei.
    CITAZIONE
    «Suo marito.»

    Nel momento d'intimità i protagonisti passano al tu, e ciò è comprensibile, ma ti è scappata questa frase dove ritorni al voi.
    CITAZIONE
    «Se lo credete, altrettanto terribile vi parrà la vita»

    Discorso diverso potrebbe essere fatto per le battute finali dove, anche se Isolde ritorna al voi, noto un certo tono ironico che ci può stare bene.
    CITAZIONE
    «Anthon, sappiate che adoro il vostro collezionismo.»

    CITAZIONE
    «…annoterete sul vostro libricino il bacio della Contessina Loomcastle.»

    Ti segnalo la manciata di refusi che ho trovato:
    CITAZIONE
    «Si, ti prego. Uno che mi conceda ai tuoi baci»

    Si/ Sì
    CITAZIONE
    ...in ginocchio sulla gonna merlettata...Sulle gambe un bouquet di rose nere

    Se è in ginocchio, non può avere il bouquet sulle gambe... al limite sulle cosce, o meglio in grembo.
    CITAZIONE
    Lei si fermò.

    Quand'è che si era mossa?


    Interessante la capriola che fai per rientrare nell'exicipit: alla fine la nostra Isolde ha un gran cuore e regala quell'attimo di appagamento ad Anthon. Per me non se lo meritava, ma in qualche modo il racconto doveva finire.
    Complimenti!
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    Ciao Andrepoz,
    inizio subito con i complimenti: mi piace molto lo stile fluido che hai e la dimestichezza con la lingua. Le frasi sono ordinate e curate e scivolano via senza fatica restituendo una piacevole lettura. Sei riuscito, a mio avviso molto bene, a rendere comprensibile il malessere interiore di questa coppia che, per motivi opposti, si trova a far fronte a una "crisi di coppia" che nessuno si sarebbe immaginato: come reagiscono due persone costrette a convivere quando le loro paure più profonde salgono in superficie?
    Metti a nudo l'antico concetto della maschera: da tutti, chi più e chi meno, viene indossata. Nel tuo racconto fai riflettere su un aspetto destabilizzante: siamo sicuri che non la indossiamo anche con chi crede di conoscerci?
    Tutto questo sotto forma di un lungo flusso di coscienza che, anche se viziato dal punto di vista, riesce a essere esauriente e ricrea molto bene lo stato d'animo di entrambi.
    Il testo proposto ( e soprattutto la tua abilità nell'esplorare l'animo umano) meriterebbe di essere ripreso in mano e allungato: ne verrebbe fuori un buon romanzo breve dove finalmente potrei sapere due cose che mi sono mancate: il nome dei protagonisti (magari è una mia idea, ma il nome proprio mi avvicina di più al personaggio e me lo fa inquadrare meglio) e l'età (sono rimasta con il dubbio se siano dei sessantenni o magari degli ottantenni. Cosa cambia? In realtà niente, ma nel personale film che mi parte quando leggo qualcosa mi piace avere più dettagli possibili).
    Un racconto che non racconta niente di specifico, ma che rimane sospeso sulla strana e inattesa foschia che si frappone tra i due: riusciranno a trovarsi? E quando la nebbia si diraderà, sapranno riconoscersi nel nuovo aspetto che avranno l'uno agli occhi dell'altra?
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    Ciao TomaSgaia,
    complimenti per questo delizioso quadretto familiare!
    La genesi di una famiglia raccontata dal punto di vista di un gattone un pò egocentrico ma simpaticissimo! A me ricorda Garfield.
    Hai impostato la storia lasciando serpeggiare una certa vena ironica per tutto il racconto: ecco, a mio avviso, se tu avessi calcato ancora di più in questa direzione, il racconto sarebbe diventato ancora più attraente.
    L'immensa fortuna di Stefano, che compare nell'incipit e poi sparisce, poteva essere menzionata nel racconto inserendo particolari della casa o dell'arredamento (magari Dustin piccato per essere stato chiamato "cicciottello") se ne va sul suo mini tapis roulant a meditare... O cose così.
    Un racconto tenero e leggero, dove tutto sembra andare per il meglio.
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    Ciao Daxcosti,
    ma lo sai che mi hai fatto provare tanta simpatia per il tuo fantasma con la sua bella cravatta fortunata?
    E tanta tenerezza per quel bambino che meditava disegnando con il dito sul vetro appannato.
    La storia c'è, è corposa e interessante, anche se, a mio avviso, hai un pò esagerato con Gianluca nel finale e manca tutta la parte (che sarebbe stata molto interessante) del come e del perchè riallaccia il rapporto con la moglie.
    L'uso approssimativo della grammatica, dei tempi verbali e della punteggiatura, pesano molto sulla resa finale. Si sente che c'è qualcosa sotto quelle frasi contorte, ma chi legge deve trovare soddisfazione e gratificazione nella lettura e sentirsi avvolto dalle parole e dalle emozioni: nel tuo testo purtroppo ciò non avviene, perchè la concentrazione della lettura viene disturbata dalle note disarmoniche che semini qua e là.
    Mi sono permessa di prendere un brano del tuo racconto e aggiustarlo: come vedi sono solo dei piccoli ritocchi, ma è nei dettagli che sta la differenza.
    Testo originale:
    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Anche oggi dunque piove, ma io avevo un obbiettivo preciso, Gianluca il raccomandato, dovrà farsi da parte quando sarò promosso direttore della Kirion, erano anni che lavoravo sacrificando tutta la mia vita perdendo moglie e libertà, tutto per la giusta ricompensa che cambierà la mia vita per sempre!
    Ho scelto con cura il vestito stirato di tutto punto elegante ma moderno e il mocassino lucido (oggi ci saranno foto e festeggiamenti da ricordare per sempre), esagero e metto su la mia cravatta fortunata quella blu petrolio con i rombi gialli regalo della mia ex moglie, premio, per quando sono stato assunto, da allora quando la indosso sento ancora quell’energia e felicità che quel giorno provai. Niente mezzi, se faccio tardi meglio andare in auto tanto sono in notevole anticipo non avrò problemi per il parcheggio, ultima occhiata allo specchio con sistemata al nodo della cravatta, profumo vincente e direi che ci siamo, si parte!
    Come previsto arrivo con lauto anticipo e trovo il miglior parcheggio possibile

    Testo revisionato:

    CITAZIONE
    Anche oggi piove, ma io ho un obbiettivo ben preciso: Gianluca, il raccomandato. Dovrà farsi da parte quando sarò promosso direttore della Kirion, sono anni che lavoro qui, sacrificando tutta la mia vita, perdendo moglie e libertà, tutto per questa giusta ricompensa che cambierà la mia vita per sempre!
    Ho scelto con cura il vestito stirato di tutto punto, elegante ma moderno e questi mocassini lucidi perchè ci saranno foto e festeggiamenti da ricordare per sempre. Esagero e metto su la cravatta fortunata, quella blu petrolio con i rombi gialli, che mi regalò la mia ex moglie quando iniziai a lavorare alla Kirion: da allora ogni volta che la indosso, sento l’energia e la felicità che quel giorno provai.
    Niente mezzi pubblici oggi, tanto sono in notevole anticipo e non avrò problemi per parcheggiare l'auto. Ultima occhiata allo specchio, ritocchino al nodo della cravatta, profumo vincente e direi che ci siamo, si parte!
    Come previsto arrivo in anticipo e trovo il miglior parcheggio possibile.

    A rileggerti!
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    Ciao Genoveffa,
    anche per me è un vero piacere leggerti in prosa!
    A me piace molto il genere horror, ma di fronte a questo orrore rimango sempre spiazzata e senza parole: nell'horror c'è finzione, so che è solo intrattenimento e seguo l'autore con attenzione e piacere, ma qui si parla di orrore vero, difficile da gestire come lettrice.
    Il racconto è intenso e delicato al tempo stesso: mi piace il modo discreto che hai di entrare quasi in punta di piedi dentro un dolore così grande e proprio per questo riesci a essere credibile fino in fondo, riesci a rendermi partecipe.
    Ti segnalo qualche frase:
    CITAZIONE
    Senza di lui sarei morta di dolore, una vita insieme, ero poco più di una bimba quando lo incontrai, frequentavo la terza media, ricevetti una lettera tramite sua sorella che era in classe con me, una vera e propria dichiarazione d'amore.

    Credo che in questa frase ci siano troppe subordinate: agganci solo con la virgola troppi momenti diversi e in questo modo non li valorizzi, li elenchi e basta. Credo che un punto fermo sarebbe stato molto più efficace, soprattutto quando inizi a parlare del passato ( che poi liquidi tutto in una frase, svalorizzandolo).
    CITAZIONE
    Una vita colma d'amore, ora che i ragazzi erano sistemati e avevano la loro vita

    Una vita colma d'amore, ora che i ragazzi sono sistemati e hanno la loro vita... In questo caso il presente è d'obbligo: descrivi una situazione in atto al momento della narrazione.
    CITAZIONE
    L'aereo rullava, pronto al decollo, avrei voluto smettere di pensare a quel viaggio della speranza, sarebbe potuto essere una bella vacanza da qualche altra parte, magari alle maldive, in spiaggia rilassati tra un tuffo e l'altro, che sciocca, non sapevo neppure nuotare, magari prendendo un thè freddo sotto una palma e la spiaggia tutta per noi.

    Anche in questo passaggio le subordinate accatastate insieme senza interruzioni fanno uno strano effetto.
    CITAZIONE
    Ancora me lo chiedo.

    Qui, ricollegandomi all'intervento precedente, la narrazione al presente è ben inserita.

    Un racconto molto intenso, ma non stucchevole, che va dritto al cuore.
    Complimenti!
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    Ciao Byron,
    bellissimo questo racconto pieno di buoni sentimenti!
    Ti segnalo giusto queste frasi:
    CITAZIONE
    In tutto questo io davo il mio contributo

    Toglierei io.
    CITAZIONE
    Non ci ho mai provato, e ora... Insomma, credevo che ora avrei potuto esaudire quel suo desiderio,

    Al posto di ora metterei qui, quella ripetizione stona.

    Ho trovato molto interessante l'uso che hai fatto dell'exicipit: "Va tutto bene, ma non benissimo" sembra suggerire...
    Leggendo il titolo La bottega della felicità e conoscendo l'autore, ho pensato subito a un altro negozietto, in quel di Castel Rock: anche lì si regalava benessere alle persone. Anche se c'era uno strano prezzo da pagare.
    Qui invece sembra che tutto sia gratis e scorrendo il testo mi chiedevo: tutto fila via in maniera perfetta, tutto è molto bello, tutto è molto easy, ma... Perchè nella mia testa ci doveva essere un ma, perchè le cose facili non esistono. E infatti alla fine il tuo protagonista sclera. Perfetto!
    Mi sono immaginata questo personaggio sostanzialmente solo (non gli hai dato una compagna, un passato felice a cui attingere, niente di niente che lo possa confortare nel tetro mondo che hai immaginato) e mi sono chiesta quanto potesse durare, quanto potesse essere reale il suo disinteressato altruismo.
    E sono soddisfatta che anche tu abbia avvertito il peso che questo personaggio deve sopportare: ai miei occhi lo hai reso molto più umano e verosimile.
    In una stesura più lunga (che spero farai perchè il racconto merita!), farei sentire meglio gli scricchiolii dell'anima, quei punti precisi dove sai che tra cento anni, quel trave si troncherà. Le debolezze che definiscono meglio dei pregi un uomo, insomma.
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    Ciao Resdei,
    che bel racconto, complimenti!
    Ho trovato molto interessante e azzeccata l'apertura del racconto con la lunga lettera d'addio di Agnès, e l'inaspettata e apprezzata chiusura con le riflessioni di Louis.
    Sono troppe le singole frasi che mi sono piaciute e che hai saputo cucire insieme con molta sensibilità!
    Hai ricamato con estrema cura tutta una serie di emozioni tra loro, gestendo in maniera convincente le varie sfumature di stati d'animo (e ne hai intrecciate davvero molte tra loro), senza risultare stucchevole: sei una tessitrice di sentimenti, praticamente!
    Agnès non sopporta il peso della colpa e sente che solo la morte può alleviare la sua pena: una donna piena di coraggio che riporta alla mente l'eroine delle tragedie greche, anche se al giorno d'oggi il suo gesto ha il sapore di un'ulteriore sconfitta.

    Tornando al testo, l'unica cosa che mi sento di consigliarti è di rivedere i tempi verbali dell'ultima parte:

    CITAZIONE
    Il mare, dai riflessi turchesi, in quell’ora veniva colorato di arancio fuoco e si preparava a ricevere il corpo perfetto di una donna.

    Il mare, dai riflessi turchesi, nell'ora che lo colora di arancio fuoco si era preparato a ricevere il corpo perfetto di una donna.
    CITAZIONE
    Non ce la faceva a vivere con la sua colpa, perché un’anima pura prende sopra di sé l’orrore della vittima e del carnefice.

    Non ce l'aveva fatta a vivere con la sua colpa, perchè un'anima pura prende sopra si sé l'orrore della vittima e del carnefice.
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    Ciao G.Leroux,
    un gran bel racconto, complimenti!
    Hai proposto un tema attuale nascondendolo dietro alle normali frustrazioni di una donna matura. La malinconia di Adelaide nel ricordare il suo fausto/infausto destino trapela da tutte le righe, quasi un crescendo verso la destabilizzante sorpresa finale.
    L'unico consiglio che mi sento di darti è quello di controllare meglio l'inserimento del corsivo: in alcune parti non sembra giustificato in quanto (da quello che ho capito io!) lo usi per indicare gli scambi di messaggi tra Addie ed Ermes. In alcune occasioni lo usi fuori da questo contesto e mi sono un pò confusa, non riuscendo subito a riconoscere se fossero dei dialoghi con Ermes oppure semplici considerazioni e riflessioni di Adelaide.
    Una curiosità: questa frase pronunciata da Clara
    CITAZIONE
    «Non vedo l’ora che arrivi domani, signora. Vado a fare la spesa, almeno qualcosa di diverso! Chi l’avrebbe mai detto? Buonanotte»

    Confesso che alla prima lettura l'eccitazione di Clara nel pronunciare questa frase mi aveva preparato ad altro: magari era così emozionata perchè l'indomani sarebbe arrivato qualcuno. Invece nel testo non si fa più riferimento alla cosa, quindi deduco che, causa Covid, Clara sia semplicemente felice perchè può uscire di nuovo a fare la spesa. Quando si dice essere bravi: in una manciata di parole hai saputo tratteggiare in modo molto convincente la semplicità di questa donna!
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    Ciao Gianfranco 39,
    leggendo il tuo racconto sono rimasta affascinata da come l'hai scritto: scivolavo giù, riga dopo riga, senza trovare intralci e rallentamenti, grazie alle frasi ben ponderate e a un uso della punteggiatura magistrale. Una bella prova e un ottimo esempio di come un testo possa rimanere impresso anche se non riesce del tutto a coinvolgere emotivamente il lettore.
    La vicenda narrata è un susseguirsi di azioni, di problemi da risolvere e situazioni da gestire.
    Il sangue freddo di Mauro trapela da ciò che fa e se ne può solo ammirare la correttezza e il rigore morale.
    Non nego che alla fine rimane una strana sensazione: la storia è iniziata e finita, ma lascia poco dietro di sè. Questo, a mio avviso, è l'unico difetto (se può avere un difetto un testo così curato!) che mi lascia perplessa: molta testa e poco cuore in un racconto dalla grandi potenzialità.
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    Ciao Vittorio Veneto,
    molto bello e toccante il racconto che hai proposto! Scorrevole, corretto e riesce a tenerti incollato allo schermo per la delicatezza delle parole scelte e la leggerezza del testo che scivola senza risultare mai pesante.
    Attingi a un ricordo particolare dell'infanzia del protagonista dove, con le più nobili intenzioni, riesce a combinare un disastro: ottima traccia!
    La struttura del testo è stata pensata come circolare: si passa da un'incipit che contiene una riflessione corrente (presumo), per spostarsi al ricordo d'infanzia e per finire ancora con una riflessione sul dolore attuale del protagonista.
    Ecco, a mio avviso questi passaggi non sono chiarissimi. Provo a spiegarmi meglio.
    Con questa frase:
    CITAZIONE
    Guardai fuori dalla finestra cercando il mare che mi accoglieva ogni giorno. Correre alla spiaggia e tuffarmi nel mare: nascondermi. Era quello che volevo, come quella volta da ragazzino dai nonni, in quel piccolo appartamento che appariva gigantesco ad un bambino di 5 anni.

    Io capisco che come quel giorno, il protagonista cerca il mare per tuffarsi e nascondersi.
    Con questa frase dell'ultimo capoverso (per me) sottolinei ancora il bisogno che ha il bimbo di nascondersi, forse perchè si rammarica del trambusto che ha creato in casa (d'altronde questo era il collegamento iniziale che avevi fatto tra il protagonista ai giorni nostri e il suo ricordo da bambino):
    CITAZIONE
    Volevo andare alla spiaggia. Gettarmi in acqua e nascondermi. Nascondermi al dolore che provavo.

    Ma la frase successiva stravolge tutto:
    CITAZIONE
    Ti guardai ancora una volta, mamma, distesa sul letto grande. Vicino il tuo corpo silenzioso Daniela riusciva a fare qualcosa, pregare qualcuno. Io no.

    Dunque, nella riga precedente la mamma lo stringe forte, adesso è su un letto di (presumo) morte.
    A me non è bastato il salto di una riga per farmi capire che erano passati gli anni, perchè questo espediente lo avevi già usato per raccontare il ricordo d'infanzia lasciando la narrazione nello stesso frangente temporale.
    Quindi ricapitolando: all'inizio lui guarda fuori e cerca il mare, il posto dove amava nascondersi, come quella volta che... come quella volta che fece un bel danno ma non cercò il mare per nascondersi?
    Rileggendo il testo capisco cosa vuoi dire, ma in realtà, nero su bianco, hai scritto quello che ti ho fatto notare io.
    Quindi la destabilizzazione finale del lettore (almeno la mia) è comprensibile: il salto temporale non è chiarissimo, Daniela l'abbiamo lasciata a brontolare all'inizio e la ritroviamo a pregare alla fine, e il cordoglio finale non lo ritrovo nella parte iniziale dove il protagonista mi sembra più che altro alterato con Daniela.
    Un buon testo, con una buona scrittura: da rivedere un pò la struttura del brano per renderlo più convincente.
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    Ciao Giancarlo,
    dì la verità, ci volevi uccidere per asfissia con questa frase, vero?
    CITAZIONE
    Di queste felicità mi nutrivo in ogni perdizione della vita stessa in cui sprofondavo nei miei giorni cupi di odio per me stesso e nei quali raggruppavo i pensieri distrutti da un orologio fasullo spennellandoli con argute argomentazioni sulla bellezza imprescindibile e unica del momento che istantaneamente vivevo.

    Un paio di virgole qui sono necessarie.
    CITAZIONE
    Figlio degli anni sessanta in quegli ottanta mi districavo tra Le Corbusier e il più classico Sallustio
    cercando di non finire nelle grinfie di quel tavolo da biliardo che ospitava alcune mattinate in cui la mia preparazione architettonica e latina era alquanto scarsa e vi confesso che in quella bettola del porto,

    Anche qui...

    Bello, malinconico e velatamente triste questo racconto, quella tristezza che ti prende nel ricordare le cose passate, ma non per i fatti, ma per la semplice constatazione che il tempo è passato troppo in fretta e con esso la tua gioventù.
    Inizi il racconto con notevoli e profonde considerazioni, che appesantiscono però un pò la lettura. Andando avanti nel testo, questa veste cade e il racconto si alleggerisce e migliora, catturando su di sè tutta l'attenzione.
    In questo testo si sente tutta la tua vena poetica: ci sono molte sensazioni intense, immagini vive e tocchi un pò il cuore di tutti regalando situazioni nelle quali ci si può riconoscere, riuscendo a evocare la goffaggine e l'ingenua dolcezza di un'età tutta particolare.
    Tuttavia un racconto non è una poesia e si sente un pò la mancanza di qualcosa di saldo, di una sorta di spina dorsale che tenga su la narrazione: non dei veri e propri perchè (che non guastano...), ma la sensazione che ho avuto è un pò quella di un testo sospeso, un amarcord ben presentato che sfiora appena dei tasti lasciando una musica debole dietro di sè.
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    Ciao Conrad Siever,
    la prima cosa che mi viene da dirti è "Peccato!"
    Sì, peccato perchè la storia che hai proposto è molto ricca e intensa, ma a un certo punto mi sono persa e tutt'ora non riesco a riallacciare in maniera soddisfacente i fili della trama. Mi rimane la strana sensazione di aver letto due storie distinte cucite insieme frettolosamente e con poca cura. Sembra quasi che dal momento in cui entra in scena Carl (a proposito, chi è?) inizi un nuovo racconto: fino a quel punto hai proposto i ricordi e le sensazioni di un professore della Sorbona che sembra rivangare quasi con piacere dei frammenti del passato (no, aspetta, ma dopo muore? Quindi come fa a ricordare? Quando, ricorda?) e dopo descrivi la scena di una specie di agguato ( con immagini intese ed efficaci, complimenti!). Poi siamo davanti a un plotone d'esecuzione e il racconto finisce.
    In effetti non dici da nessuna parte che il professore muore, quindi quelli iniziali possono essere davvero i suoi ricordi, ma al fine di quello che hai proposto il tutto non regge in maniera soddisfacente.
    Non capisco nemmeno la scelta di cambiare l'io narrante ( a meno di due testi già scritti uniti in maniera veloce...), che non aiuta a comprendere il testo, anzi, aggiunge confusione a una situazione già poco solida.
    Suggerirei di andare a capo, almeno con i dialoghi.
    Da quello che hai proposto mi è arrivato il livello di potenza della tua voce e questo mi è piaciuto molto: s'intuisce la profondità del pensiero di Dean, ma la struttura ballerina dell'intero testo non mi ha fatto apprezzare fino in fondo ciò che volevi dire.
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    Ciao Paluca,
    questo è un buon racconto, ricco di fatti e corposo. Ti segnalo le "cose" che a mio avviso mancano un pò: senz'altro il limite di battute non ti ha permesso d'indagare in profondità alcuni aspetti molto interessanti del brano.
    La prima riflessione che mi salta in mente dopo aver letto il racconto è questa: ma come, riesce a diventare amica fraterna di un prete (che ha votato la sua vita ad amare Dio) e non riesce a instaurare lo stesso rapporto con Paolo (che invece ama gli uomini)?
    Andrea e Paolo sono due uomini che non ameranno mai Camilla, ma le sono entrambi amici: la differenza sta nel fatto che a priori la donna sapeva già che Andrea non poteva essere più di un amico, mentre da Paolo si sente delusa? Per me è molto interessante questo fatto: accentui in maniera sottile ed elegante quanto la protagonista sia viziata da uno stile di vita dove, forse, essendole tutto dovuto, non le ha permesso di trovare un certo livello empatico con il resto del mondo.
    CITAZIONE
    Una nubile, ca va sans dire, è una donna e una donna non ha mai bisogno di niente e di nessuno: questa, sì, che è una verità universalmente riconosciuta!

    Dopo l'incipit imposto, il tono del racconto squilla forte e chiaro con questa frase: l'impatto è un pò aggressivo, ma ben si adatta alla protagonista.
    Quindi da subito le cose sono chiare: Camilla non ha bisogno di nessuno, sono gli altri ad aver bisogno di lei.
    Con Paolo le cose cambiano e la sua reazione insensibile e violenta lo dimostra: forse non è vero che non ha bisogno di nessuno. Tutta la parte introspettiva che riguarda questa presa di posizione viene saltata a piè pari (tanto che uno si chiede se otto anni di lutto profondo per la morte di un amore mai nato non siano eccessivi... E forse lo sarebbero, ma in realtà qui si parla d'altro: Camilla ha sbirciato nel niente che la compone e ne è rimasta traumatizzata).
    Analizzare l'origine di quel malessere, a mio avviso, poteva essere fondamentale per indagare meglio su i perchè di una depressione che altrimenti sembra infondata.
    Poi l'incontro con Andrea e la fuga in Africa dove, alla fine, non cambia molto dentro Camilla; anche perchè è abbastanza inutile andare dall'altra parte del mondo quando il problema siamo noi.
    Credo che l'elenco dei fatti che si alternano in questa vicenda sia sì coinvolgete, ma con troppa "carne al fuoco" non si riesce a emozionare più di tanto. Hai condensato un intero romanzo in poche righe, riassumendo una vita solitaria e triste in una serie di azioni poco approfondite.

    In alcune occasioni ho notato delle strane "contorsioni" nella costruzione delle frasi. Alcune te le hanno già segnalate: aggiungo questa perchè forse si poteva scrivere in maniera diversa (perhé affiancare gli alunni ai bambini? Lo so che l'intento è quello di sottolineare il fatto che lei quei bimbi li sente un pò suoi, ma la frase risulta poco scorrevole).
    CITAZIONE
    Seduta alla cattedra osservava i suoi alunni, i suoi bambini e pensò che il giorno dopo avrebbe compiuto ottant’anni e che da più di trentacinque il Camerun era casa sua, non era più tornata in Italia nemmeno una volta!
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    Ciao Solenebbia,
    un giallo che, purtroppo, non mi convince più di tanto.
    La trama può anche essere interessante (due uomini che si affrontano per amore di un terzo uomo!), ma il testo in generale mi dà la strana sensazione di essere frettoloso, poco curato e non ben strutturato. I personaggi importanti ai fini della storia sono due: Carl e Marco. Ma entrambi sono poco approfonditi.
    Non ho googolato, però mi viene da fare una considerazione: dato che Petunia ha ben dedotto che la scimmietta esistesse davvero, non è che questi sono fatti realmente accaduti? Se così fosse, a mio avviso, avresti dovuto romanzare di più la storia per renderla più accattivante: la realtà nuda e cruda rimane cronaca se non c'infili un pò di pathos.
    Ritornando al testo, al di là di errori e refusi (possono capitare!) ci sono intere frasi che non mi convincono:
    CITAZIONE
    L'uomo arrivò madido al sesto piano, ora doveva agire in fretta e bene. Quella notte non si videro. La moglie si lamentava delle troppe assenza del marito, così, per non far scatenare le ire di Pam, che era informata della doppia vita del marito, fece ritorno a casa, e Marc passò la notte da Hector.

    Nel brano che ho citato, per esempio, dobbiamo dedurre che si stia parlando di Carl senza che questo venga mai chiamato in causa.
    CITAZIONE
    Pamela era la moglie del facoltoso e brillante Fabergé. Proprio quello.

    Qui invece c'è l'incursione dell'autore: con Proprio quello l'autore fa sentire la sua voce, diventa onnisciente e sottolinea l'informazione per il lettore. Poi sparisce e non si fa più sentire. O c'è, o non c'è...
    Trovo che mentre l'exicipit è ben strutturato e chiude bene il brano (rendendo con quella battuta pungente, un ulteriore immagine sgradevole di Marco), l'incipit rimanga meno sfruttato, tanto che questa moglie rimane un personaggio del tutto marginale e senza importanza.

    Adesso ti faccio due considerazioni molto personali, quindi non le prendere troppo sul serio!
    1) A me i ladri (di solito all'erta e vigili) che nel silenzio di una casa vuota, impegnati a cercare qualcosa, non si accorgano di qualcuno che entra in casa (e questo non sa che c'è qualcuno in casa, quindi non entra circospetto, ma facendo tutto il rumore del caso), hanno sempre poco convinto, sia come personaggio che come scena...
    2) L'espediente "cade, picchia la testa e muore" ha fatto il suo tempo! Proponiamo morti un pò più originali!!!
1085 replies since 30/9/2016
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